30
Nov

Firenze Marathon 2017

Pubblicato giovedì 30 Novembre 2017 alle 19:23 da Francesco

Domenica a Firenze ho preso parte alla mia quattordicesima maratona, la quinta in settanta giorni, conclusa anch’essa ampiamente sotto le due ore e cinquanta. 
La furia degli elementi s’è scatenata poco dopo la partenza e s’è chetata appena sono arrivato al traguardo, tuttavia ho comunque stabilito il mio secondo miglior tempo di sempre, ossia 2h43’56" (real time): mi sono classificato 47° su circa 8400 arrivati.
A onor del vero il vento e la pioggia non hanno pregiudicato molto la mia prestazione, perlomeno non nella misura in cui il concetto di socialismo reale urta il mio sistema nervoso.
Sono contento per la costanza dei miei tempi, di sicuro più di quanto lo sia per i tempi moderni, infatti ho mantenuto una certa qualità (per le mie capacità, s’intende) da settembre a ora con una media di una maratona ogni due settimane. Conto di fare altre gare durante il mese di dicembre, ma rimando all’anno nuovo nuove ambizioni cronometriche.
A novembre ho registrato un paio di record personali, ovvero la settimana e il mese in cui ho corso il maggior numero di chilometri, ovvero 208,5 in cinque giorni e 617 dal primo al trenta.
Sono pienamente soddisfatto dei miei miglioramenti e non devo ringraziare altri che me stesso perché le mie buone prestazioni confermano la giustezza delle mie idee di allenamento, quindi ne consegue un mio ulteriore appagamento in quanto allenatore di me stesso.

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20
Nov

L’esplorazione dell’universo

Pubblicato lunedì 20 Novembre 2017 alle 16:38 da Francesco

Alla lettura de "Il codice cosmico” di Heinz R. Pagels ho fatto seguire poco più di un mese fa quella de “L’esplorazione dell’universo”, un saggio retrospettivo sulle conquiste spaziali di cui si è resa protagonista la mia specie.
Ho trovato ottima l’opera divulgativa di Priyamvada Natarajan, difatti rientra tra quei testi che risultano fruibili anche da chi non abbia un solido retroterra scientifico. Sono molteplici le note che ho vergato a mano su un mio sacro quaderno di appunti, più di quelle che qui accenno a malapena: il riconoscimento di Copernico quale primo studioso che abbia tentato di dare una spiegazione fisica ai moti dei pianeti, la predilezione di Einstein per un universo statico e la sua ritrosia verso la teoria dell’espansione di Hubble, il balzo dalla gravità newtoniana alla teoria della relatività generale quale raro esempio di ragionamento scientifico induttivo, le prime ipotesi (bistrattate) sulla materia oscura e il tentativo di chiamare in causa quest’ultima per spiegare la curvatura della luce negli ammassi galattici; la scoperta della radiazione cosmica di fondo e i tre scenari possibili per descrivere la fine dell’universo, quindi anche l’idea di costante cosmologica quale forza repulsiva che bilancia l’attrazione gravitazionale; l’impiego di supernove come candele standard in luogo delle Cefeidi e l’idea filosofica del principio antropico.    
Sono simili resoconti che mi rammentano come allo stato dell’arte la tecnologia umana risulti piuttosto primitiva e quanto resti ancora da scoprire nel perenne superamento di cui la realtà si rende indefessa artefice nei confronti della fantasia.

