26
Mag

A una troia dagli occhi ferrigni

Pubblicato giovedì 26 Maggio 2011 alle 10:46 da Francesco

Anni fa un’amica di mia madre mi regalò un libro di Dino Campana, “Canti Orfici”, ma appena me lo diede le dissi che non lo avrei mai letto e ancor oggi tengo fede a quella promessa letteraria. Malgrado la mia ritrosia verso la poesia, ho trovato per caso un video di Carmelo Bene in cui egli recita dei versi di Campana che mi sono piaciuti quasi quanto l’interpretazione di colui che non è.
Quando avrò la mia prima ragazza senz’altro le declamerò questa composizione a gran voce.


Coi tuoi piccoli occhi bestiali
Mi guardi e taci e aspetti e poi ti stringi
E mi riguardi e taci. La tua carne
Goffa e pesante dorme intorpidita
Nei sogni primordiali. Prostituta…
Chi ti chiamò alla vita? D’onde vieni?
Dagli acri porti tirreni
Dalle fiere cantanti di Toscana
O nelle sabbie ardenti voltolata
Fu la tua madre sotto gli scirocchi?
L’immensità t’impresse lo stupore
Nella faccia ferina di sfinge
L’alito brulicante della vita
Tragicamente come a lionessa
Ti disquassa la tua criniera nera
E tu guardi il sacrilego angelo biondo
Che non t’ama e non ami e che soffre
Di te e che stanco ti bacia
Categorie: Parole, Video |

25
Mag

I tipi di memoria, l’ippocampo, l’intuizione…

Pubblicato mercoledì 25 Maggio 2011 alle 01:39 da Francesco

Da quanto ho appreso, la memoria può essere di tre tipi: semantica, procedurale ed episodica. Nella prima sono stivate quelle informazioni che con doverose virgolette si possono etichettare come “oggettive”: queste comprendono ad esempio le regole grammaticali e le leggi fisiche che vengono apprese durante l’interazione con il mondo.
La memoria procedurale invece riguarda le capacità motorie, perciò contiene le informazioni che determinano la coordinazione dei movimenti di routine e quelle abilità che s’imprimono talmente a fondo da non sembrare neanche delle procedure riattivabili all’uopo. Insomma, in questo tipo di memoria la ripetizione incide la prassi. Nel libro da cui ho appreso queste nozioni è riportato un aforisma divertente a proposito dei contenuti della memoria procedurale, perciò io a mia volta lo riporto tra queste righe: “Difficili da apprendere e difficili da dimenticare”.
Per delineare efficacemente le differenze tra memoria semantica e memoria procedurale il testo propone di prendere in esame la differenza che intercorre tra la competenza di un individuo che pratica un determinato sport e la conoscenza astratta che un altro individuo ha di quella stessa attività. Devo appuntare qualche altra parola sulla memoria procedurale. Quest’ultima agisce in maniera implicita e ad esempio, per esperienza diretta, posso confermare che quando uno si trovi a riflettere sull’esecuzione dei propri movimenti questa possa risentirne negativamente. Nonostante ancora embrionale, mi ha assai affascinato l’ipotesi secondo la quale certe reazioni emozionali di tipo automatico funzionerebbero come memorie procedurali.
I ricordi autobiografici sottostanno alla memoria episodica e anatomicamente questo terzo tipo di memoria chiama in causa l’ippocampo. Il contenuto della struttura summenzionata prevede che il passato venga risperimentato ed esige quindi che un determinato evento venga rivissuto affinché diventi cosciente. Alla luce di ciò, per quanto m’è dato comprendere, tutte quelle che gli psicoterapeuti chiamano memorie inconsce in realtà presenterebbero soltanto delle somiglianze con la realtà degli eventi passati che invece viene loro attribuita.
Ho appreso ulteriormente come gli esseri umani spesso siano in balìa di influenze inconsapevoli. La memoria a lungo termine contiene e segreta le fonti che condizionano le convinzioni, perciò in questo caso la memoria episodica ne resta fuori poiché sua prerogativa è la consapevolezza. Sempre in merito alla memoria, ho letto che alcuni ricordi non possono essere recuperati poiché in origine non sono stati codificati in una forma accettabile dalla memoria episodica.
Tra le patologie legate ai problemi mnemonici mi ha colpito la cosiddetta psicosi di Korsakoff che prevede un assemblaggio improprio dei ricordi dell’individuo. Questa patologia spesso è dovuta all’alcolismo cronico e alla carenza di vitamina B che è strettamente correlata all’abuso di alcolici. La sindrome di Korsakoff negli adulti presenta somiglianze con le reminiscenze dei bambini d’età inferiore ai due anni, periodo durante cui la corteccia frontale e l’ippocampo non hanno ancora raggiunto un determinato sviluppo. Qua è possibile collegare il concetto di rimozione di Freud alla difficoltà di recupero delle memorie infantili a causa di come queste vengono registrate in un primo tempo e di come poi si cerchi di rievocarle successivamente in una forma assai diversa. I ricordi rimossi pur non riuscendo ad affiorare nella memoria episodica continuerebbero a influenzare il comportamento tramite gli altri due tipi di memoria, ovvero quella procedurale e quella semantica, con tutti i condizionamenti che ne derivano sotto la soglia della coscienza…
Infine voglio annotare due righe sul test del gioco d’azzardo dello Iowa. Da questa prova sono emersi dati interessanti. Due gruppi di partecipanti sono stati chiamati a scegliere due mazzi tra i quattro disponibili per giocare a carte. Due mazzi consentivano vincite ingenti e perdite della medesima portata, mentre gli altri due mazzi permettevano di vincere cifre modeste a fronte di perdite trascurabili, inoltre a differenza dei primi garantivano un guadagno a lungo termine.
Tutti i partecipanti hanno cominciato con i primi mazzi, ma gli individui sani dopo poco hanno optato per i secondi e tra questi v’erano anche giocatori d’azzardo accaniti. I partecipanti affetti da problemi neurologici invece hanno insistito sui primi mazzi.
Da questo esperimento s’è evinto che vi è un avvertimento emotivo che i pazienti neurologici con determinate lesioni riescono ad avvertire soltanto in ritardo, ovvero quando hanno già compiuto la loro scelta: in costoro viene meno la capacità di predire il risultato delle loro azioni.
Dai risultati del test suddetto è possibile notare come determinate scelte s’affidino all’intuizione laddove pare che la razionalità sia insufficiente. In realtà alcune decisioni vengono prese dalla sinergia delle informazioni cognitive e di quelle affettive. Tutto ciò seduce la mia curiosità.

