20
Ott

Solipsistiche variazioni sul tema

Pubblicato sabato 20 Ottobre 2018 alle 00:38 da Francesco

Esistono forti anomalie nel campo dei rapporti umani, ma lo sviluppo di un Sé coeso garantisce una buona schermatura contro un simile genere di disturbi. Veleggio a metà della mia terza decade, in perfetta equidistanza tra speranze anacronistiche e rese precoci, difatti all’orizzonte non scorgo né una terra né i profili di altri vascelli. Il cielo terso mi ricorda un silenzio imperfetto e pacificatore, invece le piogge improvvise mi fanno venire in mente profluvi di parole inutili e sterili che solo a volte si fanno apprezzare come rumore di fondo.
Comprendo il piacere frivolo di comunicare con altri individui nella vanesia illusione di una qualche reciprocità, però mi lascia perplesso l’urgenza di chi non sappia farne a meno. Non capisco per quale ragione sia indispensabile la considerazione di qualcun altro, come se un messaggio o un’esternazione perdessero i loro significati intrinseci o valessero di meno a causa dell’assenza di un ricevente; come se la misura per l’ingegno di un’opera fosse data dalla sola fruizione di quest’ultima.
M’è caro il concetto di aseità benché io lo trasli dalla scolastica a una dimensione individuale e introspettiva. Senza le luci della ribalta v’è un risparmio energetico d’indubbia portata, specialmente qualora il gioco non valga la ben più ecologica candela, ma non posso negare come, in determinate casi, risulti auspicabile una concentrazione di occhi su certe manifestazioni antropiche e ciò, di norma, per ragioni più valide di quella comunque legittima che sovente scaturisce da un’infantile ricerca di attenzioni.
Nel solipsismo v’è qualcosa di mirabile, ma immagino che una sua applicazione parziale e circostanziata offra più di quanto se ne possa ricavare da una rigida osservanza. Se la realtà fosse statica anche la sua controparte soggettiva potrebbe godere di certezze a lei speculari, ma pare che le cose siano più complicate di quanto ogni pressappochismo sia disposto ad ammettere.

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18
Ott

Parma Marathon 2018

Pubblicato giovedì 18 Ottobre 2018 alle 20:25 da Francesco

Sabato mi sono recato a Parma con la ferma convinzione che non ci sia mai stata un’epoca in cui la parresia sia stata in voga, dunque non confido in un suo revival durante il mio soggiorno su questo pianeta.
Domenica, a due settimane da quella di Ferrara, ho corso la maratona in 2h43’27” e mi sono classificato al quinto posto assoluto su circa 1100 arrivati.
La mia è stata una gara in progressione con tanto di negative split, infatti nella seconda parte ho recuperato tredici posizioni. Durante i primi sorpassi ho anche profuso bestemmie e improperi vari verso chi si faceva allungare i rifornimenti dall’assistenza in bicicletta, in chiara violazione del regolamento FIDAL.
Mi sento in forma, le gambe girano bene e sto cominciando a raccogliere i frutti dei carichi estivi. Ho ancora un ampio margine di miglioramento sotto il profilo alimentare, ma non voglio sottopormi a sacrifici che superino una ragionevole identificazione in codesta disciplina e dunque non mi tiro indietro di fronte al fascino dei pasti che mi preparo o di cui acquisto l’immediatezza. Per l’occasione ho realizzato un video dove ricapitolo in inglese le maratone dell’anno corrente fino a quest’ultima di Parma.

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11
Ott

Ferrara Marathon 2018 e varie

Pubblicato giovedì 11 Ottobre 2018 alle 19:57 da Francesco

Dopo la maratona dell’Alzheimer ho corso altre tre gare: due da diecimila metri e un’altra maratona, quella di Ferrara. Di seguito cerco di ripercorrere in ordine e compiutamente le mie recenti prestazioni, ma soprattutto conto di collezionarne molte altre di cui scrivere nell’immediato futuro.
Domenica ventitré settembre ho preso parte a una gara di dieci chilometri in quel di Grosseto, l’AIPAMM Run, però non ho dato fondo al massimo delle mie possibilità e mi sono limitato a gestire bene le forze per conseguire il terzo posto, difatti gli altri due gradini del podio mi erano preclusi a causa del grande divario presente tra me e i due atleti che mi hanno preceduto.

