19
Lug

Tacita reciprocità

Pubblicato lunedì 19 Luglio 2010 alle 09:56 da Francesco

Cosa la spinge a tastare le mie parole con lo sguardo? Cosa pretende di sapere dalle figliastre della mia scrittura? Tra lei e la realtà c’è una guarnizione culturale, un ammasso di nozioni interdisciplinari. Esile ed eburnea ella tuttavia non soddisfa i requisiti dell’anoressia. Una mente vivace, non v’è dubbio. Pare buona e disarmante, ma anche riflessiva e ostinata. La immagino perfetta come madre, ma le sue fattezze di cristallo me la fanno figurare anche come una malata avvenente di sclerosi multipla. Vorrebbe puntare qualcosa su di me, almeno un po’ di tempo, però io non sono un cavallo di razza, tanto meno uno stallone. Accetto soltanto scommesse impegnative. Non so neanche quale forma abbia la fiducia, ma sarei pronto a ricalcarla qualora dovessi trovarne un esemplare. In futuro dalla sua curiosità nei miei confronti potrebbero spuntare dei dubbi pericolosi per lei, perciò mi auguro che il disinteresse compaia presto nel suo sistema immunitario. Le parlerei in un modo particolare se sapesse eludere con maestria il divieto che ho imposto e le porgerei considerazioni inedite. Per quanto potenziale, non fiuto un’affinità assonante, bensì ne intravedo una omografa, ancora orfana di omofonia e quasi utopica: una viòla che non mi vìola. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia e difatti ne esce sempre una sottrazione paradossale, uno smacco agli sforzi aleatori della casualità e la riproposizione di un vecchio adagio.
Eterno secondo, l’argento è sempre mio, sebbene io ambisca a diventare un bronzo di Riace per mero narcisismo. Voglio mettere le mani avanti senza molestare l’avvenire. Qualunque cosa accada chiaro dev’essere che tra dieci anni un avvicinamento non ci può essere, manco tra un anno invero. La partita si gioca ora oppure non si gioca affatto. Adesso posso lavarmene le mani e approfitto del bidet per dare una passata allo scroto: nessuno me ne voglia, men che meno il garante del bon ton. L’è cara la libertà, ma quando la inquadrerà meglio forse capirà qualcosa che attualmente le sfugge. La ragione è una simpatica ritardataria. Pazienza.

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15
Lug

Sfumature estemporanee di un giovedì qualunque

Pubblicato giovedì 15 Luglio 2010 alle 08:05 da Francesco

Si misura con grandezze inesprimibili il silenzio che accompagna un satellite artificiale verso la deriva cosmica. Ad alte quote, circondati da paesaggi impervi e sconfinati, alcuni gruppi di uomini cercano contatti ultraterreni con loro stessi o con gli dèi che per intercessione umana amministrano tradizioni diverse a seconda delle zone geografiche di competenza. I dubbi paterni possono gravitare attorno alla sfericità di una donna gravida e in simili circostanze le domande sull’origine della vita riescono ad assumere dei contorni più terrestri. Le metonimie sostengono turni estenuanti per trasportare pezzi di conversazione e dovrebbero creare un loro sindacato per tutelarsi contro lo povertà di linguaggio. S’ipotecano le frasi ipotetiche e le eventuali allitterazioni per progettare poeticamente i giorni precari di un futuro personalizzato. Escavatrici millantatrici, ecco come spesso si configurano le citazioni latine di cui taluni si avvalgono per dare più profondità a certi discorsi; per l’occasione anch’io ne invoco una benché tale lingua morta per me sia anche sepolta oltreché sconosciuta: “Amor animi arbitrio sumitur, non ponitur”. I fondali marini si offrono al mio sguardo indiscreto attraverso il filtro d’una maschera subacquea e alcuni scritti altrettanto ermetici mi concedono ampie vedute sugli abissi del genere umano. Il mio posto è accanto al finestrino di un aereo per l’intera durata di un volo intercontinentale. Non cerco nulla di nobile né di elevato verso levante, ma ogni tanto preferisco le albe orientali ai crepuscoli dell’Occidente. Non mi attendo celebrazioni per il sessantesimo secondo dal concepimento di questa frase. Nel mio letto c’è abbastanza spazio per me e per le abduzioni dei miei arti.