Categorie: Incursioni neurali, Parole |

22
Mag

Run or die trying vol. 5

Pubblicato domenica 22 Maggio 2011 alle 16:29 da Francesco

In quest’ultimo periodo riesco a fare bene soltanto nell’allenamento fisico, ma non me ne faccio un cruccio e conto di riportare presto la luce anche nel res cogitans.
Con l’avvento dell’estate gli uomini più vanitosi e stupidi s’improvvisano atleti nella disarmante illusione di trafiggere cuori e fiche durante il periodo estivo. Breaking news: probabilmente non succederà. Comunque, anche per la categoria di cui sopra annoto la quinta compilation che ho realizzato. Nel lettore mp3 carico la musica come un mujaheddin carica il proprio kalashnikov contro gli infedeli, però non adopero sempre le raccolte che metto insieme e talvolta cambio le tracce che ho in memoria come se potessi adoperare un cambio sequenziale a livello emotivo. Questa compilation è più breve delle altre poiché ho ridotto l’attività aerobica a favore di quella con i pesi e degli esercizi a corpo libero, tuttavia si presta anche allo svolgimento delle attività anaerobiche e di conseguenza può essere riciclata con qualche repeat.
La risposta del cerebro alla musica è soggettiva, perciò questo ammasso di tracce di sicuro non potrà essere d’aiuto a chiunque, ma a qualcuno potrebbe dare lo spunto per andare alla ricerca di stimoli a lui più congeniali. Per quanto mi riguarda il punto più alto di questa raccolta si trova nella quarta traccia, “Resistir” degli Helker: adoro l’interpretazione vocale del pezzo e per i miei gusti è una delle migliori degli ultimi anni, davvero esaltante e straordinaria.

