13
Mar

Cattive notizie, buone reazioni

Pubblicato venerdì 13 Marzo 2015 alle 08:42 da Francesco

Sono di nuovo messo alla prova da circostanze improvvise sulle quali non posso fornire ulteriori dettagli, ma per quanto siano avverse ai miei occhi non costituiscono nulla d’insormontabile.
Ho passato momenti peggiori per questioni più semplici di quelle che adesso invece fronteggio con la dovuta calma. Ho tratto il giusto insegnamento dal passato, persino recente, e tanto inopinate quanto funeste ora si scatenano le condizioni per metterlo in pratica. Tutto si risolve. Nessuno al mio fianco, perciò sono solo al comando del mio destino. Non ho neanche bisogno di farmi forza perché io la incarno. Quasi mi piace l’idea di affrontare dei nuovi ostacoli per mettere alla prova la mia tenuta psicofisica in un ambito che non sia quello sportivo.
Non voglio avere paura di niente e spero così di raggiungere serenamente quella che mi auguro sia la tarda fine dei miei giorni. Per me è già una conquista che in un momento di difficoltà non domini lo sconforto e trovi spazio una ricerca dell’esaltazione per l’eventuale superamento delle forze contrarie. Più passano gli anni e meno mi attendo certe cose dal futuro, tuttavia a questa diminuzione di aspettative corrisponde un aumento della capacità di resistere agli imprevisti.
Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire questa volta. La mia mentalità sta subendo dei cambiamenti la cui reversibilità è proporzionale al passaggio del tempo al quale è soggetta. Non sono un fatalista e rivendico una certa possibilità di manovra sul mio fato, perciò farò il possibile (o quasi) affinché certi ingranaggi funzionino correttamente o siano sabotati all’uopo.  Omnia mea mecum porto.

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11
Mar

Questione di metodo

Pubblicato mercoledì 11 Marzo 2015 alle 16:43 da Francesco

Talvolta l’introspezione è considerata un segno di debolezza, come se certe cose dovessero restare taciute, prigioniere di una pudica reticenza o dei propri imbarazzi, ma secondo me tale pratica richiede una forte autodisciplina e non credo che sia alla portata di tutti.
In più occasioni ho notato come l’analisi di sé stessi ricordi a certuni uno di quei libri che alcune scuole superiori hanno la colpa (o il merito, chissà) d’inglobare nei loro programmi: mi riferisco in particolare a “La coscienza di Zeno”. Ho riscontrato quest’associazione d’idee in soggetti con un certo grado di scolarizzazione, a riprova di quanto cultura e intelligenza siano differenti, con la prima sempre subalterna della seconda: forse l’accumulo di nozioni può servire in un quiz, nella seduzione intellettuale o in attività forensi; meno in altri campi, secondo me più importanti.
Quei lettori di Svevo equiparano l’analisi alla natura del soggetto analizzato, perciò ai loro occhi l’inettitudine di Cosini qualifica inetta l’introspezione in quanto tale. Ogni tanto anche Goethe è scomodato per paragoni tanto incauti, quindi “I dolori del giovane Werther” risulta l’opzione un po’ più sofisticata per il medesimo errore di valutazione. Per me non esiste visione più ristretta di quella che s’illude di poggiare su una presunta erudizione e un’apparente elasticità mentale. Io stesso sono un candidato perfetto per cadere in uno sbaglio del genere, ma non in questo ambito. Porsi certe domande e mettersi in discussione da soli è tutt’altro che piacevole, perciò denigrare quanto induce a farlo è un escamotage per sottrarvicisi con meno resistenze.
A me non fotte un cazzo dell’introspezione altrui, ma non voglio sforzarmi di trovare dei punti di contatto (dunque non escludo che possano comunque esserci) con chi sia cristallizzato in certi preconcetti. In me coesiste una parte estroversa che non ha ancora trovato terreno fertile in chicchessia, ma non considero l’assenza di rapporti stretti un vanto né un’ignominia.

