27
Gen

Geografia disumana

   

Pubblicato venerdì 27 Gennaio 2012 alle 20:02 da Francesco

Non mi diverto a sentirmi un pesce fuor d’acqua in un mare di catrame. La storia è costellata di capitoli oscuri che mettono in discussione la definizione di umanità, ma certe pagine vengono privilegiate nella memoria in base a criteri meramente geografici: di vicinanza. Paradossalmente i negazionisti d’ogni sorta e latitudine hanno più cose in comune di certuni che si professano alfieri della libertà, ma le somiglianze dei primi di solito sono improntate ad un’idiozia senza fine. Ardua la scelta tra un buonismo artificioso e una stupidità autentica. Le opinioni su determinati temi non di rado dipendono più dal vissuto personale che dai fatti in sé. Certi tipi di frustrazione generano odio immotivato e gratuito, altre invece un approccio empatico benché insincero: quanta poca padronanza ha la mente su se stessa e quanta fatica per emanciparla un po’. Il Giorno della Memoria a me ricorda un evento che trascende la storia poiché solamente una macchina (difettosa, oltretutto) potrebbe inquadrarlo in una cornice così limitata, tuttavia lo reputo alla pari di un altro olocausto che invece ha avuto e continua ad avere scarsa eco: lo stupro di Nanchino.
Penso puntualmente al principio di prossimità della psicologia della Gestalt (in un senso più ampio) ogni volta che mi rendo conto di come le parti del mondo tendano a dimenticarsi e a sminuirsi vicendevolmente sul piano del male assoluto.

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25
Gen

Manovra di ripiegamento

   

Pubblicato mercoledì 25 Gennaio 2012 alle 19:01 da Francesco

Scorri mio tempo, fatti grande. Fisicamente verso in ottime condizioni, ma ho l’umore malconcio. Non mi spaventano i bassifondi della psiche perché ne conosco ogni dedalo. In parte mi sento sconfitto, ma ne sono parzialmente contento poiché il riscatto sarà più poderoso, tutt’altro che estorsivo. Puntualmente mi adagio sugli allori e con altrettanta regolarità questi si trasformano in oleandri velenosi. Tra le strade delle città di provincia e tra quelle della capitale noto sempre molti schiavi delle droghe, delle religioni o degli ideali: il gran merdaio in cui versa l’umanità da quando ha deciso di unirsi in una mirabolante schizofrenia.
Io mantengo la mia lucidità poiché è la migliore consigliera di cui mi possa avvalere ed è proprio con lei che pianifico il ritorno sulle vette dell’umore. Non rispetto chi si stordisce per non soffrire e non voglio averci nulla a che fare: sono fatto di un’altra pasta e non è certo quella che va per la maggiore nelle discoteche. Le notti in cui non riesco ad addormentarmi le prendo come i dazi da pagare per mantenere la mia umanità, ma non credano i demoni ch’io rinunci a riprendere le ore di riposo di cui sono convinti d’essersi appropriati per sempre: tempo al tempo.
Non ho nomi da maledire né da osannare, non me ne rimbomba nessuno nella scatola cranica e non posso farci nulla, ma vorrei averne uno per tatuarmelo sotto il miocardio a caratteri cubitali.

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22
Gen

Colpito, affondato

   

Pubblicato domenica 22 Gennaio 2012 alle 16:56 da Francesco

Suo malgrado la mia zona ha guadagnato le prime pagine del mondo. Quando la Concordia ha urtato contro l’ormai celebre scoglio io mi trovavo a Porto Santo Stefano e ho appreso la notizia dalla radio attorno alla mezzanotte, tuttavia al momento non ho pensato che si trattasse di un incidente grave. Mi sembra che l’attenzione mediatica piaccia ad una parte della cittadinanza e difatti ho udito persone vantarsi per l’accoglienza fornita ai naufraghi: tanto di cappello per la solidarietà, nessuna stima invece per il suo sbandieramento ai quattro venti.
Gli uomini di mare ancora tuonano contro il codardo che ha lasciato la propria nave e il carico di persone in balìa delle circostanze: immagino che nelle giuste invettive di costoro si trovi anche il piacere di dire la propria, il gusto di essere titolati per esprimere un’opinione ai microfoni delle emittenti sciacallesche che pullulano al Giglio, ma di cui se ne può trovare traccia anche in quel di Porto Santo Stefano e persino ad Orbetello. La figura del comandante Schettino ovviamente  risiede tra le forche e il garantismo portato all’eccesso, più precisamente quando quest’ultimo cambia pronuncia e diventa “cavillosità”, “bizantinismo”: la consueta precedenza a dei princìpi invece che alle persone in carne e ossa. In Italia come altrove mi pare che troppo spesso taluni si concentrino sulla figura del carnefice e dimentichino velocemente le vittime o ne riducano in modo considerevole l’importanza. Per quanto mi riguarda io credo che se questo mondo fosse un po’ più giusto allora nei reparti di oncologia si troverebbero solamente determinate persone.