  1. Black Majesty – Into the Black
  2. Gun Barrel – Front Killers
  3. Halford – Resurrection
  4. Helker – Resistir
  5. Helloween – Soul Survivor
  6. Jorn – Lonely Are the Brave
  7. Rebellion – Sweden
  8. Scar Symmetry – The Illusionist
  9. Teräsbetoni – Älä Kerro Meille
  10. Virgin Steele – We Rule The Night
Categorie: Musica, Parole, Video |

21
Mag

Usual remarks

Pubblicato sabato 21 Maggio 2011 alle 20:14 da Francesco

None waits me in the glares of my horizons. My whole life is missing parts but it’s still standing. I must grapple with some issues, such as a sense of guilt, but eventually I’ll mange it somehow. Cold feelings flow slowly inside of me and warm hearts sail quite far from my personal shores. I’m not the type of guy that relies on hopes and I prefer to face the truth as soon as possible. Someone wants to make me feel like I’m running out of chances but that trick is too cheap to scare me. The wheel of time is turning but I’m fine with that. I know for sure that the best part of me it has yet to be unveiled and in the meanwhile I try to improve myself as much as I can to live by wisdom. The shadows of mistakes can darken my mood for a short time but they never achieve my ruin. I’m far stronger than any defeat and I’m quite sure that I will have to prove it. Over and over, again.

Categorie: Parole |

20
Mag

Considerazioni quasi incidentate

Pubblicato venerdì 20 Maggio 2011 alle 12:49 da Francesco

Lo scampato investimento di cui mi sono reso involontariamente protagonista mi offre un po’ di materiale per l’esercizio dell’introspezione, ma avrei preferito rompermi una gamba e portare il gesso per un mese piuttosto che disporre di siffatta opportunità.
Sapevo già che mi sarei crocefisso dopo quell’episodio. La donna mi ha rassicurato più volte sul suo stato e il marito ha fatto altrettanto, tuttavia io non sono ancora capace di accettare il fatto che un tale pericolo sia scaturito dalla mia condotta al volante. Tra l’altro, se io fossi stato al posto della donna e se come lei non mi fossi fatto nulla, anch’io avrei tenuto un atteggiamento conciliante. Allora perché fatico a elaborare l’evento? Probabilmente il mio disagio non deriva dal senso civico o quantomeno quest’ultimo non ne è l’unica fonte, bensì provo una sensazione lancinante alla sola idea di danneggiare una persona innocente perché non voglio sentirmi come le persone che detesto.
Se quella donna fosse stata investita mortalmente da un’altra auto, io me ne sarei dispiaciuto? Devo essere sincero con me stesso, perciò mi vedo costretto a dare soltanto una risposta: no. In questo caso la mia empatia è scaturita dal mio coinvolgimento diretto, altrimenti una vicenda analoga non mi avrebbe colpito e lo posso affermare con certezza poiché una volta, anni or sono, vidi un uomo che era stato investito sulle strisce pedonali: era morto sul colpo, ma non provai nulla per quell’anziano riverso a terra senza più vita. Probabilmente razionalizzo in modo eccessivo taluni eventi e ogni tanto rischio d’apparire come una persona fredda che vuole solo stare lontano dai guai.
Insomma, guardandomi dentro io non sono rammaricato per l’evento in sé, bensì per esserne stato la causa scatenante e ammetto che questa verità mi risulta difficile da digerire quanto lo scampato sinistro di cui sopra. È come se mi preoccupassi di non ledere il mio prossimo per non ledere me stesso e in un certo senso questo può riallacciarsi al Codice di Hammurabi (e altrove) quando questi recita di “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Avrò bisogno di un po’ di tempo per interiorizzare quanto mi è successo, liberandomi di tutte le esagerazioni giustizialiste che mi scaglio contro, in modo che alla fine io possa giungere ad una visione più imparziale del fatto. Per tutto il periodo necessario a questo processo interiore non me la passerò bene, ma me la caverò. In momenti come questi sono contento di non avere nessuno accanto, altrimenti rischierei di far gravare su un’altra persona dei pesi che non dovrei farle sostenere per una mia probabile inclinazione protettiva nei suoi confronti.

