17
Set

Marduk a Roma, ancora una volta

Pubblicato lunedì 17 Settembre 2012 alle 01:37 da Francesco

Venerdì, ad una settimana esatta dal live di Veruno, mi sono recato nella capitale per assistere ad un concerto dei Marduk. Già tre anni fa avevo visto le leggende svedesi del black metal, però questa volta ho vissuto l’esibizione sotto il palco, con tutto ciò che ovviamente ne è conseguito. Forse è stato il concerto più devastante e violento a cui io abbia mai preso parte: una guerra a cui mi sono unito come imponeva la t-shirt di Panzer Division Marduk che indossavo.
Fatte eccezione per Temple Of Decay, dalle mie parti, ovvero tra la seconda e la terza fila, c’è stato un pogo continuo a cui ho risposto con spallate, gomitate e quant’altro, ma sono riuscito nell’impresa di filmare anche un altro pezzo oltre al suddetto, ovvero Nowhere, No-one, Nothing il cui risultato è a piè di pagina. Per tutto il tempo ho avuto Morgan e Mortuus a pochi centimetri e a quest’ultimo sono riuscito a dare anche la mano, inoltre ho avuto modo di vedere da vicino come il primo scorreva sul manico della sua ESP mimetizzata. Non conosco tutta la discografia dei Marduk, però la scaletta mi è sembrata varia e ho avuto conferma di questa impressione quando sono andato a ricercarla. Come tre anni fa per me il momento più esaltante è consistito nell’esecuzione di Baptism By Fire e della title track di Panzer Divsion Marduk, infatti io nutro una piena venerazione per quel breve ma intenso album che mi ha fatto conoscere il gruppo quasi dieci anni fa. Per quanto riguarda il black metal credo che solo gli Immortal potrebbero darmi qualcosina in più dal vivo, perciò non m’illudo di rivivere le stesse sensazioni in un altro concerto dello stesso genere. Comunque alla fine delle danze macabre (questa citazione è per pochi, ma tanto qua non c’è nessuno) ho dato una pacca sulla spalla e ho stretto la mano al tizio con cui ho lottato per lungo tempo, là in trincea. Devo menzionare l’intensa attività di sollevamento di gentiluomini a cui ho partecipato, infatti verso metà del live lo stage diving è stato continuo. Insomma, in quell’atmosfera di violenza relativamente controllata mi è sembrato di rivivere una cerimonia ancestrale, persa nei tempi, “quand’ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto”.

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13
Set

Oltre le pulsioni aggressive

Pubblicato giovedì 13 Settembre 2012 alle 03:34 da Francesco

Questa estate ho avuto modo d’interloquire con uno psicoterapeuta francese che si trovava in vacanza dalle mie parti. Non conosco la lingua transalpina sebbene abbia finto di studiarla per anni durante l’inutile e disdicevole periodo della scuola media superiore. Ho disquisito in inglese con quest’uomo di mezza età che segue l’insegnamento freudiano. All’inizio abbiamo scherzato sulla psicologia del profondo con uno scambio di citazioni e siamo finiti a parlare del concetto di sublimazione. Secondo il suo indirizzo l’attività sportiva consente di spostare soltanto le pulsioni aggressive, tuttavia in base alla mia esperienza mi sento in grado di affermare che anche quelle sessuali possono esservi sublimate. D’altronde come farei ad essere vergine se non avessi lo sport come valvola di sfogo? La mia attività intellettuale non è abbastanza profonda e forte da essere qualificabile come surrogatoria dell’erotismo. Ho una cultura media che qualche volta può sembrare più grande di quanto sia in realtà, perciò se la considerassi tale commetterei un atto di superbia e se fosse qualcun altro a cadere nello stesso errore di valutazione allora egli dovrebbe rammentare che anche un gatto può generare l’ombra di una tigre: è una questione di luci. Insomma, non dispongo di un livello culturale talmente alto da contenere in sé tutte le mie pulsioni sessuali, infatti una buona parte trova impiego nella corsa e l’altra emigra tramite la masturbazione. Non nego che anche nel mio caso siano coinvolte delle attività intellettuali nel processo di sublimazione, come ad esempio la lettura o la scrittura che alla fine si riducono ad un becero accumulo di nozioni, alla stregua di una collezione di francobolli, ma trovo che il ruolo di queste sia davvero minoritario per me. Se la mia capacità d’apprendimento fosse stata assai superiore forse avrei potuto essere d’accordo con lo psicoterapeuta francese, infatti non avrei avuto la mia esperienza per confutare il suo postulato. Non m’interessa mettere in discussione una scuola né tanto meno ambisco a sentirmi l’eccezione che conferma la regola, però resta il fatto che nell’esercizio fisico io sublimo le pulsioni sessuali: questo è poco ma sicuro.

