In queste pagine non parlo molto di musica perché per disquisire adeguatamente sui miei gusti musicali dovrei aprire un altro blog. La creazione di queste righe di testo è accompagnata da “Maledetti”, un grande album degli Area di Demetrio Stratos. La masturbazione mi ha salvato la vita e la musica me l’ha fatta apprezzare nei momenti più tetri delle mie prime due decadi. Per ovvi motivi non posso ricordare la mia prima ragazza, ma nella mia memoria posso ritrovare il mio primo disco: “Use Your Illusion I” dei Guns N’ Roses. Da quel disco in poi ho speso buona parte del mio tempo ad ampliare il raggio dei miei gusti musicali e mi sono trovato a transitare in territori con stilemi completamente diversi: tutte le sfumature del metal (tranne le derive gothic), l’hip hop, il grande amore con la fusion sbocciato con l’album “The Great Explorers” di Frank Gambale, alcune sonorità etniche come la discografia di Loreena McKennitt, sonorità celtiche nella fattispecie, e quelle dei meno conosciuti Kheops. Adoro le linee vocali del power metal e penso che Midnight dei Crimson Glory sia uno dei migliori cantanti che abbia mai ascoltato nonostante il suo primo album da solista mi abbia fatto defecare. Il timbro di Timo Kotipelto è uno dei miei favoriti in tutta la musica e credo che non sia stato valorizzato abbastanza con gli Stratovarius. Vado in estasi con Miles Davis e tutta la cerchia di personaggi illustri che hanno ruotato attorno alla sua figura (Chick Corea e John McLaughlin tanto per citarne due di caratura mondiale), ma mi rendo conto che non riesco ancora a comprendere e ad apprezzare al cento per cento la sua produzione musicale (specie il periodo bop) e le stesse considerazioni valgono per quell’altro mostro sacro che corrisponde al nome di Frank Zappa. A proposito di Miles Davis: per me e immagino per qualche altro milione di persone “Kind of Blue” è un album che un anglofono potrebbe definire “masterpiece”. Ogni tanto spendo due parole sulla musica perché attraverso questi brevi scritti ho avuto modo di conoscere delle persone su Internet con le quali ho ampliato le mia cultura musicale attraverso discussioni interessantissime. Ho evitato di citare altri generi e artisti per evitare di trasformare questo breve scritto in una lista asettica. Concludo con il video di un leggendario gruppo che devo ancora conoscere a fondo, ovvero la Mahavishnu Orchestra.
I quarant’anni di un fuggitivo intonano il loro inno alla vita lungo un litorale caraibico tinteggiato dalle prime luci crepuscolari. Onde educate, palme assopite e silenzi armonici. Una vecchia auto affronta lentamente una salita e lascia dietro di sé i suoni di una radio locale. Sull’isola i ragazzini giocano con palloni bucati mentre i loro fratelli maggiori contrattano vizi capitali con i turisti. Sui tavoli di un bar costruito con legno e bottiglie degli anziani lasciano cadere pigramente delle carte da gioco. Sembra che il tempo si riposi in questo angolo della terra. Il fuggitivo quarantenne ha molti dollari e altrettanti motivi per preparare le valigie e un nuovo cambio d’identità. In paradiso transitano mercanti di polveri e angeli fuori servizio che gestiscono i tavoli verdi dei casinò elitari. Durante il giorno le ragazze più povere si spogliano sotto il sole e di notte sopra i corpi adiposi di uomini senza scrupoli. Ogni giorno gli aerei atterrano e decollano vicino a una spiaggia molto frequentata e la gente, ormai abituata al loro transito, ne accompagna le manovre con lo sguardo. Entusiasmo aerodinamico. Partenze e arrivi, estradizioni e nascondigli. Carretti di verdura e souvenir, parole di benvenuto e sguardi fieri di poliziotti corruttibili. Un vecchio che tenta di imitare Hemingway crede che il suo paradiso sia l’anticamera dell’inferno e si chiede quale volo segua la rotta per un luogo senza nome e privo di connotazioni. Volare via come se non avessimo mai fatto scalo.
Cho Seung-Hui era un mio coetaneo, infatti anche lui è nato nel 1984. In questi casi si può fare dell’ironia fuori luogo, si può mostrare della partecipazione emotiva piuttosto artificiosa o si possono elaborare opinioni sull’accaduto e cercare di capire le cause, ma penso che tutto ciò serva solo a creare dibattiti per generare un po’ di aggregazione mediatica. Su YouTube ho trovato vari video e da uno di questi ho tradotto in italiano le ultime parole lasciate dal killer sudcoreano. La traduzione si trova sotto il video di Cho Seung-Hui che ha fatto il giro del mondo.
