4
Feb

Reminiscenze di prima mattina

Pubblicato sabato 4 Febbraio 2006 alle 08:03 da Francesco

Quando andavo alle superiori saltavo frequentemente le lezioni. Di solito, quando non mi trovavo tra i banchi di scuola, passavo la mattina a Grosseto, camminavo per ore senza meta e spesso senza proferire parola con nessuno. Altre volte mi accompagnavo a bizzarri personaggi di provincia, nullafacenti cronici e schiavi della nicotina, con i quali parlavo anche per ore con la consapevolezza di non riuscire a comunicare. Mi piaceva stare lontano dall’ottusità imperante dell’aula scolastica; mi sentivo libero e appagato. Dopo il diploma mi sono iscritto all’università per evitare la leva militare, infatti l’ateneo grossetano mi ha visto solo due volte tra le sue mura. Voglio fare un passo indietro e gettare qualche altra parola sulle mattine in cui ero assente da scuola. Ricordo l’odore di caffè mai bevuto, le nubi di fumo passivo che scacciavo via con la mano, le luci psichedeliche dei coin up che chiedevano una moneta da cinquecento lire, i discorsi sconclusionati di persone che non conoscevo, le facce butterate e semplici di persone che iniziavo a conoscere, le piccole confessioni spontanee, l’olezzo di adolescenti mie coetanee che vedevo sempre troppo distanti dal mio pianeta: è una tela dipinta con stilemi e rappresenta l’apatia prolungata di un ex pubescente.

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3
Feb

Parole pomeridiane

Pubblicato venerdì 3 Febbraio 2006 alle 14:17 da Francesco

Oggi sono più sereno del solito, non c’è un motivo apparente, mi sento in ottima forma e nessun pensiero oscuro ottenebra la mia mente. Mi piacciono le giornate nuvolose e adoro le nubi quando queste danno sfumature apocalittiche al cielo imperlato di particelle liquide. Sono cullato dagli assoli di Frank Gambale mentre continuo a sentire un piacevole senso di benessere. È una sensazione che collego al grembo materno di una donna prima che questa diventi puerpera. Per me è un pomeriggio lieto e pacato, lento e un po’ sornione. È un’immagine banale ma vera; adesso lo so: è la quiete dopo la tempesta.

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2
Feb

Il circolo dei creditori

Pubblicato giovedì 2 Febbraio 2006 alle 11:21 da Francesco

Sento spesso persone dalle idee caludicanti che si lamentano della propria vita, un’orda di vittimisti armati di mistificazioni e retorica, privi di eloquenza e concretezza. A questi signori sembra che tutto sia dovuto, dal sedicenne che attraversa la crisi adolescenziale fino all’ottuagenario che recita “governo ladro” a ogni piè sospinto. Odio i lamenti ripetitivi mentre trovo utili le grida catartiche. Mi auguro di imbattermi in difficoltà titaniche per avere l’occasione di trarne forza e giovamento, allo stesso tempo mi auguro una vita quieta e sincera da trascorrere tra ozio e amore. Due speranze opposte che confermano a me stesso la mia capacità di sopperire alla mia stabilità mentale in qualsiasi situazione. È sbagliato generalizzare e credere di poter sorpassare qualsiasi ostacolo, tuttavia sono fiducioso perché mi ritengo in grado di attraversare la più negativa delle ipotesi che ho immaginato per la mia vita; sono pronto al peggio, ma al peggio non c’è mai fine. Ho alcuni motivi per sentirmi ottimista e devo coltivarli nonostante l’opposizione di un lato del mio carattere. Se sorrido vuol dire che ho voglia di ridere; spesso mi lascio trascinare dall’ilarità e ne sono contento. Nessuna parola pesa abbastanza per schiacciarmi e nessun altro riesce ad essere tanto severo con me quanto il sottoscritto. Il circolo dei creditori, questa banda di pusillanimi creature, non riuscirà a farmi aderire al proprio consorzio di stronzi. Troppe parole e nessuna azione. Occorre concretezza, non molta, deve essere dosata nei momenti giusti, quei momenti che io sto aspettando di intravedere all’orizzonte dell’inerzia e dell’ozio.