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13
Nov

Maratona di Ravenna 2017

Pubblicato lunedì 13 Novembre 2017 alle 19:47 da Francesco

Ieri la città di Ravenna, un tempo in Emilia-Romagna e ormai stabilmente in Cirenaica, ha ospitato la diciannovesima edizione della propria maratona nonché il mio nuovo record personale sulla distanza: 2h42’21”. Mi sono classificato 7° su 1190, quarto italiano all’arrivo.
Sabato pomeriggio ho fatto un salto al mausoleo di Teodorico e ho pensato a come oggi le invasioni barbariche avvengano senza colpo ferire, ma d’altro canto ogni epoca ha l’efferatezza che merita. Ho anche visitato la modesta tomba di Dante perché nei mesi venturi conto di rileggere la Divina Commedia con un approccio del tutto diverso da quello scolastico.
La partenza non è stata delle migliori, troppo stretta e penalizzante, infatti mi sono occorsi più di quattro cazzo di minuti per coprire i primi mille metri: la mancanza di una vera griglia di merito mi ha costretto a effettuare numerosi e azzardati sorpassi con improvvise variazioni di ritmo, cosicché solo dopo un paio di chilometri ho potuto disattivare le bestemmie e inserire il pilota automatico con cui impostare la velocità di crociera. Ho preso a scalare varie posizioni fino a quando ho raggiunto il gruppo della prima donna e sono rimasto con lei fino al ventinovesimo chilometro: una caduca liaison.
A tredicimila metri dalla fine mi è riuscito ancora una volta un bel cambio di passo e così sono andato in fuga per i fatti miei. La progressione solitaria mi ha permesso di guadagnare sette posizioni e ho fatto registrare l’ultimo chilometro quale più veloce di tutta la mia prestazione: 3’34”. V’era un clima ideale per una maratona e io non ho assunto né solidi né liquidi per l’intera gara: in pratica ho corso come se i ristori non ci fossero. A onor del vero avrei potuto fare persino qualcosa in più se avessi avuto l’opportunità di partire almeno accanto ai palloncini delle tre ore, giusto per evitare l’imbottigliamento iniziale.
Nell’arco di due mesi ho preso parte a quattro maratone, ho ritoccato tre volte il mio record personale e sono riuscito a finire sempre nella top ten, compresi due terzi posti; inoltre ho rimediato un tempo valido da presentare per l’iscrizione da semi-elite alla maratona di Tokyo del 2019, ammesso che per quella data io sia vivo e il Giappone esista ancora.
Non ho obiettivi a breve termine e non sposo le aspettative altrui, quindi posso affrontare le gare future con una tranquillità mentale ancor più grande del solito.

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29
Ott

L’ordine costituito

Pubblicato domenica 29 Ottobre 2017 alle 23:52 da Francesco

Mi trovo in perfetto equilibrio al cospetto del divenire e ricevo conferme di tale circostanza dagli  insindacabili responsi della realtà. Non sono mai stato così presente a me stesso, ma anche il mio corpo non ha mai conosciuto prima un analogo livello di benessere.
Sono a capo di una monarchia desolata e la solitudine è l’incantevole regina che mi accompagna nei deserti di mia proprietà. Nell’arco di cinque mesi ho riconquistato ed esteso gli ampi confini del mio solipsismo, perciò adesso mi sento come se camminassi a mezzo metro da terra e forse ci riuscirei davvero se la forza di gravità non si opponesse così tanto. Ho eseguito una spietata vendetta contro gli ingiustificati scoramenti di qualche tempo fa e sono contento che essi siano caduti nell’impari battaglia contro di me.
Pongo da solo la corona di alloro sulla mia testa e da solo innalzo le insegne che mi rendono onore. Al di fuori del mio regno scorre un fiume senza nome le cui acque portano via cadaveri, fantasmi e remoti trascorsi che l’evanescenza del tempo consegna alla dimenticanza, ma io non indugio con gli occhi su quel corso lontano e mi limito a prendere atto della sua inesorabilità.
Dopo ogni tempesta arriva una calma autentica che porta con sé qualcosa di cui questo mondo non conosce l’origine, tuttavia ho ragione di credere che una simile grazia sia appannaggio di chi sopravviva agli eventi e soprattutto a se stesso. Per quanto mi riguarda io festeggio con libagioni analcoliche e prive di calorie, brindo con la mia ombra quando una luce soffusa ne permette la convocazione e mi addormento come se fossi sospeso nel vuoto, in un serafico silenzio di cui mi piace immaginare l’affinità con quello che precedette ogni origine.

