7
Gen

L’inizio del digiuno

Pubblicato lunedì 7 Gennaio 2013 alle 04:22 da Francesco

Non riesco proprio a prendere sonno perché in questa notte d’inverno sento e seguo il richiamo irresistibile della mia parte migliore. Porto in grembo il rigoglio di una commozione profonda che di tanto in tanto emerge all’improvviso e mi rapisce: qualcuno potrebbe ritenerla solamente una manifestazione ipomaniacale. Sfortunatamente la psichiatria non è ancora una scienza esatta. Alla soglia della terza decade ho chiuso tanti capitoli, alcuni cartacei, altri esistenziali. Non sento la necessità di voltare pagina né di riscrivere ciò che il tempo ha già dissolto nell’indifferenza del suo passaggio. In momenti come questi il mio vuoto assume una compattezza estatica, quasi mi avvolgesse come gli anelli di Saturno.
Per protrarre questa sensazione devo praticare il digiuno, perciò da stanotte mi limiterò a bere acqua fino a quando non cederò alla fame. Non ho una dimensione spirituale e tali esplosioni di gioia le attribuisco a cause fisiologiche di cui io non sono in grado di tracciare l’eziologia. Voglio trarre il meglio dall’arco di tempo lungo il quale saprò astenermi dal cibo e intendo annotare le riflessioni di quest’esperienza per documentarne e sostenerne lo svolgimento.
Il mio ultimo digiuno risale a due anni fa e durò settantadue ore. Non m’importa di perdere un po’ di massa muscolare: in seguito mi allenerò e mangerò in modo tale da poterla recuperare. Mi sento all’inizio di un viaggio. Il mio ultimo pasto risale alle tre e un quarto di questa notte.

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1
Gen

Le risposte dell’organismo

Pubblicato martedì 1 Gennaio 2013 alle 23:52 da Francesco

Per me l’anno è finito molto bene, infatti ieri sono riuscito a ottenere un buon tempo sui diciotto chilometri e mezzo: precisamente un’ora, diciassette minuti e venti secondi. In pratica ho tenuto una media di quattro minuti e undici secondi al chilometro. Ho deciso una volta per tutte di non puntare al miglioramento della mia velocità, ma prima o poi correrò ugualmente una maratona. Mesi fa m’ero proposto d’iscrivermi ad una società sportiva qualora fossi riuscito ad avere un passo di tre minuti e venti secondi al chilometro sulla distanza summenzionata, perciò adesso posso farne a meno. La mia andatura è buona e per le mie esigenze andrebbe bene anche se fosse più lenta di venti secondi, infatti tengo una media di quattro minuti e trenta secondi sul mio percorso di allenamento: per me l’importante è restare sotto i cinque minuti e dunque non posso che essere soddisfatto quando nelle mie prestazioni migliori mi veda più vicino ai quattro. Grazie al periodo di riposo che ho dovuto osservare a causa di un lieve infortunio, ho ricevuto l’ulteriore conferma che anche dopo sessanta giorni di pausa le mie prestazioni aerobiche non subiscono riduzioni significative. Tra l’altro questo dato ho il piacere di poterlo sommare ad un aumento di peso di due chili sebbene io non sappia in quale misura dividerlo tra massa magra e massa grassa. Sia nella corsa che nella crescita muscolare le temperature basse costituiscono un fattore importante, infatti l’estate ho un calo di prestazione per l’una e per l’altra nonostante la definizione risulti agevolata. Comunque sul piano fisico sono intenzionato a sviluppare la strada che ho intrapreso, senza più oscillare da fasi prettamente aerobiche ad altre in cui invece tendo a dare più spazio agli esercizi a corpo libero e a quelli con i pesi.

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28
Dic

Alla tavola degli elementi

Pubblicato venerdì 28 Dicembre 2012 alle 12:58 da Francesco

A novembre ho completato la stesura di un saggio che l’anno venturo sottoporrò all’attenzione di qualche casa editrice. Non ho una sensazione di déjà-vu, bensì mi rendo perfettamente conto della ciclicità in cui mio malgrado scivolo con regolarità: sono ripetitivo come una cura inefficace. In questo periodo mi sto sforzando di ottenere un’infarinatura di chimica e fisica per sopperire ad un handicap che non mi è mai andato giù. Se non fossi andato a scuola oggi saprei qualcosa in più e sarei una persona migliore perché la mia curiosità avrebbe fatto un uso più proficuo di tutto il tempo ch’io sono stato obbligato a perdere nelle terze classi dei treni persi in partenza. Mi allieta il recente conseguimento di qualche concetto basilare della chimica inorganica, tuttavia attendo il momento di affrontare il carbonio per apprendere qualcosa in più della vita che risulti meno noioso di tante nenie metafisiche. Vorrei che la mia velocità di apprendimento fosse assai maggiore, ma forse se questa subisse davvero una tale miglioria ad un certo punto potrebbe indurmi ad auspicare una durata altresì celere della mia esistenza: il cane che si morde la coda, o il serpente, per i più propensi al simbolismo alchemico.
A metà gennaio vorrei riprendere il progetto di introspezione filmata, già troppo volte ritardato. C’è anche qualcos’altro che ho in serbo per me stesso e che al momento giusto appunterò qua.

