Ieri mi sono donato nuovamente al mare dell’Argentario per tutto il pomeriggio. È passato quasi un lustro dal giorno in cui mi risolsi ad attraversare in solitaria un breve tratto di mare per sconfiggere la paura dell’acqua alta che avevo ereditato dalla mia mamma. Ricordo ancora quella mattina di quattro anni fa e la grande liberazione che raccolsi nella sua ora più calda. Quella nuotata catartica fu una delle prime conseguenze pratiche della mia introspezione.
Quando sono in acqua mi sento avvolto da una forma particolare di dolcezza e subentra in me una vivacità quasi infantile benché i movimenti dei mie arti inferiori e le mie bracciate non siano affatto scomposti. Di tanto in tanto, con un’immersione rapida, mi trovo a provocare una diaspora subacquea in qualche banco di pesci che abbia avuto la sventura di capitare nel mio raggio visivo. Altre volte eseguo una compensazione approssimativa per lambire il fondale e farmi accarezzare dalle correnti fredde, ma alla fine riemergo sempre e una volta in superficie espello con decisione l’acqua dal boccaglio. Per me non è difficile trovare scogli appartati da cui cominciare le mie sessioni di snorkeling e mi diverto a raggiungere questi punti un po’ scomodi. La costa frastagliata dell’Argentario combacia perfettamente con la forma regolare del mio stato d’animo. A me non piace abbronzarmi e cerco di salvaguardare la mia cute, ma incontro sempre qualche difficoltà a mettermi la crema protettiva e puntualmente per spalmarla bene dietro la schiena devo improvvisarmi contorsionista. Di solito una doccia serale conclude il mio contatto con l’acqua e mi fa apprezzare quest’ultima al di là della sua indispensabilità.
La seconda compilation dedicata all’allenamento pesistico l’ho realizzata all’insegna del death metal (con un pizzico di black metal) e ho scelto pezzi più o meno leggendari per creare un mix efficace ai fini del workout. Ovviamente questa raccolta non si presta a quelle orecchie che siano abituate alle canzoncine ribelli e falsamente impegnate, tanto care alla radiofonia italiana e alla mafia discografica. Dunque, il pezzo più alto di questa compilation per me è “Bite the Pain” dei Death in cui il songwriting e la voce dello scomparso Schuldiner riescono ancora a provocarmi un certo formicolio dietro la schiena (in realtà tutto “The Sound of Perseverance” mi fa questo effetto). Un altro pezzo celebre è quello degli At The Gates e, mutatis mutandis, anche “Absence of War” degli Impaled Nazarene è un cult. Ho chiuso la raccolta con la cover di “The Final Countdown” degli Europe a opera dei Norther che in veste death metal riesce nell’arduo e duplice compito di non imbarazzarmi e di galvanizzarmi. Qualche parola in più però la devo spendere sugli Arch Enemy e in particolare sulla voce femminile del gruppo.
Penso che a molti capiti di identificare per gioco e con un po’ di spensierata leggerezza il partner dei propri sogni in un personaggio più o meno noto e per quanto mi riguarda è Angela Gossow la mia donna ideale. Costei, bionda, giunonica e teutonica valchiria, ha una tecnica vocale che molti dei suoi colleghi maschi si sognano e il suo growl si sposa perfettamente con i virtuosismi dei fratelli Amott, inoltre dalle interviste traspare una persona ironica e con una voce naturale che adoro oltremodo. Lei nel ritornello di “Nemesis” mi manda in estasi; cazzo, una cosa assurda, esaltazione massima. Altre cantanti hanno provato a seguire le sue orme, ma per adesso non c’è nessuna che mi entusiasmi altrettanto. Quando ascolto gli Arch Enemy e penso alla figura che sprigiona la potenza di quelle grandiose linee vocali, io riesco a caricarmi. Un po’ di tempo fa, altrove, scrissi ironicamente: “Se dev’essere, allora sia almeno una come la Gossow, sennò non ne vale la pena”. Questa per me è la tanto amata kalokagathia. Comunque negli Arch Enemy adoro tutto: dalla parte ritmica agli assoli. Una band stellare per i miei gusti.