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13
Lug

Quasi demagogia

Pubblicato martedì 13 Luglio 2010 alle 19:54 da Francesco

Sospetto che l’Italia potrebbe essere una nazione migliore se le forze dell’ordine avessero a disposizione più mezzi e un potere maggiore. Se fossi un politico punterei molto sul tema della giustizia. L’eccesso di garantismo, il lassismo, la mancanza di pene adeguate e la lentezza dei processi decrementano notevolmente il numero dei deterrenti che dovrebbero perlomeno indurre i criminali a riflettere due volte prima di delinquere. L’ultima operazione contro la ‘ndrangheta dovrebbe essere salutata dagli italiani quasi come una vittoria ai mondiali di calcio. Malgrado le talpe e le accortezze della criminalità organizzata, in Italia la lotta alle mafie prosegue bene e credo che questi successi non siano neanche parzialmente attribuibili ai vari governi. Questa vittoria contro la ‘ndrangheta si assomma alla preoccupazione dell’ONU per quanto concerne la cosiddetta “legge bavaglio” e mi auguro che possa costituire un peso politico per minare quella sconcezza legislativa. Io non mi rivedo in nessuno dei partiti italiani, ma confido nelle capacità di quella parte sana dello Stato che amministra la giustizia. In larga parte i politici sono incompetenti, ignoranti, retrogradi, vili e saccenti, ma se almeno nei ruoli chiave vi fossero individui preparati, allora non avrei nulla in contrario ad accordare loro i privilegi di cui già godono indebitamente. Tranne rare eccezioni, il giornalismo italiano mi pare che vada di pari passo con la mediocrità della politica e dunque anche verso quest’ultimo nutro una forte diffidenza. Mi fa sorridere chiunque pensi che ogni criminale possa essere reintegrato nella società e grazie a tesi così assolutiste, forse retaggio indiretto e distorto di personaggi come Cesare Beccaria, oggi si possono enumerare gravi casi di recidività che hanno portato omicidi evitabili e sofferenze altrettanto scongiurabili. Fino all’estate scorsa i casi di violenza sessuale andavano molto sulla carta stampata e nei telegiornali, ma quest’anno pare che i media preferiscano gli epiloghi tragici dei casi di stalking: ah, la moda!

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11
Lug

Note frastagliate

Pubblicato domenica 11 Luglio 2010 alle 11:35 da Francesco

Tortelli di zucca nel piatto e ciliegie scure in una ciotola bianca. All’esterno i miei gatti non badano al canto delle cicale e assumono posture inconsuete per offrirsi all’ozio estivo. Mangio lentamente e inframmezzo le forchettate con acqua naturale a cui aggiungo piccole fette di limone. Di solito, prima di lanciarmi nella digestione, lavo a mano le stoviglie. Non ho rospi da mandare giù né voglio trasformarmi in uno di loro per estorcere un bacio a una principessa, però qualche salto improvviso lo compio anch’io in queste righe indeterminate. La parte del mondo in cui vivo è opulenta, però anche all’interno del suoi confini la serenità rimane un lusso che per fortuna io riesco ancora a permettermi senza accollarmi tribolazioni né fisime. Non devo lasciarmi avviluppare dal fascino atarassico di una condizione per me abituale, ma quest’ultima l’accolgo volentieri fintantoché qualcosa di più elevato non reclami il suo posto nella mia interiorità. Per adesso sono vivo, sano e giovane: tre caratteristiche affatto scontate. Non ho alcunché di cui lamentarmi sebbene il quadro della mia personalità sia ancora incompleto. Per quanto è in mio potere, io cerco di evitare le istanze e le rimostranze. Sono grato a mia madre per avermi messo al mondo, ma lo sono ancor di più miei confronti per essermi stato vicino. Voglio annotare una frase di cui non ricordo l’autore: “Prenditi cura del corpo e della mente, così loro si occuperanno di te”. Non è nulla di trascendentale la citazione approssimativa che si trova alle spalle dell’ultima lettera maiuscola, però la trovo ugualmente meravigliosa. Ci sono cose che potrei fare meglio e altre che dovrei fare e basta, ma in entrambe le circostanze soltanto il condizionale è d’obbligo. Mi piace innaffiare il prato mentre leggo. Riservo sguardi torvi alle rose perché alcuni dei miei vecchi palloni hanno impattato più volte contro le loro spine e si sono sgonfiati definitivamente come la boria di taluni dinanzi alle armi semiautomatiche di altri.