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23
Ott

Sesto alla Lucca Marathon 2017

Pubblicato lunedì 23 Ottobre 2017 alle 15:34 da Francesco

Ieri, a distanza di una settimana dalla maratona di Parma, ho partecipato a quella di Lucca dove sono arrivato sesto assoluto e terzo italiano in 2h45’26”, il mio secondo miglior tempo di sempre.
Non avrei mai corso due maratone in sette giorni se avessi dato rilievo alle opinabili e infondate convinzioni di taluni, ma grazie al cielo la mia mente è una no fly zone per i voli pindarici degli altri.
Ho trovato il percorso nient’affatto veloce, difatti presentava numerosi cambi di direzione, vari strappi e un fondo stradale dissestato in più punti; le condizioni climatiche sono risultate avverse, con folate di vento e acqua piovana raccolta in ogni avvallamento lasciato all’uopo dall’incuria manutentiva, inoltre ho corso con un fastidio alla gola di cui, a onor del vero, in gara non ho risentito poi tanto.
Anche questa volta sono riuscito a fare negative split e con la mia progressione ho ripreso verso la fine diversi atleti da cui ero stato superato nella prima parte di gara.
Ho lasciato il mio premio a una sgarbata tizia dell’organizzazione, nella viva speranza che potesse giovare alla sua secchezza vaginale, e subito dopo non ho fatto mistero né a lei né agli altri presenti della mia ferma intenzione di non tornare mai più a alla Lucca Marathon: poi mi sono levato dal cazzo. Adieu!
Il mio prossimo obiettivo è quello di fare un’altra maratona sotto le 2h45’ su un percorso che valga come qualificazione di semi-elite (non alla francese con l’accento acuto) per Tokyo 2019, ma non pretendo di centrarlo d’emblée.
È opportuno un breve resoconto. Da maggio a ottobre ho corso quattordici gare sulle distanze più disparate e sono sempre riuscito ad arrivare tra i primi nove: cinque terzi posti, di cui due sulla distanza regina nell’arco di un mese, e, per quanto modesta, anche una vittoria.
Ormai sono giunto a un punto in cui ulteriori ed eventuali progressi richiedono delle modifiche al mio allenamento, tuttavia non intendo sottoporre quest’ultimo a una rivoluzione copernicana.
Per me una mezza utopia a lungo termine è quella di scendere sotto il muro delle 2h40’, ma anche solo per provarci sono costretto a mettere in conto dei tempi sulle distanze più brevi che non rientrano ancora nelle mie corde. Chissà come andrà a finire. Boh.
Non considero la corsa quale sorgente di un’illusoria identità, ma come mezzo di annullamento di cui i vari dati e aneddoti servono ad ammazzare il tempo mentre esso uccide me.