- Arch Enemy – The Day You Died
- Arch Enemy – Nemesis
- At The Gates – Blinded By Fear
- Death – Bite the Pain
- Eluveitie – Inis Mona
- Immortal – In My Kingdom Cold
- Impaled Nazarene – Absence of War
- Into Eternity – Severe Emotional Distress
- Into Eternity – Suspension of Disbelief
- Into Eternity – Out
- Nightrage – Reconcile
- Nightrage – Spiral
- Nightrage – Spiritual Impulse
- Norther – Final Countdown (Europe cover)
Parole chiave: Angela Gossow, Arch Enemy, At The Gates, black metal, death metal, Immortal, In My Kingdom Cold, Into Eternity, musica per allenamento, musica per allenarsi, musica per fare pesi, musica per workout, neuromusica
Compimento
Ho terminato la stesura de “L’atea verginità, la beata verginità” e mi accingo a ripetere qualche parola che ho già annotato qua sopra meno di un mese fa. Vorrei che ‘sto cazzo mi scrivesse un’introduzione, però non riesco a trovarlo e mi vedrò costretto a rintracciarlo sul cercapersone per chiedergli codesta cortesia. Devo ancora rileggere lo scritto qualche volta per correggere gli eventuali errori di battitura e poi ne farò stampare almeno dieci copie da spedire alle case editrici. Il mio stile nel corso del tempo si è ispessito abbastanza da declassare la mia opera prima a un esercizio letterario. Questa volta nella bozza non ravviso sbavature né imperfezioni e proprio in ragione di ciò mi permetto di sottoporla al mercato editoriale, tuttavia non mi attendo responsi positivi. Io propongo una visione della verginità che esula dalle connotazioni religiose, pedagogiche e nevrotiche in cui viene solitamente inquadrata e suppongo che un approccio del genere sia inedito, inoltre trae la sua forza dalla mia esperienza personale e dunque non è semplicemente un ammasso di speculazioni immaginarie. Quanto ho scritto nelle centocinque pagine del testo si presta all’identificazione, tuttavia non lo reputo di facile emulazione. Sono riuscito a conferire un carattere virile alla verginità, tanto sulle pagine bianche quanto nella vita, ed è questo l’unico merito che può essermi riconosciuto. Certo, non finirò nelle antologie scolastiche grazie alle mie dissertazioni sulle seghe, ma almeno un posto temporaneo nel cestino di un editore non me lo toglierà nessuno. Conosco la qualità del mio scritto e credo che sia passibile di sottovalutazione e sopravvalutazione in egual misura. Per adesso non ho intenzione di cominciare un terzo libro e non escludo che questo secondo sforzo possa essere l’ultimo. Trascorreranno mesi prima d’una improbabile risposta e avrò tutto il tempo per cacciare un nuovo ratto che si è introdotto nella mia magione. Ti prenderò figlio di puttana, a costo di chiamare in causa l’aeronautica italiana e attenderla sul tetto per farmi bombardare.
Categorie: Parole |Tacita reciprocità
Cosa la spinge a tastare le mie parole con lo sguardo? Cosa pretende di sapere dalle figliastre della mia scrittura? Tra lei e la realtà c’è una guarnizione culturale, un ammasso di nozioni interdisciplinari. Esile ed eburnea ella tuttavia non soddisfa i requisiti dell’anoressia. Una mente vivace, non v’è dubbio. Pare buona e disarmante, ma anche riflessiva e ostinata. La immagino perfetta come madre, ma le sue fattezze di cristallo me la fanno figurare anche come una malata avvenente di sclerosi multipla. Vorrebbe puntare qualcosa su di me, almeno un po’ di tempo, però io non sono un cavallo di razza, tanto meno uno stallone. Accetto soltanto scommesse impegnative. Non so neanche quale forma abbia la fiducia, ma sarei pronto a ricalcarla qualora dovessi trovarne un esemplare. In futuro dalla sua curiosità nei miei confronti potrebbero spuntare dei dubbi pericolosi per lei, perciò mi auguro che il disinteresse compaia presto nel suo sistema immunitario. Le parlerei in un modo particolare se sapesse eludere con maestria il divieto che ho imposto e le porgerei considerazioni inedite. Per quanto potenziale, non fiuto un’affinità assonante, bensì ne intravedo una omografa, ancora orfana di omofonia e quasi utopica: una viòla che non mi vìola. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia e difatti ne esce sempre una sottrazione paradossale, uno smacco agli sforzi aleatori della casualità e la riproposizione di un vecchio adagio.