Categorie: Parole |

19
Mag

Una retromarcia pericolosa

Pubblicato giovedì 19 Maggio 2011 alle 21:07 da Francesco

Quest’oggi sono stato travolto da un’insolita serie di coincidenze. Recandomi in paese mi sono trovato davanti l’auto del mio presunto padre. Ad un tratto egli si è fermato e ha messo la retromarcia per parcheggiare senza tuttavia segnalare la manovra con la freccia. Io ho dato uno sguardo veloce (troppo veloce) al retrovisore e ho messo a mia volta la retromarcia per dare all’altro lo spazio di manovra, ma ho rischiato di urtare una donna che alla fine si è presa soltanto un grande spavento.
Per prima cosa ho parcheggiato l’auto poco più avanti e mi sono recato dalla signora per sincerarmi delle sue condizioni, ma costei mi ha detto che si era soltanto spaventata. Io ho insistito per lasciarle i miei dati, le ho proposto di andare al pronto soccorso (benché io poi non abbia capito se ella fosse stata urtata o meno da me) e infine fare tutto ciò che si dovrebbe fare in questi casi, ma lei e il marito hanno detto che non ce n’era bisogno e sono stati accomodanti. Il mio errore è stato indotto dal mancato ricorso alla freccia del “signore” che mi precedeva, tuttavia questa circostanza non giustifica affatto né in alcun modo l’errore che ho commesso.
Cazzo, faccio fatica a farmene una ragione. Alla guida sono piuttosto prudente. Per me è non è facile sopportare l’idea di arrecare danno a qualcuno, a meno che non si tratti di un caso nel quale io mi veda costretto a difendermi, perciò già un evento come quello occorso, scevro di conseguenze, io non riesco a metabolizzarlo velocemente. Se un aspirante suicida si gettasse sotto la mia auto e non potessi fare nulla per evitarlo io non proverei nulla, difatti una delle mie qualità migliori è legata alla capacità di non addossarmi i sensi di colpa che non merito, ma questa volta la responsabilità è mia e devo considerarmi fortunato che tutto sia andato bene. Personalmente avrei ritenuto opportuno un periodo detentivo di dieci giorni, una multa e la sospensione della patente per almeno un mese benché il pedone non abbia riportato danno alcuno eccetto lo spavento. Non deve più ripetersi una cosa del genere.

Categorie: Parole |

16
Mag

Ormoni, panico, sogni, memoria…

Pubblicato lunedì 16 Maggio 2011 alle 23:28 da Francesco

Nell’ambito delle emozioni di base mi ha incuriosito il sistema del panico a causa del suo legame con il comportamento materno. Quando la donna è puerpera aumentano i livelli di ossitocina e prolattina, e l’incremento di questi ormoni rafforza il rapporto tra la madre e il nascituro.
Pare che l’ossitocina svolga un ruolo di rilevo nello sviluppo dell’empatia e dell’autostima, perciò gode anche del nome di “ormone della fiducia”: io suppongo di secernerne quantità industriali. Non ho trovato granché per quanto concerne la prolattina nell’uomo, ma sembra che alti livelli di questo ormone nei maschi indichino un abbassamento del testosterone nel sangue e un calo della libido. Immagino che nel mio caso i valori siano nella norma poiché la mia masturbazione è regolare. Ho anche notato che l’ossitocina viene adoperata nei casi di autismo per migliorare la capacità relazionale dei soggetti affetti da questa patologia, tuttavia trovo sconvolgente il fatto di condizionare l’equilibrio d’un individuo attraverso delle somministrazioni endovenose o nasali. Certe volte penso che un ricorso saggio all’eugenetica (quindi nulla a che vedere con la follia dei nazisti) potrebbe dare a tutti una buona salute di base, eliminando quasi del tutto gli svantaggi con i quali certuni purtroppo si trovano a combattere ancor prima d’emettere i primi vagiti.
Mi sento molto fortunato ad essere nato sano, tuttavia non dovrei mai darlo per scontato. Mai. Addentrandomi superficialmente nei meccanismi della memoria ho incontrato una tesi sui sogni che mi ha fatto sorridere. Secondo due studiosi (Crick e Mitchison) il mondo onirico è composto da spazzatura mnemonica, ovvero fatti di scarso rilievo che l’esperienza del sogno mostrerebbe nel loro transito verso l’oblio. Questa prospettiva suscita in me un po’ d’interesse, perciò conto di approfondirla in un secondo momento.
Infine devo ricordarmi che l’uomo non percepisce il mondo per come questo gli si presenta, ma tende a ricordarlo in base a quanto ha imparato. Solitamente e in larga misura è attribuito alla percezione quanto invece rientra nella sfera delle memoria. A questo proposito, nel libro che sto leggendo è riportato un esperimento in laboratorio che esemplifica quanto scritto poco sopra. Ad un gatto fu condizionata la corteccia visiva nel corso del suo sviluppo in modo che venisse privato di ogni riferimento sull’orizzontalità. In seguito l’animale dinanzi agli ostacoli orizzontali si comportò come se questi non fossero mai esistiti e di conseguenza ci andò a sbattere contro. In merito ad argomenti simili mi è tornato in mente “Waking Life”, una pellicola particolare che a suo tempo suscitò in me vivido interesse e stupore.