Il trenta settembre invece mi sono recato a Ferrara per la mia seconda partecipazione alla maratona cittadina e ho condotto una gara molto cauta con una lieve progressione finale. Le condizioni climatiche erano migliori rispetto a due settimane prima e il percorso pianeggiante mi ha aiutato a mantenere un’andatura regolare, difatti non ho avuto la benché minima crisi e ho tagliato il traguardo senza problemi in 2h46’16”: la mia dodicesima maratona sotto le 2h50′. Di sicuro non ho dato il massimo, ma la mia performance mi è comunque valsa il quinto posto assoluto e, grazie a questo piazzamento, ho ottenuto una targa rossa col profilo del castello estense che ben si sposa con la mia stanza, anch’essa rossa. Ancora una volta non ho potuto ritirare il premio in denaro che, se non sbaglio, nel mio caso ammontava a 137,50€ per aver conseguito il quinto posto concludendo la gara sotto le 2h50′: questo è il prezzo che la FIDAL impone a chi come me non ha né vuole una squadra; sono le regole, io le accetto e le rispetto, infatti è stata mia cura far notare la cosa all’organizzazione affinché non commettesse un errore, ma continuo a prediligere la libertà. Ho trascorso una giornata stupenda perché Ferrara è davvero bella e dopo la maratona mi sono mangiato una buona piadina con un grande compagno di avventure podistiche!

A sette giorni di distanza dalla competizione suddetta, ossia la scorsa domenica, ho preso parte a un’altra gara di dieci chilometri a Tarquinia che si è rivelata d’un livello piuttosto alto per essere un evento locale e per tale ragione, col tempo di 35’17”, mi sono classificato all’ottavo posto, terzo di categoria, tuttavia devo anche tenere conto di come mi sono presentato alla partenza, ossia con novantacinque chilometri macinati tra il lunedì e il venerdì successivi alla maratona di Ferrara. Invero speravo in qualcosina di più sotto il profilo cronometrico e contavo di abbattere, seppur di poco, il muro dei trentacinque minuti in quanto è ampiamente alla mia portata. Il GPS (Polar M430) mi ha segnato un passo finale di 3’28” al chilometro, ma su 10200 metri di distanza, quindi o ho sbagliato io la traiettoria del percorso (quest’anno persino omologato dalla FIDAL) o il mio orologio mi ha regalato qualcosa; in ogni caso sono ampiamente soddisfatto e guardo con fiducia alle gare che mi attendono.

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5
Ott

Divina Commedia

Pubblicato venerdì 5 Ottobre 2018 alle 23:07 da Francesco

Dopo molti anni ho trovato il momento giusto per colmare una lacuna verso cui avvertivo un crescente disagio, ovvero un’attenta lettura della Divina Commedia che ho portato a termine poco più d’un mese fa, tuttavia non ho affrontato l’opera di Dante per una questione prettamente umanistica ed è stata invece un’altra la ragione in virtù di cui mi sono risolto a cotanto investimento di tempo, ossia la prospettiva di poterne poi leggere l’interpretazione datane da René Guénon.
Il mio approccio da profano non mi ha fatto sentire entusiasmo alcuno verso i vari rimandi ai personaggi pubblici dell’epoca né alle ripartizioni dei luoghi e tanto meno ai dettagli delle gerarchie celesti, ma d’altronde non mi ci sono affacciato con lo spirito del tempo e forse non ho còlto il valore simbolico di questi elementi per i quali, comunque, non escludo futura contezza. Le suggestioni più sincere le ho tratte dalle descrizioni dei gironi infernali, dei fiumi che là si snodano, delle bolge nell’ottavo cerchio, ma nei riguardi del mio interesse questi ritratti hanno perso d’intensità con l’arrivo al Purgatorio e lo hanno poi riacceso nei primi canti del Paradiso. Immagino che anche tripartire la Commedia in tal modo sia un errore benché essa si presenti effettivamente così, però sono consapevole di come la sua fruizione vada intesa integralmente e di quanto, parti meno avvincenti, siano funzionali per la comprensione di altri episodi legati a doppio filo con esse. Ho gradito oltremodo molteplici terzine e me le sono segnate per ritrovarle all’uopo, ma è stata la tensione spirituale dell’intero viaggio iniziatico ciò che mi ha reso la lettura assai scorrevole.
Ho scelto deliberatamente un’edizione piuttosto essenziale, con poche e indispensabili note, cosicché le spiegazioni non soverchiassero il testo originale, ma desideravo pure le immagini evocative con cui Gustav Doré illustrò l’opera a suo tempo e di cui, secondo il mio gusto, non ne sono mai state prodotte di altrettanto efficaci, così mi sono procurato un libro che le raccogliesse. Soddisfatte quindi le premesse nozionistiche, conto di leggere presto “L’esoterismo di Dante” nella chiave di lettura summenzionata, ossia quella di un’iniziazione, ma con la viva speranza di trarne più di quanto il titolo altisonante lasci presagire.