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12
Set

A pezzi e bocconi

Pubblicato mercoledì 12 Settembre 2012 alle 02:25 da Francesco

Ne scrivo di rado, però continuo a studiare il giapponese da autodidatta. Ho imparato dei nuovi ideogrammi e qualche altra nozione della grammatica, ma non ho notato grandi miglioramenti nella comprensione della lingua parlata. Fatico parecchio a distinguere le parole in un contesto che non sia quello di un video didattico e in particolare non riesco a riconoscere le particelle.
Mi sono concentrato sulla scrittura e ho trascurato sia la lettura che la conversazione, tuttavia in questi anni il mio studio è stato incostante e non ho ragione di credere che possa cambiare. Se almeno vedessi gli anime o leggessi i manga potrei essere più motivato a dare una maggiore regolarità all’interesse per la lingua, però non sono mai riuscito ad appassionarmene in quanto trovo entrambi piuttosto noiosi. Ogni tanto sorge in me la brama d’approfondire la conoscenza dell’idioma nipponico, ma spesso l’entusiasmo finisce per ridursi ad un esercizio mnemonico che potrebbe essere un’appendice de La Settimana Enigmistica. In molte cose arrivo ad un punto in cui dovrei prendere lo slancio per tuffarmici, ma puntualmente mi fermo sul trampolino al fine di spararmi una bella sega. In ogni caso lo studio non rappresenta mai del tempo perso, o almeno mi piace pensare che sia davvero così. Alleno la mente per non farle frequentare pensieri poco raccomandabili: il mio è nient’altro che un piano di recupero.

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9
Set

Festival progressive a Veruno

Pubblicato domenica 9 Settembre 2012 alle 23:13 da Francesco

Il sette settembre mi sono recato a Novara e precisamente in quel di Veruno per assistere alla prima giornata di un festival progressive. Sono stato in piedi per venti ore, di cui quattordici le ho passate al volante, ma adesso posso affermare che ne è valsa la pena! Sono stato sotto il palco per tutto il tempo, appoggiato alla transenna dalla prima all’ultima nota.
Prima dell’inizio ho passato in rassegna i vinili in vendita e mi sono fermato alla bancarella della Black Widow Records, la stessa da cui quest’estate ho comprato l’album de Il Tempio delle Clessidre in occasione di un evento analogo a Bagnaia. Questa volta ho acquistato i primi due vinili de Il Bacio della Medusa che sono già fuori catalogo. La mia militanza è stata plaudita da altri avventori, ma per me viaggi del genere non sono mai un sacrificio.
I primi a suonare sono stati i Court, una band locale di vecchia data che non avevo mai sentito e che ho applaudito con convinzione: ne rimedierò qualche album perché è stata davvero una bella scoperta. È venuto poi il momento dei Wicked Minds che non mi hanno catturato benché suonino alla grande: mi sono piaciute molto le parti di Hammond, le rullate del batterista e ho apprezzato qualche assolo, ma niente di più. Dopo i gruppi suddetti, entrambi italiani, sul palco di Veruno sono saliti i Pain of Salvation, osannati dall’inizio alla fine. Per fortuna nella scaletta hanno prevalso dei pezzi datati, infatti le ultime produzioni non sono state di mio gradimento. La band è stata impeccabile, anche se verso la fine il tastierista ha avuto un problema e Daniel ci ha scherzato su prima di ricominciare il pezzo daccapo. Insomma, è stata una bella esibizione che per qualcuno è stato il momento più alto della serata. Io invece sono andato in estasi con i Flower Kings che hanno esordito con un pezzo di venticinque minuti, ovvero Numbers, la prima traccia del loro ultimo album: per me è stata un’esperienza lisergica, forse onirica o chissà cosa. Sono state suonate anche perle come Stardust We Are e What If God Is Alone? che volevo udire dal vivo, ma tra i tanti pezzi proposti io sono andato davvero in un altro mondo con la chiusura, fatta anch’essa con un pezzo dell’ultimo album, Rising The Imperial: penso che questa traccia mi accompagnerà in tante sere solitarie, tra luci soffuse e speranze fiaccate, ma quel tocco sulle sei corde, quelle voci alternate e il lavoro del basso mi faranno sembrare tutto meno amaro.

