14
Apr

Un giorno di ordinaria follia

   

Pubblicato martedì 14 Aprile 2020 alle 06:37 da Francesco

L’altra sera mi sono goduto Un giorno di ordinaria follia, un film del 1993 di Joel Schumacher. Ne ricordavo solo una scena, vista forse tanti anni fa, probabilmente di notte, ma ho deciso di guardarlo perché tempo fa un tizio me l’ha citato mentre parlavamo di tutt’altro. Per me questa pellicola racconta la rapida escalation di un uomo medio verso il baratro, ma lo fa con un’ironia amara, a tratti grottesca, e quindi molto gradita al sottoscritto.
Michael Douglas veste i panni di un padre al culmine della frustrazione che cerca di andare a casa dell’ex moglie per rivedere la figlia, ma il suo tragitto si trasforma presto in una sorta di catabasi, ovvero una discesa nell’oltretomba che nel suo caso è costituito dalle ingiustizie, dalle prepotenze e dalle discriminazioni di cui è vittima e carnefice. Alcune scene sono violente e divertenti, ma secondo me mettono sempre in luce le contraddizioni della società di riferimento e questo particolare, a mio avviso, fa oscillare continuamente il protagonista tra il bene e il male. Un poliziotto prossimo alla pensione è il primo tra i personaggi minori, ma nello svolgimento dei fatti diventa quasi un deuteragonista e alla fine tutta la faccenda influenza una sua scelta che pareva definitiva. 
Per me la storia ha un ottimo ritmo, è incalzante e non c’è neanche un passaggio che mi annoi. Molto poetico il finale, almeno per i miei gusti, ma non ne scrivo per evitare che io lo sveli all’improbabile lettura di qualcuno. Questo film ha un unico problema: il rischio d’emulazione! La tentazione è forte…

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12
Apr

Una corsa contro il tempo

   

Pubblicato domenica 12 Aprile 2020 alle 01:49 da Francesco

Al di là delle sempiterne polemiche politiche mi pare che il governo italiano sia in grave ritardo sull’emergenza economica. L’Europa è un concetto astratto da cui nessuno può aspettarsi un aiuto concreto, ma molti dei suoi stolti sostenitori la difendono a spada tratta per partito preso, dimostrando così l’aspetto autolesionista della disonestà intellettuale e un’accettazione acritica dello status quo.
Il primo ministro italiano mi imbarazza oltremodo e per il bene della nazione mi auguro soltanto che dietro di lui vi sia qualche figura competente. In Italia manca quella liquidità a fondo perduto a cui in altre nazioni invece è già stato dato libero corso, ma al momento le uniche misure di una certa importanza prevedono per le imprese dei prestiti da restituire nell’arco di sei anni, ovvero un ulteriore indebitamento per quell’esigua platea che riesca ad accedervi.
Nelle prime settimane dell’emergenza ho voluto concedere il beneficio del dubbio ai dilettanti che siedono nelle stanze dei bottoni, ma il tempo ha confermato i miei timori nei loro riguardi e adesso onestamente non ho idea di come possa finire tutta questa vicenda.
La democrazia non facilita la gestione di eventi simili e il cosiddetto stato di diritto ci mette sopra il peso da novanta. Dal mio punto di vista l’intera nazione doveva essere militarizzata con misure draconiane appena è stata dichiarata zona rossa, invece per gli innumerevoli trasgressori della quarantena non sono state previste punizioni esemplari, deterrenti efficaci, ma soltanto multe e denunce penali di scarso impatto. Mi aspetto un’evoluzione esiziale di quest’emergenza e un disastro economico che farà da orrendo sfondo alla macelleria sociale. La classe media rischia di essere spazzata via dall’indolenza governativa così come un’intera generazione di anziani è già stata decimata dalla virulenza pandemica.  
A me pare assurdo e preoccupante che dopo tutto questo tempo dall’inizio del contagio l’Italia non sia ancora riuscita a trovare contromisure decise, capaci di dare un contorno a qualche vaga speranza. Il meccanismo del MES per la spesa sanitaria, vincolato al 2% del PIL, è ambiguo, difatti chi lo ha caldeggiato sostiene che servirà a quei paesi che ne faranno richiesta e al contempo ha negato che l’Italia sarà tra questi, ma Sassoli, attualmente presidente del parlamento europeo, ha invece asserito che l’Italia non deve escludere la possibilità di ricorrere a quella linea di credito poiché potrebbe rivelarsi utile: io a chi devo credere? È tutto così aleatorio, incerto, precario, contraddittorio e confuso. Sento odore di Grecia, ma con tragedie che per intensità e diffusione supereranno di gran lunga le penne di Euripide e Sofocle.

