31
Mar

Benedetto XVI

Pubblicato venerdì 31 Marzo 2006 alle 07:58 da Francesco

Il crucco a capo dello Santa Sede ha affermato che gli interventi ecclesiastici nel dibattito politico sono un’illuminazione per le coscienze. In realtà il sor Ratzinger usa un giro di parole per descrivere l’ennesimo atto d’ingerenza da parte del Vaticano. Non ho una posizione politica, ma mi pare abbastanza evidente che le parole del pontefice confermino la presenza di un clericalismo invisibile mascherato da laicismo. È aberrante come talvolta le scelte politiche siano fondate sui dogmi religiosi invece che sullo studio delle reali esigenze imposte dall’evoluzione dei costumi e della morale. Trovo che l’aspetto più fastidioso delle ingerenze ecclesiastiche sia la referenza della classe politica, con poche eccezioni, nei confronti delle autorità religiose. Nel 2006 alcuni bisogni degli esseri umani sono ancora subordinati alle parole mitologiche di libercoli che vengono chiamati libri sacri: prima o poi finirà il rincoglionimento di massa, ma credo che non farò in tempo a vedere il predominio della ragione sulla demenza religiosa. Non vorrei un ritorno all’iconoclastia bizantina, ma gradirei un ridimensionamento del pericoloso spettacolo burlesco (nel senso che piglia per il culo intere masse di esemplari di homo sapiens) offerto da ogni fede. Penso che la religione debba essere relegata alla sfera privata e rispettata sotto questa forma, ma credo che essa vada perseguita quando tenta una evangelizzazione subdola e caustica. Nella mitologia cristiana è ricorrente la figura di un ragazzo trentenne, nativo di Betlemme, che porta una grossa croce di legno sulla groppa; io credo che la croce oggi la portino migliaia di persone che vedono negati alcuni dei loro diritti dall’ambiguità della morale di un’élite di prelati.

Categorie: Parole |

30
Mar

Cronaca nera: scomparse e omicidi

Pubblicato giovedì 30 Marzo 2006 alle 13:20 da Francesco

La scorsa estate sono passato dalla stazione di Ventimiglia e sono rimasto impressionato da un manifesto sul quale erano stampate le foto di alcune persone scomparse. Da piccolo guardavo sempre “Chi l’ha visto” e spesso mi spaventavo. Mi attrae l’alone di mistero che avvolge ogni scomparsa; talvolta gioco al detective ed elaboro ipotesi sulle sparizioni delle persone. Mi piacciono i fatti di cronaca nera, specialmente quando essi scuotono le certezze dei miei connazionali inondando i palinsesti televisivi. Ricordo con piacere voyeuristico il delitto di Novi Ligure perpetrato da Erika e Omar che io chiamo i macabri Bonnie e Clyde peninsulari. Tra i miei ricordi più oscuri annovero il delitto di Nadia Roccia, le scorribande della banda della Uno Bianca, gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la strage di piazza Fontana, il disastro di Ustica e il caso del mostro di Firenze che ho seguito per molto tempo. È la natura misteriosa della morte e lo spettacolo macabro dell’efferatezza ad attirare la mia attenzione nei confronti degli eventi delittuosi. Apprezzo l’occasionale carisma dei criminali di turno, ma è il successo delle forze dell’ordine che mi esalta. In questi giorni la cronaca, sia sulla carta stampata sia sulle televisioni, offre un’abbondanza variegata di omicidi: delitti passionali, d’interesse ed esoterici. L’agglomerato di notizie tragiche è un cocktail di violenza fruibile quotidianamente e io non ne perdo mai una goccia.

