10
Dic

Note finali

Pubblicato venerdì 10 Dicembre 2010 alle 17:18 da Francesco

Ogni cosa ha un inizio e una fine. Quasi cinque anni fa ho cominciato a riempire queste pagine virtuali. La scrittura mi ha aiutato a conoscermi meglio e mi ha dilettato enormemente. Ho tratto beneficio da questo strumento e sarei disonesto se affermassi il contrario. Non ho più motivi per continuare ad appuntare i miei pensieri e le mie esperienze poiché sono giunto ad un punto in cui la mia introspezione può camminare da sé, difatti non ho più bisogno di scandirla con i tempi verbali. Ogni parola in più costituirebbe soltanto uno sfoggio pacchiano delle mie conquiste personali e non voglio ridurmi ad un atteggiamento così miserabile.
In questi anni ho dialogato con varie persone, alcune gradevoli e altre meno, ma nel bene e nel male non posso covare una stima autentica né un disprezzo altrettanto sincero  per chicchessia poiché non ci sono stati contatti nella vita reale e per me l’unico confronto valido è quello che avviene vìs-à-vìs, nella realtà, dove le parole hanno un peso e portano in grembo conseguenze positive o negative. Frequento il Web dal secolo scorso e conosco i protocolli che regolano Internet, sia sotto l’aspetto informatico che sociologico, perciò non denigro lo strumento che mi ha permesso di apprendere molte nozioni e di cui continuerò ad avvalermi finché non verrà soppiantato da una nuova tecnologia, tuttavia devo constatare come l’aumento dell’accesso alla banda larga abbia convertito in dati le frustrazioni di molte persone. Parecchi utenti, forti dell’anonimato, si scagliano l’uno contro l’altro o si coalizzano per denigrare il prossimo, tuttavia il fenomeno ha assunto dimensioni tali che non è più classificabile come il buon vecchio trolling e ha finito per candidarsi al rango di malattia mentale. Chiunque conduca una vita soddisfacente non ha motivo alcuno per tediare i suoi simili, ma a questo mondo ci sono molti individui instabili che odiano sé stessi e che non fanno nulla per migliorarsi, perciò a costoro non resta che il rifugio virtuale per cercare di commettere quei soprusi che subiscono nella vita reale: insomma, un po’ come nel caso di quei pedofili che diventano tali dopo essere stati delle vittime.
Ovviamente, oltre ai deboli suddetti, vi sono poi disgraziati di varia natura che si avventurano in Rete e dai quali è facile essere contattati: ragazze complessate, persone in cerca di attenzioni, truffatori e altri anelli mancanti dell’evoluzione umana; un girocollo di coglioneria purissima.
Non ho nulla contro questi soggetti sebbene io ritenga che siano carne da lager o spazzatura che dovrebbe scivolare giù dalla Rupe Tarpea, dunque sono felice di potermene liberare poiché per anni, a fasi alterne, me li sono dovuti sorbire. Comunque avrei preferito compiere più atti di cortesia ed essere stato maggiormente d’aiuto piuttosto che aver augurato malattie incurabili e sciagure apocalittiche, ma d’altronde mi sono sempre limitato a dare ciò che ricevevo e non ho mai rotto i coglioni a nessuno né ho mai insultato qualcuno gratuitamente.
Per fortuna nella vita reale sono più le volte in cui mi posso dimostrare una persona civile e cortese rispetto alle occasioni in cui devo alzare la voce o le mani (evenienza quest’ultima che si è verificata una sola volta e che mi ha procurato una denuncia poi ritirata: non ne vado fiero sebbene per qualcuno possa costituire un vanto).
La mia introspezione l’ho pagata con la costanza e con pezzi di pazienza sonante, ma io credo che ne sia valsa la pena. Mi sono affrancato da tante cose che continuano a devastare le vite dei miei simili e alcune ho avuto persino la fortuna di poterle sradicare senza manco doverle esperire, perciò mi reputo anche un po’ bravo oltreché fortunato. Continuerò a scrivere, ma per dare forma al mio terzo libro e in questo modo mi sarà più facile amministrare le idee, senza doverle spartire tra queste pagine e quelle di cellulosa. Non escludo di tornare a scrivere qua sopra, ma soltanto se la mia conoscenza della lingua giapponese si amplierà talmente da consentirmi di appuntare dei pensieri di tanto in tanto: qualora questa circostanza dovesse verificarsi farò in modo di accompagnare ogni appunto con il testo in romaji.
Mi attende un nuovo viaggio in Estremo Oriente: denaro contato e tanto spirito d’adattamento. Ho tanti chilometri ancora da correre, molte pagine da scorrere, nessuno da soccorrere e tempo per soccombere all’ineluttabile fine dei giorni; pesi da alzare e mansioni scarsamente retribuite oltreché socialmente irrilevanti da svolgere. Sono contento e malgrado tutto auguro felicità e prosperità anche alle teste di cazzo in cui mi sono imbattuto in questi anni: per i buoni, l’augurio è sottinteso. Sarò ancora presente, sporadicamente, su qualche social network per tenermi in contatto con quei quattro gatti che mi stanno simpatici e che non ho modo d’incrociare spesso nella vita di tutti i giorni. Dovrei uscire in libreria tra un mese, ma è anche possibile che salti tutto qualora il mio editore si dimostri mestruato. Sinceramente, non me ne frega proprio un cazzo poiché sono un narcisista soltanto davanti allo specchio. La mia e-mail resta aperta per lo spam.

Quasi dimenticavo d’aggiungere a questa chiusa una citazione di Emil Cioran nella quale mi rivedo pienamente: “Tutti parlano di teorie, di dottrine, di religioni, insomma di astrazioni; nessuno di qualcosa di vivo, di vissuto di diretto. La filosofia e il resto sono attività derivate, astratte nel peggior senso della parola. Qui tutto è esangue. Il tempo si converte in temporalità, ecc. Un ammasso di sottoprodotti. D’altro canto gli uomini non cercano più il senso della vita partendo dalle loro esperienze, ma muovendo dai dati della storia o di qualche religione. Se in me non c’è niente che mi spinga a parlare del dolore o del nulla, perché perdere tempo a studiare il buddhismo? Bisogna cercare tutto in sé stessi, e se non si trova ciò che si cerca, ebbene, si deve lasciar perdere. Quello che mi interessa è la mia vita. Per quanti libri sfogli, non trovo niente di diretto, di assoluto, di insostituibile. Dappertutto è il solito vaniloquio filosofico”.

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5
Dic

A ritroso verso il futuro

Pubblicato domenica 5 Dicembre 2010 alle 19:36 da Francesco

Morte, dolore e distruzione non stancano mai la mia specie. Se questo pianeta implodesse forse neanche la Luna se ne rammaricherebbe. Oltre a quei riminali che detengono il potere o lottano per conseguirlo, anche i delinquenti comuni s’impegnano a svenare le vittime dell’onestà: i primi adoperano decisioni scellerate mentre i secondi ricorrono ad armi bianche e carenza di scrupoli. Paradossalmente ad un condannato viene concessa una seconda chance quando invece a certi incensurati viene impedito persino un primo tentativo d’inserimento nella società.
Malgrado l’opinione illuminata di taluni, questo mondo non è ancora maturo per abbandonare la pena di morte e la tortura, ma a quanto pare le illusioni morali valgono più delle vite innocenti. Personalmente non abbasso mai la guardia e finora soltanto una volta sono dovuto ricorrere a mezzi drastici per tutelarmi. Purtroppo non confido molto nella legge e mi auguro di non doverla mai infrangere per salvaguardarmi, tuttavia, se fossi messo alle strette, tra un brutto processo e un bel funerale io opterei per il primo. Non ho manie di persecuzione né ho ragione di temere per la mia incolumità, almeno per adesso, ma non permetto affatto alla tranquillità interiore di ottundere la capacità di reagire ed è per questa ragione che mi creo deliberatamente un po’ di tensione. Gli istinti che assoggettano alcuni dei miei simili sono il retaggio incorrotto dei primati da cui io stesso discendo. Per quanto possibile, cerco di farmi scivolare addosso ogni cosa, ma allo stesso tempo mi impegno a non anestetizzarmi il cuore.
Il male è banale, il gusto del sangue è infantile, il sadismo è il sinonimo in pectore dell’idiozia e qualunque forma d’esaltazione di tutto ciò è il segno inequivocabile della stupidità. Il fanatismo e le ossessioni mi disgustano. Chiunque, normodotato e privo di turbe psichiche, non riesca ad avere un certo controllo su di sé, ebbene, mi disgusta e lo considero il tassello di un mosaico funebre. Il cinismo è un balocco economico, robetta da bambini arguti che a parte l’acume non hanno granché con cui riempirsi. Le parole sono vacue, tremendamente vacue. Mi fa vomitare il piacere intellettuale che scaturisce dalle conversazioni brillanti e già fatico a tollerare quanto mi trovo a scrivere di tanto in tanto. Vedo ovunque la ricerca spasmodica dell’approvazione altrui e non importa che essa venga perseguita attraverso un chirurgo plastico o con l’ausilio di citazioni dotte poiché la matrice è la medesima. D’altro canto anche la negazione dei valori e il desiderio di scandalizzare il prossimo mi urta i nervi per l’alto tasso di banalità che irradia.
Devo trattenere più frasi o cancellarle ancor prima di scriverle. Devo compiere sforzi maggiori per attenermi al silenzio. Per un periodo voglio negarmi a me stesso e tacere ancor di più. Devo scrollarmi di dosso i discorsi che assecondo e la confidenza che concedo. Alle porte dell’inverno io mi presento muto e sereno.

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1
Dic

Verba et scripta

Pubblicato mercoledì 1 Dicembre 2010 alle 19:33 da Francesco

Talvolta mi sento completamente scemo a parlare italiano. Alcuni dei miei connazionali neanche si sforzano d’approfondire il loro idioma o prediligono l’uso del dialetto e in virtù di questo fatto credo che il numero di persone in grado di parlare la mia lingua sia inferiore rispetto a quello di qualsivoglia statistica. Il mio italiano non è impeccabile, però cerco sempre di limarne i difetti. Paradossalmente alcuni stranieri conoscono e padroneggiano la lingua italiana meglio di certi xenofobi che si masturbano con identità di carattere regionale o nazionale. È probabile che io riesca a comprendere e ad apprezzare maggiormente un discorso di Rula Jebreal rispetto al frasario di certi leghisti e limitatamente alla forma, poiché un confronto sulla sostanza sarebbe ingeneroso nei confronti delle camicie verdi. Tollero poco anche i dialetti meridionali benché trovi che alcuni siano meravigliosamente eufonici. Mi ritengo fortunato ad essere nato in Toscana e amo la mia lingua madre, tuttavia la considero utile quanto un diamante incedibile. Apprezzo chiunque sappia parlare e scrivere bene, compresi coloro verso i quali non provo simpatia alcuna. Potrebbe quasi sembrare che io confonda l’intelligenza con la cultura, ma più volte ho fatto notare come per me la prima possa prescindere dalla seconda e non è certo colpa mia se la carenza della seconda spesso faccia sospettare che anche la prima scarseggi. La scrittura è un gioco in cui sfido me stesso a commettere pochi errori, compresi i refusi, ma anche la lettura è un mezzo di cui mi avvalgo per esercitare l’attenzione. Credo che l’uso aulico della lingua consista nel decodificare sentimenti ed emozioni di qualsiasi natura, ma in special modo quanto riguardi l’amore e in particolare quelle espressioni che non di rado si spezzano in gola o vengono intonate ad una distanza eccessiva dalla spontaneità.
L’incapacità di comunicare e capirsi vicendevolmente produce disastri a ogni livello e su qualsiasi scala, ma io intavolo discussioni edificanti con me stesso e raramente mi fraintendo. Purtroppo non riesco sempre a farmi capire, tuttavia neanche ci tengo e talvolta snocciolo deliberatamente delle espressioni criptiche per scongiurare la rottura completa dei miei coglioni tra l’incudine e le incomprensioni. Dovrei convertire alcune parole in silenzi di sprezzo. Ancor oggi mi presto alle richieste dell’indignazione benché io sappia perfettamente quanto siano inutili. Questa epoca è ancora brutale e primitiva, perciò i cadaveri continuano a pesare più di qualunque discorso al cospetto di una greve gravità. Spero che in Italia le armi riprendano presto il diritto a dire la loro. L’età dell’oro pare lontanissima e per adesso mi accontenterei di un revival degli anni di piombo.

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25
Nov

Il sole nella pioggia

Pubblicato giovedì 25 Novembre 2010 alle 16:44 da Francesco

Mi entusiasma l’aspetto plumbeo e minaccioso dei giorni autunnali. Incontrerei qualche difficoltà a tollerare per tutto l’anno la supremazia dei raggi solari e la condotta moderata dei venti. Nei lampi lontani e nei rovesci improvvisi ravviso una bellezza apocalittica che ogni tanto mi piace esperire. Talvolta i tuoni sembrano dei richiami rauchi che invitano i sottoposti moderni a riunirsi attorno a dei fuochi per riscoprire delle forme d’aggregazione ormai desuete, quasi del tutto in mano all’immaginario collettivo e alla ritualità impacciata di qualche dottrina esoterica.
Proprio in questo periodo il vuoto esistenziale raggiunge il culmine del suo splendore e io posso ammirarne la grazia perché non lo addito come un divoratore di uomini né come un usurpatore di felicità, ma ne calpesto il dorso niveo mentre vago tra le distese sconfinate in cui è scomposto armoniosamente. Il tempo mi scivola tra le mani a mo’ d’acqua e d’altro canto non conosco nessuno che sia in grado di trattenerlo, però fra altri palmi scorre in rivoli di sangue e lascia tracce amare. Non sono un individuo possessivo e non cerco di solidificare le astrazioni per poi intrappolarle nella negazione della morte. Di solito viaggio leggero e in occasione del trapasso farei volentieri a meno di portarmi dietro la personalità e l’esperienza benché le adori entrambe.
Queste parole mi conferiscono una parvenza lugubre, ma io le trovo simpatiche e sotto la loro fuliggine si cela un grande apprezzamento per la vita oltre, ovviamente, alla data di scadenza del mio organismo. La possibilità d’esistere prima di saltare nell’ignoto è motivo di contentezza per me e non oso snaturare lo svanimento con qualsivoglia sfumatura, altrimenti diverrebbe (e già questa evenienza sarebbe alquanto deplorevole) qualcosa d’artefatto.
In questo periodo, specialmente quando mi trovo alla guida del mio rottame meccanizzato, ascolto parecchi pezzi di Alice. Adoro tremendamente un passaggio di “Visioni” che recita: ”Vivo, amando d’essere niente, mentre si affaccia l’inverno, portando le desolazioni”. Eh, talvolta basta toccare note basse per raggiungere livelli altissimi. Comunque, il periodo corrente mi fa venire in mente “Il sole nella pioggia”, seppur in senso strettamente letterale.

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20
Nov

Frank Gambale a Roma

Pubblicato sabato 20 Novembre 2010 alle 19:34 da Francesco

Giovedì, a dieci anni di distanza dal mio primo ascolto di “Coming To Your Senses”, sono riuscito a vedere Frank Gambale dal vivo al Crossoroads Club di Roma. Per la data capitolina il basso è stato affidato a Stu Hamm e non avrei davvero potuto chiedere di più! Gambale ha eseguito vari pezzi dal primo album che ho citato e alcune tracce del GHS, ovvero il progetto che porta l’iniziale di Gambale, Hamm e Smith; al posto di quest’ultimo durante il concerto ha suonato Joel Taylor alla batteria. Al momento, sulla Terra, non so chi possa offrire di meglio nell’ambito del jazz fusion.

Ad un tratto dagli amplificatori è uscita la voce soave di uno speaker di Radio Vaticana (o un’emittente del genere), ma questa interferenza ha dato vita a dei siparietti ironici di cui per altro Gambale si è reso protagonista per tutta la serata: battute e virtuosismi. Se riuscissi a rivederlo con il gruppo di Chick Corea poi la mia anima inesistente potrebbe riposare in pace. Finalmente posso dire d’aver visto dal vivo i miei tre chitarristi preferiti: Frank Gambale, Allan Holdsworth e John McLaughlin.

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16
Nov

Those are the facts

Pubblicato martedì 16 Novembre 2010 alle 05:44 da Francesco

As fall draws to a close, I look forward for my next travel. There’s nothing better for me than melting myself with different habits. My country is going through political changes but I don’t expect swift improvements and there’s no need at all to be a foreseer to deal with this kind of forecast. As usual, bad news, icy winds and shortage of daylight don’t affect my mood. I’m at ease with my selfishness as long as it doesn’t harm anyone but for a good reason I might quit it. Maybe my life lacks of ambitions but that’s the way I am and I fully understand  those who act in a different way. For instance, my grandmother is dying and I barely care about her but I don’t feel guilty. Blood ties mean nothing to me. As often as possible I try to be honest with other people because lies feed problems and I want to prevent issues from occurring. Thus, I’m a bit harsh and I sometimes even like this behavior (yes, I admit it) but that’s the most effective way to be clear. Anyway, I love myself without hating anyone and I’m proud of it.
Rage is one of my greatest resources and I collect it in its raw form to convert it in force of will. Perhaps I could use my energy to achieve bigger goals or to fulfill new desires but such efforts would require motivations that don’t belong to me. It’s funny that I’m approaching my thirties and I feel younger than ever. As I age, things get easier but obviously everything can fall apart. I live in a time that once was a fearful future and I’m comfortable with it.

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13
Nov

Verginità contemporanea, prima parte

Pubblicato sabato 13 Novembre 2010 alle 13:08 da Francesco

Ispirandomi al formato del tutorial, d’ora poi non dovrò più sfracellarmi i coglioni lungo le pareti scoscese delle ripetizioni. Mi basterà fornire vis-à-vis o via etere una sequela di video per ovviare a quell’odiosa sensazione di déjà-vu che, ricorrendo ancora ad un francesismo, mi sta proprio sul cazzo. In attesa di concepirne altri, posso già appuntare il primo filmato di circa nove minuti che in futuro mi farà risparmiare tempo e pazienza.

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11
Nov

Grazia novembrina

Pubblicato giovedì 11 Novembre 2010 alle 16:30 da Francesco

Adoro la mia percezione del tempo e mi domando se anch’essa sia destinata a cambiare prima o poi. Mi piacciono i colori autunnali, però a tempo debito mi auguro di rivedere i ciliegi in fiore. Attorno a me c’è molta terra bruciata perché ardo d’amor proprio senza scottarmi. Soffio sopra i fuochi fatui per accelerarne la scomparsa e ogni tanto mi attardo su questioni di poco conto per incazzarmi inutilmente, però la contentezza caratterizza buona parte delle mie giornate e non ho proprio nulla di cui lamentarmi con me stesso. Devo dare fondo alle riserve di fantasia poiché non posso avvalermi dell’ispirazione che potrei attingere copiosamente dalla malinconia e dalle imitazioni di quest’ultima se fossi ancora in grado d’abbracciarle in modo autentico.
A taluni piacciono i drammi e qualche volta cercano d’instillare un tocco tragico nelle proprie vite per renderle più appetibili. Il Sole non gira attorno alla Terra e quest’ultima non ruota attorno ai problemi immaginari che spesso vengono impiegati nel ramo del disfattismo, lo stesso al quale gli imprenditori dell’autodistruzione s’impiccherebbero immediatamente se fossero afflitti da pesi veramente insostenibili. Già varie versioni di “Ippolito incoronato” sono state scritte e almeno io mi avvalgo della facoltà di non rompermi i coglioni a redigerne l’ennesima rivisitazione moderna. D’altronde parecchie paturnie nascono e si moltiplicano dalle mancanze affettive o da rapporti conflittuali. Io appaio freddo, atarassico o addirittura arrendevole per il modo nel quale intendo i sentimenti, ma in realtà nel giudizio altrui talvolta vengo punito per l’assenza di struggimento nelle mie considerazioni. La croce non la porto al collo né sulla groppa: non ne sono munito, dio cane. Le emozioni sono polimorfe, la stupidità invece è quadratissima e ogni tanto preferisco la seconda alle prime, in particolare ogniqualvolta sorga in me la voglia o il bisogno d’accomodare velocemente la leggerezza passeggera dei pensieri. In me le assenze del malessere sono del tutto giustificate e non c’è bisogno alcuno che si presentino accompagnate dalle riflessioni cupe.

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7
Nov

Buono alla prima

Pubblicato domenica 7 Novembre 2010 alle 00:59 da Francesco

Non sono un grande cuoco, ma in questi anni, per cause di forza maggiore, almeno ho imparato a sopravvivere dietro ai fornelli. Preparo tutti i miei pasti senza invidiare affatto lo scatolame di terz’ordine che rifilo ai miei gatti. Sono riuscito a preparare il gohan, ovvero il riso giapponese. La preparazione non è affatto complicata, ma richiede un po’ di tempo. Prima ho lavato il riso per un paio di minuti e poi l’ho lasciato riposare dentro la pentola con un volume d’acqua pari alla quantità di chicchi per oltre mezz’ora. Infine ho posto il coperchio sulla pentola (tra l’altro segno della mia scarsa collaborazione con il diavolo) e ho scaldato il tutto per una decina di minuti, ma dopo la soppressione della fiamma ho lasciato per altri cinque minuti il coperchio nella sua posizione apicale dimodoché il vapore terminasse il proprio effetto.
I miei abbinamenti sono altamente discutibili. In questa occasione ho accompagnato il riso con dei samosas (che dovevo soltanto scaldare), qualche patata novella e due hamburger, giusto per dimostrare ai miei gatti che sono ancora un onnivoro. Mi piacerebbe abbandonare del tutto la carne rossa e già adesso non ne sono un grande consumatore, però non riesco ancora a sposare un’alimentazione vegetariana e non ho alcuna fretta di farlo pur riconoscendone la superiorità nutrizionale. Per sopravvivere sarei disposto anche ad uccidere i miei amati felini e se fossi nato sessant’anni prima forse le circostanze mi avrebbero costretto a farlo, ma fortunatamente posso dispensare carezze alle bestiole che mi circondano invece di doverle sgozzare a sangue freddo. In termini cronologici la mia generazione è una delle ultime tappe dell’evoluzione umana, ma quest’ultima è avvenuta al costo di una certa efferatezza che non va dimenticata e anche per questa ragione dovrei rivedere la mia alimentazione in termini etici. Per adesso: fanculo. In futuro, forse, bandirò la carne, sebbene per certi versi sembra che io l’abbia già fatto in altri ambiti. Bon appétit.