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11
Apr

Un sincero augurio per una festa comandata

   

Pubblicato sabato 11 Aprile 2020 alle 02:05 da Francesco

Un sincero e precoce augurio di buona Pasqua a chiunque abbia ancora la scarsa creanza di attardarsi su quest’ecumene.
Chissà come fu quella cambogiana di quarantacinque anni fa, quando quei simpaticoni dei khmer rossi assursero al potere e ricorsero a qualche milione di (s)comparse per un genocidio che tuttavia non ebbe grande successo al botteghino. il talent delle fosse comuni, format ormai rodato dalla sciagurata storia umana. I morti evidentemente non sono tutti uguali, ma sono tutti uguali tra loro coloro che lo negano.
Secondo me il grande spettacolo della fine non si concluderà con la chiusura del sipario, ma sarà direttamente il cielo a crollare. Qualcuno dovrebbe recarsi nella fascia di Kuiper per lapidare questo pianeta da laggiù.
Forse oggi i tempi sono cambiati e se le educande mie coeve dovessero scatenare una guerra civile sono certo che prima farebbero a testa o croce per palla o campo di sterminio.
Tra un po’ le gastriti potrebbero essere curate con cariche alla baionetta: se così fosse potrebbero dimostrarsi più efficaci dell’omeopatia. Ai posteri l’ardua emorragia.
Tutti fratelli, tutte sorelle, praticamente un incesto. Ho la vaga impressione che l’essenza dell’essere umano aderisca poco alle sue fantasie più edificanti, anch’esse strumento di difesa nella sua lotta contro il proprio aspetto ombra di junghiana memoria: ovunque v’è belligeranza e l’applicazione di ogni idea, in maniera più o meno surrettizia, richiede un grado variabile di coercizione. Di spontaneo v’è solo lo stato inorganico. Requiescat in pace, o a troie.

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9
Apr

Prospettive asintomatiche

   

Pubblicato giovedì 9 Aprile 2020 alle 16:31 da Francesco

Mi chiedo quale autocertificazione serva per intraprendere viaggi astrali nel corso di una quarantena. Non mi sento prigioniero tra le pareti di casa, tacite e cementizie testimoni di silenzi proficui, ma provo una sorta di claustrofobia cosmica perché la mia specie non è ancora riuscita a stabilire una linea diretta tra la Terra e Proxima Centauri.
Contagio il presente con la mia estrema lucidità e così intravedo il suo lento transito verso una dimenticanza che, prima o poi, sarà definitiva, ma quest’inesorabile processo di sparizione non mi rattrista né m’inquieta come invece soleva fare in tempi ostili, quando erano frequenti e cruente le schermaglie tra le gli circostanze e la mia mente.   
Di me non resterà nulla, tuttavia è proprio dal nascente senso della perdita che posso riscattare ciò che ho impegnato finora per garantirmi un’esistenza ordinaria, ossia le intuizioni dell’infanzia. È destinata a crollare la sala delle memorie, nelle cui colonne sono intagliati i più intimi affetti, dove nicchie levigate dal passato custodiscono i ricordi capitali della vita vigile. A tempo debito non potrò più ignorare il richiamo che giunge da strade ignote e lontane, dove forse si attardano quelle verità ultime alle quali ancora non so conferire né ruoli né sembianze. Mi mancherà ciò che non mi manca e di cui comunque ora mi è preclusa una mancanza autentica.
Queste sono prove tecniche di assenza e smarrimento. Ogni singolo istante può fagocitare i suoi analoghi pregressi e qualunque senso apparente che lo abbia preceduto per mesi, anni, decadi, ovvero variazioni impercettibili nei ritmi del cosmo, ma proprio a un tale culmine può dimostrarsi rivelatrice la spada di Damocle, quando smetta di pendere minacciosamente e si abbatta in un colpo inspiegabile, a volte mortale.

