17
Set

Il Sé grandioso (del sottoscritto)

Pubblicato sabato 17 Settembre 2011 alle 07:02 da Francesco

Intendo fornire un’ulteriore lettura a quello che è stato lo sviluppo della mia personalità poiché ho acquisito nuove nozioni per dettagliarlo maggiormente. Ritengo che la mia sublimazione sia stata preceduta da un ritiro pressoché completo di ogni idealizzazione dell’imago parentale, ma ho ragione di credere che tra questi due processi sia intercorso quasi un ventennio.
Ho la sensazione di essermi evoluto a scoppio ritardato, tutto d’un colpo; così, per supplire alla mancanza di un oggetto da idealizzare ho incanalato verso il mio Sé gli investimenti narcisistici per diventare io stesso quell’oggetto mancante: in questa fase si è innescata una sublimazione che fortunatamente non è sfociata in un’autovalutazione eccessiva altrimenti non sarebbe stata tale e mi avrebbe portato verso una condizione psicopatologica.
Nell’attività fisica e nelle sfide che puntualmente, in modo più o meno consapevole, io mi lancio, raccolgo, vinco o perdo, si palesa il trofismo del mio Sé grandioso che tuttavia rimane sempre autoreferenziale, difatti non cerco (almeno direttamente e per quanto m’è dato esperire a livello cosciente) l’approvazione altrui. Basto a me stesso, però non credo che questo atteggiamento sia una vittoria e come ho scritto in altre occasioni io mi sforzo di mantenerlo reversibile. Per me il narcisismo (isolato – ma guarda un po’, eh? – dai caratteri patologici) è stato ed è ancor oggi un humus tanto ideale quanto temporaneo. Potrei amare senza riserve o quasi, e solamente in un contesto monogamo poiché il mio Super-Io si è sviluppato in tal senso e pretende coesione. Non cerco e non saprei davvero cosa farmene della frammentazione che l’edonismo genera e al contempo illude di risolvere, dunque se sono estraneo a certe condotte ciò non scaturisce da ragioni morali (sia mai), bensì dal fatto che il mio livello introspettivo è talmente avanzato che ne inibirebbe gli effetti e di conseguenza non potrei trarne giovamento (per quanto illusorio). Alla luce di queste parole devo dare atto a chi ritiene pericolosa l’introspezione, ma credo che quest’ultima possa essere insidiosa solo nei passaggi da un livello significativo all’altro, come se ogni momento critico corrispondesse ad una finestra di tempo in cui l’approfondimento della propria introspezione rendesse inefficaci gli espedienti palliativi a cui taluni sono soliti ricorrere per mantenere un equilibrio precario. In ogni caso io tendo a circoscrivere tali questioni a me e non sono interessato ad analizzare altri perché non mi reputo in grado di farlo, tuttavia è quasi inevitabile che talvolta la conoscenza di sé stessi lambisca anche la conoscenza dei propri simili.

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15
Set

Cento metri

Pubblicato giovedì 15 Settembre 2011 alle 07:14 da Francesco

Nota: questo post dev’essere integrato con quest’altro.