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24
Dic

A debita distanza

Pubblicato lunedì 24 Dicembre 2012 alle 20:57 da Francesco

Il clima natalizio non mi tange. Non impacchetto regali né spedisco buste all’antrace, tuttavia le luminarie mi ricordano le vacanze scolastiche che da bambino anelavo più d’ogni altra cosa: già allora preferivo il tempo a qualunque oggetto in grado di consentirne l’uccisione o l’inganno, per usare espressioni popolari ancor oggi in voga tra gli adepti dell’accidia.
Se avessi avuto una compagna probabilmente il venticinque dicembre l’avrei trascorso con lei e con la sua famiglia, inimicandomi quest’ultima col solo scopo di mettere in risalto l’esclusività dei miei sentimenti per l’amata donzella. Tortuose, inconsuete e umbratili sono le vie più sincere del mio cuore! Forse certe esternazioni non mi rendono appetibile, ma fortunatamente le cannibali non mi piacciono: preferisco di gran lunga le mantidi religiose.
A proposito di cibo: qualche ora fa mi sono recato ad un supermercato per fare un po’ di spesa e all’uscita un bambino mi ha chiesto l’euro che avevo messo nel carrello. Il fanciullo non era che il tentacolo di una madre perfida, convinta di riuscire a fare leva sul senso di pietà in forza delle feste e del tenero aizzamento della prole, però io ho fissato la donna con disprezzo e non ho badato alle richieste del bambino istruito per l’accattonaggio. D’altronde quel tipo di carità non serve mai a procurare cibo né vestiario a cui gli indigenti hanno modo di accedere grazie ad associazioni di vario tipo, specialmente nei piccoli comuni, bensì quell’infida questua è spesso messa in scena per scopi del tutto diversi dai bisogni di prima necessità: altrettanto spesso vi sono uomini e donne che cadono nel tranello per ripulirsi un po’ la coscienza con una cifra inferiore a quella con cui lavano la propria auto.

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20
Dic

Riscossioni mnemoniche

Pubblicato giovedì 20 Dicembre 2012 alle 16:47 da Francesco

Cerco di essere al di sopra delle parti, come la testa di un tetraplegico. Mi voglio talmente bene che sarei pronto a morire per me stesso. Vorrei affrancarmi da qualsiasi tipo di identificazione. Ogni tanto provoco faglie insanabili, ma queste non mi allontanano mai da nulla né da nessuno da cui io non sia già separato.
”L’abitudine è in tutte le cose il miglior maestro”, ciò sosteneva Gaio Plinio Secondo. Non me la sento di sposare in toto questa affermazione, tuttavia credo che spesso corrisponda a verità. Sono passati cinque anni da quando ho iniziato a pasticciare un po’ con la lingua giapponese e malgrado la discontinuità dello studio ho aumentato il mio bagaglio di nozioni. Mi sono accorto dei progressi quando non ho avuto alcuna esitazione all’atto di scrivere “hikouki” in kanji: un terzetto di ideogrammi che tempo addietro mi sembrava del tutto proibitivo per le mie capacità mnemoniche benché di fatto non presenti un grande coefficiente di difficoltà. Più che la costanza credo che di quest’ultima sia importante una costante: la velocità d’apprendimento. Per me è un sogno quello d’assimilare tutto alla prima, svogliata e incerta scorsa. Alcune volte vi sono delle anomalie cerebrali, ai confini dell’autismo, che permettono di imparare in modo celere concetti e procedure. Chissà qual è invece l’origine dell’estro e a quali dinamiche risponde.