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3
Apr

Declino ed estinzione

   

Pubblicato venerdì 3 Aprile 2020 alle 22:12 da Francesco

La quarantena mi ha dato modo di collaborare nuovamente con un polistrumentista della mia zona. Circa due anni fa abbiamo registrato il nostro primo pezzo, L’orizzonte degli eventi, con il nome Padri del Deserto, ma poi non abbiamo fatto altro.
Negli ultimi giorni invece ci siamo messi al lavoro su una nuova traccia che è nata rapidamente e in cui ho avvertito sin dalla prima bozza ottime influenze black metal, precisamente una commistione tra i Dissection di Storm Of The Light’s Bane e gli Emperor di Prometheus.
Ho impiegato poco tempo a scrivere il testo e a registrare le voci per questo brano al quale sto riservando un ascolto continuo, l’unica riprova di cui abbia bisogno per misurarne la caratura.
Se dovessi mai suicidarmi vorrei che questa perla venisse considerata il mio testamento spirituale.

Domina
La realtà domina
L’anima resta anonima
La carne la contamina
La morte la nomina

L’impero e la sua lenta caduta
La nota dolente e quella perduta

La luce avanza e lo spazio si estende
Crea e distrugge una danza perenne

L’assenza di una prova
Non è prova di un’assenza
Il ritorno alla prima infanzia
È funzionale all’esperienza

L’ultimo profeta decanta i suoi brani
Esodo di energie dai corpi umani
I cadaveri stanno  tra i loro pari
Scosse telluriche e nuovi divari
S’inverte il rapporto dei vecchi contrari
Avvoltoi   sono i soli vicari
Una volta vivi ora avvolti in sudari
Respiri proibiti nei plessi solari

L’impensabile
Nell’invisibile

Celate dalle scelte degli avi
Porte celesti prive di chiavi

Evado da celle fatte di cellule
Vado dove lo spirito eccelle
Avverto sentori di forze ulteriori
Nell’universo come al di fuori
Torno agli albori, ai veri primordi
Quando tra i vivi non v’erano i morti
Rivado all’inizio dove tutto tacque
Quando dal nulla tutto nacque

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29
Mar

Prospettive di espatrio o sindrome di Cassandra

   

Pubblicato domenica 29 Marzo 2020 alle 10:02 da Francesco

Se fossi degno di esigenze più alte e rarefatte mi limiterei a pregustare l’idea di un eremo nell’Hindu Kush in seno a una vita ancora più morigerata dell’attuale, ma i miei limiti interiori mi confinano in quella condizione che un certo linguaggio indica come propria del cosiddetto "uomo numero quattro".
Non amo l’umidità, ma posso imparare a conviverci più di quanto già non faccia. Ho alzato il mio personale livello di guardia a DEFCON 3.
Sto riflettendo seriamente sulla possibilità di espatriare a titolo definitivo in qualche angolo del sud-est asiatico o laddove le democrazie siano incompiute e malferme, quindi più efficienti di quella in cui risiedo e meno esose economicamente.
Devo valutare l’evoluzione di questo casino nell’arco dei prossimi diciotto mesi: mi concedo questa finestra di tempo per giungere a una decisione e scongiurare il pericolo che diventi tardiva.
Non ho alcuna fiducia nella capacità dell’Italia di farsi valere nella cloaca europea, perciò mi aspetto il peggiore degli scenari e le misure più nefaste, ma al contempo mi auguro che i fatti mi costringano a fare un bagno d’umiltà a ridosso dell’estate.
Non m’interessano i massimi sistemi, non gioco a fare il leguleio o lo statista perché non ne ho le competenze e non amo l’identificazione; m’interessa la mia situazione personale, ma quest’ultima sotto molti aspetti è legata a doppio filo al contesto in cui vivo.
L’abbandono dell’euro si prospetta rovinoso quanto il suo mantenimento in base alle pretese tedesche: come se ne esce? A me sembra che stia per partire il colpo di grazia sulla classe media. Un tempo diatribe del genere si risolvevano con gli sforzi bellici, ma il progresso ha escogitato metodi più raffinati per generare gli stessi carnai di Verdun.
Non sono un esterofilo e mi piace il posto in cui vivo, infatti vorrei trascorrerci una vita longeva, però non mi alletta l’idea di restarci ai limiti dell’indigenza.
Può darsi che alla fine le mie cogitazioni si dimostrino infondate, figlie irrequiete della sindrome di Cassandra, ma nel frattempo cerco di farmi una cultura sulle leggi e la pressione fiscale di alcuni paesi: primo tra questi sarà il Myanmar, già Birmania.
In parte mi entusiasma una prospettiva del genere perché mi fa tornare in mente un passaggio di "Nomadi" di Juri Camisasca che ho ascoltato spesso durante i miei viaggi solitari in Oriente: "Come uno straniero non sento legami di sentimento e me ne andrò dalle città, nell’attesa del risveglio".