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19
Set

Nei paraggi del presente

Pubblicato mercoledì 19 Settembre 2018 alle 20:41 da Francesco

Non ho idea di quali eventi siano in avvicinamento, ma sono pronto a convergere verso quanto di meglio mi si prospetti. L’autunno fatica a prendere posizione e non capisco se il suo ritardo dipenda dall’espansionismo estivo o da un improvviso ritorno delle mezze stagioni, così come auspicano ogni dì turbe ottuagenarie nelle sale d’attesa dei medici di base.
Stamane ho visto l’inizio di un funerale, ma sono più curioso di assistere alla fine della morte. I miei pensieri mi portano laddove neanche un paio di ali funzionanti e abbondantemente piumate potrebbero consentirmi di giungere, però non trovo sempre delle radure dove atterrare per una breve sosta e talvolta le mie evoluzioni metafisiche hanno esiti rovinosi. Per quanto io mi libri in volo, rimango comunque confinato nell’atmosfera controllata dei miei stati di coscienza, ma essi costituiscono una minima parte delle mie possibilità più proprie. Mi godo la libertà di manovra di cui dispongo, tuttavia non m’illudo che costituisca il limite ultimo di quanto esiste. Vorrei conoscere quel linguaggio che si oppone a ogni fraintendimento, involontario o deliberato, ma non so chi lo insegni né se esistano dei corsi serali per assistere a nuove albe. Tendo ad alzare lo sguardo verso i nembi quando pare che siano sul punto d’assoggettare il cielo una volta per tutte, ma non ci vedo mai una macchia di Rorschach e in quest’ultima mai scorgo i primi. Cerco di non confondere le apparenze e non mi preoccupo che esse lo facciano tra di loro.
Vanto una bella distanza da qualunque richiamo della foresta e non corro neanche il rischio di sentire le sirene sugli scogli, ma non ho un biglietto per Itaca e anche se ne vincessi uno non lo userei: il mio viaggio di ritorno segue rotte cosmiche. Ogni tanto avverto una nostalgia di cui non colgo neanche i contorni e dunque non so da cosa dipenda, però ci riconosco una lontananza nel tempo e nello spazio che non sono in grado di ricondurre a un distacco esperito per davvero: v’è molto che non conosco di me, qualunque cosa io sia.

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17
Set

Eruzioni introspettive

Pubblicato lunedì 17 Settembre 2018 alle 20:21 da Francesco

A volte sono attraversato da una forza di cui non conosco né l’entità né la provenienza, come se fossi investito da un fulmine che trasforma la notte in giorno e squarcia il cielo prima di schiantare al suolo la sua elettrica possanza.
Faccio il possibile per sviluppare e mantenere attorno a me una carica che respinga tutto quanto non mi appartenga, ma sia al contempo capace d’assimilare ciò che di positivo e negativo risulti conforme alla mia natura. Conosco il carattere ondulatorio degli eventi, la loro perenne alternanza tra vette serafiche e abissi strazianti, ma io non faccio parte del corpo di ballo che va a tempo di un ritmo così lunatico e bipolare. Voglio essere un degno parigrado della mia parte più autentica, riconoscere la sua egemonia in ogni minimo atto e pensiero, così che mi sia dato di trascendere lo stato attuale invece di rimanerci da trascurabile osservatore di cose lontane. Mi domando se concetti quali inizio e fine abbiano davvero asilo nel cosmo o non siano invece dei difetti logici di prima necessità per una specie ancora sottosviluppata, primitiva. Dove finisce quello che non mi tange e subisce deviazioni? Ciò su cui solamente il calcolo probabilistico si può esprimere, nel pieno rispetto della tradizione quantica? Mi allarmano le certezze che non credono in loro stesse e di conseguenza rifuggo dalla loro cattiva compagnia.
Scrivo nel pieno possesso delle mie facoltà, ma nella totale assenza di ragioni valide. La mia interlocuzione è una strada interrotta da lavori che non sono affatto in corso, perciò non mi resta che mandare segnali nello spazio profondo per chiedere ragguagli sull’esistenza o per un breve saluto tra figli di galassie gemelle. Non riesco a capire se la ristrettezza terrestre sia figlia di mancanze ordinarie o scaturisca da aneliti che le prime hanno il pregio di porre sotto la giusta luce. Non può essere messo ai voti quanto di assiomatico superi in esattezza finanche l’aggettivo che pretenda vanamente di definirlo, ergo non vi è nulla da deliberare in pompa magna.

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17
Set

Maratona dell’Alzheimer 2018

Pubblicato lunedì 17 Settembre 2018 alle 10:51 da Francesco

Ieri ho tagliato il traguardo della mia dodicesima maratona in dodici mesi, ma è stata una corsa folle che malgrado tutto mi è valsa il terzo posto assoluto. Caldo nella seconda parte, percorso nervoso e soprattutto un’andatura pretenziosa, però io amo la distanza regina proprio perché punisce severamente la hybris.
Alla fine ho chiuso in 2h53’07”, un tempo altino in relazione alle mie prestazioni nell’ultimo anno, ma comunque indice di una buona forma perché è stato conseguito in una gara già difficile di per sé, su cui io ho poi avuto cura di mettere il peso da novanta dell’arroganza.
Alla vigilia predicavo prudenza, però appena mi sono trovato in seconda posizione mi sono lasciato prendere la mano come gli americani a My Lai.
Ho tentato di guadagnare il massimo vantaggio possibile sull’atleta che in quel momento era terzo, ma quest’ultimo ha avuto una condotta di gara migliore della mia e mi ha ripreso meritatamente a poco meno di settemila metri dal traguardo.
Fino al ventinovesimo chilometro ho viaggiato sui 3’39” di media e ho anche stabilito il mio record sui trenta, 1h51’36”, ma poi sono esploso come un sunnita durante l’Ashura degli sciiti.
In pratica ho fatto un lungo specifico con sette chilometri di defaticamento che invero sono stati una lenta agonia.
È stata la mia maratona più dura e avrei potuto fare meglio faticando di meno se non avessi osato troppo, ma in parte sono contento che sia andata così perché è stata una prestazione molto allenante. All’arrivo non sono neanche riuscito a rispondere allo speaker e mi sono dovuto sdraiare sul prato per un quarto d’ora mentre bruciavo come Londra nel 1666.

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12
Set

A latere d’ogni cosa

Pubblicato mercoledì 12 Settembre 2018 alle 16:05 da Francesco

La calma segue la tempesta e lascia quest’ultima a elaborare il lutto per la fine della furia cieca, come una madre mancata che si chiuda in se stessa dopo l’interruzione di gravidanza. La vita riprende il proprio corso quando la morte cessa e durante la stagione delle piogge si può entrare in sintonia con tutti gli altri elementi oltre a quello che più fu caro a Talete. Se avessi un paio di occhi sulla nuca potrei scorgere il ritorno del passato senza distogliere lo sguardo dal futuro, ma la mediocrità del presente e l’anatomia della mia specie non mi consentono di operare più di quanto prevedano i loro limiti. Ho ragione di credere che non sentirei la nostalgia di casa se riuscissi a trovarmi al di là di me stesso, come se all’improvviso mi scoprissi straniero in patria.
Nei paraggi della fantasia si profilano le stesse cose di cui le sue frontiere estreme già traboccano, perciò il concetto di limite ne spiega ogni altro, incluso il concetto in quanto tale. La proprietà di linguaggio non è mai privata perciò non v’è nessuno che sia in grado di espropriarla, ma le afasie possono cagionarle qualche guaio. Taluni avanzano sfrontatamente la pretesa di essere capiti e con le loro istanze inflazionano il già biasimevole uso della parola, inoltre mi chiedo se a forza di battere i piedi per terra costoro non inducano gli inquilini dei piani inferiori, gli spiriti ctoni, a protestare con l’amministratore dell’abominio. Scorgo fortissime similitudini tra l’universo tolemaico e l’idea più modesta, ma proporzionalmente simile, di chi si ritenga il centro del mondo. Se i meridiani e i paralleli esistessero davvero forse il sole a scacchi non sarebbe appannaggio dei carcerati, ma in quel caso le prigioni rimarrebbero le stesse e quindi continuerebbero a prescindere dalle sbarre. La reciproca comprensione è sempre ardua, e non solamente quando si affidano i messaggi ai piccioni viaggiatori nel pieno della stagione venatoria.