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2
Feb

La solita alba

Pubblicato giovedì 2 Febbraio 2006 alle 07:06 da Francesco

Sono le sei e mezzo di mattina, fuori fa freddo ed è ancora buio. Ho spento il termosifone della mia stanza, ho aperto la finestra ma non le persiane. Voglio che un po’ di gelo mi avvolga. Durante l’inverno non uso mai il cappotto, e quando esco indosso una maglietta a maniche corte e una felpa, un paio di pantaloni da ginnastica e delle scarpe da tennis. Probabilmente mi piacciono i brividi di freddo perché sono gli unici brividi che conosco. Mentre scrivo sento i rumori delle prime auto e dei camion, sono rumori ripetitivi e a volte fastidiosi, mi entrano in testa e mi percuotono un po’ prima di dileguarsi. Mi sono svegliato alle dieci di sera e credo che andrò a dormire nel primo pomeriggio. Durante la notte alzo i pesi, mi alleno con il vogatore, leggo qualche pagina del libro di turno, mi diletto con i videogiochi, mi informo su ciò che accade nel mondo, e quando ne ho le palle piene mi masturbo. Non ho molto da scrivere, tuttavia non voglio lasciare deserte queste righe virtuali. Credo che la mia mancanza di argomenti dipenda dalla mia mancanza di interessi. La mia vita è strana e silenziosa, inerte e priva di doveri. Qualche anno fa un tipo mi definì schiavo della mia libertà; probabilmente aveva ragione. Ho voglia di cambiare, ma voglio che il cambiamento sia naturale e non forzato dalle circostanze.

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1
Feb

Primo febbraio

Pubblicato mercoledì 1 Febbraio 2006 alle 12:00 da Francesco

Oggi, primo febbraio, mi pongo una domanda: i prossimi ventotto giorni saranno tutti identici? Mi risponderò il primo di marzo. Le mie giornate trascorrono veloci, alcune volte velocissime. Credo che raggiungerò i sessant’anni (sempre che io non muoia prima) senza accorgermene, e forse senza qualcos’altro. La mia vita fluisce oziosamente, senza che io sappia come controbattere alla futilità del mio dolce far niente. Posso fare qualsiasi cosa, ma invece non faccio nulla; è paradossale. Forse sto aspettando un’occasione giusta, il momento adatto, l’attimo in cui recitare “carpe diem”. So che oggi, primo febbraio, trascorrerò le mie ore come le ho trascorse durante il trentuno di gennaio. L’alienazione non fa bene, la sconsiglio vivamente.

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31
Gen

La vita in provincia di Grosseto

Pubblicato martedì 31 Gennaio 2006 alle 03:59 da Francesco

Anche questa notte, mentre molti altri riposano prima di iniziare le proprie giornate lavorative e scolastiche, io mi ritrovo per l’ennesima volta nella mia stanza, accompagnato dalle note di una web radio jazz e motivato a scrivere dalla voglia di dissertare sul microcosmo nel quale vivo. Non ho mai conosciuto una sola persona felice o semplicemente disposta ad esserlo. Le persone che conosco temono la loro vera natura, hanno paura di mostrarsi per quello che sono realmente e spesso subordinano la felicità e la verità alla comodità di una vita di apparenza. Alcune volte ho come la sensazione di trovarmi in mezzo ad un macabro carnevale, un tripudio di maschere che non nascondono visi sorridenti e gaudi, bensì tragedie e frustrazioni. Vedo prevalere la trasgressione fine a se stessa, vedo personalità stuprate da meri istinti sessuali che spesso non hanno un retroterra affettivo e per questa ragione hanno un effetto palliativo per un male di vivere che si fa spazio con gli anni. Non sono né un bigotto né un moralista, tento solo di dare una forma scritta alle mie percezioni. Molti asseriscono di vivere in un mondo materialista e troppo veloce, infarciscono le loro bocche con parole retoriche e si fanno fautori di principi morali (anacronistici), ma all’atto pratico sono i primi a prediligere ciò che è tangibile e a consumarlo per timore di perdere il passo con la vacuità contro cui si scagliano. Questo breve scritto senza pretese non ha alcuna connotazione politica, economica, religiosa o filosofica; mi riferisco semplicemente ai rapporti tra le persone e ai sentimenti che ne scaturiscono, siano essi di amore, odio o indifferenza. “Ipocrisia” è un termine troppo inflazionato e non lo userò. Nella maggior parte delle persone che ho conosciuto ho sempre notato una forte inclinazione ad evitare il dialogo diretto e a rimandare la verità, nonostante l’emersione di quest’ultima sia spesso inevitabile. Perché parlare con terzi di questioni che andrebbero discusse faccia a faccia con il diretto interessato? Ho una politica di tolleranza zero nei confronti delle persone che rimandano sempre il confronto diretto e cercano di nascondere, più o meno goffamente, le sensazioni e le decisioni che crescono in loro. C’è il desiderio di essere capiti, ma non c’è la volontà di mettere le persone in condizione di capire. Voglio evitare di omologarmi al modello di intima sofferenza che scorgo o forse penso di scorgere negli altri, per questo motivo cerco di essere scevro dal maggior numero di pregiudizi e parlare di me e del mio intimo senza alcun timore. Non voglio che la mia individualità si faccia scudo con la mia serenità. Sono quasi le quattro e per stanotte non ho altro da aggiungere a queste parole per me catartiche.