Di questo passo (l’espressione calza a pennello come quest’ultima a sua volta) finirò per avere tante scarpe quante quelle che può vantare Carrie Bradshaw, con l’unica ma non trascurabile differenza che il personaggio di Sarah Jessica Parker le adopera per puttaneggiare mentre a me servono per battere la strada in un altro modo. Io sto davvero adorando e usurando le Mizuno Wave Ronin 3, perciò non mi sorprenderei se già tra tre mesi dovessi sostituirle. Per fortuna che le ho trovate a meno di novanta euro, altrimenti finirei per pagare un bollo trimestrale sui piedi e non escludo che la prossima manovra finanziaria possa contemplare una tassa del genere.
Cerco di limitare le sessioni di corsa per non bruciare la massa magra, però ogni tanto rifaccio i miei percorsi da diciotto o ventuno chilometri. Da un po’ di tempo a questa parte accetto ogni invito a correre da persone che non lo fanno abitualmente, così mantengo un passo più lento e copro distanze minori per svolgere comunque attività aerobica senza esagerare.
In tutte le persone con le quali ho condiviso qualche allenamento blando ho notato una certa intolleranza alla solitudine che è insita nella corsa (specie quand’essa si fa fondo), però io credo che questa disciplina offra tanto proprio a chiunque sappia affrontarla da solo e con una certa costanza. Il mio passo è lievemente rallentato sulle lunghe distanze, ma lo accetto perché non voglio essere troppo esile, difatti da un po’ di tempo sto puntando sull’ipertrofia muscolare.
Due giorni fa ho corso con un tizio che ha un’ottima base benché il suo fiato sia un po’ corto e abbiamo fatto appena sei chilometri (secondo me la sua prova è stata assai buona) lungo un itinerario sul quale non avevo mai corso prima poiché per me è un po’ fuori mano.
In un punto di questa strada un tipo ha marcato cento metri e così, per scherzo, dopo la corsa mi sono fatto cronometrare su questa distanza: per l’occasione è stato usato un vecchio Nokia! Al primo tentativo ho fatto 16”50 mentre al secondo ben 17”09. Mi aspettavo di fare meglio sui cento metri e dubito che io possa addurre la scusa della fatica poiché i sei chilometri non mi avevano stancato affatto; anzi, credo che siano stati come di riscaldamento.
Se facessi agonismo di certo sarei un fondista, mica un centometrista, difatti la mia peculiarità è la resistenza, però sono fermamente convinto di poter scendere sotto i 16”50. Non pretendo certo di emulare Usain Bolt, tuttavia mi “accontenterei” di correre i cento metri in tredici secondi senza dovermi allenare specificamente per questa distanza. Comunque, l’è un mero ghiribizzo.

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13
Set

Ad mentula canis

Pubblicato martedì 13 Settembre 2011 alle 06:59 da Francesco

Credo che l’Italia stia facendo la fine che merita, ma non voglio scomodare la cicala e la formica di Esopo per illustrarla. Questa nazione è governata da inetti e puttanieri di cui apprezzo solo le doti d’avanspettacolo. Cosa succederebbe se il sistema creditizio collassasse davvero? Io mi sono fatto qualche idea, ma tra queste non ce n’è manco una che sia scevra di sangue e morte. Ovviamente non credo affatto che qualche città italiana sia destinata a diventare una novella Mogadiscio (tuttavia mai porre limiti alla fantasia!), però non mi sorprenderei se aumentassero i suicidi e parimenti le statistiche relative al crimine subissero un’impennata a differenza di quelle cagionatrici d’un tale scenario.
Su Google è sufficiente accostare tre parole per avere un esempio recente di quanto rischia di succedere in Italia: “Grecia”, “crisi”, “suicidi”. Tutto ciò accade per l’avidità e la stoltezza degli esseri umani: allo stesso tempo antagoniste e complici. Scioperi demografici, assalti alle banche e coprifuoco: parte di ciò che immagino per la peggiore delle ipotesi. I media snocciolano sigle e percentuali che fanno apparire tutto ancora più inquietante di quanto già non sia, ma alla fine ‘sti gran cazzi! Spero solamente che i responsabili di questa congiuntura economica facciano la fine dei Romanov. Per il conto sistemiamo all’italiana… Non invidio i neonati della classe media.

