1
Dic

Dai e dai è di nuovo dicembre

Pubblicato venerdì 1 Dicembre 2023 alle 23:26 da Francesco

Mi piacciono le temperature miti di questo tardo autunno e spero che l’inverno propriamente detto si mantenga su anomalie simili. Io non indosso soprabiti da circa sedici anni e la felpa è il capo più protettivo che sia disposto a mettere, tuttavia come mia consuetudine insisto ancora a girare in t-shirt. Per me tutt’al più il cambio di stagione può riferirsi a una serie televisiva, ma non implica alcunché né al di là né al di qua delle ante del mio armadio.
Il valore nominale di un mese e il modo in cui è inteso dai più non hanno ripercussioni concrete sulle mie decisioni, bensì mi affido more solito a un sano pragmatismo e sono pronto a coprirmi allorché le circostanze lo rendano necessario, ammesso poi che queste si verifichino davvero. Quando ero piccolo avevo in orrore l’idea di appesantire le mie vesti per le altrui e infondate preoccupazioni, perciò appena ho potuto me ne sono affrancato. Non mi piace che la mia libertà di movimento venga limitata troppo, quindi non prediligo gli abiti pesanti né tanto meno le restrizioni dovute alle cosiddette emergenze sanitarie. Credo che le luci natalizie diano sempre da scrivere e da pensare, come se le loro emissioni avessero una terza natura oltre a quella corpuscolare e ondulatoria: forse quella delle banalità ridondanti? La migliore celebrazione del Sol Invictus l’ho trascorsa esattamente nove anni fa alle Hawaii, senza il benché minimo indizio d’inverno. Alla feste comandate preferisco quello che io comando a me stesso, perciò anche quest’anno non avrò parte in causa a convivio alcuno e me ne compiaccio.

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26
Nov

Flussi da notte fonda

Pubblicato domenica 26 Novembre 2023 alle 01:47 da Francesco

Da lungo tempo è giunto il momento di appiedare le didascalie, ma talora mi trovo a condurle sulle parole che prendo in prestito dalla mia lingua madre: scrivere è un atto di successione e parlarsi addosso è un modo come un altro per prendere le distanze, qualunque esse siano.
Comprendermi mi preme più che farmi comprendere a meno che non debba farmi comprendere da me stesso. Il monologo è il dialogo capitale, intendendo con ciò quello tra le varie istanze dell’individuo: non vedo altri soggetti oltre il soggetto medesimo. La forza dell’abitudine rende tutto a misura della misura scelta più o meno consciamente.
Secondo me il fascino della connessione con altre entità risiede proprio nella sua incompiutezza annunciata, nella ricercata lucidità che tutto abbaglia. Sono presente a tempo determinato e mi muovo nel recinto delle mie rappresentazioni, però queste non sono i limiti ultimi della realtà propriamente detta: è scontato, è banale e proprio per questo si tratta di una verità subdola, capace di sottrarsi all’attenzione in ragione della sua ovvietà.
Si può discettare su ogni tema, tanto è remoto il pericolo che le parole muovano qualcosa oltre all’immaginazione, ma già se questo fosse il caso non sarebbe poco. A me resta quanto ho seminato e basta per me solo, tuttavia se avanzasse qualcosa lo tirerei fuori l’indomani o nella prossima vita. Sarebbe bello se qualcosa fosse diverso e lo sarebbe altrettanto se qualcosa di già diverso lo fosse di nuovo in rispetto a se stesso: c’è il ghiribizzo del cambiamento.

