21
Gen

Tra l’una e le due

   

Pubblicato domenica 21 Gennaio 2024 alle 01:21 da Francesco

È domenica notte, non se fuori tutto taccia, ma le mie casse diffondono a basso volume il ritmo giusto al cospetto di neuroni unificati. Mi trovo in piacevole compagnia di me stesso e ratifico alcuni pensieri che affiorano di loro sponte alla coscienza.
Rischio di riscrivere cose che nel corso degli anni ho già vergato a più riprese, ma non temo le ridondanze né i ritorni d’ogni genere. La ciclicità è fattuale e io mi limito a prenderne atto com’è consuetudine che faccia. Non voglio che le cose mi scivolino addosso perché lo trovo poco igienico, bensì preferisco stare a debita distanza dal loro passaggio e, laddove risulti possibile, ridurne a zero o al minimo il coinvolgimento con la mia caduca persona.
Non ho una grande voglia d’immergermi laddove l’oggettività non tocchi sul fondo e non riesca a ergersi con le proprie gambe, quindi tendono a farmi cacare tutte quelle situazioni e circostanze site all’ombra d’ogni doxa: per carità di Dio o di chiunque ne faccia le veci, vi sono anche delle rare eccezioni a conferma di questa mia tendenza. Il tempo che passa non lascia dietro di sé l’amaro retrogusto delle occasioni perse? Io non ne ho idea perché probabilmente ho mancato anche quello e non me ne importa nulla: preferisco i dolci, le cose zuccherate, i saltuari (ma non salutari) picchi glicemici. La malinconia altrui forse è un po’ di tutti, una sorta di fondo comune, ma con una punta di altruismo lascio la mia quota a chi abbia demoni d’affezione e fatichi ad arrivare alla fine del mese senza rattristarsene a sufficienza: io prediligo i gatti.

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10
Gen

L’Ecuador e l’insurrezione dei cartelli

   

Pubblicato mercoledì 10 Gennaio 2024 alle 21:55 da Francesco

L’attuale crisi ecuadoregna comprova una volta ancora quanto di buono e miracoloso abbia fatto Nayib Bukele in El Salvador, risultati che ai più continuano a restare ignoti, ma da cui io traggo indefessa ammirazione per questo giovane leader.
Se Bukele avesse ceduto alle pressioni internazionali e alle organizzazioni non governative allora il suo paese avrebbe fatto la fine dell’Ecuador, dove l’annuncio di misure simili a quelle salvadoregne ha scatenato la furia dei narcotrafficanti e questa, a sua volta, ha fatto evadere figure di spicco dei cartelli. Uno stato smarrisce la sua ragion d’essere e la sua esse maiuscola appena una forza eversiva riesca a subentrargli o a comprometterne i presupposti.
Il potere può ricamare su di se belle parole e retorica, ma in ultima istanza si fonda e preserva se stesso soltanto con la capacità di reprimere, prevenire o annullare i suoi nemici: il resto non è altro che grammatica istituzionale, salamelecchi da cerimonieri e simboli inutili a cui immolare parole vuote. Ogni dominio è destinato a fiaccarsi e perire, la storia dell’uomo sociale è fatta di un costante avvicendamento ai vertici di schemi piramidali e qualunque equilibrio ha una data di scadenza, perciò la realtà si articola nella piena osservanza di queste dinamiche.
Nella mia nazione immaginaria i narcos vengono messi a morte e vige un forte proibizionismo, inoltre i tossici non sono considerati delle vittime e vengono trattati come complici di un sistema criminale: fantasticare non costa nulla ed è anche un’innocua valvola di sfogo.

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4
Gen

Voce del verbo diffidare

   

Pubblicato giovedì 4 Gennaio 2024 alle 23:53 da Francesco

Non ho una grande propensione a fidarmi del prossimo e mi aspetto lo stesso approccio nei miei confronti. Ovunque io mi volti subodoro faziosità e forse, malgrado la scomparsa delle cabine telefoniche, è più facile incontrare Superman intento a cambiarsi d’abito che una persona super partes avulsa da favoritismi d’ogni risma.
Dubito che io riesca a essere sempre imparziale, però mi pongo il problema e talora lo aggiro rendendo esplicito il mio atteggiamento interessato. Provo a evitare quanti si presentino come fedeli alla terzietà quando invece non posso né vogliono esserlo, però a mio parere tra costoro i più pericolosi sono coloro che, non rendendosene conto, finiscono per credere alle loro stesse menzogne. Per non confondere le acque basta confondersi poco con gli altri, ma non è detto che quest’opera di prevenzione sia sufficiente: beh, per una copertura completa sarebbe meglio non nascere proprio. A me diverte prendere scelte in maniera autonoma, così in caso d’errore posso consegnarmi subito tutte le bestemmie del caso: blasfemia a chilometro zero.
Talora le consulenze sono inevitabili giacché l’onniscienza non è possibile, ma in quei mesti casi la differenza viene fatta da un certo talento, ossia quello di capire quali opinioni siano affidabili, cosa nient’affatto semplice poiché v’è da pesarle senza tara: per questo fine, nottetempo, col favore delle tenebre, andrebbe sottratta la bilancia alla giustizia per uso personale.