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17
Ott

La mia Parma Marathon 2017

Pubblicato martedì 17 Ottobre 2017 alle 10:45 da Francesco

Sabato mi sono recato a Parma, in provincia di Lagos, dove ancora risiede una piccola comunità italiana che organizza la maratona cittadina. In gara mi sono classificato terzo assoluto su novecentoventotto arrivati e ho migliorato di nuovo il mio record personale: 2h44’22", ovvero un passo di 3’53" al chilometro.
Alla partenza sono stato accolto da un clima ideale che ha corroborato le mie già buone sensazioni.
All’inizio mi sono imposto un ritmo prudente che ho dovuto correggere più volte e così ho raggiunto il passaggio della mezza maratona in 1h23’39", quindi a una velocità media di 3’57" al chilometro, proprio come mi ero ripromesso.
Ai ventiduemila metri ero dodicesimo assoluto e ho deciso di attendere ancora un po’ prima di cambiare passo.
Per un tratto di gara ho corso accanto a uno staffettista che era seguito da un signore in bicicletta e quest’ultimo mi ha preso in simpatia appena il primo ha terminato la sua frazione, perciò ha continuato a spronarmi fino al quarantunesimo chilometro, descrivendomi il percorso in dialetto e bestemmiando: anch’io per educazione ho bestemmiato più volte e gli ho dimostrato con molteplici espressioni la mia gratitudine per il suo incitamento.
Al venticinquesimo chilometro ho ritenuto che fosse giunto il momento di cominciare la mia progressione e così ho iniziato a scalare la classifica. Nell’arco di dodici chilometri ho recuperato otto posizioni mantenendo una certa brillantezza muscolare di cui sono state testimoni l’ampiezza della falcata e la cattiveria in corpo.
Non ho assunto solidi né gel e ad alcuni ristori non sono riuscito neanche a prendere l’acqua perché c’era troppa calca, in particolare al quarantesimo chilometro, ma questa circostanza non ha fatto altro che incattivirmi ancora di più.
Ho guadagnato il terzo posto a meno di duemila metri dalla fine, coronando una rimonta epica che mi è valsa il gradino più basso del podio, inoltre i miei chilometri più veloci sono stati proprio gli ultimi due, entrambi corsi a 3’42".
Sono soddisfatto di me come atleta ma ancora una volta anche come tecnico di me stesso.
Non potrei mai allenare qualcun altro (troncamento e non elisione), però neanche ci tengo: mi piace studiare, provare ed eventualmente ripetere le mie teorie fino a quando non ne fuoriesca la quadratura del cerchio.
In un mese ho migliorato il mio personale sulla distanza regina di tre minuti esatti benché su percorsi diversi. La maratona di Parma è stata la gara migliore della mia carriera e il suo negative split ne è la sintesi perfetta.
Non ho fatto alcun periodo di scarico e questo lo sanno più persone per esperienza diretta.

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30
Set

Archivio onirico: sogno n° 29

Pubblicato sabato 30 Settembre 2017 alle 21:01 da Francesco

La scorsa notte ho sognato il suicidio di una ragazza con cui in passato ho parlato a lungo: Sheila. Costei era piegata in terra, io la vedevo di spalle e tentavo di farla desistere dal gesto estremo, ma ogni mia parola non faceva altro che peggiorare la situazione e anche gli appelli di altre persone là presenti non sortivano effetto alcuno.
A un certo punto Sheila ha premuto il grilletto della pistola e si è sparata alla tempia sinistra: si è accasciata subito a terra, alla sua destra, ma io non l’ho più scorta poiché la sua figura è scomparsa dalla mia vista appena è caduta. A quel punto lo scenario del sogno è cambiato improvvisamente e mi sono ritrovato in una sorta di commissariato dove nutrivo un forte senso di colpa, ma nessuno mi aveva accusato di nulla ed ero libero di andarmene.

Nel mio caso questo sogno può avere molteplici interpretazioni, ma in ognuna di esse il suicidio ha solamente un valore simbolico. Se non avessi riconosciuto la suicida avrei finito per ritenere quest’esperienza onirica come un monito contro il mio eventuale coinvolgimento nel fallimento di terzi, tuttavia devo considerare un’altra spiegazione in quanto l’identità della protagonista mi è risultata nota sin dall’inizio.
Quella ragazza, Sheila, è stata per un arco di tempo la depositaria di un mio investimento emotivo che ha rispettato ancora una volta i facili pronostici dell’inconcludenza, ma a quanto pare gli echi del suo distacco si sono protratti e suppongo che l’inconscio se ne sia avvalso per protestare contro l’assenza di relazioni sentimentali nella vita del sottoscritto.
Ormai mi sono reso conto che almeno un paio di volte all’anno l’inconscio mi tira simili scherzi benché le sue rimostranze cambino sempre modalità e contenuti: il mio inconscio ha il disco rotto e vorrebbe che attribuissi al mio cuore lo stesso guasto.

