Per salvaguardare l’allegria degli ultimi giorni ho deciso di pubblicare questo video. Le riprese mostrano un Johnny Cash consumato dal diabete e penso che non occorrano parole per descrivere la carrellata di immagini che dura quasi quattro minuti. “Hurt” è un pezzo tanto famoso quanto toccante e in passato l’ho ascoltato per molto tempo. Cash prima di morire è riuscito a farmi apprezzare qualcosa dei Nine Inch Nails, infatti “Hurt” è la cover di un loro pezzo, è riuscito a farmi ascoltare country ed è riuscito a commuovermi.
Franco Battiato – Il Ballo del Potere
Pubblicato sabato 23 Settembre 2006 alle 03:43 da FrancescoIn tenera età mi è stata propinata una grande quantità di musica italiana, ma non sono mai riuscito ad apprezzarne molta, specialmente quella dei cosiddetti cantautori. Ricordo che da piccolo prendevo le cassette del mio presunto padre e mi chiudevo nell’auto di mia madre per ascoltarle in pace. La musica di Franco Battiato mi ipnotizzava. All’epoca, ovvero all’inizio degli anni novanta, ascoltavo spesso “Atlantide” e “Caffè De La Paix” nella vecchia Alfa Romeo di mamma. Non mi piace tutta la discografia di Battiato, infatti non sono in grado di apprezzare i suoi primi lavori che risalgono agli anni settanta, come “Fetus”, tanto per citarne uno. “Lode all’Inviolato”, “Mesopotamia”, “Sentimiento Nuevo”, “Sui Giardini della Preesistenza”, e “Il Mantello e La Spiga” sono i pezzi che preferisco, ma ho anche un bel ricordo di tracce più famose come “La Cura”, “Bandiera Bianca” e “Centro di Gravità Permanente”. Pezzi come “Alexander Platz” e “Un’altra Vita” mi hanno accompagnato durante notti insonni che hanno preceduto molte delle mie assenze ingiustificate da scuola. Mi rivedo in un passo de “Il Ballo del Potere”: “Gli aborigeni d’Australia si stendono sulla terra, con un rito di fertilità vi lasciano il loro sperma”.
Uli Jon Roth è un chitarrista tedesco a cui molti musicisti si sono ispirati e tra costoro si annovera anche Yngwie Malmsteen. Questo video mostra uno squarcio della rivisitazione de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi che ha compiuto il succitato virtuoso. A me è piaciuto molto questo “restauro” e penso che lo ascolterò molte volte. Apprezzo chi invade la musica classica con le sei corde. A questo proposito ricordo “La Quinta Sinfonia” di Beethoven suonata da Steve Vai e un accenno de “La Cavalcata delle Valchirie” in un pezzo dei Domine. Nei prossimi giorni mi metterò alla ricerca di episodi musicali analoghi a quelli appena citati.
C’era un tempo in cui chi suonava heavy metal poteva essere scambiato facilmente per una drag queen. Non ho mai capito perché buona parte dei gruppi heavy metal degli anni ottanta sentisse la necessità di avere capelli cotonati e di indossare un abbigliamento sadomaso. Una cosa è certa: l’heavy metal ha avuto il suo apogeo negli anni ottanta. Ormai non seguo più la scena metal da anni, ma sento il bisogno di omaggiare uno dei pochi gruppi dal look androgino che talvolta riesce ancora a deliziare le mie orecchie: i Crimson Glory. Credo che questo gruppo, assieme ai Fates Warning, sia stato uno dei più sottovalutati nel proprio genere. “Lonely” è un pezzo stupendo e ritengo che Midnight, la voce dei Crimson Glory, sia una vera leggenda, alla pari con Bruce Dickinson, Rob Halford, Kai Hansen ed Eric Adams, nonostante non abbia raggiunto la fama delle leggende appena citate. Penso che “Transcendence”, l’album da cui è tratto il pezzo del video, sia davvero trascendentale. Oggi il jazz e l’hip hop allietano le mie giornate, ma ogni tanto penso che ci voglia un tuffo nel passato (a patto che non si trasformi in una nuotata transoceanica).