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9
Mar

Nuove frontiere

Pubblicato lunedì 9 Marzo 2015 alle 19:32 da Francesco

Mi trovo in uno stato d’inquieta esuberanza, come se dopo un lungo sonno la mia introspezione avesse ripreso la sua attività vulcanica. Respiro l’aria di rivelazioni incombenti e sono pervaso da una sorta di spirito pionieristico. Ancora una volta mi ritrovo a tu per tu con me stesso.
Non ho paura di guardare in profondità, ma forse la mia audacia scaturisce dalla mancanza di qualsiasi alternativa. Avverto prossima la fine di un’epoca e intravedo altrettanto imminente un collasso di certezze, ma sussiste una netta differenza tra un disastro imprevedibile e un crollo controllato: mi riferisco al mio mondo interiore. Riesco a vedere con maggiore chiarezza dentro di me in quanto sono sempre più slegato dai miei aneliti, come se fossero in via d’estinzione o si stessero riducendo a delle semplici leggende, ma non escludo che le catene possano stringersi all’improvviso o spezzarsi definitivamente. Sono in preda ad un’estrema lucidità e mi avvalgo di quest’espressione per indicare che anche lo stato di coscienza più vigile è sempre sottoposto a qualcos’altro. Intendo esplorare nuove regioni del mio inconscio senza troppe precauzioni, ma questa volta vorrei che i miei voli radenti fossero onirici. In altre parole non mi preme poi tanto allargare i confini della mia coscienza, ma procedere a quest’espansione con modalità per me inedite. Sono quasi pronto per mettere in pratica certe nozioni che ho appreso e lo sono anche per abbandonarle all’uopo. Insisto ancora nel perseguimento dei sogni lucidi sebbene i ripetuti fallimenti mi abbiano fatto comprendere la mia scarsa predisposizione: comunque non desisto.

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3
Mar

Roma Ostia 2015: record personale di mezza maratona

Pubblicato martedì 3 Marzo 2015 alle 23:43 da Francesco

Da alcune settimane una siccità di parole e pensieri ha desertificato queste pagine, però sono certo che prima o poi tornerà la stagione delle piogge. Intanto mi diletto a spendere qualche frase nient’affatto nuova per descrivere un’altra galoppata che mi ha gratificato oltremodo.
Domenica mattina mi sono alzato alle cinque e venti per raggiungere in orario la partenza della mezza maratona più partecipata d’Italia, ovvero la Roma Ostia. Mi sono diretto alla volta della capitale con poche ore di sonno e scarsa convinzione poiché non mi aspettavo molto da questa gara, ma allo start, dentro la mia griglia, un certo entusiasmo s’è impadronito di me.
Sono partito forte, di certo con un’andatura inferiore ai 3’40” al chilometro: non avevo l’orologio né altri riferimenti e ho fatto affidamento sulle mie intuizioni che qui raggrupperei sotto il nome d’istinto se volessi scomodare un’espressione inappropriata.
Le lievi salite del percorso non mi hanno dato fastidio e ho mantenuto un passo costante senza soffrire troppo. Ancora una volta mi sono trovato in una giornata di grazia e ho migliorato il mio record sulla mezza maratona di oltre tre minuti: ho chiuso con un sprint finale in 1h 18m 14s e così ho abbattuto anche il muro psicologico dell’ora e venti sui 21097 metri. Non che ne avessi bisogno, ma ho avuto un’ulteriore conferma del mio stato psicofisico; forse in passato sotto certi aspetti sono stato meglio, ma di sicuro non sono mai stato così forte fisicamente e giorno dopo giorno inseguo il primato anche sull’altro fronte.
163° su 10690 arrivati, perciò sono rientrato nelle premiazioni dei primi duecento e ho portato a casa un borsone della gara che un domani potrebbe tornarmi utile per cominciare a fare concorrenza ai venditori ambulanti della mia zona. Back on my trail, fo’ shizzle.