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12
Set

In posizione

Pubblicato lunedì 12 Settembre 2011 alle 06:44 da Francesco

Resto sulla linea di demarcazione tra una fine e l’altra, a stretto contatto con le parti migliori di me stesso. Non sono legato ad alcunché e di conseguenza non ho nodi da sciogliere. L’autunno è alle porte e presto ingiallirà i contorni del proprio ingresso. Non ho conti aperti con nessuno eppure sono una persona vendicativa: beh, tanto meglio che sulla mia lista nera non si trovi nome alcuno. Ogni tanto ho la sensazione di riuscire a defilarmi dal tempo in maniera del tutto involontaria, però non vado pazzo per le infrazioni cronologiche. Non cerco tracce nascoste né tanto meno nascondo le mie. I miei armadi sono semivuoti perché vesto leggero, però lo spazio in più sono disposto ad affittarlo a degli scheletri seri e puntuali nei pagamenti.
Mi sento bene fisicamente. Il ginocchio destro non mi dà più problemi. Sto ancora provando ad assumere la posizione dello yeop chagi, però sbaglio sicuramente qualcosa nell’allenamento e non riesco a capire l’errore: non demordo. Sono di buon umore, navigo in acque tranquille e non scorgo cuori all’orizzonte. Non ho bisogno di remare contro, non sento la necessità di gettare la spugna e manco l’àncora. Comunque in alto mare non si può certo andare con i piedi di piombo. 

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9
Set

Dagli anni settanta in poi

Pubblicato venerdì 9 Settembre 2011 alle 08:56 da Francesco

Sono abituato a guidare da solo lungo le strade di mezza Italia per assistere a grandi concerti. Mercoledì mi sono recato nella Città Eterna per un live straordinario al quale hanno partecipato Il Tempio delle Clessidre e Locanda delle Fate. Nei primi milita anche Stefano Galifi che nel 1973 cantò quel capolavoro del progressive rock italiano che s’intitola “Zarathustra” e il cui parto fu opera dei Museo Rosenbach: durante il live è stato suonato un pezzo di quel disco ed è inutile che adesso io cerchi di verbalizzarne i brividi. Invece la traccia che mi ha colpito di più tra quelle de Il Tempio delle Clessidre è stata La stanza nascosta: un duetto eccezionale tra la voce di Galifi e il tocco magistrale di Elisa Montaldo. Anche “Danza esoterica di datura” mi è piaciuto particolarmente come pezzo benché sia strumentale.
Non so come incensare in modo adeguato la Locanda delle Fate. Ho ascoltato svariate volte il loro gioiello, “Forse le lucciole non si amano più” e proprio la settima traccia di quest’album che è stata eseguita dal vivo mi ha traghettato in un’altra dimensione: Vendesi saggezza. La voce e il carisma di Leonardo Sasso mi hanno incantato quanto la classe di Max Brignolo alla chitarra.
Il tre settembre ho visto di nuovo Le Orme e conto di rivedere il gruppo veneziano per la quarta volta: La Via della Seta è un disco straordinario! Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine mi sono reso conto che alla voce di Tagliapietra io preferisco quella che le è subentrata, difatti la versione di Sguardo verso il cielo cantata da Jimmy Spitaleri è un pezzo in cui finalmente riesco a rispecchiarmi in pieno grazie alla potenza vocale di quest’ultimo: cazzo, mi fa vibrare le vertebre, davvero sublime.

“La colpa d’esser vivo e non poter cambiare”

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7
Set

Né d’incesto né d’amore

Pubblicato mercoledì 7 Settembre 2011 alle 18:05 da Francesco

Qualche giorno fa ho pensato a come sarebbe divertente se qualcuno si sdraiasse con la faccia rivolta verso la topa della propria ragazza e dicesse: “Aspetto che piova!”.
Ho cambiato titolo al mio terzo libro e al posto de “L’elogio dell’estinzione” ho optato per un più sobrio “Né d’incesto né d’amore”. Per lo scritto precedente ero riuscito a rimediare un contratto modesto che non ha avuto seguito a causa d’alcune divergenze tra me e l’editore. Non escludo di propormi ad altre case editrici per farmi due risate, altresì non escludo di partecipare ad una bell’apocalisse per farmene di ben più grasse. Comunque “Né d’incesto né d’amore” conclude la la trilogia (si scrive “saga” ma si legge “sega”) che verte in modo più o meno velato sulla sana abitudine d’adunghiarmi il cazzo.

