23
Feb

Precisazioni da toilette

Pubblicato giovedì 23 Febbraio 2012 alle 19:39 da Francesco

Mi fa sorridere la curiosità che spinge certa gente a leggere queste pagine. Io non m’interesso delle vite altrui perché il format del reality show non ha mai attecchito su di me, tuttavia non l’ho mai demonizzato. Questo blog è pubblico e di conseguenza ognuno può accedervi, ma nella stessa misura io sono liberissimo di farmi un’idea dei visitatori: ce ne sono certi che sfiorano la morbosità! In parte mi sento onorato, ma se fosse possibile preferirei scegliermi i lettori, che tra l’altro non ho mai messo in conto di avere né su queste pagine virtuali né su quelle di carta.
Memore dell’amore mai sbocciato in pieno tra me e l’informatica, tramite due righe su .htaccess ho provato a disintossicare da questo sito un tizio della mia zona che studia fuori sede, tuttavia non è durato molto. Non sono infastidito da qualcosa, altrimenti mi basterebbe rendere privata tutta la baracca o andare a risolvere di persona questioni trasversali a Internet, qualora ce ne fossero, tuttavia in questo caso non c’è nulla del genere. Regolarmente emergono dal passato degli individui che desiderano riconciliarsi con me, ma io non voglio avere nulla a che fare con ‘sta gente in quanto la reputo merdosa, stantia e stucchevole. Ci sono persone che rispetto e con le quali ogni tanto trascorro il tempo, perciò non sono un misantropo. Non mi reputo manco selettivo, ma semplicemente un osservante dell’igiene personale: non mi piacciono gli stronzi che pendono dal culo, ecco tutto. Mi si può biasimare? Assolutamente no. Oh, tiro lo sciacquone.

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17
Feb

Scintille

Pubblicato venerdì 17 Febbraio 2012 alle 12:37 da Francesco

Credevo che mondi affini potessero collidere senza collassare e io sia dannato se non dovessi restarne convinto per il resto dei miei giorni! L’umanità pecca di umanità, manca a se stessa e si cerca al di sopra di sé o al di sotto dei più bassi istinti di cui ancor oggi soffre il retaggio atavico. L’evoluzione per me non è una spietata teoria, ma un concetto aulico che tende a valorizzare il tempo di cui si compone la mortalità del mondo biologico.
Non voglio soffrire alla vista di una clessidra e qualcosa in me si ribella sempre alle derive della mestizia. Voglio pensare che una certa inclinazione sia l’eredità di un lontano avo che ha lottato contro se stesso e il mondo quando quest’ultimo era ben più selvaggio di quanto sia nell’epoca attuale. Sono il prodotto di chi è venuto prima e ha affrontato la stessa panoplia di sensazioni discordanti, perciò con lo sforzo necessario posso evitare di ripetere gli errori commessi dai miei predecessori. Quante vite sono state spezzate in nome di un’idea sbagliata? Quanti anni sono andati persi per degli scopi trafugati da tradizioni anacronistiche? Con tutto il tempo perso dal genere umano scommetto che si potrebbe eguagliare la vita di una stella, una delle tante a cui ancor oggi superstiziosi d’ogni risma si raccomandano. Anch’io ho una buona stella, però è una cazzo di supernova. Nel dolore sopportabile che esperisco in questo periodo io mi sento libero e vivo, ma non voglio certo arenarmici: posso fare di meglio.
Affiancherò chi vedrà in me qualcuno da affiancare a sua volta, fino ad una fusione autentica da cui ogni individualità sarà ben riconoscibile pur restando unita all’altra. Sfuggo all’identificazione e all’oggettualità perché sono troppo minute e limitate per pienarmi: a tempo debito Io sarò Es.