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20
Nov

La pena di morte è una misura di civiltà

Pubblicato lunedì 20 Novembre 2023 alle 22:29 da Francesco

Le statistiche comprovano la violenza di genere, ma secondo me il fenomeno dev’essere inteso come violenza tout court qualora se ne legiferi in maniera efficace. Oggi in Italia un omicida ha buone probabilità di rifarsi una vita, difatti le conseguenze per un carnefice non sono irreversibili come quelle della vittima. Nella mia nazione immaginaria certi reati sono puniti con la condanna a morte, ma a patto che non sussista dubbio alcuno sulla colpevolezza dell’imputato.
Alle pene severe va riconosciuta la funzione di deterrente senza la pretesa che la svolgano sempre, in qualunque caso, giacché non è possibile prevenire tutti gli eventi delittuosi, ma la prospettiva di una morte per fucilazione secondo me farebbe desistere taluni da certe iniziative: il gioco varrebbe la candela anche se finisse per salvare una sola vita innocente. Hegel credeva fermamente nella pena di morte a differenza di quella sciagura chiamata Beccaria, perciò a chi non la considera utile io rispondo che l’assenza della stessa risulta persino più inutile. Non riesco davvero a capacitarmi di come le leggi italiane siano così garantiste e umane contro chi, di propria sponte, abbandona la propria umanità: è un’istigazione a delinquere.
L’educazione può svolgere un ruolo preventivo, ma la repressione e la pena retributiva secondo me sono gli strumenti principali per contenere le violenze, inoltre alcune persone hanno un’indole malvagia e per costoro non v’è processo pedagogico o percorso formativo che regga. I legislatori italiani vogliono mantenere il garantismo per gli assassini, ma pretendono anche che Abele motu proprio si astenga da certe condotte: la loro inazione e la mancanza di coraggio delegano a terzi (gli assassini, appunto) quella violenza che inevitabilmente pervade il mondo e di cui lo Stato, nella mia visione di società, dovrebbe gestire la portata (facendosene interprete con pene violente) poiché non è possibile eradicarla del tutto.

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18
Nov

Frank Gambale a Roma

Pubblicato sabato 18 Novembre 2023 alle 22:35 da Francesco

Iersera mi sono recato alle porte di Roma per vedere Frank Gambale al Crossorads Club, lo stesso locale in cui tredici anni fa lo ascoltai per la prima volta dal vivo: è stato uno dei migliori concerti a cui abbia mai assistito. Oltre al buon Frank ho avuto modo di apprezzare anche Dominique Di Piazza al basso, ma tutto il quartetto è stato stellare!
Due virtuosi in una settimana (Malmsteen lo scorso venerdì): quando mi ricapiterà? Questa volta al buon Frank ho fatto firmare un suo album in CD, Coming to your senses che acquistai quasi vent’anni or sono: fu il mio battesimo di fuoco nel mondo della fusion!

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12
Nov

Yngwie Malmsteen a Firenze

Pubblicato domenica 12 Novembre 2023 alle 01:35 da Francesco

Venerdì pomeriggio mi sono messo alla guida del mio catorcio per raggiungere la culla del Rinascimento con il fine precipuo d’assistere al concerto del leggendario Yngwie Malmsteen, un chitarrista divisivo che io ho sempre venerato e per il quale non mi aspettavo che vi fosse ancora una così grande attenzione in Italia, difatti avrei dovuto vederlo nella data del giorno prima in quel di Ciampino se, con mia somma sorpresa, le prevendite per la tappa laziale del tour non si fossero concluse con il tutto esaurito: sold out!
Poco male giacché da anni mi ripromettevo di mettere piede nel Viper Club, un locale fiorentino che non di rado ospita artisti di mio gradimento ma nel quale non avevo mai avuto occasione né voglia di recarmi prima: c’è voluto uno stato di necessità per vincere la pigrizia e la convenienza. Ne è valsa la pena!
La serata è stata fantastica ed esaltante: Malmsteen si è fatto trovare in forma strepitosa, come sua abitudine ha lanciato molti plettri verso i questuanti e ha proposto alcuni tra i brani più celebri della propria discografia. Ho avuto la fortuna e la tenacia di guadagnarmi un posto in prima fila ancorché un po’ defilato: ripeto, concerto eccelso, già inciso su pietra e nella mia materia grigia come uno dei migliori ricordi della mia carriera da spettatore.