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27
Dic

Il ventisette del mese

   

Pubblicato mercoledì 27 Dicembre 2023 alle 23:45 da Francesco

Non so cosa resti in me di quest’anno ormai prossimo alla fine né ho idea di cosa io gli lasci, ma suppongo che il più finisca tra gli oggetti smarriti, negli sconfinati spazi della dimenticanza o in qualche oblio limitrofo. Voglio forse attribuire dei propositi al prossimo futuro affinché debba renderne conto a me stesso? Diamine, no! L’avvenire non è mio figlio, perciò non sono tenuto a crescerlo né ad accudirlo. Tutto va come deve andare e dunque liquido la faccenda così, con un determinismo di cui io per primo mi dichiaro poco convinto, ma lo chiamo in causa per fornire una spiegazione di comodo che serve perlopiù a dare aria alla bocca.  
Irroro quest’ultimo mercoledì con una ricercata selezione di pezzi soul e reggae roots sebbene i miei generi d’elezione siano altri. Sono rilassato e soddisfatto per i miei allenamenti in solitaria: sento ancora le endorfine in circolo che ho prodotto quest’oggi con una corsa vespertina di ventuno chilometri in un’ora e ventitré minuti. Se devo rivolgermi a qualcuno mi porto davanti a uno specchio o a una qualunque superficie riflettente che possa farne le veci. Imparo molto da me stesso, tanto che a volte mi chiedo se io sia davvero io. Tutto passa e ci mancherebbe altro che non fosse così: questa è una di quelle banalità a cui non nego mai un po’ di ridondanza.
Al momento non c’è nulla che mi faccia stare sulle spine e non intendo usarle in una simpatica corona con cui farmi trovare pronto per un’eventuale crocifissione: la mia indole è un’altra e preferisco altri ruoli rispetto a quello della vittima o di un suo estimatore. Mi piace bere l’acqua per ragioni che vanno al di là del suo carattere indispensabile ai fini della vita: ora ne sorseggio un po’ con dell’anidride carbonica e chiudo.

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18
Dic

Alti e bassi

   

Pubblicato lunedì 18 Dicembre 2023 alle 22:26 da Francesco

Di certo ho vissuto tempi migliori e più stimolanti, ma il tenore dell’esistenza non può essere sempre il medesimo ed è fisiologico che si alternino periodi di segno opposto. Sto cercando di recuperare un’ottima forma nella corsa e mi sto impegnando per finire alcune cose che invero ho quasi ultimato. Non sono poi così male in arnese, ma devo pazientare un po’ per chiudere un ciclo: per fortuna la mia non è un’indole autodistruttiva.
Non ho legami profondi né affetti sinceri, perciò se dovessi venirmi meno per me sarebbe finita e una brutta caduta potrebbe rivelarsi definitiva: in realtà questa mia condizione non mi dispiace e non soltanto per l’assenza di una sua concreta alternativa. Ho una buona stella sebbene io non brilli granché e la considero un grande privilegio, un’egida preclusa ai più e di cui non do per scontato la luce. Non mi fido di nessuno e spero che nessuno si fidi di me, come a rendere equa e speculare la reciproca diffidenza, però tutto questo non implica da parte mia la mobilitazione della fanteria. Credo che io non abbia nulla da condividere in un contesto che oltrepassi la cordialità o la goliardia, quindi sospetto sempre di chi mostri il pur minimo entusiasmo nei miei confronti: sì, sto anche sul chi vive oltre a stare per i fatti miei. Per me cambierebbe poco se i tempi correnti fossero diversi dagli attuali: seguo un calendario che si segue da solo, in piena autonomia. Non so quante primavere mi restino e neanche azzardo un pronostico, però sento ancora in me un forte slancio e questa spinta mi rasserena.

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16
Dic

Lontananze vecchie e nuove

   

Pubblicato sabato 16 Dicembre 2023 alle 21:49 da Francesco

Per me l’anno si appresta a una conclusione anonima e incolore giacché non ho fatto ricorso a pastello alcuno: ho trascurato i cromatismi e le loro dirette implicazioni sul corso degli eventi. Negli ultimi dodici mesi non ho acceso nuovi fuochi né interessi, bensì ho provato a custodire l’antica e modesta fiamma della mia individualità. Non ho dei buoni propositi da lanciare davanti a me, come se dovessi approntare bastone e carota per pedinare l’incedere del tempo: il mio rapporto con gli eventi va da sé come quello con tutto il resto.
Potrei cercare d’invertire la tendenza se in primo luogo ve ne fosse una, ma invero è tutto più aleatorio di quanto già non sia e io non pongo in essere il benché minimo sforzo per dare altra impronta al divenire. Forse la mia libertà di scegliere si risolve anzitutto nell’assenza di una scelta, quasi che le opzioni disponibili mi fossero tutte invise. Poco male, poco bene, insomma poco di tutto, come in una dieta equilibrata. Faccio la differenziata ma non getto basi solide per alcunché e così finisco per vivacchiare nei giorni di cui testimonio l’avvicendamento. Non mi sopravvaluto, infatti non penso che le mie iniziative possano produrre grandi stravolgimenti per la mia realtà immediata: evito sforzi inutili e non accendo entusiasmi effimeri con i fiammiferi altrui. Mi piacerebbe avere un piano da seguire o avere chiaro l’orizzonte migliore da scorgere, ma sono informazioni segrete e non ho gole profonde con cui barattarle nella piena tradizione del do ut des.

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8
Dic

L’immacolata distrazione

   

Pubblicato venerdì 8 Dicembre 2023 alle 01:14 da Francesco

Non sono in grado di descrivere il mio stato d’animo, perciò attendo che ne subentri uno più deciso. A volte ho la sensazione che le giornate mi sfuggano, quasi che non riesca a coglierne la parte essenziale e finisca per ritrovarmi spesso in perdita (di tempo). Non posso badare a tutti i malfunzionamenti della realtà né sono titolato a metterci mano: è così che va.
L’esistenza segue regole e curvature di cui non sempre riesco a farmi interprete, perciò non mi fisso su certe idee né pianto paletti nei cuori per accamparmici. Se avessi qualcosa d’importante da dire o da scrivere immagino che mi scapperebbe dalla faringe o dalla tastiera, ma il mio è più l’atteggiamento di chi non deve dare conto a nessuno, spesso compiaciuto nel suo arresto a un passo dallo spleen. Forse non so nemmeno io cosa tutto questo significhi di preciso, però mi va di girarci intorno, come se dovessi portare il cane invisibile a pisciare. Non ho un problema vero e proprio, una questioncina autentica, un’opera prima, ma se ne avessi davvero bisogno potrei contraffarne uno e mettermelo come fermo sul pneuma.
Se avessi qualcosa da obiettare non saprei a quale indirizzo farlo presente. Non ho arte né parte perché mi piace viaggiare leggero. Ogni tanto mi domando a quanto ammonti il tempo restante, intendendo con ciò il mio saldo residuale. Almeno a volte dovrei dare un’altra impronta alle mie ore, come se potessi appicciarci sopra un significato che non mi sia noto o abituale, un colpo di spugna o di coda, l’inopinata caduta di ragioni incidentali. Non ho esami né sguardi da sostenere, tuttavia anche se mi venisse data una pagella non saprei a chi mostrarla né a chi nasconderla: tutt’al più potrebbe diventare un sottobicchiere per le mie tazze di ginseng.

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1
Dic

Dai e dai è di nuovo dicembre

   

Pubblicato venerdì 1 Dicembre 2023 alle 23:26 da Francesco

Mi piacciono le temperature miti di questo tardo autunno e spero che l’inverno propriamente detto si mantenga su anomalie simili. Io non indosso soprabiti da circa sedici anni e la felpa è il capo più protettivo che sia disposto a mettere, tuttavia come mia consuetudine insisto ancora a girare in t-shirt. Per me tutt’al più il cambio di stagione può riferirsi a una serie televisiva, ma non implica alcunché né al di là né al di qua delle ante del mio armadio.
Il valore nominale di un mese e il modo in cui è inteso dai più non hanno ripercussioni concrete sulle mie decisioni, bensì mi affido more solito a un sano pragmatismo e sono pronto a coprirmi allorché le circostanze lo rendano necessario, ammesso poi che queste si verifichino davvero. Quando ero piccolo avevo in orrore l’idea di appesantire le mie vesti per le altrui e infondate preoccupazioni, perciò appena ho potuto me ne sono affrancato. Non mi piace che la mia libertà di movimento venga limitata troppo, quindi non prediligo gli abiti pesanti né tanto meno le restrizioni dovute alle cosiddette emergenze sanitarie. Credo che le luci natalizie diano sempre da scrivere e da pensare, come se le loro emissioni avessero una terza natura oltre a quella corpuscolare e ondulatoria: forse quella delle banalità ridondanti? La migliore celebrazione del Sol Invictus l’ho trascorsa esattamente nove anni fa alle Hawaii, senza il benché minimo indizio d’inverno. Alla feste comandate preferisco quello che io comando a me stesso, perciò anche quest’anno non avrò parte in causa a convivio alcuno e me ne compiaccio.

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26
Nov

Flussi da notte fonda

   

Pubblicato domenica 26 Novembre 2023 alle 01:47 da Francesco

Da lungo tempo è giunto il momento di appiedare le didascalie, ma talora mi trovo a condurle sulle parole che prendo in prestito dalla mia lingua madre: scrivere è un atto di successione e parlarsi addosso è un modo come un altro per prendere le distanze, qualunque esse siano.
Comprendermi mi preme più che farmi comprendere a meno che non debba farmi comprendere da me stesso. Il monologo è il dialogo capitale, intendendo con ciò quello tra le varie istanze dell’individuo: non vedo altri soggetti oltre il soggetto medesimo. La forza dell’abitudine rende tutto a misura della misura scelta più o meno consciamente.
Secondo me il fascino della connessione con altre entità risiede proprio nella sua incompiutezza annunciata, nella ricercata lucidità che tutto abbaglia. Sono presente a tempo determinato e mi muovo nel recinto delle mie rappresentazioni, però queste non sono i limiti ultimi della realtà propriamente detta: è scontato, è banale e proprio per questo si tratta di una verità subdola, capace di sottrarsi all’attenzione in ragione della sua ovvietà.
Si può discettare su ogni tema, tanto è remoto il pericolo che le parole muovano qualcosa oltre all’immaginazione, ma già se questo fosse il caso non sarebbe poco. A me resta quanto ho seminato e basta per me solo, tuttavia se avanzasse qualcosa lo tirerei fuori l’indomani o nella prossima vita. Sarebbe bello se qualcosa fosse diverso e lo sarebbe altrettanto se qualcosa di già diverso lo fosse di nuovo in rispetto a se stesso: c’è il ghiribizzo del cambiamento.

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20
Nov

La pena di morte è una misura di civiltà

   

Pubblicato lunedì 20 Novembre 2023 alle 22:29 da Francesco

Le statistiche comprovano la violenza di genere, ma secondo me il fenomeno dev’essere inteso come violenza tout court qualora se ne legiferi in maniera efficace. Oggi in Italia un omicida ha buone probabilità di rifarsi una vita, difatti le conseguenze per un carnefice non sono irreversibili come quelle della vittima. Nella mia nazione immaginaria certi reati sono puniti con la condanna a morte, ma a patto che non sussista dubbio alcuno sulla colpevolezza dell’imputato.
Alle pene severe va riconosciuta la funzione di deterrente senza la pretesa che la svolgano sempre, in qualunque caso, giacché non è possibile prevenire tutti gli eventi delittuosi, ma la prospettiva di una morte per fucilazione secondo me farebbe desistere taluni da certe iniziative: il gioco varrebbe la candela anche se finisse per salvare una sola vita innocente. Hegel credeva fermamente nella pena di morte a differenza di quella sciagura chiamata Beccaria, perciò a chi non la considera utile io rispondo che l’assenza della stessa risulta persino più inutile. Non riesco davvero a capacitarmi di come le leggi italiane siano così garantiste e umane contro chi, di propria sponte, abbandona la propria umanità: è un’istigazione a delinquere.
L’educazione può svolgere un ruolo preventivo, ma la repressione e la pena retributiva secondo me sono gli strumenti principali per contenere le violenze, inoltre alcune persone hanno un’indole malvagia e per costoro non v’è processo pedagogico o percorso formativo che regga. I legislatori italiani vogliono mantenere il garantismo per gli assassini, ma pretendono anche che Abele motu proprio si astenga da certe condotte: la loro inazione e la mancanza di coraggio delegano a terzi (gli assassini, appunto) quella violenza che inevitabilmente pervade il mondo e di cui lo Stato, nella mia visione di società, dovrebbe gestire la portata (facendosene interprete con pene violente) poiché non è possibile eradicarla del tutto.

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