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28
Set

Il codice cosmico

Pubblicato giovedì 28 Settembre 2017 alle 12:27 da Francesco

Ormai sono del tutto avulso dalla fruizione di romanzi, perciò risultano appannaggio della saggistica di vario tipo le quote di tempo che riservo quasi ogni dì alla lettura.
Ho cercato a più riprese uno scritto divulgativo che mi permettesse un approccio indolore alla storia della fisica classica e della teoria quantistica, ovvero una trattazione nella quale le formule fossero ridotte al minimo indispensabile; purtroppo io non dispongo dei mezzi intellettuali per comprendere quanto e come dovrei l’eleganza descrittiva della matematica.
Alla fine la mia scelta è caduta su “Il codice cosmico” di Heinz R. Pagels. Si tratta di un libro il cui contenuto appare un po’ datato in quanto si arresta ai progressi degli anni ottanta, ma lo reputo comunque propedeutico per l’ottenimento di una visione d’insieme sul tema anzidetto che passi attraverso l’integrazione di testi più recenti.
Già dai ringraziamenti iniziali Pagels sottolinea quale sia la vocazione della sua opera, infatti egli ne riporta la causa prima nell’aneddoto di un simposio in cui Isidor Isaac Rabi fece notare ai colleghi come essi non si fossero mai “preoccupati di trasmettere l’emozione della loro ricerca a un pubblico più vasto”, aggiungendo che persino gli autori di fantascienza avevano fornito maggiori contributi in tal senso.
Della teoria quantistica a me interessano particolarmente le implicazioni filosofiche, esistenziali e quindi metafisiche; a tal proposito Pagels avverte il lettore di come taluni provino a tirare per i capelli certe scoperte con lo scopo di produrre degli improbabili parallelismi con un retaggio sapienziale dai contorni esoterici. È davvero buffo il sincretismo d’accatto, quasi quanto il terrore che lo ingenera. Oltre alle nozioni storiche, agli incidenti di percorso dovuti alla naturale ritrosia verso nuove idee, oltre alla lapide posta sul determinismo e all’innalzamento del simulacro probabilistico, oltre a ciò in cui per molto tempo la scienza non ha visto oltre, tra cui la riduzione in quark degli adroni; ecco, al di là di tutto questo ci sono tre punti che mi sono rimasti impressi: la non-località e quindi la violazione del principio di località con il ripensamento dello scibile che ne consegue, l’idea che l’universo derivi dalla rottura d’una simmetria originaria e infine l’impossibilità (che per me invero è un sollievo) di concepire attraverso il senso comune quanto presuppone la teoria quantistica.
A corredo di questo testo ne ho già trovato un altro, sempre edito da Bollati Boringhieri, che è più incentrato sulla cosmologia: “L’esplorazione dell’universo”, di Priyamvada Natarajan, anch’esso fruibile da chi come me non ha un certo retroterra culturale.
C’è una nota di colore scuro ne “Il codice cosmico”, difatti nelle ultime due pagine del libro Pagels riporta un suo sogno ricorrente e qualche anno più tardi egli morirà davvero nel modo anticipatogli dalle esperienze oniriche.