Categorie: Incursioni neurali, Parole, Video |

13
Mag

Cibo

Pubblicato venerdì 13 Maggio 2011 alle 21:16 da Francesco

Ramen, tacchino e verdure al forno. Non sono mai stato un virtuoso ai fornelli e mai lo sarò. Anni e anni or sono mangiavo male poiché stavo ancora con mia madre e costei preparava i miei pasti. Sono rinato quando ho cominciato a gestire la mia alimentazione. Potrei assumere le proteine dai legumi per fare a meno della carne e diventare vegetariano, ma poi come potrei guardare i miei gatti negli occhi da carnivoro a carnivori? In realtà faccio già a meno della carne rossa, fatta eccezione per quelle rare volte nelle quali mi trovo a cenare con un kebab che acquisto sempre da un simpatico extracomunitario.
Il ramen e i noodles in generale mi deliziano oltremodo, specialmente quando il tutto risulta particolarmente piccante. Il negozio di cibo etnico nel quale mi rifornisco per me è un po’ come El Dorado. Nei prossimi giorni conto di prepararmi di nuovo un po’ di cous cous senza però aggiungerci alcunché. Gnam.

Categorie: Immagini, Parole |

11
Mag

Stato di fatto

Pubblicato mercoledì 11 Maggio 2011 alle 15:26 da Francesco

Sto completando la pagina numero quarantatré del mio terzo libro. Scrivo molto lentamente, ma inesorabilmente. In queste meravigliose giornate di primavera preferisco svolgere attività fisica all’aperto, perciò dedico alla scrittura quel tanto che basta per non trascurarla.
Ho cambiato il mio allenamento perché ho deciso di ridimensionare il ruolo della corsa sebbene quest’ultima resti un perno della mia attività. Ho sviluppato la resistenza aerobica al punto che per migliorarla ulteriormente dovrei dedicarmi all’agonismo, ma non intendo farlo poiché non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di fare il maratoneta. Ormai l’allenamento pesistico ha assunto un ruolo paritario alla corsa nel mio programma.
Ultimamente corro dodici chilometri cercando di sfiorare la soglia della mia frequenza cardiaca e a metà del percorso mi fermo per eseguire trazioni e addominali. Talvolta corro con le cavigliere da due chili e mezzo l’una, altre volte senza e ogni tanto le metto ai polsi dove le accuso di più. L’ausilio delle cavigliere mi ha aiutato a migliorare la forza esplosiva nelle gambe e la resistenza nelle braccia, difatti adesso riesco ad allenare ciascun bicipite con un manubrio da sedici chili: il bilanciere lo adopero soltanto per eseguire quella che in gergo si chiama military press. Invece le serie di piegamenti a terra sulle braccia le faccio sempre da quaranta ripetizioni l’una, ma con un ritmo più veloce rispetto al passato e talvolta ne eseguo qualcuna in più per gasarmi un po’. In ultima analisi, la mia attività fisica ha assunto i contorni di un allenamento militare che non ha nulla a che vedere con i programmi delle palestre né con corsi di qualsivoglia genere. Si tratta di un allenamento che ho ricamato su misura per me e nel quale, con l’avvento dell’estate, inserirò il nuoto. In passato sono stato sicuramente più veloce, ma non sono mai stato più forte di ora. Ovviamente io posso ancora correre senza problemi i ventuno chilometri sui quali mi allenavo precedentemente, tuttavia con un tempo medio superiore a quello che registravo quando la mia attività era prettamente aerobica e ciò è normale poiché ho dovuto sacrificare un po’ di velocità. Per quanto riguarda lo yeop chagi sono ancora lontano dal poterlo eseguire correttamente, ma ho notato qualche lieve progresso nella flessibilità degli arti inferiori (cazzo escluso).
Ho ripreso in mano un libro di programmazione in C per rinfrescarmi la memoria e avvalermi del linguaggio informatico per evitare che la mia mente si areni nelle letture di carattere umanistico. Spero che il mio terzo libro sia anche l’ultimo: vorrei evitare di scriverne altri. Speriamo bene, va.