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19
Feb

Maratona di San Valentino 2015: una grande soddisfazione

Pubblicato giovedì 19 Febbraio 2015 alle 19:03 da Francesco

Domenica mi sono recato a Terni per correre la maratona di San Valentino. Lungo il tragitto ho tratto fiducia da lontani nembi che minacciavano tempesta, difatti le mie gare migliori sono state tutte sovrastate da cieli plumbei. L’oracolo atmosferico ha trovato pieno compimento lungo i quarantadue chilometri del percorso e la mia prestazione è stata superba: non c’è appello per le sentenze di Kronos e della corsa amo proprio il suo tratto categorico in relazione al tempo.
Ho alzato la cresta e ho abbassato di quasi otto minuti il mio record personale di maratona: ho tagliato il traguardo in 2h 50m 34s, ventesimo assoluto e quinto di categoria. Per metà gara ho tallonato la prima donna, la croata Vrajic, poi l’ho staccata e ho mantenuto un’andatura media di 4’03”. Ho aspettato una crisi che non è mai arrivata e questa volta l’azzardo è andato bene. A ridosso del trentottesimo chilometro ho iniziato ad avvertire delle fitte alla milza che sono riuscito a gestire e non ho avuto altri disagi. Ho anche fatto negative split, ovvero ho corso la prima metà più lenta, in 1h e 26m, e la seconda più veloce, in 1h e 24m.
Il mio unico rifornimento è stato una bottiglietta d’acqua che ho preso verso il trentacinquesimo chilometro: l’ho bevuta metà (più per prevenire un eventuale caso di ematuria che per sete) e l’ho gettata. Non ho assunto solidi perché non ne ho sentito il bisogno ed è stato meglio così.
Mi ha ripagato in toto il cambio di allenamento che mi sono imposto e che ho ricamato sulle mie esigenze. Non sono alla ricerca ossessiva di miglioramenti e non mi lamenterei affatto se il tempo di questa maratona rimanesse per sempre la mia prestazione migliore sulla distanza classica: la mia esistenza non ruota attorno alla corsa, ma ne trae beneficio.
Questa accozzaglia di numeri e impressioni ha anche un’altra matrice che fa riferimento al già citato salto d’ottava e di fatto ne è una conferma trascurabile
Solo qualche mese fa, in quell’autunno così nefasto e tormentato, ho pensato che non avrei più fatto una gara per parecchio tempo e invece sono tornato a correre più forte di prima. Quando non c’era nessuno accanto a me, proprio come non c’è ora e non c’è mai stato prima, ho cercato di risvegliare lo spirito dei miei avi perché sono sicuro che tra uno di loro c’è stato un grande uomo. Ormai indosso sempre una hachimaki, una bandana giapponese, che a qualcuno può sembrare soltanto un vezzo, ma per me simboleggia l’odissea degli ultimi mesi e la forza che ho ritrovato dall’altra parte del mondo. Chissà domani cosa fileranno le Parche.

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12
Feb

Secondo natura

Pubblicato giovedì 12 Febbraio 2015 alle 14:31 da Francesco

È una stupenda giornata di febbraio. Ho la sensazione che la primavera si aggiri in incognito ed è come se qualcosa nell’aria trami per rendermi felice. C’è un sensazione piacevole da cui sono pervaso e ho il sospetto che sia destinata a crescere: io comunque me lo auguro di cuore.
Alcuni strascichi interiori sono in piena evanescenza, ma immagino che ci voglia ancora un po’ di tempo affinché la loro estinzione sia completa. La mancanza di un attracco sicuro per me non si fa sentire quando il mare è piatto o, per saltare fuori dall’allegoria come se fossi un pesce fuor d’acqua, certi stati d’animo non hanno presa su di me quando la mia esistenza si snoda in una certa linearità. Non ho il controllo completo degli eventi e non posso darmi un buffetto la cuore per risolvere magicamente certe cose come se fossi Fonzie alle prese con un jukebox, però mi è dato di cogliere il momento giusto per accompagnare cambiamenti spontanei: kairos!
Conosco a menadito i miei desideri coscienti, i loro limiti forse invalicabili e gli argini con i quali prevenirne le esondazioni: non affogo né navigo su fondali troppi bassi e di tanto in tanto vedo qualche cadavere che il fiume trascina chissà dove.
Quest’oggi è il soul di Charles Bradley che mi accompagna in faccende trascurabili, di cui forse rimarrà soltanto una flebile traccia nei dettagli secondari di qualche sogno da interpretare.