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19
Set

Terzo assoluto alla Maratona dell’Alzheimer 2017

Pubblicato martedì 19 Settembre 2017 alle 18:32 da Francesco

Nel weekend mi sono recato in Emilia Romagna perché domenica dovevo prendere parte alla Maratona dell’Alzheimer. Il pomeriggio di sabato l’ho trascorso a Cesena: una città davvero graziosa e ben curata. Ho anche fatto delle immancabili capatine in certi posti: anzitutto in una libreria, dove ho acquistato un saggio di Priyamvada Nataraja sull’esplorazione dell’universo; poi mi sono diretto alla volta di un negozio di dischi dove ho comprato tre vinili usati di mio gradimento, in particolare “Modern Times” degli Steps Ahead.
L’indomani mi sono svegliato di buona lena per recarmi alla partenza della gara in quel di Mercato Saraceno. Avevo intenzione di compiere un avvio prudente, ma i miei buoni propositi sono andati in frantumi in 3’36”, ovvero il tempo che ho impiegato a percorrere i primi mille metri. Ho lasciato andare i primi due perché erano di un’altra caratura e così mi sono mantenuto in terza posizione a cercare la regolarità del passo su un percorso ondulato. Le gambe giravano bene, fin troppo, il clima era ottimo e le motivazioni giuste.
Al diciassettesimo chilometro sono stato raggiunto dal quarto, ma non sono riuscito subito a capire se egli fosse in progressione od osasse più del dovuto: l’ho intuito in seguito dal suo respiro. A un certo punto un signore in bici ha comunicato a me e al mio compagno d’avventura che il quinto era scoppiato nel tentativo di farsi sotto e io ho commentato la notizia così: “La maratona è anche questo!”.
Al ventisettesimo chilometro mi sono staccato dal quarto e ho proseguito verso una fresca clemenza eolica che mi ha infuso ulteriore vigore. Sono passato alla mezza maratona in 1h23’22”, poi ho perso qualcosa ma la frazione degli ultimi sedici chilometri l’ho corsa alla notevole andatura di 3’52”! Ho tagliato il traguardo in 2h47’22”, terzo assoluto! Anche questa volta non ho assunto solidi, ma soltanto due bicchieri d’acqua e uno di sali: metà d’ogni razione l’ho bevuta e l’altra me la sono gettata in faccia. Non ho preso nessuno dei due gel di cui disponevo, infatti ipotizzavo che la loro assunzione in quei frangenti potesse procurarmi dei disturbi intestinali. Alla fine sono rimasto molto soddisfatto della mia prestazione per varie ragioni. Questa è stata la mia decima maratona e l’ho festeggiata con un nuovo record personale, per me il più importante perché lo cercavo da tempo sulla distanza regina, e poi con un podio difficilmente ripetibile: non potevo davvero chiedere di meglio. Ci tengo sempre a sottolineare quanto io mi consideri appagato anche sotto l’aspetto tecnico, difatti sono il mio allenatore e negli ultimi quattro mesi ho avuto soltanto riscontri positivi alle teorie che ho applicato su di me! Sono stato davvero contento di salire sul podio con degli atleti molto più forti del sottoscritto. Rinnovo i miei complimenti all’organizzazione: impeccabile!

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15
Set

Tra damnatio memoriae e iconoclastia

Pubblicato venerdì 15 Settembre 2017 alle 17:52 da Francesco

La cancellazione del passato non è una vocazione recente, ma già nella Roma repubblicana era una pratica tutt’altro che inconsueta. Dell’iconoclastia invece i bizantini non hanno scritto grandi pagine, tutt’al più hanno distrutto quelle che contenevano immagini sacre, però ne hanno fornito esempi straordinari.
In quest’epoca di stucchevole buonismo vi sono certi gaglioffi che vorrebbero modificare il retaggio architettonico del ventennio fascista, tuttavia presumo che costoro caldeggino simili proposte con l’unico scopo di rimediare un po’ di facile visibilità per la loro carriera politica in netto declino. Non mi sorprendono mai le vette di stoltezza a cui riescono ad assurgere certuni, difatti credo che non vi sia modo di mettere un freno all’idiozia così come non lo si può porre alla provvidenza. Per illustrare cotanta pochezza non vedo la necessità di scomodare un iperbolico e risibile paragone con l’opera di distruzione che ha compiuto Daesh nel Medio Oriente, ma i vili di casa mia, miei connazionali sulla carta ancorché de facto stranieri (e giammai profeti) in patria, meritano anche siffatte canzonature.
Mi fa sorridere l’idea che qualche sincero democratico (o presunto tale) voglia vietare certi gesti e determinati simboli, equiparandone l’esibizione sotto il profilo penale a reati di ben altro spessore; proposte del genere avallano vieppiù il mio convincimento secondo cui la vera uguaglianza degli esseri umani si trovi nella reciproca tendenza alla sopraffazione.
Talvolta alcune proibizioni instillano un ulteriore vigore in ciò che viene proibito e così ne incrementano la forza, ma non mi sorprende che a certi somari una simile idea non passi neanche per l’anticamera del cervello. I divieti risultano strumenti efficaci soltanto in precise circostanze e vi sono invece dei casi in cui questi sortiscono effetti contrari ai loro intenti, perciò il loro savio ricorso spetta a intelletti che sappiano discernerne l’opportunità.

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