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14
Feb

Amandomi

Pubblicato martedì 14 Febbraio 2012 alle 10:31 da Francesco

Qualche volta fatico a credere alle coincidenze, però finisco sempre per considerarle tali, senza mai ricamarci sopra: non sono bravo nei lavori all’uncinetto. Dopo tanti anni dalle mie parti ha nevicato e io ho interpretato quella roba bianca come manna dal cielo, difatti ne ho approfittato per correrci sopra e l’ho fatto per diciotto chilometri. Le condizioni avverse mi hanno permesso di risvegliare un orgoglio primigenio e mi sono esaltato a solcare la neve come se fossi rimasto l’ultimo uomo sulle calotte polari.
Se non mi fossi confrontato con il freddo e col terreno pesante non avrei potuto trovare altrove un nutrimento altrettanto efficace per la mia autostima in questi tempi di carestia e tribolazione. Forse un giorno per mettermi alla prova mi cimenterò in uno sforzo che mi sarà fatale e allora di me non resterà nulla. Alcune volte ho l’impressione che dietro la mia attività fisica in realtà ci sia l’inseguimento di una morte prematura, la ricerca dell’infarto perfetto, il raggiungimento di una congestione principesca. Forse sono guidato da un desiderio inconscio di autodistruzione che mi spinge a cercare un modo accettabile di crepare dietro apparenze edificanti, salutari e meritorie. Tutto ciò è mera speculazione! Io sono vivo, lucido, giovane e forte. È vero, sono sprovvisto di legami anche se percepisco delle catene, però abito nel mio tempo e non annego nei piagnistei. Ogni tanto ho la sensazione di adorare questa lotta interiore, come se non cercassi davvero la sua fine. A differenza di quanto avviene nel mondo, i conflitti sono stati propedeutici per me, ma neanche Achille fu immerso completamente nello Stige e dunque è normale che io presenti più di un tallone vulnerabile: d’altronde sono figlio di una mortale, mica di una nereide.
Nel giorno degli innamorati rinnovo l’affetto per me stesso e la promessa di proteggermi. Fosse possibile, mi bacerei. Io sarò con me, qualunque cosa accada, nella buona e nella cattiva sorte.

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6
Feb

E ancor sciabolo tra nembifere circostanze

Pubblicato lunedì 6 Febbraio 2012 alle 12:47 da Francesco

Adesso tengo la bestia per il collo e stringo sempre di più la mia presa. Le riflessioni degli ultimi giorni e una lunga dormita mi hanno giovato oltremodo. La lotta ha smesso di essere impari, ma è ancora lontano il momento di cantar vittoria. Non c’è nessuno che mi possa aiutare e nessuno ha modo d’intromettersi in questo caso, ma per fortuna non ho motivo di preoccuparmi di una ingerenza poiché non vanto una scuderia di alleati né un harem da cui qualcuno possa tentare di lanciarsi in mio soccorso: il risparmio di inutili martirii!
Sono questi travasi di veleno nella psiche che mi esaltano ogniqualvolta mi renda conto di come non possano essermi fatali, difatti è l’incertezza della loro efficacia che puntualmente m’espone ai colpi sotto la cintura. La perdita della madre, il cancro, la povertà, la catastrofe atomica, ogni sconfitta possibile e ogni tradimento, tutto ciò io contemplo negli inferi presso cui possiedo una seconda casa; altro poi si aggiunge, amorfo e subdolo, pronto a strapparmi della vita prima che sia la vita stessa a disfarsi di me. Posso accusare i colpi e cadere molto in basso, posso financo accasciarmi e sembrare spacciato, ma c’è sempre una forza interiore che mi consente d’eseguire un colpo di reni. Non è cambiato nulla nella mia esistenza da quando la componente maligna si è acuita, ma sono rientrato in possesso della freschezza necessaria per far sì che la mia lucidità non mi serva soltanto a rendermi conto della profondità delle ferite.
Non esistono mercenari che possano affrontare simili battaglie, non c’è delega d’affibbiare né la consueta divisione della mia specie in uomini e caporali: col cazzo che io sto solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole, ma in equilibrio sulla ghiandola pineale vergato da rinnovato vigore: ed è subito acume. Fanculo Quasimodo, sono gli echi di Spartaco che devono giungermi. Non mi piacciono i tatuaggi, non vanto le cicatrici delle persone che si reputano vissute, bensì io ricorro alla levigatezza di una pelle nuova a ogni muta: mi svesto con le vipere. Andiamo avanti.

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4
Feb

Indefinito

Pubblicato sabato 4 Febbraio 2012 alle 14:43 da Francesco

La mia salvezza risiede in una profonda accettazione della morte. Devo contemplare la fine più di quanto abbia mai fatto finora per sentirmi tutt’uno con questo evento ineluttabile. Che io viva altri cent’anni o altri cinque minuti ha poca importanza. Devo andare al di là di cotanta nequizia. Mi sforzo di radicare in me una sincera deferenza per la dissoluzione, però il mio non è basso nichilismo né tanto meno il cominciamento di una spirale depressiva.
Non m’è dato percorrere la strada che sento mia, quella per la quale provo un’inclinazione del tutto naturale, ma su cui per demeriti, coincidenze e mancanze non riesco mai a mettere piede. Per quanto io sia ateo, la cultura occidentale di stampo cristiano mi ha influenzato ugualmente e su quest’ultima, in una certa misura, ho modellato il mio concetto di felicità. Devo liberarmi in maniera ancor più netta degli eventuali rimasugli della società in cui sono cresciuto. Io non ho lo spessore dell’eremita, non sono all’altezza di praticare l’ascesi e, per quanto ridimensionati, ci sono sempre desideri sopiti che di tanto in tanto si destano in me. Anelo a qualcosa che mi pacifichi di nuovo con me stesso e con tutto ciò che mi circonda. Non auspico la mia scomparsa, ma quella di quanto invece non è mai comparso. Paradossi e dualismo: una ricetta antica.

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1
Feb

Meglio vivo che morto

Pubblicato mercoledì 1 Febbraio 2012 alle 07:49 da Francesco

La mia psiche fatica. Sono ancora pervaso dalle lacerazioni affettive e tento di arginarle con un immobilismo temporaneo del pensiero. Potrei ripararmi in questioni più grandi di quelle che mi riguardano direttamente, però un espediente del genere mi consentirebbe soltanto di ritardare l’ennesimo confronto con le mancanze in me cronicizzatesi.
Sono dilaniato da un’arma a doppio taglio. Ho la piena consapevolezza di miei pregi quanto dei miei limiti, ma non riesco a trovare uno sbocco per i primi e i secondi non sono abbastanza forti da smemorarmi. In altre parole è come se fossi continuamente sottoposto ad un’operazione a cuore aperto senza anestesia in quanto la mia lucidità non si fa mai da parte. Di natura e forse per vissuto ho una sensibilità accentuata, ma questa mi ucciderebbe se non avessi un certo controllo su me stesso. Non mi manca la volontà di fare il passo decisivo, tuttavia non trovo un terreno su cui compierlo e per questa ragione mi tengo in equilibrio su una gamba sola. Le lotte interiori di cui sono protagonista non hanno nulla d’originale, ma posso imprimere univocità sul modo d’affrontarle. Devo vincermi, nel senso attivo e passivo che può avere tale espressione. Non ho i postumi di una crisi adolescenziale né anticipo quella di mezz’età: solo lungimiranza.

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29
Gen

Fonti alternative di energia

Pubblicato domenica 29 Gennaio 2012 alle 15:21 da Francesco

In parte ritengo che il crollo del mio umore sia da imputare a processi biochimici: ultimamente corro meno e di conseguenza secerno una quantità inferiore di endorfine rispetto allo standard degli ultimi sei anni. La mancanza del sostegno naturale di cui sopra permette alla mia aridità emotiva d’inasprirsi e ne rende più difficoltoso il contenimento.
In questo periodo prediligo un allenamento di tipo anaerobico, perciò utilizzo pesi ed eseguo esercizi a corpo libero che mi giovano moltissimo senza sfiancarmi quanto la mezza maratona o i dodici chilometri di mantenimento durante i quali spingo quasi al massimo delle mie possibilità. In altre parole è come se lo stress fisico allontanasse quello psichico e viceversa. Per parecchio tempo le due entità hanno convissuto in me, ma credo che i cambiamenti della sublimazione ne debbano ancora ridefinire i rapporti. Ho bisogno d’amore come ogni altra persona, tuttavia non disponendone m’avvalgo di buoni surrogati per mantenere la coesione dell’Io. La mia situazione attuale può essere paragonata ad una crisi petrolifera, però confido di risolverla presto e bene. In casi del genere alcune persone possono arginare i sintomi con palliativi a cui io non intendo ricorrere: confidenze con un amico, aumento di zuccheri nel sangue, tabagismo, alcolismo o qualsiasi altra assunzione di droga, crisi mistiche, revanscismo, abbuffate, ricorso al meretricio e vandalismo, solo per citare alcune tra le tante banalità che qualcuno invece spaccia per grandi trasgressioni. Io ho soltanto l’introspezione e me tesso per attenuare il vuoto emotivo, ma non me ne lamento in quanto è ben più dello stretto necessario e difatti mi reputo molto fortunato.

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27
Gen

Geografia disumana

Pubblicato venerdì 27 Gennaio 2012 alle 20:02 da Francesco

Non mi diverto a sentirmi un pesce fuor d’acqua in un mare di catrame. La storia è costellata di capitoli oscuri che mettono in discussione la definizione di umanità, ma certe pagine vengono privilegiate nella memoria in base a criteri meramente geografici: di vicinanza. Paradossalmente i negazionisti d’ogni sorta e latitudine hanno più cose in comune di certuni che si professano alfieri della libertà, ma le somiglianze dei primi di solito sono improntate ad un’idiozia senza fine. Ardua la scelta tra un buonismo artificioso e una stupidità autentica. Le opinioni su determinati temi non di rado dipendono più dal vissuto personale che dai fatti in sé. Certi tipi di frustrazione generano odio immotivato e gratuito, altre invece un approccio empatico benché insincero: quanta poca padronanza ha la mente su se stessa e quanta fatica per emanciparla un po’. Il Giorno della Memoria a me ricorda un evento che trascende la storia poiché solamente una macchina (difettosa, oltretutto) potrebbe inquadrarlo in una cornice così limitata, tuttavia lo reputo alla pari di un altro olocausto che invece ha avuto e continua ad avere scarsa eco: lo stupro di Nanchino.
Penso puntualmente al principio di prossimità della psicologia della Gestalt (in un senso più ampio) ogni volta che mi rendo conto di come le parti del mondo tendano a dimenticarsi e a sminuirsi vicendevolmente sul piano del male assoluto.

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25
Gen

Manovra di ripiegamento

Pubblicato mercoledì 25 Gennaio 2012 alle 19:01 da Francesco

Scorri mio tempo, fatti grande. Fisicamente verso in ottime condizioni, ma ho l’umore malconcio. Non mi spaventano i bassifondi della psiche perché ne conosco ogni dedalo. In parte mi sento sconfitto, ma ne sono parzialmente contento poiché il riscatto sarà più poderoso, tutt’altro che estorsivo. Puntualmente mi adagio sugli allori e con altrettanta regolarità questi si trasformano in oleandri velenosi. Tra le strade delle città di provincia e tra quelle della capitale noto sempre molti schiavi delle droghe, delle religioni o degli ideali: il gran merdaio in cui versa l’umanità da quando ha deciso di unirsi in una mirabolante schizofrenia.
Io mantengo la mia lucidità poiché è la migliore consigliera di cui mi possa avvalere ed è proprio con lei che pianifico il ritorno sulle vette dell’umore. Non rispetto chi si stordisce per non soffrire e non voglio averci nulla a che fare: sono fatto di un’altra pasta e non è certo quella che va per la maggiore nelle discoteche. Le notti in cui non riesco ad addormentarmi le prendo come i dazi da pagare per mantenere la mia umanità, ma non credano i demoni ch’io rinunci a riprendere le ore di riposo di cui sono convinti d’essersi appropriati per sempre: tempo al tempo.
Non ho nomi da maledire né da osannare, non me ne rimbomba nessuno nella scatola cranica e non posso farci nulla, ma vorrei averne uno per tatuarmelo sotto il miocardio a caratteri cubitali.

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22
Gen

Colpito, affondato

Pubblicato domenica 22 Gennaio 2012 alle 16:56 da Francesco

Suo malgrado la mia zona ha guadagnato le prime pagine del mondo. Quando la Concordia ha urtato contro l’ormai celebre scoglio io mi trovavo a Porto Santo Stefano e ho appreso la notizia dalla radio attorno alla mezzanotte, tuttavia al momento non ho pensato che si trattasse di un incidente grave. Mi sembra che l’attenzione mediatica piaccia ad una parte della cittadinanza e difatti ho udito persone vantarsi per l’accoglienza fornita ai naufraghi: tanto di cappello per la solidarietà, nessuna stima invece per il suo sbandieramento ai quattro venti.
Gli uomini di mare ancora tuonano contro il codardo che ha lasciato la propria nave e il carico di persone in balìa delle circostanze: immagino che nelle giuste invettive di costoro si trovi anche il piacere di dire la propria, il gusto di essere titolati per esprimere un’opinione ai microfoni delle emittenti sciacallesche che pullulano al Giglio, ma di cui se ne può trovare traccia anche in quel di Porto Santo Stefano e persino ad Orbetello. La figura del comandante Schettino ovviamente  risiede tra le forche e il garantismo portato all’eccesso, più precisamente quando quest’ultimo cambia pronuncia e diventa “cavillosità”, “bizantinismo”: la consueta precedenza a dei princìpi invece che alle persone in carne e ossa. In Italia come altrove mi pare che troppo spesso taluni si concentrino sulla figura del carnefice e dimentichino velocemente le vittime o ne riducano in modo considerevole l’importanza. Per quanto mi riguarda io credo che se questo mondo fosse un po’ più giusto allora nei reparti di oncologia si troverebbero solamente determinate persone.

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