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8
Feb

Trentasei minuti e quarantaquattro secondi

Pubblicato domenica 8 Febbraio 2015 alle 18:42 da Francesco

Mi ritrovo a scrivere di corsa (non nel senso che ho fretta) perché stamane ho partecipato per la prima volta ad una gara di dieci chilometri. Il mezzofondo prolungato non è la mia specialità e di solito prediligo distanze maggiori, però ho colto l’occasione per capire quale sia il mio valore su diecimila metri piatti. Ho corso a 3’40” al chilometro e ho concluso al decimo posto in 36’44”.
Non mi aspettavo di essere così veloce e mi ritengo soddisfatto poiché non è un tempo da tutti sebbene in una gara media occorrano quasi tre minuti di meno per una prestazione da podio.
Bene, ora che ho constatato i numeri posso anche fottermene delle statistiche poiché di certo non è da queste che posso trarre la gioia di cui ho bisogno. Qualche mese fa pensavo che forse non sarei mai tornato a disputare una gara, ma ci sono stato riportato a forza da una serie di cosiddette circostanze che si sono verificate prima e durante la mia permanenza alle Hawaii.
Gestisco i miei allenamenti solitari in modo tale che non intralcino quei nuovi interessi ai quali ho cominciato a dedicarmi da un paio di mesi. In realtà vorrei rivedere totalmente l’ordine delle mie priorità per mettere in cima qualcosa che ora come tanti anni fa mi sembra lontanissimo.

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7
Feb

Rapporti di forze

Pubblicato sabato 7 Febbraio 2015 alle 00:56 da Francesco

Mi sento più forte rispetto a qualche mese fa, perciò gioco ad armi pari con gli spettri che ancora si presentano nelle mancanze a cui spesso mi riferisco. Forse ora il mio carico emotivo è persino maggiore di quello che ha pesato su di me nel primo autunno, tuttavia riesco a tollerarlo meglio perché le mie forze sono aumentate. Non è buffo come un’avversità inferiore in un periodo di debolezza abbia più consistenza di una grande difficoltà in un momento di vigore?
Sono ancora lontano da quella serenità che non di rado ho esperito nel corso della mia giovane esistenza e alla quale intendo tornare il prima possibile. C’è qualcosa che adoro in questa lotta tra me e me stesso benché in certi frangenti risulti davvero pesante e prospetti le più nefaste conseguenze. Non ho alleanze e forse non posso stringerne. Non perdo mai di vista quello che accade ad altre latitudini; non mi chiudo a riccio, bensì tratto le mie questioni come se fossero dei conflitti globali poiché in questi vi ritrovo facili analogie con i miei dissidi interiori e suppongo che tali parallelismi siano validi in molti altri casi. Non disserto granché su quanto succede in quest’epoca disgraziata, ancorché i suoi flagelli non mi sembrino affatto inediti alla mia specie, e preferisco concentrarmi su di me in quanto ho una possibilità realistica di cambiare, ma sono del tutto consapevole di come un’inclinazione così introspettiva non sia invitante e al contempo non credo che una cosa escluda necessariamente l’altra.
Inizia ad essere tardi, fuori è tutto bagnato e se ora un uomo solo passeggiasse per certi vicoli bui non troverebbe neanche un balordo ad aspettarlo, perciò nulla ne interromperebbe la ridda di pensieri. Forse un giorno queste parole saranno rilette da quattro occhi, forse no.