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3
Dic

Notazioni superflue

Pubblicato lunedì 3 Dicembre 2012 alle 21:50 da Francesco

Sono quasi due mesi che corro poco a causa di un problema al piede destro, perciò mi sfogo con i pesi e con gli esercizi a corpo libero. Mi godo la compagnia che m’offrono le piogge e i lampi del tardo autunno. Ogni tanto illumino il camino sebbene le temperature mi sembrino ancora miti. In questo periodo il vizio della lettura lo appago con “Neve di primavera” di Yukio Mishima e con degli scritti di Freud. Passeggio insieme alla mia ombra nei pomeriggi assolati, ma non disdegno la lucente convivenza del fuoco con le lampadine a basso consumo. Oziosi felini sono abituati a richiamare la mia attenzione con false lusinghe per riempire i loro stomaci, però non assecondo mai quelle fameliche richieste nel momento in cui mi giungono e qualche volta ne procrastino il soddisfacimento fino alla preparazione del mio pasto.
Manco i contatti con l’esosa burocrazia dell’Italia mi disturbano, come se quest’ultima fosse un cancro ornamentale. Uso i vantaggi del menefreghismo senza la disillusione e la sciattezza che di solito lo accompagnano. La mia esistenza è in ordine e non riesco a condannarne la piattezza emotiva. Ho poco da scrivere, ma non me ne dispiaccio. Stasera mastico mandorle.

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27
Nov

Arcobaleni in costruzione

Pubblicato martedì 27 Novembre 2012 alle 23:49 da Francesco

Piscio in aperta campagna sotto la luna piena e seguo con lo sguardo i banchi di tetraggine che promettono nullificazione. Vorrei viaggiare nel tempo per fucilare nelle culle i responsabili delle attuali ambasce. Certi aborti sono dei capolavori di chiaroveggenza. Non c’è nulla di intoccabile su questo pianeta. Vige l’obbligo delle catene a bordo, ma pesa di più quello aureo delle croci a cui si aggrappano i cristiani. Quest’anno sono stato buono, perciò spero che la stella cadente si chiami Apophis. Non vedo molti sforzi per guardare cose, eventi e vuoti nella loro piena nudità. Io mi pongo domande che sfiorano gli organi interni e qualche volta le risposte non producono il foro d’uscita, ma vivo più sereno con l’animo crivellato.
Ogni morale è una scatola cinese che non gode d’infinitezza: v’è un limite alle stronzate. Per me si profilano tempi all’insegna di un’accresciuta lucidità: lo sento dal lieve disagio che mi procuro con lo scuotimento di blande convinzioni alle quali non riconosco più valenza alcuna. Ogni petalo può essere colto o contemplato. La commistione di bene e male sfugge alla dualità di comodo. La banalità più granitica e lapidaria è quella che indica la morte come unica certezza. Strappo le consolazioni perché sono debilitanti e noiose. Inseguo la leggerezza correndo a vuoto.

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26
Nov

Discernimento

Pubblicato lunedì 26 Novembre 2012 alle 21:00 da Francesco

Per me la validità d’una scuola di pensiero non dipende né dai suoi fondatori né dai suoi fautori. La parola è un mezzo e c’è una netta differenza tra la creazione di un insegnamento e la sua applicazione. In alcuni casi forse non è esatto ritenere che l’allievo superi il maestro, in quanto il primo può trovarsi ad agire su un piano del tutto differente rispetto a quello sul quale ha attinto le proprie nozioni. Seneca ha vergato lezioni di grande saggezza anche se la storia l’ha dipinto come un personaggio incoerente, tuttavia credo che in determinati casi sia importante astrarre i contenuti dai loro autori per non lascarsi sfuggire piccoli patrimoni con cui preservare la salute mentale e l’equilibrio interiore. Forse Diogene di Sinope è ricordato più per il presunto domicilio in una botte che per il suo pensiero, quest’ultimo sì coerente con il suo stile di vita, tuttavia per me l’adesione di un pensatore alle proprie idee non aggiunge né toglie nulla a queste.
Non mi servono eroi da incorniciare in cameretta o sotto la volta cranica, non ho bisogno alcuno d’identificarmi in qualcosa o in chicchessia, ma non faccio questa sottolineatura per rivendicare un’originalità risibile che sarebbe lo stesso prodotto dei flagelli succitati: specifico il disinteresse e l’inutilità di quanto sopra perché secondo me quei meccanismi dell’Io sclerotizzano il senso critico. A questo ragionamento si sottraggono le citazioni per ragioni di chiarezza, un po’ meno quelle per pura vanità, anche se identiche. Cerco di separare i contenuti dai contenitori: faccio la differenziata perché discrimino (o almeno ci provo) nel senso più profondo del termine.