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9
Set

Quanta pazienza…

Pubblicato domenica 9 Settembre 2012 alle 03:11 da Francesco

Seguo la politica italiana perché è una fucina di vicende surreali e grottesche grazie a cui talora rido senza posa fino al punto di scoppiare in pianti di ilarità. Nei palazzi del potere circolano persone così piccole, insignificanti e nocive alle quali auguro puntualmente il cancro, però devo riconoscere a costoro dei meriti per l’attività giullaresca, quest’ultima davvero a loro insaputa. Non voglio perdermi nella solita intemerata contro le teste di cazzo dei politici benché io nutra sempre la speranza di vederle rotolare lungo l’Altare della Patria.
La mia intenzione di voto non è cambiata, infatti se non ci fosse il Movimento Cinque Stelle non saprei davvero a chi dare la mia preferenza. Negli ultimi giorni c’è stata molta polemica attorno alla formazione di cui sopra, difatti pare che una lotta intestina possa inficiarla completamente. Una parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle è composto da dietrologi e complottisti i cui deliri per fortuna vengono puntualmente confutati dalla competenza e dall’ironia di persone come Paolo Attivismo, tuttavia certi detrattori del movimento non sono migliori dei fanatici che lo sostengono e sarei felice se i due schieramenti si annichilissero a vicenda.
Non ho la tessera di un partito, non ho ideali da sventolare per riempire i vuoti della mia vita e di conseguenza cerco di comprendere quale possa essere la soluzione migliore per l’Italia, ma non pretendo neanche di riuscire a trovarla e di conseguenza il mio interesse per la politica è asettico: in questo ambito mi fa ribrezzo la passione perché di solito scavalca il bene comune. L’informazione italiana è irritata dallo snobismo che le riserva il Movimento Cinque Stelle, perciò ricerca la polemica al fine di debellarne lo sprezzo. Sulle edizioni online del Corriere della Sera e de La Repubblica sono innumerevoli le stoccate faziose, però a differenza di altri sostenitori del movimento io non ci vedo lo zampino del Mossad e mi sembra che si tratti di un film già visto: le solite campagne di stampa. D’altronde non posso aspettarmi un’informazione che non presenti qualche macchietta rossa o nera (figlie d’arte, s’intende) fino a quando ai giornali verranno dati  finanziamenti pubblici. Nella stampa italiana prediligo le pagine de Il Fatto Quotidiano poiché vi vedo il maggiore sforzo verso l’obiettività, tuttavia non ne considero infallibile la linea editoriale. A me pare che soltanto Matteo Renzi abbia capito come contrastare il Movimento Cinque Stelle e ciò mi lascia un po’ perplesso mentre prendo il polso della situazione. Il sindaco di Firenze sa che basta fare propri alcuni punti del movimento suddetto per avere indietro un po’ di voti, però il Partito Democratico non se lo può permettere perché è l’altra faccia di una medaglia in cui campeggiano i subumani del Popolo della Libertà, infatti anche tra le sue fila figurano cattolici ingerenti, vecchi scaldabanchi del parlamento e altri stronzi di  tal fatta a cui io offrirei un giro di garrota. In realtà la democrazia è esercitata nella misura in cui Andy Warhol aveva previsto un quarto d’ora di celebrità per tutti, ma qui si tratta di mera vanità perché spesso tutto si riduce al gusto di dire la propria. A me interessa che le cose funzionino meglio. Se il Movimento Cinque Stelle dovesse fallire allora lo cestinerei e tornerei all’astensionismo in attesa di qualcos’altro in grado d’ispirarmi un po’ di fiducia. Non m’interessa che prevalga il mezzo, bensì che il fine sia ottenuto ed è per questa ragione che vorrei vedere distrutti tutti i simboli dei partiti; insomma mi auguro una iconoclastia che annienti tutte le dicotomie anacronistiche per rendere la politica nient’altro che una macchina empatica: i bambini cresciuti tornino ai giardinetti o vadano a farsi inculare negli oratori. Se anche uno scenario del genere dovesse verificarsi, io non potrei vivere abbastanza a lungo per vederne gli effetti, infatti penso che mi romperei i coglioni a campare per più di mille anni. Mi definisco qualunquista perché mi va bene qualunque modo a patto che il benessere comune prevalga e non ho grandi citazioni con cui addobbare questa chiusa, nulla che possa campeggiare sulla facciata di qualche palazzo delle istituzioni, ma preferisco ricorrere ad uno stile più europeista: “O Francia o Spagna, purché se magna”.