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9
Lug

Mea culpa (shit, it happens)

Pubblicato venerdì 9 Luglio 2010 alle 10:41 da Francesco

Un dubbio crescente s’espande in me. Qualche giorno fa ho scansato una simpatia platonica senza una ragione apparentemente valida. Già subodoravo come sarebbe andata a finire quell’intesa precoce, ma adesso mi domando se la mia scelta l’abbia partorita l’istinto o se invece sia scaturita da un meccanismo di difesa. Odio ripetere gli stessi errori o commetterne di nuovi che non abbiano manco la creanza di portarmi qualche buon insegnamento in dote. Probabilmente ho sbagliato e difatti sento già i rumori lontani del treno che mi è passato accanto. Avrei dovuto pazientare invece di annoiarmi subito, ma io sono un figlio di puttana e mi butto sempre la zappa sui piedi come un contadino masochista. Forse mi sono abituato talmente tanto a non cercare nulla da non riuscire più a riconoscere un tesoro inestimabile. Non paragono le persone agli oggetti, ma talvolta le suggestioni iniziali sono le medesime anche se poi prendono corsi differenti. Avrei dovuto insistere su quel rapporto embrionale e poi se questo avesse preso una brutta piega allora me ne sarei potuto disfare in un secondo momento senza però commettere atti d’egoismo. Continuo ad avere la sensazione che questa volta ne valesse la pena, ma purtroppo o per fortuna non esistono le macchine del tempo e Michael J. Fox non ha più la mano ferma per mettersi alla guida di una DeLorean. Almeno ho potuto rendermi conto di non meritare ciò che non ho mai avuto e ne è la riprova l’uso del verbo avere in un contesto che nella sua autenticità oltrepassa qualsiasi senso del possesso. Dovrei rivolgermi a me stesso con un po’ di arroganza per bacchettare la mia stupidità e conto di farlo dopo il prossimo segno d’interpunzione. Carissimo Francesco, non sei abbastanza stupido da negare l’errore, ma lo sei a sufficienza da non trovare un modo per riparare: qualche volta in te la scemenza consolida un equilibrio perfetto. È proprio così. Comunque la consapevolezza dello sbaglio già mi fa sentire meglio, ma ogni atto d’intelligenza va oltre le mie competenze e dunque passo la pratica al caso senza aspettarmi nulla dalle sue coincidenze negligenti. Dopo anni di introspezione mi lascio ancora anticipare dalla fretta seppur su un terreno che conosco poco. La mia stoltezza merita un’illustrazione per enucleare dettagli del tutto estranei a quanto ho scritto finora. Alla fine v’è sempre una parola di cui sono prodigo: “Vaffanculo”.