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5
Feb

Né all’alba né sulla via del tramonto

Pubblicato giovedì 5 Febbraio 2015 alle 23:02 da Francesco

Negli ultimi due giorni ho faticato molto a prendere sonno, ma penso che avrei avuto ancora più difficoltà se non mi fossi trovato nelle buone condizioni in cui verso. Le ragioni che stanno dietro a questa complicazione sono le stesse da diciotto anni e affondano le radici nella mancanza di affetto. Ho iniziato alle scuole medie a confrontarmi con un certo tipo di assenza, quando per la prima volta avvertii una spontanea e inconfessabile attrazione verso una coetanea di cui ancora serbo il lontano ricordo. Purtroppo ci sono dei pensieri che in certe circostanze sfuggono al mio controllo, in particolare quando trovano terreno fertile nella stanchezza, tuttavia resisto e non lascio che mi sopraffacciano. Al momento del risveglio qualsiasi tensione è risolta, i dubbi sono dipanati e torno in possesso delle mie forze, rinvigorito e pronto a trascorrere un altro giorno su questo pianeta, l’ennesimo di pochi, l’ennesimo di tanti.
Mi sento distante dai miei simili, non ho punti di contatto e la mia estroversione non ha granché di cui fregiarsi, ma tento d’espormi a delle influenze positive per avere uno scambio proficuo con me stesso: certe letture, certa musica, la corsa, lo studio individuale, qualche buon film, la masturbazione, una buona alimentazione, talora frugale, la meditazione e un certo abbandono. Vorrei dare qualcosa in più alla mia esistenza, renderla meno autosufficiente senza per questo pendere dalle labbra di qualcuno: tutt’al più farle incontrare con le mie a metà strada, magari a mezzo metro da terra. Conduco una vita che per taluni sarebbe insostenibile, per qualcun altro auspicabile: per me v’è sempre margine di miglioramento. Scrivere mi aiuta molto, forse più oggi che in passato e talvolta è come se ci fosse qualcosa di magico nelle parole che mi rivolgo.

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3
Feb

Monte Fogliano Trail 2015

Pubblicato martedì 3 Febbraio 2015 alle 00:59 da Francesco

Domenica mi sono recato a Vetralla per prendere parte ad una gara di trail: trenta chilometri da correre lungo i sentieri del monte Fogliano con un dislivello di oltre millecinquecento metri!
Alla partenza ho suscitato alcune perplessità poiché mi sono presentato con scarpe da strada e una mise leggerissima, in netto contrasto con l’abbigliamento di tutti gli altri e con tutto ciò che prescrive il buon senso. Non mi considero affatto un atleta da trail, però ho sfruttato la difficoltà di questa gara per preparare una maratona. Se lo stesso giorno ci fosse stata una corsa su asfalto di pari lunghezza forse avrei scelto di partecipare a quella, ma alla fine sono stato felice che non ci siano state alternative perché l’evento si è rivelato piacevole sotto ogni aspetto!
Attorno al quinto chilometro mi sono portato in seconda posizione, però mi sono frenato un po’ quand’è iniziata una serie di discese veloci sulle quali non ho voluto rischiare una brutta caduta. Verso l’undicesimo chilometro ho dovuto fare i conti con una fitta nevicata e la scarsa visibilità, ma il peggio è arrivato poco dopo. Sono caduto tre o quattro volte: qualche escoriazione, un po’ di sangue e molto fango. Ho faticato parecchio in salita e anche se per un tratto ho perduto qualche posizione non mi sono perso d’animo. Piano piano ho ritrovato le forze e, sempre che io non ricordi male, la mia rimonta è cominciata dal diciannovesimo chilometro.
Ho sorpassato diversi atleti che mi avevano superato e ho affrontato le ultime discese con una certa audacia, difatti ho corso il ventiduesimo e il ventitreesimo chilometro a 3’46” e il penultimo a 3’45”: ho rischiato di farmi male e così ho interpretato in pieno il significato della bandana giapponese che indossavo. Ho concluso la gara al nono posto su centoquarantaquattro atleti in tre ore e un minuto. Direi che non è andata male per uno che ha corso senza abbigliamento tecnico. Qualcuno non avrebbe scommesso nemmeno una rupia bucata sulle mie possibilità di finire la gara, ma tanto sono abituato ad essere sottovalutato in ogni ambito dell’esistenza.
Ho trascorso una domenica piacevole e faticosa, l’organizzazione è stata impeccabile e sono tornato a casa soddisfatto. Avrei preferito possedere un buon motivo per restarmene sotto le coperte, ma certe cose vanno come devono andare o forse no, chissà.

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