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6
Set

Vaghezza

Pubblicato giovedì 6 Settembre 2012 alle 17:22 da Francesco

Devo decidermi a registrare delle nuove sedute di introspezione per confrontarle con le vecchie. Ultimamente sono più intimista del solito e sento il bisogno di riprendere il modus operandi che mi ha permesso di muovere i primi passi al mio interno. Trovo che il periodo attuale sia adatto a tale fine, difatti sono adagiato in una piattezza emotiva che rasenta l’asepsi e di conseguenza corro un rischio minore d’influenzare le traiettorie dei miei voli pindarici con slanci d’ogni risma. Mi sento pago di me stesso senza una valida ragione. In uno zoo può essere proibito dare del cibo agli animali, parimenti io non nutro speranze altrettanto ingabbiate in schemi tradizionali. Permetto la coesistenza della mia incompletezza con la consapevolezza della sua erroneità, ma in questo caso la tolleranza è una conseguenza incidentale del bisogno e delle circostanze.
Mi duole constatare come attorno a me non ci sia nessuno da cui io possa apprendere qualcosa che mi risulti propedeutico o perlomeno balsamico. Mi sono augurato molte volte d’incontrare chi potesse illuminarmi, però non ho mai beccato dal vivo un maestro, una figura autorevole, uno stregone, insomma, un archetipo; manco un padre. L’autodidatta è un limite ambulante e poco può un uomo solo, ma quest’è.

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4
Set

Nei pressi dell’ultima pagina

Pubblicato martedì 4 Settembre 2012 alle 15:03 da Francesco

Mi trovo in dirittura d’arrivo con il mio quinto libro. Il saggio sarà più breve del previsto, infatti ho deciso di accorciarlo per non annacquarne né i contenuti né lo stile. In tutti questi anni ho depauperato la mia fantasia e ora attendo che emozioni piovane mi riempiano senza affogarmi. Non ho in cantiere altri testi e non m’illudo di pubblicare alcunché, ma provvederò ancora una volta a spedire la mia opera alla gentile attenzione dei cestini altrui. Se avessi avuto talento mi sarei già fatto strada nel mondo dell’editoria. Conosco i miei limiti e sono felice di chiudere i conti con le lunghe stesure. Dai libri che ho vergato io ho tratto molto materiale per l’autoanalisi e sarebbe stato un colpaccio se si fossero rivelati altrettanto validi al di fuori di tale indagine.
Per quanto possibile evito di identificarmi in quello che faccio e quest’inclinazione mi dà modo di mantenere un distacco salutare da molte cose, ma forse è anche la ragione per la quale io non eccello in nulla. Non sono ambizioso: tiro a freccette mentre Cupido mi sfiora con le sue e siamo tutti contenti o quasi. Ora che riaprono le scuole io invece mi sento prossimo all’ultimo giorno di lezione e sono felice di essere giunto al punto di non avere più nulla che richieda l’organicità di un libro. Non pongo l’accento sulla qualità dei miei scritti, bensì sulla quantità. In futuro potrei redigere qualcos’altro solo dietro un’improbabile remunerazione, infatti senza altra spinta non potrei che essere invogliato da promesse venali: ciò comunque rientra nel campo dell’utopia.