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7
Lug

Fiammelle d’ovvietà nascoste

Pubblicato mercoledì 7 Luglio 2010 alle 13:57 da Francesco

Sono indisposto verso l’amicizia, specialmente quella femminile, però mi considero una persona affabile che si consente il lusso di non stringere rapporti troppo stretti. Inquadro l’amicizia come un succedaneo dell’amore, un rapporto interpersonale a servizio dell’identificazione, un analgesico per i caratteri più fragili e l’ultima spiaggia per coloro che affogano nell’omologazione sociale. Io trovo che la compagnia degli altri sia molto piacevole, però cerco di evitarla ogniqualvolta quest’ultima smetta d’essere episodica e assuma un ritmo abituale. In futuro potrei cambiare idea. Se avessi trascorso più tempo con gli altri che con me stesso oggi probabilmente sarei intrappolato in qualche vincolo inconscio e la mia personalità sarebbe castrata da censure altrettanto ignote. Peccherei di sufficienza e tracotanza se mi ritenessi del tutto libero da quelle redini interiori che non si palesano al mio Io, tuttavia ho la sensazione che tali briglie non mi stringano poi troppo. Ogni volta che parlo o scrivo di determinati argomenti mi sembra di degradarmi. Le disquisizioni sportive e politiche mi paiono decisamente nocive, ma in certi casi sono le uniche strade percorribili per ovviare alle frane del silenzio che tanto imbarazzano certuni. Alcuni discorsi esistenziali per me non godono di maggiore pregio.
Ancor oggi leggo e odo idiozie logorroiche, falsi problemi e drammi in saldo alle bancarelle del vittimismo. Qualche volta la mia serenità mi preoccupa e la equiparo alla merda perché attrae certe mosche che le ronzano attorno con intenzioni comiche e ripetitive. Alcuni dei miei interlocutori passati hanno proiettato su di me i loro problemi e si sono sforzati persino di elargire consigli alla mia persona, ma non si sono mai resi conto di come tale empatia in realtà comprovasse in loro la presenza di almeno un disagio latente.
Assomiglio a uno di quegli specchi deformanti da luna park: su di me le anime in pena appaiono come dispensatrici di saggezza e trovano caduco sollievo. La fragilità non è una colpa e la tristezza non può essere un capo d’imputazione, ma quando la stupidità si avvale d’entrambe per i suoi loschi fini allora quest’ultima diventa rea confessa e le strutture emotive suddette si trasformano in complici inconsapevoli. La forza interiore di taluni inizia e finisce nella goliardia, nelle battute scontate e nei motti di spirito che proprio di spirito sono poveri. Non mi ritengo migliore di qualcun altro, però cerco di non peggiorare e allora evito d’accompagnarmi agli zoppi per non apprendere anch’io la nefasta arte dello zoppicamento. L’amicizia invidia l’amore e alletta chiunque non riesca a raggiungere quest’ultimo, ma io non mi lascio corrompere: non ne ho proprio voglia! Diamine. Nelle mie parole ravviso onestà intellettuale e credo che non si riducano a un’espressione di rigidità né a una delimitazione radicale. Ovviamente quanto ho scritto finora vale per me e appartiene alla mia soggettività che non se ne può alienare. Navigo in acque tranquille e non ho bisogno di abbordare nessuno né d’instaurare simpatie profonde. Un giorno sarei ben lieto di ritrovarmi a remare verso l’amore, ma non presto orecchio alle sirene mentre intonano le loro perplessità e continuo ad ammirare certi orizzonti.

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6
Lug

For those who fight alone vol.1

Pubblicato martedì 6 Luglio 2010 alle 12:17 da Francesco

La musica ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella mia vita e senza alcuni dischi non so davvero come avrei potuto compiere determinati sforzi o superare certe situazioni. Riconosco a me stesso la capacità di scegliere sempre le tracce adeguate alla salvaguardia del mio stato d’animo e quest’abilità non la baratterei per nulla al mondo. Le mie sessioni di corsa sono diminuite e sono aumentate quelle con i pesi, perciò con questa nuova serie di raccolte punto a fornirmi una spinta emotiva lievemente diversa dalla precedente. La stessa spinta può avere altre sorgenti, ma io mi affido alla musica perché è l’unica a mia disposizione. Trovo che la creazione di una compilation per l’allenamento con i pesi sia più semplice rispetto a quella per la mezza maratona. Per inaugurare questa seconda serie di raccolte ho deciso di andare sul sicuro e ho selezionato parecchi pezzi celebri, ma devo soffermarmi su uno in particolare. Il punto più alto di questa compilation è “La Vita Fugge” dei Vision Divine e in particolare da quel momento che nel video sottostante inizia a 4:21 e finisce a 4:43, ovvero l’acuto interminabile di Michele Luppi: una delle cose più esaltanti che io abbia mai udito. Alle mie orecchie un simile sfoggio di tecnica, potenza, velocità e melodia rappresenta la colonna sonora ideale per mettere sotto stress il corpo e la mente. Non c’è niente da fare, l’heavy metal e il power metal riescono a inorgoglirmi come nessun altro genere benché lo spettro dei miei gusti sia piuttosto ampio, ma in questo campo non potrei mai trovare dei degni sostituti. In passato ho già speso qualche parola a proposito della neuromusica e ci tornerò sopra prima o poi perché merita un grosso approfondimento.