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3
Nov

Altre schegge di qualunquismo

Pubblicato mercoledì 3 Novembre 2010 alle 02:18 da Francesco

Sui giornali e nei dibattiti televisivi i fatti recenti di cronaca nera hanno riconsegnato il testimone alle beghe sessuali dei politici. Già in altre occasioni ho espresso una forte simpatia umana per Silvio Berlusconi e difatti mi piacerebbe ascoltare i suoi aneddoti tanto in una delle sue venti case quanto in una cella di San Vittore. Se un politico svolgesse bene le sue funzioni pubbliche io non avrei nulla da ridire sulla sua vita privata e, alla luce di un operato efficace, non avrei niente da contestare per qualche piccolo abuso di potere. Sono un individuo piuttosto tollerante nei confronti di chiunque sappia fare il suo mestiere. Silvio Berlusconi per me è un’icona pop che resterà nella memoria del costume italiano e ribadisco la profonda simpatia che nutro nei suoi confronti, tuttavia come politico non mi pare che si sia distinto dai suoi predecessori vermiformi. Credo che l’Italia non abbia mai conosciuto l’età dell’oro e non penso che quest’ultima sorgerà all’alba di un nuovo governo. Nella classe politica io vedo il riflesso d’una parte della società italiana. Determinate persone sono molto indulgenti con loro stesse e ragionano quasi in modo tribale per favorire chiunque rientri nel raggio della famiglia o dell’amicizia. Sospetto che sia pressoché impossibile fare politica senza compiere dei calcoli elettorali e dunque v’è sempre un cane che si morde la coda. In altre parole, un candidato non può dire o fare ciò che porterebbe un bene comune perché se assumesse determinate posizioni andrebbe a perdere un numero consistente di voti. Una politica laica è quasi impraticabile dentro i confini italici poiché il mondo cattolico ha un peso notevole alle urne e influenza trasversalmente tutte le possibili coalizioni. Proprio non riesco a trovare un pertugio ove ficcare il mio voto. L’ultimo governo di sinistra mi è sembrato fin troppo simile al circo Togni per via delle idee eterogenee che presentava al suo interno. Quando a Clemente Mastella venne affidato il Ministero della Giustizia io m’aspettai che in quello della Sanità tornassero a girovagare Dulio Poggiolini e consorte. Comunque al peggio non c’è mai fine e le ultime legislature di destra lo dimostrano ampiamente. Credo che l’unico sciopero efficace sia quello demografico: insomma, per non doversi più preoccupare del futuro dei figli è sufficiente non farne e non prestare attenzione alle rimostranze dei preti pedofili, ai quali, in questo modo, verrebbero chiuse le forniture di culetti da sodomizzare.
A me piacciono molto le uscite di Silvio Berlusconi: le adoro. La sua misoginia quasi elegante e la sua omofobia faceta mi divertono assai, ma tale apprezzamento, ad esempio, non mi impedisce di sostenere l’adozione per le coppie omosessuali. Talvolta non è importante il contenuto di un discorso, bensì la sua forma. A me piacerebbe molto che oltre agli interessi privati anche tutte le religioni venissero bandite dalle istituzioni e portassero all’estinzione politica di personaggi come Paola Binetti. Ricorro ad una citazione di cui non rammento l’autore: “Se è cristiana, non è democrazia”. Comunque più che un’opinione politica, questo appunto contiene la riprova della mia capacità d’apprezzare comportamenti e situazioni che non mi appartengono e verso cui non mi proietto. D’altronde, in una classifica improvvisata, a qualche gradino di distanza da Gino Strada, che probabilmente è l’italiano in vita che stimo di più, si trova Fabrizio Corona.

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