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31
Ago

Nota di servizio

Pubblicato venerdì 31 Agosto 2012 alle 16:09 da Francesco

Avverto un profondo benessere nel corpo e nella psiche. Gli allenamenti da me effettuati con le alte temperature credo che siano alla base del vigore da cui mi sento compenetrato, anche in virtù di una frescura che può essere già considerata settembrina.
Non mi spiego invece l’altitudine del morale, ma immagino che anch’essa in parte sia dovuta allo stato fisico. Fatico a dare delle motivazioni di carattere psicologico che siano certe, ma azzardo a supporre che l’assenza di una gioia potenziale permetta alla mia mente di restarsene quieta. In altre parole è la mancanza di un nome al quale sovrapporre il desiderio di unità che mi evita tensioni e logorii. Qualche volta temo di essere troppo razionale e prossimo all’inaridimento, ma non credo di correre davvero questo rischio. Il vuoto è un luogo di transito che conosco bene e mi è caro perché ha ospitato i periodi migliori e più proficui della mia giovane esistenza, ma non ho mai pensato di comprarci una torre eburnea per trasferirmici in pianta stabile.

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29
Ago

Attrazioni: rettifiche

Pubblicato mercoledì 29 Agosto 2012 alle 14:56 da Francesco

Un po’ di tempo fa ho indicato una timida compaesana come possibile oggetto di attrazione, ma quando l’ho incrociata di nuovo ho avuto una sensazione sgradevole che l’ha fatta evaporare dalle mie elucubrazioni. Credo che di lei mi abbia disturbato il contrasto tra bellezza e mancanza di femminilità, oltre ad un’ostentazione innaturale delle sue forme in cui ho intravisto i segni di una forte insicurezza. Nel mio immaginario una vamp autentica non è la semplice somma di abiti succinti ed elaborato maquillage, ma consta anche e soprattutto di un’incantevole naturalezza. Non ho mai parlato con costei e di conseguenza potrei sbagliarmi, ma credo alle intuizioni e alle loro rettifiche. Nel mio cranio vagabondeggia ancora una puteolana nella quale ho ravvisato per lungo tempo un fascino che né l’astio né l’indifferenza hanno ancora estinto.
È normale che io incanali tutto il potenziale affettivo verso me stesso dato che per adesso non ho nessun altro in cui riversarlo e capisco che possa sembrare una rincorsa all’atarassia o una propensione all’isolamento, ma io mi limito ad aspettare un’occasione autentica e nel mentre mi prendo cura di me. D’altronde se non mi amassi come potrei amare qualcun altro? Certo, devo stare attento a non essere troppo autoreferenziale, però mi sembra di cavarmela su quell’esile filo che separa il proprio microcosmo da tutto il resto. Mi avvalgo dell’introspezione e dell’ironia per non prendermi eccessivamente sul serio e allo stesso tempo mantengo una linea che finora non mi ha mai deluso sebbene non mi abbia ancora dato modo di andare al di là di me stesso. Che il tempo si prenda se stesso.

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25
Ago

Caldane e seghe

Pubblicato sabato 25 Agosto 2012 alle 15:44 da Francesco

Mancano meno di trenta giorni alla fine dell’estate, ma posso già annotarne qualcosa. In questi mesi il grande caldo mi ha indotto a masturbarmi più del solito, ma penso che la frequenza con cui mi sparo attualmente le seghe avrà un netto ridimensionamento dopo l’arrivo del mesto autunno. Era dai tempi dell’adolescenza che non sborravo in maniera così assidua dinanzi alle esibizioni di succinte madonne, spesso bionde e procaci. Senza uscire dai confini stilnovistici, mi rivedo in un’aulica composizione che prende il nome di Pornografia unica via.
A parte le doverose facezie, è mia opinione che un incremento dell’attività autoerotica sia stato determinato sia da fattori ambientali, ovvero il caldo, che da un’accentuazione delle mancanze affettive. Forse la conservazione di liquido seminale in periodi diversi può essere utilizzata per fare dei confronti da cui ricavare dati sui livelli di stress e carenza emotiva, tuttavia io non sono attrezzato per mettere in atto una cosa del genere: mi manca qualche grado di perversione e non ho più spazio nel freezer da quando ho portato a casa il cadavere di un vecchio sacerdote. Forse sono un po’ esagerato e fuori luogo, ma tanto non devo presentarmi al Palazzo di Vetro per ricoprire una carica importante.

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