Ho sempre adorato i grandi chitarristi e Brett Garsed è uno di questi. L’anno scorso ho ascoltato per molto tempo “Uncle Moe’s Space Ranch”, un album del suddetto guitar hero. Il pezzo del video si chiama “Brothers” e si trova in un altro album chiamato “Big Sky”. Più ascolto dischi strumentali e più riesco ad apprezzare l’assenza di parole. Questo pezzo riesce ancora a darmi qualche brivido. L’assolo di basso è un vero orgasmo per il mio udito. Credo che trascorrerò i prossimi mesi con queste sonorità.
Non seguo più il calcio come un tempo, ma durante l’ultimo mondiale mi hanno colpito le gesta di Franck Ribery, un centrocampista offensivo nato in Francia nel 1983. È soprannominato “Scarface” a causa dello sfregio sul volto che si è procurato da piccolo in un incidente automobilistico con i suoi genitori. Ribery è il mio giocatore preferito in attività grazie alla sua grande tecnica, al suo carisma e al suo temperamento forte. Non pensavo di essere in grado di provare così tanta stima per un mio coetaneo.
Buckethead è un personaggio strambo e un artista eclettico. In questo momento sto ascoltando un suo disco uscito nel 2005. L’album si chiama “Electric Tears” e lo ritengo un lavoro sublime. Trovo che questo bizzarro chitarrista (che notai per la prima volta qualche anno fa nella nuova line up dei Guns N’ Roses) abbia un tocco eccezionale. Credo che “Electric Tears” sia un album molto intimo, nonostante sia tutto strumentale. “All In The Waiting”, “Pandmasana” (il pezzo del video), “The Way to Heaven”, “Baptism of Solitude” ed “Electric Tears” sono le mie tracce preferite, ma in realtà adoro tutta la tracklist. In questo disco Buckethead suona le sue melodie empatiche con le corde dell’anima. Devo ammettere che non mi piacciono tutti i suoi lavori, infatti grazie alla sua versatilità musicale ha realizzato progetti totalmente differenti da “Electric Tears” che purtroppo il mio orecchio non è ancora in grado di apprezzare.
NWA, ovvero i Niggaz With Attitude, i padri del gangsta rap che purtroppo hanno ispirato dei successori spesso ridicoli e incapaci. Nel gruppo i miei favoriti erano Dr. Dre, Ice Cube e Eazy E, infatti ho seguito anche le loro carriere soliste. Il video di “Straight Outta Compton” è un classico. Per molto tempo ho ascoltato i lavori di Eazy E (morto nel 1995 a causa dell’AIDS) e il disco dei suoi affiliati, ovvero BG Knocc Out e Dresta (che appaiono anche nel video di “Real Muthaphuckkin G’s”).
“Hill Street Blues” è un telefilm poliziesco che ho amato molto. Ho trascorso parecchie notti in compagnia degli episodi di questo capolavoro di Steven Bochco e spero che prima o poi qualche emittente si decida a trasmetterlo di nuovo. Nel video di questo post si trova l’apertura di “Hill Street Blues”. La sigla è stata realizzata da Mike Post che ha lavorato per altri telefilm storici: A-Team, NYPD Blue, Hunter e Magnum P.I. su tutti. Voglio vedere di nuovo Joe Spano, ‘fanculo ai telefilm per adolescenti e alle cacate Sci-Fi di seconda mano che trovano spazio nelle reti pubbliche e nel bouquet di Sky. A proposito di grandi telefilm: vado a vedermi “Arnold” su Italia 1.
“Shook Ones Part II” è un classico e mi sembra il modo migliore per concludere questa giornata dedicata all’hip hop. Mi piace moltissimo la strofa di Prodigy e ogni volta che l’ascolto mi esalto all’inverosimile. “They come around but they never come close to”. C’è poco da dire sui Mobb Deep. I miei tweeter spesso pompano due dei loro album: “The Infamous” e “Hell On Earth”. Devo ancora ascoltare “Blood Money”, l’ultimo lavoro di questo leggendario duo proveniente dal Queens di New York. Le atmosfere che creano sono uniche, nonostante i numerosi tentativi di imitazione.