Eterno secondo, l’argento è sempre mio, sebbene io ambisca a diventare un bronzo di Riace per mero narcisismo. Voglio mettere le mani avanti senza molestare l’avvenire. Qualunque cosa accada chiaro dev’essere che tra dieci anni un avvicinamento non ci può essere, manco tra un anno invero. La partita si gioca ora oppure non si gioca affatto. Adesso posso lavarmene le mani e approfitto del bidet per dare una passata allo scroto: nessuno me ne voglia, men che meno il garante del bon ton. L’è cara la libertà, ma quando la inquadrerà meglio forse capirà qualcosa che attualmente le sfugge. La ragione è una simpatica ritardataria. Pazienza.
Si misura con grandezze inesprimibili il silenzio che accompagna un satellite artificiale verso la deriva cosmica. Ad alte quote, circondati da paesaggi impervi e sconfinati, alcuni gruppi di uomini cercano contatti ultraterreni con loro stessi o con gli dèi che per intercessione umana amministrano tradizioni diverse a seconda delle zone geografiche di competenza. I dubbi paterni possono gravitare attorno alla sfericità di una donna gravida e in simili circostanze le domande sull’origine della vita riescono ad assumere dei contorni più terrestri. Le metonimie sostengono turni estenuanti per trasportare pezzi di conversazione e dovrebbero creare un loro sindacato per tutelarsi contro lo povertà di linguaggio. S’ipotecano le frasi ipotetiche e le eventuali allitterazioni per progettare poeticamente i giorni precari di un futuro personalizzato. Escavatrici millantatrici, ecco come spesso si configurano le citazioni latine di cui taluni si avvalgono per dare più profondità a certi discorsi; per l’occasione anch’io ne invoco una benché tale lingua morta per me sia anche sepolta oltreché sconosciuta: “Amor animi arbitrio sumitur, non ponitur”. I fondali marini si offrono al mio sguardo indiscreto attraverso il filtro d’una maschera subacquea e alcuni scritti altrettanto ermetici mi concedono ampie vedute sugli abissi del genere umano. Il mio posto è accanto al finestrino di un aereo per l’intera durata di un volo intercontinentale. Non cerco nulla di nobile né di elevato verso levante, ma ogni tanto preferisco le albe orientali ai crepuscoli dell’Occidente. Non mi attendo celebrazioni per il sessantesimo secondo dal concepimento di questa frase. Nel mio letto c’è abbastanza spazio per me e per le abduzioni dei miei arti.