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6
Set

Misure anticrisi

Pubblicato martedì 6 Settembre 2011 alle 15:05 da Francesco

In Italia ci sono personaggi improponibili che vengono pagati profumatamente per risollevare le sorti della nazione, di conseguenza l’inettitudine che contraddistingue tali pezzi di sterco mi fa sentire autorizzato ad appuntare qualche idea naif in merito all’attuale crisi economica.
Io trovo che le droghe siano banali e identiche alla religioni (senza parafrasare Marx), perciò le considero reazionarie e adatte ai bigotti. Non ho mai fumato né ho mai bevuto alcolici e manco intendo iniziare poiché non voglio pagare lo Stato per avvelenarmi.
Fatta questa premessa, io ritengo che l’Italia dovrebbe nazionalizzare il mercato della droga e diventarne monopolista. I prezzi dovrebbero essere popolari e dovrebbe esistere una sorta di tessera del tossico per razionare le risorse narcotiche. A tali misure dovrebbero aggiungersene altre. Anzitutto lo spaccio al di fuori del circuito statale dovrebbe incorrere in pene più severe e dovrebbe essere introdotta la pena capitale per i vertici delle organizzazioni criminali in modo tale che questi individui non possano operare dietro le sbarre: insomma, lo Stato dovrebbe fare il possibile per difendere lo status di unico pusher. Io ipotizzo (senza basarmi su dato alcuno) che nell’arco di due anni le casse dell’erario sarebbero talmente stracolme che l’appropriazione indebita diventerebbe quasi una forma di pietà nei confronti di una simile elefantiasi!
La distribuzione potrebbe avvenire presso degli sportelli comunali, ovviamente muniti di tutti i sistemi di sicurezza che il caso imporrebbe.
Ovviamente i tossicodipendenti dovrebbero venire schedati e dovrebbe essere loro rimossa la copertura sanitaria per le patologie legate all’uso di sostanze stupefacenti, però questa misura non dovrebbe essere retroattiva e dovrebbe applicarsi soltanto alle generazioni future previa massiccia campagna d’informazione da protrarre nel tempo. Un taglio alla sanità ed entrate a iosa: meglio di così si muore, eh sì, ma davvero.
Cercherei inoltre un casus belli (ah, la storia ne è gravida!) per consentire all’Italia d’invadere il Vaticano e appropriarsi delle ricchezze clericali, tuttavia una parte di queste dovrebbero essere usate per continuare a finanziare chi davvero si prodiga in attività caritatevoli. Il cattolicesimo diventerebbe soltanto un culto tra i tanti e per metterlo completamente knockout introdurrei il diritto all’eutanasia per tutti e riconoscerei ogni diritto che attualmente viene negato alle coppie omosessuali. Alienerei i beni dello Stato che costituiscono soltanto una spesa e che non hanno altro valore al di fuori di quello monetario. Dispensate dal contrasto alla droga (quantomeno nei termini precedenti), le Forze dell’Ordine avrebbero più gioco su altri campi della criminalità e così potrebbero portare allo Stato ulteriori introiti da quel sottobosco di racket, riciclaggio, appalti truccati e quant’altro che annualmente consente alle organizzazioni criminali di fatturare delle cifre da dieci zeri. Ah, dimenticavo: per la corruzione nei pubblici uffici introdurrei la fustigazione. Mi piacerebbe disporre d’una copia dell’Italia in scala uno ad uno per sperimentare quanto ho scritto finora. Al di là delle provocazioni (che non sono queste, dato che appoggio ogni singola riga), se avessi la certezza dell’efficacia di una ricetta per tenere la barra della nazione, io la sposerei senza indugio, anche se fosse del tutto antitetica a quanto ho scritto finora.

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3
Set

Laggiù, quaggiù

Pubblicato sabato 3 Settembre 2011 alle 07:38 da Francesco

Qualche volta tento di reclutare delle parole infallibili per esprimere nella mia lingua madre certi pensieri, però la resa di uno scritto non si annida sempre nel linguaggio forbito né tanto meno nelle frasi ad effetto. La citazione è una pratica degradante, perlomeno ogniqualvolta diventi un’abitudine insalubre e usurpi senza ritegno il ruolo che invece dovrebbero ricoprire a turno le proprie ideazioni, tuttavia in taluni casi credo che occorra riconoscere ad altri la capacità d’aver formulato dei concetti in un modo talmente efficace da negare la possibilità nonché l’esigenza di ulteriori perfezionamenti. L’immagine sottostante e le parole che l’accompagnano esprimono ciò su cui talvolta provo a porre l’accento, perciò me ne avvalgo e allo stesso tempo mi rendo conto che qualsiasi rielaborazione da parte mia ne indebolirebbe la portata.

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1
Set

Pagine e copertine

Pubblicato giovedì 1 Settembre 2011 alle 08:18 da Francesco

Riesco già a vedere l’autunno senza rabbuiarmi benché la luce diurna sia destinata a scemare. Splendo dentro di me, per me e con me. Non discrimino l’oscurità né il freddo che stanno ancora preparando il ritorno, però mi sono già premurato di ottenere un po’ di compagnia per i prossimi mesi e così ho approfittato degli ultimi sconti sui libri che Amazon ha potuto praticare in Italia. “La trilogia del nord” di Ferdinand Céline, “Storia della filosofia occidentale” di Bertrand Russell, “L’universo e l’origine della vita” di Daniel R. Altschuler e “Storia della pirateria” (quella navale) di David Cordingly. In tutto mi attendono sette libri e oltre tremila pagine da consumare, difatti al computo dei volumi ho aggiunto anche i tre testi di psicoanalisi che mi sono giunti tramite un ordine separato da quello delle opere suddette.
Ho già cominciato a leggere avidamente “La trilogia del nord” che è composta da tre romanzi in cui Céline riprende lo stile di “Viaggio al termine della notte” e “Morte a credito” che ho adorato. Trovo sfiancante quanto propedeutica la lettura di novecento pagine di Céline poiché lo stile del transalpino non brilla certo per chiarezza, ma questa è una caratteristica voluta dall’autore ed è anche il dazio da pagare con ampie porzioni di pazienza per non augurargli una seconda morte. La lettura mi allieta, tuttavia non pretendo granché dal suo esercizio: un po’ d’intrattenimento e qualche nozione dai tomi divulgativi. Cioran aveva ragione: “Per quanti libri sfogli, non trovo niente di diretto, di assoluto, di insostituibile. Dappertutto è il solito vaniloquio filosofico”.

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30
Ago

Equilibrio narcisistico

Pubblicato martedì 30 Agosto 2011 alle 15:05 da Francesco

Ho letto che il bambino ritira progressivamente la libido narcisistica dall’imago arcaica che in un primo momento è oggetto della sua idealizzazione e così edifica le proprie strutture psicologiche per supplire al ridimensionamento delle risposte materne. La cosiddetta “frustrazione ottimale” è il perno di questo processo e trovo meravigliosa l’espressione a cui Heinz Kohut ricorre per descriverlo. Le strutture che vengono costruite attraverso l’iter summenzionato oltre a svolgere un ruolo di sostegno emotivo ne ricoprono anche uno fisico, difatti incidono parzialmente sulla regolazione e sulla conservazione della temperatura cutanea. Pare che gli individui con disturbi narcisistici reagiscano anche con vasocostrizioni della pelle e delle membrane mucose (e qui cito direttamente una nota del libro che sto leggendo), perciò finiscono per esporsi maggiormente a infezioni di vario genere. Questo particolare mi permette di sottolineare un tratto caratteristico della mia persona, difatti io indosso t-shirt per tutto l’anno e di conseguenza tollero il freddo più di altri (che si coprono vistosamente) nonostante sia piuttosto raro che l’inverno nella mia zona risulti impietosamente rigido.
Riconosco in me una certa autarchia emotiva che in parte mi sento di sovrapporre al concetto di equilibrio narcisistico, ma non la lascio prevalere altrimenti mi precluderei delle realtà che mi sono ancora ignote e di cui non temo affatto la natura perché è una parte preminente di quella che scriverei con la enne maiuscola se mi ritrovassi a doverla ripetere prima del prossimo punto.

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