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27
Mar

Professione: reporter di Michelangelo Antonioni

   

Pubblicato venerdì 27 Marzo 2020 alle 07:45 da Francesco

Ieri pomeriggio ho visto per la prima volta Professione: reporter di Michelangelo Antonioni e l’ho apprezzato molto. All’inizio, per circa venticinque minuti, non vi sono veri e propri dialoghi, ma solo stupende inquadrature e il carisma di un giovane Jack Nicholson che interpreta un giornalista stufo della propria esistenza. L’altro personaggio è un trafficante d’armi con cui Nicholson, ovvero David Locke, interagisce durante un soggiorno in Africa e della cui identità si appropria quand’egli muore improvvisamente. In questa cornice pirandelliana David Locke diventa David Robertson e quando rimpatria sotto tali mentite spoglie si assume in toto la vita del suo “predecessore”: a questo punto, secondo me, il film assume i contorni di una spy story perché il vecchio Locke si trova a viaggiare per i loschi affari del vecchio Robertson.
In questo girovagare, dove la regia restiutisce ambienti e atmosfere meravigliosi, irrompe sulla scena una donna che Nicholson incontra a Barcellona in un palazzo di Gaudì e con la quale comincia una liaison. Nel frattempo la tensione del film è mantenuta viva dalla vecchia vita di Locke che insegue il nuovo Robertson, infatti la moglie e un ex collega del primo cercando il secondo poiché è stato l’ultimo a vedere… Locke! È una pellicola stupenda.

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23
Mar

Talk Radio di Oliver Stone

   

Pubblicato lunedì 23 Marzo 2020 alle 14:52 da Francesco

L’altro ieri mi sono riguardato un bel film della fine degli anni ottanta, ossia Talk Radio. Ne ricordavo i dialoghi caustici e il ritmo incalzante che a distanza di tempo mi hanno intrattenuto come la prima volta. Mi piace molto Oliver Stone come regista e anche in questa pellicola secondo me non smentisce la propria bravura. Nella storia trovo un po’ di tutto: le ipocrisie e le perversioni degli ascoltatori,  il cinismo e la violenza verbale, la crescente misantropia di Barry, il conduttore radiofonico, ossia il protagonista interpretato da Eric Bogosian che a mio avviso sfoggia una prestazione magistrale, davvero coinvolgente. Inquadrature stupende e c’è persino lo spazio per un po’ di tensione.
Il momento che mi diverte di più è quello in cui Barry fa entrare nello studio un suo ascoltatore, Kent, uno sciroccato dall’aspetto glam rock con cui dà vita a un siparietto grottesco. Mi piace molto l’atmosfera raccolta del film, quasi intimista, e in certi passaggi mi sembra di ascoltare davvero un programma radiofonico. Al di là delle risate, trovo che vi sia qualcosa su cui riflettere negli amari discorsi di Barry e nelle sue conversazioni con chi lo chiama, non ultimo proprio il concetto di dialogo.

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20
Mar

Salvador di Oliver Stone

   

Pubblicato venerdì 20 Marzo 2020 alle 06:45 da Francesco

Ieri, per trascorrere il primo pomeriggio, ho riguardato Salvador di Oliver Stone, un film di cui serbavo un bel ricordo. Si tratta di una pellicola cruda, in cui mi pare chiara l’accusa verso quelle che al tempo erano le molteplici ingerenze statunitensi nel Sudamerica in virtù della cosiddetta Operazione Condor. Correva l’anno 1986, una vita fa.
Mi piace il protagonista interpretato da James Woods, un giornalista debosciato che ha degli ideali e il cui edonismo si trova a fare i conti con la miseria altrui, ma apprezzo anche il personaggio di completamento da cui è accompagnato, anch’esso un viveur del cui ruolo si occupa James Belushi. Mi pare che le scene violente non siano fini a loro stesse e ricorrano nel giusto numero per conferire un ritmo adeguato al messaggio di denuncia, ma al contempo il film non si esaurisce in quest’ultimo e secondo me gode di un’estetica straordinaria in cui l’impronta di Stone è riconoscibile già dalle prime inquadrature. Perfetto.

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19
Mar

Appunti pandemici

   

Pubblicato giovedì 19 Marzo 2020 alle 02:35 da Francesco

Unico qua frammenti che ho redatto altrove per compendiarne l’ordine cronologico e averne la disponibilità in un unico scritto.

L’attuale parodia del Kali Yuga mi offre la possibilità di riscoprire piaceri antichi come le partite serali a Quake.
Alleno i riflessi con la prospettiva di perdere i sensi. Non ho l’atarassia a portata di spirito, ma solo un fatalismo tascabile. La zona rossa mi ricorda l’occhio di Sauron. Il modo migliore per lavarsi le mani lo insegnò Ponzio Pilato a suo tempo.
Beati gli anacoreti, gli eremiti, i padri del deserto e chiunque rinneghi se stesso.
Mi trovo a mio agio nelle immediate vicinanze della finitezza, ma devo ancora svilupparne una piena accettazione.
Quest’incipit non ha mai riscosso grande successo tra le poche disgraziate con cui ho interloquito, ma di fronte a quei rari casi positivi ho poi avuto cura di trovare altre ragioni di discordia: Eris è sempre presente.
Nel corso degli anni ho setacciato la filosofia e la metafisica limitrofa per necessità. Per me c’è qualcosa di plausibile nell’onesta e spietata ricerca delle cause prime, molto più di quanto percepisca dalla vita etica descritta da Kirkegaard che taluni abbracciano o tentano di perseguire a loro insaputa.
Se il logos contasse poco o nulla allora la mia specie non sarebbe condizionata dai propri pensieri, vivrebbe nell’inconsapevolezza di "quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto", per citare Battiato.
Heidegger ha messo i sottotitoli alla possibilità più autentica dell’Esserci e gli stoici hanno dato l’esempio del massimo atto di libertà: il resto è volume antropomorfo negli interstizi del Quaternario.
Prosegue il reality darwiniano mentre i più indifesi ne escono a piedi avanti. Trovo che al pericolo donino i colori dell’irreversibilità perché vanno bene per ogni stagione, inoltre sono i soli con cui esso appaia davvero convincente. Mi chiedo come se la passino i tossici d’ogni ordine e grado, i maggiorenni minorati e tutto l’altro mangime della Luna.
Povere bestie da somatizzazioni, che il Ser.T. vi sia lieve.
Per la teodicea di Leibniz questo è il migliore dei mondi possibili, per me invece è un semplice epifenomeno cosmico.
Un po’ di tempo fa la Voyager 2 ha superato l’eliosfera e adesso si trova alla deriva nello spazio interstellare: ecco, per me quella è l’unica distanza di sicurezza che sia davvero valida.

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