“Non avrei dovuto fare questo. Sarei potuto scappare, ma no, non scapperò più. Non è per me, ma per i miei bambini, per i miei fratelli e per le mie sorelle che voi fottete, l’ho fatto per loro. Quando è venuto il momento, io l’ho fatto. Ho dovuto. Sapete cosa si prova a prendere sputi in faccia e a inghiottire spazzatura? Sapete come ci si sente a scavare la propria tomba? Sapete cosa si prova ad avere la gola sfregiata da orecchio a orecchio? Sapete come ci sente a essere bruciati vivi? Sapete come ci sente a essere umiliati e impalati su una croce? E lasciati sanguinare fino alla morte per il vostro divertimento? Voi non avete mai sentito un singolo grammo di dolore in tutta la vostra vita. Volete iniettare nelle nostre vite più sofferenze che potete solo perché potete? Avevate tutto ciò che volevate. Le vostre Mercedes non erano abbastanza, voi, bambini noiosi. Le vostre collane d’oro non erano abbastanza, voi snob. Il vostro fondo fiduciario non era abbastanza. La vostra vodka e il vostro cognac non erano abbastanza. Tutte le vostre depravazioni non erano abbastanza. Non erano abbastanza per soddisfare i vostri bisogni edonistici. Avevate tutto. Avete vandalizzato il mio cuore, stuprato la mia anima e bruciato la mia coscienza. Voi pensavate che steste ponendo fine alla vita di un ragazzo patetico. Grazie a voi muoio come Gesù Cristo per ispirare generazioni di gente debole e indifesa. Avete avuto un miliardo di possibilità e modi per evitare questo giorno. Ma avete deciso di versare il mio sangue. Mi avete messo in un angolo e mi avete dato una sola opzione. La scelta era vostra. Adesso avete del sangue sulle vostre mani che non sarà mai lavato via”.
Due sere fa ho ricevuto una telefonata inaspettata da Karimun, l’ortopedica venticinquenne che ho conosciuto durante il viaggio di ritorno dal Giappone. È venuta in Italia per trascorrere qualche giorno di vacanza e oggi ripartirà per l’Inghilterra. Mi avrebbe fatto piacere incontrarla durante la sua breve permanenza a Mestre per scambiare qualche parola con lei e farle pesare il fatto che non è bionda, ma non ho ricevuto abbastanza ispirazione dal mio lato folle per partire alla volta del Triveneto. Avrò un’altra occasione per incontrare Karimun e la sua indole multietnica. È carina, piuttosto intelligente e indipendente, ma non provo nulla per lei e solo il mio bisogno di affetto la desidera. Mi gioverebbe una relazione con lei, ma non ho alcuna intenzione di instaurarla perché non ne sono attratto e come ho già scritto solo il mio bisogno di affetto ne è affascinato. Continuerò a privarmi di qualsiasi gioia carnale e platonica fino a quando non incontrerò una ragazza in grado di evocare la parte più profonda e sconosciuta della mia personalità. Corro un rischio abbastanza grande, infatti è possibile che in futuro io non abbia altre occasioni sentimentali, ma preferisco convivere con il nulla che mentire a me stesso e ai sentimenti di un’altra persona. La sofferenza che genera questa mia rinuncia è salutare e penso che mi faccia bene. Non critico chi usa il cazzo al posto del cuore, ma ho visto troppe vite rovinate dall’incapacità di soffrire e attendere in solitudine. Non è ancora il tempo per il mio primo bacio, non è ancora il tempo per il mio primo contatto con le ovaie di una ragazza, ma è decisamente l’ora per ascoltare un singolo di Mark Knopfler che risale al 2000: “What It Is”.
Oggi non ho molto da scrivere e lascio che una delle mie canzoni preferite faccia le veci dei miei pensieri. Penso che “Stage Door” sia una delle migliori intuizioni di Franco Battiato. Una melodia sottile accompagna le parole più intense che io abbia mai udito nella mia lingua madre. Per me si tratta di qualcosa che trascende la musica e me ne rendo conto dai brividi che avverto ogni volta che l’ascolto. Su queste pagine ho già tributato la mia ammirazione per Battiato e per la sua collaborazione con Manlio Sgalambro.
Ho già elogiato Medine in occasione del video di 11 Septembre. Ora più che mai ho bisogno di queste sonorità per affrontare le nubi che offuscano i miei giorni. Il flow aggressivo di Medine ha un effetto vigoroso su di me e penso che in questo pezzo dia il miglio di sé.
Questo video è l’ennesima dimostrazione della grande quantità di tempo che ho a disposizione. Mi considero un giocoliere e non un giocatore. Non ho mai fatto parte di una squadra di calcio e spesso mi sono cimentato da solo in questo sport per squadre così diffuso nel Vecchio Continente. La canzone che accompagna il video è “Trop De Choses A Dire” degli Assassin.
Steve Smith è un batterista eccezionale e sono sempre felice di vedere la sua testa pelata all’opera. Conosco da alcuni anni le prodezze dei Vital Information grazie a mio zio e sono felice che il web offra del materiale a riguardo di questa talentuosa congrega di musicisti. Mi chiedo se nel video siano più kitsch gli occhiali di Frank Gambale o la bandana di Bill Evans. Non sono un batterista, ma devo ammettere che solo Nicko McBrian e Mike Terrana riescono a esaltarmi dietro le pelli quanto Steve Smith.
Alcuni mesi fa ho conosciuto Keiko Matsui e sono rimasto estasiato dalla sua commistione di influenze musicali che caratterizza il suo sound fusion. Ho ascoltato fino allo sfinimento “Dream Walk”, un suo album del 1996. Questo pezzo, “Foot Steps”, è una delle tante gemme prettamente strumentali che si possono ricavare dalla discografia di questa artista nipponica.
Un linguista eccezionale e uno dei pochi comici (di professione) che apprezzo smodatamente. Ricordo molte risate solitarie di fronte alle apparizioni dei personaggi di Guzzanti in trasmissioni come “Avanzi”, “L’ottavo Nano”, “Il Caso Scafroglia” e altre che in questo momento non mi sovvengono.