  1. Benediction – We Are the League
  2. Iron Maiden – 22 Acacia Avenue
  3. Iron Maiden – Wasted Years
  4. Judas Priest – Between the Hammer & the Anvil
  5. Manowar – Carry On
  6. Manowar – Courage
  7. Manowar – I Believe
  8. Nevermore – Believe In Nothing
  9. Rhapsody Of Fire – Sea Of Fate
  10. Vision Divine – Colours Of My World
  11. Vision Divine – La Vita Fugge
  12. Vision Divine – Out of a Distant Night
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5
Lug

As I breathe

Pubblicato lunedì 5 Luglio 2010 alle 23:10 da Francesco

The rays of light find me everywhere, even when the darkest clouds overrun the sky. The heat doesn’t affect me as is supposed to do and I don’t claim icy winds to regret the hot weather in a second time. My heart is an empty place where lays an uncommon form of happiness. I could give other shapes to my feelings but it’s not only up to me and soon or later the time will show me what I deserve. At the moment there aren’t secrets nor cracks in my inner walls. It sounds like an arrogant joke, but I think to be the right person for the wrong ones. The inner balance allows me to take care of every emotional weight and I don’t need anymore the pain to improve my sensitiveness. Maybe the young tears are the thickest and the realest, so, frankly, for me it’s meaningless trying to spend them for an entire life. When I look towards the future, I don’t fear the mortal end (or I should type that I don’t fear the reaper, like the refrain of a well known song) even if I don’t embrace any religion nor theory about the afterlife. My mind doesn’t play tricks on me and this is the reason why I treat her with respect. I love myself because I saved my life and this inward-looking relationship is the only that I’ve ever known. It happens quite often that my words get repetitive, especially the English ones, but it’s fine. In these days not many thoughts run through my head. During this summer, I hope to get enough money to plan a travel. I’ve already been in some places, but I don’t care about my final destination and I just wish to fly and roam. My life is a beautiful twenty-six years old entity. Love ya, darling.

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5
Lug

Sbirraglia

Pubblicato lunedì 5 Luglio 2010 alle 11:16 da Francesco

In un modo o nell’altro sono riuscito a indossare una divisa.

I balocchi del Viminale.

Dai rilievi risulta che sono uno stronzo.

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4
Lug

Manovra interiore

Pubblicato domenica 4 Luglio 2010 alle 09:46 da Francesco

Resto con me per non inciampare sulle questioni altrui: relazioni pregresse, impegni presenti, progetti futuri. Non costruisco amicizie femminili e dispenso addii coriacei a chiunque me ne proponga una. Nella mia considerazione si trova sempre un bivio che da una parte conduce all’indifferenza e alla dimenticanza mentre nell’altra direzione si snoda verso le province dell’amore. Finora le rare viandanti che si sono addentrate per caso nella mia attenzione hanno optato tutte per l’oblio e oggi, in me, di loro si possono trovare soltanto rimasugli mnemonici. Io credo che il ricordo della mia persona non si sia mai incagliato nelle notti di nessuno. Non aspiro a diventare l’ossessione temporanea di qualcuno per alimentare l’Ego con bocconi avvelenati e io per primo declino ogni invito a banchettare con le fissazioni. Sono in grado di amare, ma non posso forzare i tempi né cambiare le persone. La solitudine eccelsa mi permette di non disperdere i sentimenti benché essi ancora non si palesino e nella loro staticità mi dipingano come un individuo anaffettivo. Mi attende una manovra interiore piuttosto pericolosa in futuro, ma conto d’eseguirla con il massimo impegno. Tra quattro anni raggiungerò la mia terza decade e per quel momento dovrò essere preparato a virare verso il futuro riducendo le possibilità di avere una relazione sentimentale. Questa diminuzione mi servirà per rimanere realista e sano di mente senza sforare in un estremo o nell’altro. In meno di un lustro la mia età raggiungerà il momento in cui forse smetterò di essere aperto per un legame. Secondo me sarebbe tardivo e rischioso l’esordio nella passione a trent’anni. Sono relativamente vicino a un responso del tempo.

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