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5
Nov

Aggiungi un posto al patibolo che c’è un nemico in più

Pubblicato domenica 5 Novembre 2023 alle 01:36 da Francesco

C’è chi compie levate di scudi per chi ricorre agli scudi umani nelle proprie tattiche di guerriglia: i secondi, terroristi, sono osannati dai primi, ossia dai cosiddetti utili idioti. Le opinioni devono abbinarsi con l’immagine che ogni individuo s’è fatto di sé, perciò la realtà dei fatti diventa accessoria nel duplice senso della scarsa rilevanza e in quello di oggetto per l’identificazione di cui sopra. Prendere posizione è un po’ come prendere posto laddove questo sia stato riservato con largo anticipo: nulla di sorprendente.
Nelle feste in maschera ognuno sceglie il costume che preferisce, ma farlo su base quotidiana risulta persino più comodo e offre al soggetto un grado maggiore d’immedesimazione: ognuno si vede per come si sente, con tutte le conseguenze del caso e del caos: giacché mancano i presupposti per l’essenza, resta alle apparenze l’ingrato compito di tracciare i contorni di una personalità, o almeno suppongo che le cose funzionino così. In linea di massima non vedo ragioni per fare più del minimo indispensabile, laddove tutti sono utili e nessuno insostituibile. Si vocia di quello, si vocia di questo, come d’altro canto è stato sempre fatto nei secoli dei secoli e non vedo ragioni valide né volontà stoiche per invertire la tendenza: la vita stessa è tutto un pour parler, così come la parola è un pour vivre.
A breve, nell’ordine dei decenni o dei decimi di secondo (dipende dalla fisiologia d’ognuno), tutto finirà, poiché caduche sono queste irrisorie quote di tempo rispetto ai cicli cosmici. Qualche ora fa ho comprato e mangiato dell’ottima pizza napoletana, la mia preferita, ma tra qualche ora faticherò a riconoscerla nelle mie defecazioni.

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1
Nov

Tra santi e morti

Pubblicato mercoledì 1 Novembre 2023 alle 23:54 da Francesco

Scrivo nel giorno dei santi mentre incombe quello dei morti, però io non parteggio né per gli uni né per gli altri. Sono preda di un ritrovato entusiasmo giacché il mio sesto libro si appresta alla conclusione, ma invero questo mio stato emotivo è dovuto in larga parte a una rinnovata voglia di coltivare le mie abituali e solipsistiche passioni.
Dopo una naturale fase di stallo mi sento in procinto di ribadire a me stesso quello che mi sono sempre detto nelle fasi apicali dell’attuale incarnazione. Non ho né cerco alleati di sorta e credo di non poterne avere, non stabilisco patti, non ho più debiti di riconoscenza, non rispondo alle chiamate anonime e spesso ignoro anche quelle note. Se vestissi in maniera elegante potrei ricamarmi addosso un po’ di retorica, ma sotto certi aspetti il mio stile è asettico ed essenziale. Per mia fortuna non mi sento parte all’epoca corrente, così come non sono mai appartenuto a quelle di cui sono stato coevo, perciò continua a non fottermene una sega di quanto vada per la maggiore: la mia tendenza non dipende da ciò che sia di tendenza.
Non mi reputo poi così diverso da com’ero dieci o vent’anni fa e questa persistenza di certi miei tratti, reale o illusoria che sia, mi piace e mi rassicura sebbene io al momento non abbia bisogno di conforto: certo, non posso escludere la necessità di consolazione qualora mi dimentichi di tirare lo sciacquone dopo una sostanziosa cacata. Non sono clandestino nell’altrui attenzione e vivo sottotraccia ancorché non mi nasconda: non mi reputo uccel di bosco in quanto preferisco i felini ai volatili e in particolare i gatti: il salto con grande slancio rispetto al volo a bassa quota.