Categorie: Parole |Quasi demagogia
Sospetto che l’Italia potrebbe essere una nazione migliore se le forze dell’ordine avessero a disposizione più mezzi e un potere maggiore. Se fossi un politico punterei molto sul tema della giustizia. L’eccesso di garantismo, il lassismo, la mancanza di pene adeguate e la lentezza dei processi decrementano notevolmente il numero dei deterrenti che dovrebbero perlomeno indurre i criminali a riflettere due volte prima di delinquere. L’ultima operazione contro la ‘ndrangheta dovrebbe essere salutata dagli italiani quasi come una vittoria ai mondiali di calcio. Malgrado le talpe e le accortezze della criminalità organizzata, in Italia la lotta alle mafie prosegue bene e credo che questi successi non siano neanche parzialmente attribuibili ai vari governi. Questa vittoria contro la ‘ndrangheta si assomma alla preoccupazione dell’ONU per quanto concerne la cosiddetta “legge bavaglio” e mi auguro che possa costituire un peso politico per minare quella sconcezza legislativa. Io non mi rivedo in nessuno dei partiti italiani, ma confido nelle capacità di quella parte sana dello Stato che amministra la giustizia. In larga parte i politici sono incompetenti, ignoranti, retrogradi, vili e saccenti, ma se almeno nei ruoli chiave vi fossero individui preparati, allora non avrei nulla in contrario ad accordare loro i privilegi di cui già godono indebitamente. Tranne rare eccezioni, il giornalismo italiano mi pare che vada di pari passo con la mediocrità della politica e dunque anche verso quest’ultimo nutro una forte diffidenza. Mi fa sorridere chiunque pensi che ogni criminale possa essere reintegrato nella società e grazie a tesi così assolutiste, forse retaggio indiretto e distorto di personaggi come Cesare Beccaria, oggi si possono enumerare gravi casi di recidività che hanno portato omicidi evitabili e sofferenze altrettanto scongiurabili. Fino all’estate scorsa i casi di violenza sessuale andavano molto sulla carta stampata e nei telegiornali, ma quest’anno pare che i media preferiscano gli epiloghi tragici dei casi di stalking: ah, la moda!
Categorie: Parole |Parole chiave: Cesare Beccaria, legge bavaglio, ONU, stalking
Note frastagliate
Tortelli di zucca nel piatto e ciliegie scure in una ciotola bianca. All’esterno i miei gatti non badano al canto delle cicale e assumono posture inconsuete per offrirsi all’ozio estivo. Mangio lentamente e inframmezzo le forchettate con acqua naturale a cui aggiungo piccole fette di limone. Di solito, prima di lanciarmi nella digestione, lavo a mano le stoviglie. Non ho rospi da mandare giù né voglio trasformarmi in uno di loro per estorcere un bacio a una principessa, però qualche salto improvviso lo compio anch’io in queste righe indeterminate. La parte del mondo in cui vivo è opulenta, però anche all’interno del suoi confini la serenità rimane un lusso che per fortuna io riesco ancora a permettermi senza accollarmi tribolazioni né fisime. Non devo lasciarmi avviluppare dal fascino atarassico di una condizione per me abituale, ma quest’ultima l’accolgo volentieri fintantoché qualcosa di più elevato non reclami il suo posto nella mia interiorità. Per adesso sono vivo, sano e giovane: tre caratteristiche affatto scontate. Non ho alcunché di cui lamentarmi sebbene il quadro della mia personalità sia ancora incompleto. Per quanto è in mio potere, io cerco di evitare le istanze e le rimostranze. Sono grato a mia madre per avermi messo al mondo, ma lo sono ancor di più miei confronti per essermi stato vicino. Voglio annotare una frase di cui non ricordo l’autore: “Prenditi cura del corpo e della mente, così loro si occuperanno di te”. Non è nulla di trascendentale la citazione approssimativa che si trova alle spalle dell’ultima lettera maiuscola, però la trovo ugualmente meravigliosa. Ci sono cose che potrei fare meglio e altre che dovrei fare e basta, ma in entrambe le circostanze soltanto il condizionale è d’obbligo. Mi piace innaffiare il prato mentre leggo. Riservo sguardi torvi alle rose perché alcuni dei miei vecchi palloni hanno impattato più volte contro le loro spine e si sono sgonfiati definitivamente come la boria di taluni dinanzi alle armi semiautomatiche di altri.