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13
Gen

Senza contare i passi

   

Pubblicato venerdì 13 Gennaio 2012 alle 10:26 da Francesco

Ho attraversato qualche turbolenza, ma sono ancora tutto intero. Non mi aspetto giorni facili né infernali. Se non avessi fiducia in me stesso sarei completamente perso. Riesco a contenere le mancanze affettive con l’amor proprio, ma qualche volta vado in debito di ossigeno com’è anche giusto che sia. La mia natura non mi consente di mettere una pietra sopra certe cose dato che non ho la stoffa dell’eremita né quella per cucire un saio: devo tenere spalancate le porte del cuore e al contempo mi vedo costretto ad accettare che qualche virus possa approfittarne.
Se cercassi di cambiare la mie inclinazioni mi farei un’inutile violenza per proteggermi, insomma alzerei una di quelle difese che in realtà sono vili reazioni al modo in cui l’esistenza non segue il corso sperato. Non è affatto semplice mantenere un equilibrio del genere perché qualche volta è come trovarsi in un fuoco incrociato. Il nocciolo della questione sta dentro di me, però io non basto e in quest’apparente contraddizione sembra che il tutto sia davvero di più della somma delle parti. Per ritrovarmi corro o cammino in scenari bucolici, luoghi che spariranno, come me d’altronde. Adesso sono qua, presente a tutti gli effetti, e non ho fretta di sloggiare. Davanti si snoda una strada d’ombre, crepuscolare, però laggiù c’è qualcos’altro: ben oltre la fine.

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5
Gen

La percezione del tempo e la corsa

   

Pubblicato giovedì 5 Gennaio 2012 alle 13:32 da Francesco

Al di fuori del rigore cronometrico e del pressappochismo degli orologi comuni il tempo non è altro che una percezione. Qualche volta, quando corro, riesco a distogliere così tanto la mente dagli automatismi dell’attività fisica che la durata apparente di un allenamento finisce per ridursi di tre quarti. Di ciò m’ero già reso conto quando correvo spesso per ventuno chilometri e ne ho ricevuto ulteriore conferma nelle corse di mantenimento da dodici chilometri.
Inutile sottolineare quanto giovi tutto questo all’alleggerimento della fatica, è meno scontato invece comprendere il perché ciò accada. Districare i pensieri è un’arte della quale vorrei tanto diventare maestro, però sono ancora un novizio, un aspirante entusiasta dalle belle speranze. Indagando su di me ho scoperto che una percezione del tempo come quella sopraesposta io la riesco a raggiungere in due modi. Spesso mi pare che il tempo si contragga quando ripasso gli ideogrammi mentre mantengo una velocità di almeno quattro minuti e mezzo al chilometro; in pratica disegno mentalmente i kanji e quasi mi disinteresso del corpo poiché ormai i movimenti mi sono entrati dentro come gli automatismi ad un musicista: la strada può essere paragonata alla tastiera di un pianoforte dove so sempre in quale punto mettere i piedi (fossero le mani mi dedicherei all’attività circense), alla giusta distanza, come gli intervalli nella musica, ma tutto ciò è più di una semplice sinestesia.
In altre occasioni invece penso alle delusioni e alle loro figlie, le frustrazioni, tuttavia durante la corsa ci ragiono al punto da portarle al parossismo e alla fine dello sforzo aerobico è come se le avessi disinnescate. Non sono sempre in grado di provocare questa catarsi volontariamente poiché per adesso ho esperito i suoi effetti migliori in manifestazioni spontanee, ma sono certo che esiste un modo per generarle. Alcuni tipi di yoga potrebbero essere una via maestra in tal senso, e ovviamente non mi riferisco agli esercizietti che taluni compiono sommariamente per sentirsi meno occidentali e più profondi. Credo che la corsa sia una meditazione e anche per i processi biochimici che innesca offre un humus in cui è possibile trovare altri sbocchi che non siano la cura della forma fisica, l’annessa vanità (della quale invero anch’io mi macchio dinanzi a specchi sempre più silenziosi) o dell’agonismo podistico.
Per i più esigenti è comunque possibile (beh, in realtà non lo è, almeno per adesso) toccare la velocità della luce: in quel caso il tempo diverrà talmente relativo da fare skip sul repeat della storia, questo disco rotto!