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26
Ott

Paper moon di Peter Bogdanovich

Pubblicato giovedì 26 Ottobre 2023 alle 01:51 da Francesco

Di recente ho visto questo film del 1973 che a mio parere possiede un’atmosfera fiabesca e un finale meraviglioso. Di norma tendo a non dare troppo peso alle assegnazioni dei premi Oscar, ma secondo me fu ampiamente meritato quello conferito nel 1974 a Tatum O’Neal come miglior attrice non protagonista per il ruolo di Addie: un’interpretazione adorabile a soli dieci anni!
Credo che Paper moon si possa definire un road movie, difatti la piccola Addie, rimasta orfana, viene affidata a Moze affinché questi la porti da alcuni parenti presso cui deve trasferirsi: Moze è un giovane truffatore che conosceva la madre di Addie e forse è proprio lui il padre della bambina sebbene egli lo neghi. La coppia scopre subito di avere delle affinità elettive nell’arte di arrangiarsi benché tra i due ci siano dei contrasti, difatti Addie è molto sveglia per la sua età e Moze, nonostante viva di espedienti, dimostra di possedere un’indole buona.
Per me il film è dettato da un ritmo perfetto, con un giusto equilibrio tra le scene urbane e quelle bucoliche, tra i momenti di rabbia e gli slanci di affetto, tra l’azione concitata e la piccola suspense. Azzeccata anche la scelta del bianco e nero per la quale Bogdanovich aveva già optato ne L’ultimo spettacolo. Per come i due protagonisti diventano partners in crime mi è tornato in mente un film di Luc Besson uscito circa vent’anni dopo: Léon.

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15
Ott

Vomitory a Roma

Pubblicato domenica 15 Ottobre 2023 alle 21:23 da Francesco

Venerdì tredici ottobre mi sono recato in una squallida periferia capitolina per assistere a un concerto dei Vomitory, leggendaria band death metal: già dieci anni fa avevo avuto modo di apprezzare dal vivo questo gruppo svedese nel tour d’addio alle scene, proposito poi smentito con tanto di nuovo album. È stato un bel concerto sebbene i polacchi Vader fossero la band di punta: anch’essi hanno suonato egregiamente.
Nel corso della serata non sono stati uditi colpo di Kalashnikov né giubbetti esplosivi con biglie di ferro in comodato d’uso, ma ormai tutto mi fa pensare che nuovi attentati siano imminenti

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8
Ott

L’infinita intifada

Pubblicato domenica 8 Ottobre 2023 alle 17:47 da Francesco

Circa un mese fa, constatando attraverso alcuni recenti filmati la recrudescenza della guerra civile in Siria, ho ipotizzato un ritorno del terrorismo in Europa, di conseguenza ho visto nello studiato ed efficace attacco di Hamas a Israele un preludio di quanto da me prospettato.
Nelle operazioni congiunte dei palestinesi mi è parso di cogliere un salto di qualità in termini di coordinazione ed equipaggiamento, difatti l’iniziativa è stata descritta come “senza precedenti”, ma questo cambio di passo lascia supporre che Hamas abbia ricevuto ausilio da altri nemici storici d’Israele: su tutti, l’Iran.
Ho raccolto, compulsato e messo insieme vari filmati di ambo le parti per ricavare un’idea più precisa degli eventi, scremando notizie e video falsi (i quali di solito documentano fatti diversi e lontani nel tempo) che in questi casi inondano tutti i canali della rete. Mi ha colpito l’attacco al rave organizzato nel deserto, dove frotte di ragazzi si sono trovati alla mercé dei loro carnefici, e l’incursione dei militanti palestinesi con i parapendii a motore: quest’ultima è stata una scena surreale, da videogioco.
Oggi, vedendo gli attacchi israeliani a Gaza, ho pensato che i palestinesi si siano condannati a morte da soli sebbene non siano tutti terroristi, ma per quanto “intelligenti” le bombe non distinguono i colpevoli dagli innocenti; una volta un inquisitore, rispondendo a un sottoposto che gli chiese come distinguere gli eretici catari da chi eretico non fosse, disse: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. Un alto ufficiale israeliano ha definito l’attacco a sorpresa come l’undici settembre del paese e secondo me, fatte le debite proporzioni, il paragone regge.
Mi chiedo se questa ennesima goccia geopolitica sia destinata a far cascare il vaso di Pandora, il quale ormai è già scoperchiato da tempo e attende solo di frantumarsi a terra, come se un nuovo conflitto su scala mondiale fosse imminente e ineluttabile: in ogni caso sono certo che gli attentati di matrice islamica torneranno in Europa.

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