Categorie: Parole |Un dubbio crescente s’espande in me. Qualche giorno fa ho scansato una simpatia platonica senza una ragione apparentemente valida. Già subodoravo come sarebbe andata a finire quell’intesa precoce, ma adesso mi domando se la mia scelta l’abbia partorita l’istinto o se invece sia scaturita da un meccanismo di difesa. Odio ripetere gli stessi errori o commetterne di nuovi che non abbiano manco la creanza di portarmi qualche buon insegnamento in dote. Probabilmente ho sbagliato e difatti sento già i rumori lontani del treno che mi è passato accanto. Avrei dovuto pazientare invece di annoiarmi subito, ma io sono un figlio di puttana e mi butto sempre la zappa sui piedi come un contadino masochista. Forse mi sono abituato talmente tanto a non cercare nulla da non riuscire più a riconoscere un tesoro inestimabile. Non paragono le persone agli oggetti, ma talvolta le suggestioni iniziali sono le medesime anche se poi prendono corsi differenti. Avrei dovuto insistere su quel rapporto embrionale e poi se questo avesse preso una brutta piega allora me ne sarei potuto disfare in un secondo momento senza però commettere atti d’egoismo. Continuo ad avere la sensazione che questa volta ne valesse la pena, ma purtroppo o per fortuna non esistono le macchine del tempo e Michael J. Fox non ha più la mano ferma per mettersi alla guida di una DeLorean. Almeno ho potuto rendermi conto di non meritare ciò che non ho mai avuto e ne è la riprova l’uso del verbo avere in un contesto che nella sua autenticità oltrepassa qualsiasi senso del possesso. Dovrei rivolgermi a me stesso con un po’ di arroganza per bacchettare la mia stupidità e conto di farlo dopo il prossimo segno d’interpunzione. Carissimo Francesco, non sei abbastanza stupido da negare l’errore, ma lo sei a sufficienza da non trovare un modo per riparare: qualche volta in te la scemenza consolida un equilibrio perfetto. È proprio così. Comunque la consapevolezza dello sbaglio già mi fa sentire meglio, ma ogni atto d’intelligenza va oltre le mie competenze e dunque passo la pratica al caso senza aspettarmi nulla dalle sue coincidenze negligenti. Dopo anni di introspezione mi lascio ancora anticipare dalla fretta seppur su un terreno che conosco poco. La mia stoltezza merita un’illustrazione per enucleare dettagli del tutto estranei a quanto ho scritto finora. Alla fine v’è sempre una parola di cui sono prodigo: “Vaffanculo”.
Categorie: Immagini, Parole |Sono indisposto verso l’amicizia, specialmente quella femminile, però mi considero una persona affabile che si consente il lusso di non stringere rapporti troppo stretti. Inquadro l’amicizia come un succedaneo dell’amore, un rapporto interpersonale a servizio dell’identificazione, un analgesico per i caratteri più fragili e l’ultima spiaggia per coloro che affogano nell’omologazione sociale. Io trovo che la compagnia degli altri sia molto piacevole, però cerco di evitarla ogniqualvolta quest’ultima smetta d’essere episodica e assuma un ritmo abituale. In futuro potrei cambiare idea. Se avessi trascorso più tempo con gli altri che con me stesso oggi probabilmente sarei intrappolato in qualche vincolo inconscio e la mia personalità sarebbe castrata da censure altrettanto ignote. Peccherei di sufficienza e tracotanza se mi ritenessi del tutto libero da quelle redini interiori che non si palesano al mio Io, tuttavia ho la sensazione che tali briglie non mi stringano poi troppo. Ogni volta che parlo o scrivo di determinati argomenti mi sembra di degradarmi. Le disquisizioni sportive e politiche mi paiono decisamente nocive, ma in certi casi sono le uniche strade percorribili per ovviare alle frane del silenzio che tanto imbarazzano certuni. Alcuni discorsi esistenziali per me non godono di maggiore pregio.
Ancor oggi leggo e odo idiozie logorroiche, falsi problemi e drammi in saldo alle bancarelle del vittimismo. Qualche volta la mia serenità mi preoccupa e la equiparo alla merda perché attrae certe mosche che le ronzano attorno con intenzioni comiche e ripetitive. Alcuni dei miei interlocutori passati hanno proiettato su di me i loro problemi e si sono sforzati persino di elargire consigli alla mia persona, ma non si sono mai resi conto di come tale empatia in realtà comprovasse in loro la presenza di almeno un disagio latente.