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3
Gen

Le scatole cinesi al tempo della crisi

   

Pubblicato martedì 3 Gennaio 2012 alle 10:58 da Francesco

Il mondo non è peggiorato, bensì è solamente giunta notizia delle sue reali condizioni a quanti credevano di risiedere in una botte di ferro che, di giorno in giorno, assomiglia sempre di più ad una polveriera. La tristezza si acuisce in congiunture del genere perché trova un campo fertile su cui espandere la propria sterilità. Quando il presente non è dei più rosei e il futuro pare che non abbia margini di miglioramento, allora tutti i fantasmi di una persona si preparano con il coltello tra i denti, pronti per un assalto all’arma bianca.
In situazioni del genere ogni problema viene amplificato all’inverosimile e degli scogli prendono le forme della cordigliera andina. Il bombardamento mediatico non dà tregua e cerca in qualsiasi modo d’incutere paura, ma si può avere il polso degli avvenimenti senza lasciarsi foraggiare da pane e catastrofismo. Sarebbe più facile affrontare la crisi economica se questa a sua volta non ne aprisse d’interiori. Ci pensi bene chiunque decida di togliersi la vita dato che per crepare c’è sempre tempo, invece per vivere la tirchieria della natura concede pochino: potrebbe fare di più. Non condanno il suicidio e talvolta lo trovo un gesto di estrema libertà, ma soltanto in quei casi in cui non venga dettato da eventi tragici, qualora non sia estorto dalla vita e invece ne diventi il coronamento.
Probabilmente non è il momento migliore per farsi mancare l’affetto, tuttavia può trattarsi di una nuova occasione per mettersi alla prova. Qualche settimana fa elogiavo la bellezza invernale e mi fregiavo della solitudine, ebbene, oggi non sono più così baldanzoso perché anch’io ho preso a combattere qualche spettro e devo essere sincero: mi addormenterei meglio se potessi farlo accanto a qualcun altro. Il sottoscritto porta avanti la sua campagna senza vittorie né sconfitte.

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2
Gen

Nelle vicinanze della distanza

   

Pubblicato lunedì 2 Gennaio 2012 alle 14:01 da Francesco

Procedevo adagio, sul cocchio, inebriato dai caldi venti degli inferi adiacenti. Ai bordi della strada non c’era nulla di cui rallegrarsi e le uniche risate erano isteriche, forzate, protratte oltre il limite della cosiddetta normalità. Non sapevo per quanto avrei dovuto battere quella via, perciò stavo attento a non abbassare la guardia. Sebbene non l’avessi mai contemplato con stupore né mai avesse esercitato su di me un forte fascino, mi mancava il volo radente dei piumaggi candidi.
Di tanto in tanto scorgevo dei corvi, quasi tutt’uno con il dominio del buio: servi alati che invece di librarsi altrove pilotavano le cadute altrui. Laggiù, aguzzando la vista, era possibile osservare in lontananza dei campi incolti da cui emergevano mani imploranti; puntualmente, quelle scene destavano in me un profondo senso d’inquietudine poiché non c’era nulla che le dita sporgenti potessero afferrare. Dalla parte opposta, lungo un crinale, procedevano in fila i corpi suicidati. Legati tra loro, quei finali anticipati sembravano dei plagi e ognuno accusava il vicino di avergli rubato l’idea quando invece tutti s’erano sottratti solamente la vita: battibecchi di fine mandato. Sul cocchio, continuavo adagio e attendevo che l’oscurità si diradasse, che nulla più la nutrisse.