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30
Gen

Le mie due decadi

Pubblicato lunedì 30 Gennaio 2006 alle 05:22 da Francesco

Ho ventuno anni e mi sento ancora troppo giovane (probabilmente perché lo sono) per avere una visione completa del mondo che mi circonda, tuttavia sto iniziando a farmene un’idea. Il mio unico amico è un rumeno che ho conosciuto circa tre anni fa, non parliamo la stessa lingua e per questo motivo abbiamo coniato un linguaggio italo-anglo-rumeno per comunicare. Conobbi Bogdan, questo il suo nome, in una serata decembrina, e ricordo che iniziai a discorrere con lui dei tipici luoghi comuni sugli italiani. In ventuno anni non ho coltivato né l’amicizia né l’amore, infatti sono ancora vergine. Conosco diverse persone, ma con nessuna di esse ho un rapporto particolarmente stretto. Per me la solitudine non è mai stata un grosso problema e credo che continuerò a viverla ancora per un po’. So che passare un’intera esistenza da soli è pericoloso e per questo motivo voglio abbandonare la mia condizione solipsistica. Nella mia vita ho conosciuto tre ragazze e sono stato il loro più intimo confessore. Non riesco ad avere dialoghi a lungo termine con qualsiasi persona e ho sempre detestato le infatuazioni. Alcune persone mi guardano perplesse e mi tacciano di romanticismo quando dico loro che ho bisogno di essere innamorato per fare sesso, e che questo è il motivo per cui non ho ancora fatto collidere il mio pene con una vulva. Se mi interessasse la mera copulazione potrei recarmi sull’Aurelia o sulla Senese e accompagnarmi ad una troia; non è quello voglio, non mi basta. Salto di palo in frasca e dedico qualche parola ai miei primi anni di vita. Sono cresciuto a Orbetello, dove vivo ancora, e non voglio andarmene nonostante io ne abbia la possibilità; forse mi manca una buona ragione per lasciare questo nido provinciale. Durante l’adolescenza sono stato un disadattato e in parte lo sono ancora. Avevo la barba folta e i capelli lunghi, ascoltavo metal e idolatravo la violenza gratuita. Durante la mia giovane vita ho detto spesso cose molto pesanti a persone che non se lo meritavano; sono stato un cinico e un sadico. Dopo essermi diplomato al Liceo Linguistico ho deciso di non proseguire gli studi, e proprio quando ho smesso di sentire la pressione della scuola ho iniziato ad aprire la mente, a leggere, ad ascoltare e ad avere più cura del mio corpo. Non credo in nessun dio, non ho posizione politica, non seguo il calcio da tempo immemore e non sento il bisogno di avere un ideale. Se oggi un uomo anziano mi avvicinasse e mi chiedesse cosa desidero io gli risponderei: “Buonuomo, io voglio un viso da accarezzare, una menade che mi faccia conoscere le fibrillazoni cardiache, una idra con le teste di Venere e Minerva che desideri accompagnarsi a me tra erotismo e battaglia “. Le mie ultime parole sono volutamente ampollosse e le ho scritte per creare l’immagine idilliaca dei miei desideri più reconditi. Può bastare.

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30
Gen

Perché aprire un blog?

Pubblicato lunedì 30 Gennaio 2006 alle 04:33 da Francesco

Ho deciso di aprire questo blog per radunare le mie sensazioni, i miei pensieri e le mie impressioni. Per molto tempo sono stato un misantropo e un misogino, e spero che queste pagine permettano, alle persone interessate, di conoscermi un po’ di più. Sono le quattro e trenta di notte, non ho nulla da fare e mi appresto a raggiungere la chiusa di questo breve messaggio. Dichiaro terminato il battesimo di queste pagine virtuali.

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