Assomiglio a uno di quegli specchi deformanti da luna park: su di me le anime in pena appaiono come dispensatrici di saggezza e trovano caduco sollievo. La fragilità non è una colpa e la tristezza non può essere un capo d’imputazione, ma quando la stupidità si avvale d’entrambe per i suoi loschi fini allora quest’ultima diventa rea confessa e le strutture emotive suddette si trasformano in complici inconsapevoli. La forza interiore di taluni inizia e finisce nella goliardia, nelle battute scontate e nei motti di spirito che proprio di spirito sono poveri. Non mi ritengo migliore di qualcun altro, però cerco di non peggiorare e allora evito d’accompagnarmi agli zoppi per non apprendere anch’io la nefasta arte dello zoppicamento. L’amicizia invidia l’amore e alletta chiunque non riesca a raggiungere quest’ultimo, ma io non mi lascio corrompere: non ne ho proprio voglia! Diamine. Nelle mie parole ravviso onestà intellettuale e credo che non si riducano a un’espressione di rigidità né a una delimitazione radicale. Ovviamente quanto ho scritto finora vale per me e appartiene alla mia soggettività che non se ne può alienare. Navigo in acque tranquille e non ho bisogno di abbordare nessuno né d’instaurare simpatie profonde. Un giorno sarei ben lieto di ritrovarmi a remare verso l’amore, ma non presto orecchio alle sirene mentre intonano le loro perplessità e continuo ad ammirare certi orizzonti.
Parole chiave: falsi problemi, introspezione sbagliata, pigrizia emotiva, problemi esistenziali
La musica ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella mia vita e senza alcuni dischi non so davvero come avrei potuto compiere determinati sforzi o superare certe situazioni. Riconosco a me stesso la capacità di scegliere sempre le tracce adeguate alla salvaguardia del mio stato d’animo e quest’abilità non la baratterei per nulla al mondo. Le mie sessioni di corsa sono diminuite e sono aumentate quelle con i pesi, perciò con questa nuova serie di raccolte punto a fornirmi una spinta emotiva lievemente diversa dalla precedente. La stessa spinta può avere altre sorgenti, ma io mi affido alla musica perché è l’unica a mia disposizione. Trovo che la creazione di una compilation per l’allenamento con i pesi sia più semplice rispetto a quella per la mezza maratona. Per inaugurare questa seconda serie di raccolte ho deciso di andare sul sicuro e ho selezionato parecchi pezzi celebri, ma devo soffermarmi su uno in particolare. Il punto più alto di questa compilation è “La Vita Fugge” dei Vision Divine e in particolare da quel momento che nel video sottostante inizia a 4:21 e finisce a 4:43, ovvero l’acuto interminabile di Michele Luppi: una delle cose più esaltanti che io abbia mai udito. Alle mie orecchie un simile sfoggio di tecnica, potenza, velocità e melodia rappresenta la colonna sonora ideale per mettere sotto stress il corpo e la mente. Non c’è niente da fare, l’heavy metal e il power metal riescono a inorgoglirmi come nessun altro genere benché lo spettro dei miei gusti sia piuttosto ampio, ma in questo campo non potrei mai trovare dei degni sostituti. In passato ho già speso qualche parola a proposito della neuromusica e ci tornerò sopra prima o poi perché merita un grosso approfondimento.
- Benediction – We Are the League
- Iron Maiden – 22 Acacia Avenue
- Iron Maiden – Wasted Years
- Judas Priest – Between the Hammer & the Anvil
- Manowar – Carry On
- Manowar – Courage
- Manowar – I Believe
- Nevermore – Believe In Nothing
- Rhapsody Of Fire – Sea Of Fate
- Vision Divine – Colours Of My World
- Vision Divine – La Vita Fugge
- Vision Divine – Out of a Distant Night
Parole chiave: musica per fare pesi, musica per workout, neuromusic, neuromusica