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1
Gen

L’avvio

   

Pubblicato domenica 1 Gennaio 2012 alle 08:10 da Francesco

Mi affaccio sul nuovo anno dopo una buona dormita. Non mi piacciono i fuochi artificiali così come non mi attraggono le infatuazioni. Non so come si snoderanno i prossimi dodici mesi, però starà a me non inciampare tra i giorni venturi. Mi sento protetto da me stesso e seguirò il tempo fino a quando ne avrò a mia volta. Non ho gioie calendarizzate, ma spero che una mi travolga senza preavviso. Inizio quest’anno nello stesso modo in cui ne ho lasciati molti altri, però peccherei di presunzione se credessi che un tale ciclo non possa cambiare completamente. L’universo non è statico e non lo è neanche l’esistenza dell’essere umano nonostante taluni sostengano l’esatto contrario. Chissà come andrà a finire: per adesso esco a correre e un giorno lontano ci penserò.

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30
Dic

Il tempo di un ulteriore slancio

   

Pubblicato venerdì 30 Dicembre 2011 alle 19:19 da Francesco

Al posto del cuore ho una stella di neutroni perché la massa emotiva che contiene è talmente densa da rendere possibile una tale equiparazione. A capodanno andrò a letto presto e il primo di gennaio saluterò l’alba nel pieno delle forze. Invece il primo di marzo, a meno di venti giorni dall’equinozio di primavera, potrò annotare su queste pagine due risultati personali.
Non importa quante delusioni si siano abbattute su di me poiché ognuno ha la sua quota, ma io non ne sono mai stato annichilito. Certo, qualche volta ho subito forti contraccolpi, specialmente quando le mie conoscenze erano inferiori e il mio livello d’introspezione assai basso, però alla fine nella mia esistenza è sempre prevalsa la volontà di evolvere e ancor oggi sono qua per farlo presente a me stesso. Posso contare sulla fiducia che nutro verso di me perché nel bene e nel male non ne ho mai provata altra. Ho gioito e ho sofferto da solo, ho toccato vette di estasi e abissi d’inquietudini senza che nessun altro fosse là né tra gli alterni purgatori, ma da quella solitudine si è sempre propagato il mio orgoglio e non importa se per me non è ancora giunto il momento di separarmene.
Ogni tanto, quando mi viene a trovare, ma credo anche e specialmente quando è lontana, mia madre non si spiega come io faccia a vivere nel modo in cui vivo. È proprio l’orgoglio che mi permette di migliorare me stesso senza che la follia mi pieghi a sé; non intendo la vanagloria o la superbia che tutt’al più possono soddisfare la vanità, bensì mi riferisco ad una forza interiore che mi accudisce come la guida che non ho mai avuto: il padre che non mi ha mai cresciuto, il dio a cui non ho mai creduto, l’amore che non ho mai provato e il ruolo che non mi sono mai scelto. Invito me stesso nel futuro e accetto con molto piacere.

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29
Dic

Alla fine tutto ricomincia

   

Pubblicato giovedì 29 Dicembre 2011 alle 16:22 da Francesco

Il nuovo anno è alle porte, ma il tempo non è davvero segmentato come vorrebbero i calendari. Tiro dritto verso il compimento della ventottesima primavera in un’epoca troppo parca di grazie. Non ci sono tracce fresche nei miei pensieri e chi avrebbe potuto colonizzarne ogni atomo ormai ha intrapreso nuove rotte, irreversibili e più comode; forse in futuro qualcun altro si avventurerà in queste acque calme, forse no. Il tempo trascorre, però le mie coste rimangono incontaminate e non escludo che sia un bene. Dai prossimi dodici mesi non mi aspetto nulla di nuovo, però una prospettiva del genere non m’inquieta perché ormai ho sviluppato gli anticorpi adatti.
Quest’anno è stato disastroso per buona parte del globo terrestre, a livello personale invece ha presentato momenti alterni e negli ultimi mesi la mia serenità ha toccato nuovi e inaspettati picchi senza ragioni particolari. La mia è una tranquillità autoreferenziale, forse più semplice da gestire perché non può essere influenzata dall’andamento di un rapporto intimo. Minchia, ormai certe tematiche sono così distanti da me che le affronto come se appartenessero ad altri mondi.

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