Categorie: Parole |

10
Mag

Princìpi d’amore

Pubblicato martedì 10 Maggio 2011 alle 16:41 da Francesco

Ultimamente dalle mie parole s’alzano verso la coscienza le mancanze affettive di cui io sono un portatore sano. Forse le spire della primavera, in cui paiono volteggiare le creazioni più sublimi, acuiscono in me una nostalgia che non posso definire tale perché antecede la separazione dalla quale solitamente si origina. Credo che ogni cosa buona si generi autonomamente e allo stesso tempo conceda agli esseri senzienti l’illusione di potersene ascrivere i meriti.
Ricorre in me la mancanza di una controparte e l’incompletezza che ne deriva. Talvolta mi sento come un invalido emotivo benché mi renda perfettamente conto di quanto io sia predisposto ad amare. Le incursioni dell’autocommiserazione vorrebbero minare la mia autostima, ma riescono soltanto a produrre frustrazioni di scarsa portata che puntualmente riciclo per produrre energia durante l’attività fisica. La tristezza non mi domina sebbene tenti in ogni modo d’impadronirsi di me, ma qualche volta credo che sia opportuno cedere  po’ di terreno alle forze antagoniste per poi metterle in fuga. Questa lotta interiore dimostra quanto io sia in salute sotto ogni aspetto. Se non provassi nulla o se mi fossi arenato in quella bieca idiozia che è il fatalismo, allora forse sfoggerei un’atarassia insincera. Il travaglio precede il parto e quest’ultimo attesta la creazione. Senza ingiuriare troppo la modestia, io mi sento come un tesoro da scoprire, immerso nel tempo corrente e nascosto dagli schemi consuetudinari delle relazioni interpersonali.
La mia inclinazione monogama desta spavento e agli occhi altrui produce congetture sbagliate. Non si tratta di una gara benché l’amore sia effettivamente una disciplina olimpica, ma ammetto di non conoscere persona alcuna che sia in grado di essere all’altezza d’un sentimento univoco. Concedersi a molti o a nessuno è cosa assai comune e semplice, perciò a qualsiasi livello, fisico o platonico, taluni e talune tengono i piedi in più scarpe, ma proiettare il tempo e le attenzioni verso un unico individuo senza ingenerare dipendenza reciproca è un atto miracoloso.
Non è una semplice unione dilatata nel tempo ad elevare l’animo umano, altrimenti basterebbe omologarsi ai falsi valori di qualche stupida religione per toccare il cielo con un dito, bensì è la consapevolezza e l’autenticità dei sentimenti reciproci a determinare una compiutezza duplice. Dall’istinto si può evadere soltanto con la ragione e secondo me è un percorso razionale quello che conduce all’amore sebbene io creda che quest’ultimo non rientri nel primo né nella seconda. La poesia e il romanticismo spicciolo alimentano i rapporti di dipendenza, nascondendone i tratti insinceri con parole quali “alchimia” e “magia”, ma io non conferisco all’amore soprannaturalità e per questo motivo lo elevo al livello dell’essere umano invece di confinarlo nella superstizione. La mancanza che provo è naturale così come lo è ciò che può dissolverla, di conseguenza tutto è nell’ordine delle cose e per me è un grande privilegio rendermene conto.
Chiunque venga sopraffatto dalla tristezza per l’assenza d’amore nella propria esistenza forse riduce a quest’ultima l’intera realtà, ma la natura e le regole che la sottendono non sono affatto il riflesso di un’esperienza soggettiva. Un tempo gli esseri umani si limitavano a riprodursi, ma poi alla necessità di figliare s’aggiunse quella di amare nel senso più profondo che da qualche secolo viene attribuito a questo verbo, erede di parole diverse e sito nell’etimologia quanto lo è l’amore nella filogenesi. Non mi si parli d’amore quando due solitudini annoiate si ritrovano a giocare con i loro sessi: quello è un passatempo istintuale che se venisse praticato in misura maggiore renderebbe questo pianeta meno frustrato e non è affatto paradossale che io scriva ciò. Quanto mi auguro non s’eredita né si compra, non si patteggia né si può pretendere, perciò è meglio che io aguzzi lo sguardo per ravvisarlo nel susseguirsi degli eventi.
Nessuna idealizzazione deve colonizzarmi e non devo tributare nulla ai pensieri perché questi non esistono a meno che non abbiano dei garanti nella realtà in grado di avvalorarne l’essenza. Nella realtà quotidiana quanto ho scritto finora non si tradurrebbe né si traduce affatto in un asservimento mutuo e sfuggirebbe (difatti sfugge) di certo ai toni ampollosi di questo appunto, perciò conterebbe (e solo può contare) sull’ironia, perno di ogni istanza che abbia la sua origine nelle regioni più nobili e autentiche della personalità. Io non devo identificarmi nell’altra né delegarle la mia sopravvivenza, bensì rassicurarla per andarci di pari passo.

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |