17
Mag

Di massa grassa e nuovi ritmi

Pubblicato venerdì 17 Maggio 2019 alle 14:21 da Francesco

Continuo ad allenarmi a dovere benché non intenda più gareggiare in patria. Ho abbassato i tempi medi delle mie uscite e ho cambiato la mia alimentazione. Da circa un mese non mi cucino più pasta né riso né cous cous: ormai la mia fonte primaria di carboidrati è costituita dagli ortaggi (cipolle, zucchine, carote, asparagi) e dalla frutta. Vi sono ancora occasioni in cui arricchisco lo spirito con la pizza, ma è il pasto ordinario che è cambiato.
Ho realizzato tutti i miei tempi passati con un’alta percentuale di massa grassa, tra il 17% e il 18%, oltre a un rapporto tra altezza e peso tutt’altro che da maratoneta: di norma tra i 68kg e i 70kg per 168cm. Al momento oscillo tra i 65kg e i 66kg ma con una percentuale di massa grassa del 16%. Penso che il mio primato sulla maratona (2h39’13”) possa essere demolito, ma devo dimostrarlo su strada (estera).
Ho accettato a lungo la condizione di cui sopra perché in poco più di due anni sono riuscito a correre venti maratone e soltanto in due occasioni ho fatto registrare un tempo al di sopra delle 2h50′, quindi mi sono adagiato sugli allori e ho sempre trascurato l’alimentazione.
Ho provato varie volte a cambiare la mia dieta, ma a differenza di terzi io non sono un tuttologo e quindi ho compiuto vari tentativi a vuoto perché mi piace fare tutto da solo.
Finalmente sono riuscito a imprimere una certa costanza al mio modo di mangiare e anche gli allenamenti mi stanno dando conferme in questo senso.
Quella odierna è stata la terza sessione veloce in tre giorni, infatti lunedì ho corso diecimila metri in in 36’15”, poi mi sono riposato due minuti e ne ho corsi altri 7 a 3’46” di media. Ieri ho sparato un tremila in 10′ netti, con l’ultimo chilometro corso a 3’16”, poi 8km facilissimi di recupero e una partita di calcetto dove ho corso all’inverosimile. Oggi 17,7 chilometri in 1h07’16”, 3’47” la media al chilometro, con un minimo di dislivello.
Ho abbassato un po’ la quantità ma ho alzato l’intensità. Il mio obiettivo per settembre è quello di arrivare a un peso di 60kg o poco meno con una percentuale di grasso tra il 10% e l’11% e valutare la condizione generale via via con qualche test di velocità. Questo è l’unico modo in cui posso compiere un ulteriore salto di qualità, ma se non dovessi riuscirci so che da qualche parte ci sarà sempre un barattolo di burro d’arachidi ad aspettarmi, comprensivo e calorico.

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9
Mag

Di contrazioni e rilassamenti

Pubblicato giovedì 9 Maggio 2019 alle 19:55 da Francesco

Per cause esterne o per necessità interiori vi sono dei periodi in cui odo forte il richiamo di una laica solennità verso questioni metafisiche, come se dovessi direzionarvi i miei pensieri per mondare l’impalpabile stato in cui elucubro, tuttavia mi risulta difficile assecondare le esigenze di cui sopra in mezzo alle turbe dei miei simili e alla confusione che di norma da esse promana.
Talora mi chiudo nelle mie abitudini per andare incontro a una dimensione più elevata della mia esistenza, conscio di come a un tale ritiro segua sempre un’apertura di entità variabile e in accordo con gli eventi, un po’ come se le mie astrazioni si dipanassero in fasi sistoliche e diastoliche. Porto in dote la costante di una certa leggerezza che non traspare sempre dallo stile a cui di tanto in tanto ricorro per esprimermi su queste mie pagine, tuttavia non mi preme la perenne salvaguardia della coerenza tra forma e sostanza, o almeno non nei termini in cui quest’ultima è sovente attesa dal cosiddetto senso comune.
Non ho bisogno di farmi capire né di essere compreso laddove queste evenienze non abbiano una portata tale in ragione di cui i diretti interessati finiscano per rasentare la possibilità di mettere da parte il linguaggio ordinario. Non penso che servano a granché i vasi comunicanti qualora si scopra che siano stati riciclati da quelli che furono di Pandora. Le forzature verso l’incomunicabilità fanno partorire a quest’ultima delle brutte bestie a più teste e, siccome io non mi metterei mai in casa un cobra reale, non vedo perché dovrei offrire il petto alle idre. I miei ripiegamenti su me stesso si rivelano spesso proficui in quanto mi permettono di sublimare energie e attenzioni che non veicolo altrove, mentre i miei stadi espansivi non di rado sono contraddistinti dal tedio di interazioni trascurabili: più o meno e fatte le debite eccezioni quest’è l’andamento.

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2
Mag

I Ching

Pubblicato giovedì 2 Maggio 2019 alle 19:58 da Francesco

Per diversi anni mi sono ripromesso di leggere l’I Ching, il cosiddetto libro dei mutamenti, anche in ragione dell’interesse che a suo tempo gli riservò Carl Gustav Jung, e alla fine dell’ultimo inverno ho tenuto fede a quel proposito. Il mio approccio non è stato quello di chi fosse alla ricerca di uno strumento divinatorio o d’un modo per dare libero corso alle proprie suggestioni verso conoscenze antiche e sapienziali, bensì mi ci sono affacciato per cogliere l’invito a una diversa introspezione e per soffermarmi sul tema della sincronicità senza annacquarlo con fiumi d’incauto razionalismo. Trovo affascinanti anche gli aspetti archetipici che stanno alla base dei sessantaquattro esagrammi e delle loro spiegazioni, ma considero piuttosto sottile la linea che divide il valore psicologico dell’opera da una sua interpretazione caricaturale e mendace.
Ne ho portato a termine l’attenta lettura oltre un mese fa, tuttavia non ho ancora scorto il momento giusto per provarne una prima applicazione e non intendo farlo per mero gioco in quanto, se così agissi, ne tradirei lo spirito nonché la conditio sine qua non. A tempo debito darò conto a me stesso su queste pagine della mia esperienza con l’I Ching, ma per adesso continuo a dilatare l’attesa in virtù del concetto greco di kairòs.

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29
Apr

Quando incontrai colei che non incontrai più

Pubblicato lunedì 29 Aprile 2019 alle 22:02 da Francesco

Quasi un anno fa mi recai nella città eterna e, in un’umida sera alle porte dell’estate, gareggiai tra le strade capitoline. Una volta all’arrivo in Piazza del Popolo mi diedi una pulita di fortuna e m’incamminai alla volta del ponte Regina Margherita: là vidi per la prima volta una ragazza con cui negli anni precedenti mi ero immerso in lunghe conversazioni, talora al limite dell’assurdo, talora al culmine del piacere. Sapevo benissimo come la natura e le sue abitudini ne avevano modellato le fattezze, nondimeno la sua beltà mi colpì lo stesso.
Avevamo improvvisato quel rendez vous in ragione della reciproca curiosità, ma io non la feci sentire desiderata come in seguito ho immaginato che si aspettasse. Rammento qualche passo a Villa Borghese, un gelato mediocre che mi fu offerto e il cui consumo avvenne con somma celerità, ma anche dei bei gatti randagi e una crescente insofferenza da parte della sventurata di cui sopra. Non cercai il contatto fisico perché volevo conoscerla davvero, sapere chi fosse in un contesto avulso da quello digitale, ma questa mia condotta la indispose. Più ci ripenso e più ci rido perché fu un tentativo di sdrammatizzare che si risolse in una comica grottesca
Non ho mai avuto relazioni sentimentali né rapporti carnali, condizione di cui non faccio mai mistero nelle rare volte in cui io mi ritrovi a interloquire con una ragazza, perciò da me nessuna può aspettarsi determinate iniziative. Non sono un maschio alfa in questo ambito. Ho un modo particolare di rapportarmi con l’altro sesso, ma forse il mio è più indicato per il cabaret e favorisce meno quanto si trovi al di là di una simpatia passeggera o di un’infatuazione.
Perlomeno questa storia prova come io non escluda alcune possibilità, ma conferma anche quanto finisca per non risultare mai la persona di cui l’altra è alla ricerca: sono proprio un pasticcione. Recentemente ho provato a tornare in contatto con la ragazza della storia, ma i miei timidi messaggi si sono infranti su un muro di silenzio e quindi ho lasciato perdere: la ricorderò per sempre.
Le cose non vanno sempre come qualcuno spera che vadano, ma ce ne sono comunque tante altre a cui volgersi e qualora non se ne vedano la colpa può essere ascritta soltanto alla propria miopia. Quand’ero un adolescente insicuro ebbi un periodo di lunga malinconia al cospetto della prima e immancabile delusione, ma in quell’occasione e in altre pagai lo scotto dell’inesperienza: ero ancora convinto che dovessi cercare il mio senso interiore nella reciproca risonanza con una ragazza. Capisco chi avverta l’urgenza dell’altrui considerazione, come se essa conferisse davvero un significato all’esistenza, ma le cose stanno diversamente.

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25
Apr

In una placida notte di primavera

Pubblicato giovedì 25 Aprile 2019 alle 00:47 da Francesco

L’avanzata nel tempo è una scalata e gli appigli sono le lancette dei tanti orologi fermi che ne tempestano la parete. A volte uno sguardo nel vuoto dà l’idea di quanto tempo sia trascorso dall’ultima volta che qualcuno abbia degnato di considerazione il proprio passato.
La caduta a ritroso non è eventuale, ma certa: la salita è propedeutica al suo esatto contrario. All’orizzonte si muovono ombre che non temo affatto, però alimento lo stesso un po’ di circospezione. Qualche volta non mi vedo a una certa quota sopra la mia nascita, sospeso o in progressione sull’asse delle ordinate, bensì vi sono dei momenti o addirittura interi periodi nei quali mi sento sotto una piccola cascata mentre il tempo mi scivola addosso. Ho il sospetto che la durata della mia esistenza non conti poi molto nel grande gioco del cosmo, ma assecondo l’istinto di conservazione e le auguro una buona longevità.
Mi reputo risolto in una determinata misura e mi rendo conto di come tale asserzione potrebbe apparire pretenziosa o persino tracotante se venisse letta o appresa da chi avesse l’ardire di spendersi sulle mie parole, ma non sono giunto a tale giudizio con la negligente indulgenza di chi non abbia mai dilaniato se stesso in lunghe, drastiche e decisive schermaglie introspettive.
Ho come l’impressione che quanto ancora rimanga del mio tempo su questo pianeta sia una sorta di surplus e per me non v’è nulla di negativo in ciò, anzi, ma non ne ho la certezza e non so se il futuro abbia in serbo per me nuovi sensi con cui ammantare il mio rapporto con lui.
La mia vaghezza è lo specchio opaco su cui mi rifletto e sul quale rifletto. Non pretendo di scrivere o dire nulla di più di quanto non ci sia bisogno di scrivere e di dire. Se dovessi davvero aggiungere qualcosa in questo preciso istante, allora volgerei un plauso alla notte incipiente e alle voci di Otis Redding e Sam Cooke che mi ci traghettano mentre parlo con me stesso e sempre per me stesso scrivo.

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22
Apr

KITT a Grosseto

Pubblicato lunedì 22 Aprile 2019 alle 20:38 da Francesco

Qualche giorno fa mi sono trovato a fare un giro a Grosseto e durante una breve sosta a un distributore di benzina ho scorto una Pontiac. A un primo sguardo la macchina mi ha ricordato quella di Knight Rider (conosciuto in italia come Supercar), celebre telefim degli anni ottanta, ma ne ho avuto la conferma subito dopo, quando ho notato il movimento del led anteriore!

Mi sono fermato a parlare un po’ con il proprietario il quale è stato gentilissimo! L’auto è una replica fedelissima di KITT e trasuda passione da ogni atomo. Per un momento la mia infanzia ha reclamato il suo primato sul presente.

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15
Apr

Caduta una guglia se ne innalza un’altra

Pubblicato lunedì 15 Aprile 2019 alle 23:09 da Francesco

L’incendio che è prorotto da Notre Dame mi ha ricordato ancora una volta la caducità di tutte le cose umane. La breve storia della mia specie si annida in simboli, edifici e opere di vario genere su cui il tempo sedimenta i significati del passato.
In un lontano futuro anche la Terra verrà avvolta dalle fiamme e non rimarrà nulla di codesto proscenio dal nucleo di ferro, tuttavia mi chiedo se quello spettacolo d’estinzione avrà degli spettatori come in queste ore se ne adunano sulle rive della Senna, magari a bordo di navi spaziali approntate all’uopo con vista sul disastro o, per i meno facoltosi, con gli occhi incollati a potenti telescopi.
Anche il dispiacere e lo struggimento sono passeggeri, proprio come lo sono le loro controparti, ma è comprensibile che tanto gli uni quanto le altre si avvicendino in testa (anch’essa effimera nella sua duplice accezione) in pieno accordo con le circostanze: il presente non fa altro che consegnare corone d’alloro agli stati emotivi. Tutto ciò mi porta alla mente un passaggio de “Il libro tibetano dei morti”, secondo il quale l’acqua si estingue nel fuoco e quest’ultimo nel vento, ma la mia immaginazione mi propone anche le pire sul Gange e le loro volute di fumo.

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11
Apr

Ovvietà granitiche e propedeutiche

Pubblicato giovedì 11 Aprile 2019 alle 22:37 da Francesco

Non ho ragioni valide per sporgermi oltre il solipsismo, ma talvolta mi piacerebbe valutarne alcune e se non lo ammettessi farei un brutto torto alla verità. Vivo con me stesso e per me stesso, perciò mi ritengo abile e fortunato. C’è molto al di fuori del mio microcosmo, di ciò sono consapevole, però in quel mare magnum si trovano anche acque pericolose.
Non so se io abbia fatto una precisa scelta di vita, tuttavia nel corso degli ultimi anni la mia esistenza ha tracciato i contorni di qualcosa che le assomiglia molto. Quello attuale per me è un periodo tranquillo e in parte anche prolifico, quindi non ho nulla di cui lamentarmi e mi godo la quotidianità delle mie buone abitudini. Anche l’inconscio non mi manda più certi segnali con la stessa frequenza di prima, come se anch’egli avesse compreso l’impraticabilità di una profonda consonanza. Un’autentica reciprocità è difficile da stabilire e allo stesso tempo, secondo la mia modesta opinione, la sua assenza va salutata con gaudio qualora si riveli la salubre alternativa a qualcosa di autodistruttivo. In certi ambiti non mi piacciono le forzature perché non portano nulla di buono, ma capisco come esse possano costituire una tentazione irresistibile per taluni. Comprendo anche il bisogno dell’identificazione con una realtà endogena, ma per me il gioco non vale necessariamente la candela e trovo che in alcune circostanze sia preferibile un placido buio, altrettanto gravido di possibilità inesplorate e meno tetro di quanto lasci intendere il suo nero dominio.
Credo che la presenza di spirito faccia la differenza tra l’accettazione di compromessi nocivi e il loro netto rifiuto, però in tutto ciò un po’ di lungimiranza si presenta quale condito sine qua non. Avvisi chiari ne ho visti negli esiti delle vite altrui e a me già quelli sono bastati per assumere la dovuta circospezione. È vero, intanto il tempo passa, ma d’altro canto mi viene da scrivere: ci manca solo che si fermasse a guardare come un voyeur!

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7
Apr

Meditazione dinamica

Pubblicato domenica 7 Aprile 2019 alle 22:05 da Francesco

Negli ultimi sette giorni ho corso molto, quasi centocinquanta chilometri, e mi sono divertito altrettanto. L’attività fisica in solitudine mi espone sempre a un flusso spontaneo di pensieri verso i quali non avanzo mai pretese.
L’attività mentale durante certi sforzi, anche nel corso dei più blandi, mi appare sempre a una certa distanza, come se io la mantenessi davanti a me di alcuni metri, e dunque in questa condizione posso esserne al contempo lo spettatore oltre che il proiettore. Ne concludo che ancor oggi la corsa costituisca la mia forma privilegiata di meditazione e ho ragione di credere che sia destinata a rimanere tale per molto tempo: con tutta probabilità risiede in questo il motivo maggiore dietro cui mi risulta possibile coprire determinate distanze senza sviluppare noia né insofferenza. Gli effetti positivi dell’attività psicomotoria alimentano la mia costanza e ne consegue un ciclo virtuoso che può avere dei rallentamenti o degli adattamenti alle circostanze, ma mai un arresto volontario.
Complice la giovane primavera e forse una militanza di lunga data presso me stesso, quest’oggi non mi si è presentata una prima visione tra le mie riflessioni itineranti, bensì la replica di considerazioni a cui già innumerevoli volte ho dato libero corso: un po’ come i film trasmessi d’estate sulle emittenti più diffuse. Non mi va di scendere in dettagli perché ho già fatto le scale e poi sono sempre gli stessi delle puntate precedenti, però mi riservo di farlo alla prossima riproposizione. Ho molte cose da dire e da scrivere, tuttavia aspetto che si alzi il vento per riferirgliele.

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3
Apr

Dischi da Tokyo

Pubblicato mercoledì 3 Aprile 2019 alle 22:42 da Francesco

Questi sono alcuni dei dischi usati che ho rimediato nel Sol Levante. “Ishoku-Sokuhatsu” degli Yonin Bayashi l’ho trovato a poco perché la copertina si presenta un po’ rovinata, ma il vinile è intonso e suona benissimo: anno 1974, si tratta di uno dei capolavori del progressive nipponico e ci tenevo a prenderlo nella sua patria.
Fatte le debite eccezioni, Dead Kennedys su tutti, non sono un grande appassionato di punk, ma desideravo da tempo una copia di “Zen Arcade” degli Hüsker Dü e me la sono procurata nell’ultimo giorno utile in Giappone, al settimo piano di uno dei punti vendita di Disk Union a Shinjuku. Per me è un album spettacolare e penso che risulterebbe la mia prima scelta se una ditta di demolizioni mi chiedesse di sfondare tutte le porte di un palazzo diroccato.
”Space Ritual” degli Hawkwind è un grande classico che non ho mai avuto occasione di comprare per pochi copechi e quando l’ho trovato a meno di 1000¥ non me lo sono fatto scappare: preferisco la prima metà alla seconda.
Klaus Schulze per me è una garanzia e finora mi è sempre piaciuto tutto quello che ho ascoltato della sua produzione, ma non conoscevo “Dune” e l’ho preso sulla fiducia un po’ per il prezzo economico, un po’ per la copertina tratta da “Solaris”: le due lunghe tracce del disco non mi hanno fatto rimpiangere l’acquisto.

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