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3
Set

Allenamenti specifici e gare

Pubblicato lunedì 3 Settembre 2018 alle 06:55 da Francesco

Nelle ultime settimane ho svolto alcuni allenamenti specifici per la maratona e in particolare me ne sono imposti due dai quali ho tratto dei buoni responsi in merito alla mia attuale forma. Sono dunque soddisfatto per la mia duplice natura di atleta e di allenatore di me stesso. Anzitutto ho eseguito quello che tecnicamente rientra nella categoria dei lunghi specifici, ovvero 35km corsi a 3’55” di media su un tracciato pianeggiante ma che presentava dodici chilometri di strada bianca. Non ho avuto modo di bere durante questa sessione e quindi dopo venticinque chilometri ho accusato parecchio la sete, ma alla fine sono rimasto soddisfatto; riporto di seguito il tracciato GPS: https://www.strava.com/activities/1798381815
Tre giorni dopo l’allenamento di cui sopra mi sono cimentato in una mezza maratona solitaria su un circuito asfaltato e oltre ad abbattere il mio record sulla distanza ho infranto (di pochi secondi) anche quello sui dieci chilometri. Ho completato i 21097 metri in 1h14’40”, coprendo i primi diecimila in 35’53”, i secondi in 35’03” e chiudendo il ventunesimo chilometro in 3’14”! A seguito di questa prestazione mi sono riposato alcuni minuti e poi ho fatto nove chilometri a 5′ di media per scaricare un po’ le gambe.
Qui il tracciato GPS: https://www.strava.com/activities/1804940887
Ieri mattina invece mi sono recato a Orte per prendere parte al Trofeo delle sette contrade. Sono arrivati al traguardo 287 atleti e per la quarta gara di fila mi sono classificato al quarto posto, ma sono soddisfatto per il riscontro cronometrico difatti ho completato i tredici chilometri di saliscendi del percorso in 46’14”, quindi a una media di 3’33”, riuscendo persino a correre i primi due chilometri sotto i 3’15” grazie alla complicità della discesa: https://www.strava.com/activities/1814123141

Foto di A. Lucchi
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24
Ago

Fedone

Pubblicato venerdì 24 Agosto 2018 alle 03:28 da Francesco

Attendevo il kairos per leggere il “Fedone” di Platone e il momento opportuno è giunto in una notte di mezza estate senza ingerenze shakespeariane. Il dialogo mi ha trasmesso una balsamica accettazione degli eventi e certe arguzie maieutiche mi hanno strappato più di un sorriso. Non ho mostrato grande interesse per le questioni dell’anima, quelle in cui Sìmmia e Cebète avanzano dubbi sulla natura e l’indistruttibilità di quest’ultima, bensì mi sono deliziato con l’imperturbabilità di Socrate dinanzi all’imminenza del suo aperitivo di cicuta.
Secondo me il clima di questo scritto costituisce un esempio primevo della “destinazione tanatologica della filosofia”, così come riporta una nota del testo, ovvero quella che io ancor oggi reputo la meta capitale di tale pratica: imparare a morire. Gli spunti ivi presenti non hanno nulla di esoterico, quantomeno non nella degradata accezione degli ultimi decenni, ma neanche in quella letterale poiché con una esse in più al massimo possono essere essoterici, cioè di pubblico dominio; una scrematura avviene invece con la sua comprensione: quand’essa risulti soltanto scolastica o accademica credo che in qualche misura ne vada persa la parte migliore, quella di cui in certe condizioni si può persino fare esperienza.
Già edotto da me stesso anni fa in merito ai molteplici concetti di Platone, non ho quindi trovato stimolante la rilettura di quanto riguarda l’Iperuranio, l’anamnesi, l’analisi dei contrari e il tentativo di conciliare l’impianto eracliteo con quello di Parmenide, però mi è piaciuto il rimando alla dottrina pitagorica della metempsicosi in quanto conferisce un ulteriore slancio a quella tensione spirituale di cui il Socrate platonico è reso sommo interprete.

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