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25
Nov

Inefficacia partecipata

Pubblicato domenica 25 Novembre 2012 alle 01:29 da Francesco

Ieri mi sono recato a Roma per prendere il polso della rabbia sociale. Una volta nella capitale ho cercato un corteo in cui intrufolarmi e per trovarne uno ho seguito il rumore di un elicottero della polizia. Sono restato per cinque ore tra la testa della manifestazione e la sbirraglia, ma non ho assistito a momenti di tensione e soltanto davanti al ministero di grazia e giustizia (il minuscolo è voluto) c’è stato lo scoppio di qualche petardo e l’accensione di pochi fumogeni. Ho sentito un po’ di retorica anacronistica e qualche coro simpatico contro morti di varia estrazione, tuttavia mi aspettavo una guerriglia urbana che mettesse a ferro e fuoco le sedi delle istituzioni. Eventi di questo tipo sono più che altro occasioni di socialità su cui qualche cingalese tenta di lucrare pochi euro con la vendita di fischietti, ma non spostano di un nanometro le decisioni dei tiranni. Per me l’unico momento divertente è stato di fronte alla fiamme gialle in assetto antisommossa, infatti sembravano in posa per una foto di classe: se fossi stato un provocatore avrei chiesto loro di sorridere, ma io non facevo parte della protesta e ne seguivo semplicemente il flusso.

Immagino che se la folla avesse voluto farsi sentire davvero avrebbe dovuto caricare le Forze dell’Ordine per appropriarsi delle loro armi (i numeri per farlo c’erano) e correre verso i palazzi del potere per sparare ad altezza d’uomo. Ogni tanto partiva il seguente coro: “Tutti insieme famo paura”; sì, ma ai negozianti che abbassavano le saracinesche e a qualche turista confuso tra le rovine dell’antico impero romano e quelle della moderna quanto merdosa repubblica.
Non ho proprio voglia di essere accusato d’istigazione alla violenza (in questo senso la politica dovrebbe autodenunciarsi) o di apologia di reato, infatti la mia opinione non conta un cazzo ed è semplicemente il risultato di ragionamenti pragmatici sulla scorta del modo in cui la storia si è snodata finora. I confini italiani non sono stati stabiliti con un unanime spirito risorgimentale, ma sono costati vite e sovranità locali, come d’altronde quasi tutti gli aggiornamenti dei planisferi. Non è colpa mia se sono nato in un’epoca pedissequa rispetto alle precedenti, però non potrei contestare la paternità della disonestà intellettuale se non mi sforzassi di chiamare le cose con il loro cazzo di nome. Per quanto mi riguarda l’unica rivoluzione possibile è quella personale, interiore (e su questo tema Jiddu Krishnamurti ha scritto cose pregevoli). Non farei figli neanche se ne avessi la possibilità perché malgrado le apparenze io non sono abbastanza egoista. Cerco di trarre il meglio dal tempo che mi resta da vivere e ho buone ragioni di credere che prima o poi otterrò un distacco pressoché totale dalle nevrosi della mia società.

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20
Nov

Archivio onirico: sogno n. 11

Pubblicato martedì 20 Novembre 2012 alle 16:41 da Francesco

Qualche notte fa ho sognato di trovarmi su un volo di linea. Ero pervaso da una paura profonda perché l’aereo volava a bassa quota e superava gli ostacoli con manovre appena sufficienti per evitare le collisioni. Ad un tratto ho guardato attraverso il finestrino e ho scorto tavolini e sedie di metallo scuro con un’aiuola tutt’attorno: un’immagine tranquilla che si è fissata in me.
Non ricordo di aver mai fatto un sogno analogo sebbene l’aereo sia un elemento ricorrente del mio mondo onirico, ma di solito precipita e il momento dello schianto coincide con un risveglio brusco: in questa occasione non c’è stato nulla del genere e chissà dov’è atterrato o se sia ancora in volo… Nel mio caso le interpretazioni possono essere molteplici, inoltre l’aereo si presta ad un ampio simbolismo (una volta appannaggio archetipico dell’uccello) che complica ulteriormente l’indagine. Questo sogno può essere foriero di avversità imminenti o l’espressione del timore che qualcosa di grave incomba su di me, però a livello cosciente non avverto nulla del genere: sono reticente con me stesso senza rendermene conto? D’altro canto un sogno simile può anche indicare l’idea di condurre una vita al di sotto delle proprie potenzialità (ciò spiega la bassa quota), ma può anche essere la manifestazione della volontà che un desiderio si realizzi molto presto. In ogni caso non c’è nulla di buono, ma io mi limito a prendere nota e cerco di non farmi influenzare dalle interpretazioni a cui ricorro per spiegare ciò che mi comunica l’inconscio.

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