Categorie: Parole |

30
Mar

Depilazione ascellare

Pubblicato giovedì 30 Marzo 2006 alle 06:37 da Francesco

Sono in piedi da tre ore. Tra poco mi farò una doccia e poi preparerò una tazza di latte caldo per soddisfare le richieste del mio stomaco. Una volta al bagno inizierò a radere le mie ascelle. Taluni pensano che la depiliazione sia appannaggio del genere femminile e trovano imbarazzante che un maschio usi il rasoio su una parte del corpo diversa dalla mascella. Non mi piace la peluria sotto le mie ascelle, perciò la elimino spesso per evitare che l’odore acre del sudore si acuisca a causa della presenza dei peli e per riuscire a guardarmi allo specchio senza ridere. Sono troppo pigro per una depilazione completa, ma non la escludo in futuro se troverò eccessiva la mia villosità. Spesso tollero la presenza di un po’ di barba sul mio volto perché trovo che mi doni. Ho sempre avuto una forte repulsione nei confronti delle persone villose e scure che nel mio immaginario sono tipiche del Meridione. Mi piace la pelle albina e glabra, non mi attraggono i corpi abbronzati. Durante l’estate evito di espormi troppo ai trattamenti estetici dei raggi solari. Amo la bellezza ariana e sono un po’ snob nei confronti della classica beltà mediterranea. Tengo a precisare che non ho preferenze etniche quando mi trovo a navigare su un sito porno per scegliere una foto con la quale masturbarmi. Concludo con l’ora esatta: le sei e trentasette minuti.

Categorie: Parole |

29
Mar

Morto dalla nascita

Pubblicato mercoledì 29 Marzo 2006 alle 17:45 da Francesco

Un tizio si getta nella acque più torbide del mondo, raggiunge il fondo degli Inferi, lo tocca con un dito e risale in superficie. Costui non è un eore immortale, ma un impiegato che resta in apnea per trent’anni. Una macchina atta a ripetere inezie che non gli permetteranno mai di dare il suo nome a una piazza o a una via. Nessuna epopea e nessuna guerra di Troia: solo qualche troia scambiata per una passione eterna. Movimenti consueti, nessun gesto inconsulto, vacanze programmate e l’ntenna neurale puntualmente sintonizzata sul teatrino dello sport danaroso. Egli andrà incontro ad accessi d’ira per finte questioni ideologiche e a causa di apparenti prese di posizione. Presto scorderà la tachicardia provocata dal dolore che non conosce analgesico e poi inizierà a rimpiangere i ritmi febbrili delle sue paure giovanili. L’ipotermia della sua sensibilità lo renderà un morto parlante e non gli resterà che continuare a decedere senza rivivere. Questo tipo assumerà alcol e nicotina a piccole dosi per morire lentamente: la sua prima metastasi sarà la sua ultima interlocutrice. Trascorrerà i suoi ultmi giorni tra gli odori di plastica dei tubi collegati al suo corpo e la sinfonia minimalista dei macchinari medici. Il sipario si chiuderà prima dell’epilogo e lui si ritroverà dietro le quinte con un cartellino dell’obitorio attaccato all’alluce.

Categorie: Parole |

29
Mar

La nuova Atlantide

Pubblicato mercoledì 29 Marzo 2006 alle 04:58 da Francesco

Vedo i capelli biondi della mia giovane nordica adagiati sopra un cuscino bianco. La stanza nella quale mi trovo ha pareti in vetroresina e permette di vedere le profondità marine nelle quali è stata edificata la nuova Atlantide. I raggi solari ammortizzati dalle acque oceaniche creano maestosi giochi di luce che si propagano per tutta l’urbe sottomarina. Dalla finestra della nostra stanza posso vedere la grande arteria che attraversa la città, un lungo corso popolato da un numero infinito di ristoranti che offrono sapori etnici provenienti dalla superficie. Sono presenti casinò e case chiuse, per chi vuole provare il gioco d’azzardo e il sesso a pagamento a duecento metri sotto il livello del mare. In ogni strada vi è almeno uno schermo enorme che mostra le pubblicità delle multinazionali terrestri. In queste strade immerse nell’oceano non esistono veicoli a motore e gli abitanti idrofobi possono scegliere se muoversi in bicicletta o utilizzare la rete di trasporti formata da vagoni alimentati elettricamente. Volgo lo sguardo verso J. e sorrido. Mi piace osservarla quando dorme perché durante il sonno è una vera opera di dolcezza umana. Toc toc alla porta, prendo una t-shirt, me la metto con calma e apro. “Buon giorno, grazie”, rispondo al giovane cameriere appena mi passa il vassoio con la colazione. Appoggio il cibo sul tavolo in noce e torno alla finestra. Mi volto nuovamente e mi inginocchio ai piedi del letto. Scosto le lenzuola azzurre e inizio a passare l’indice destro sopra le gambe di J. per svegliarla. Lei apre gli occhi e mi conferma di essere ancora in vita. Piccoli pesci passano davanti alla nostra finestra senza fare caso a noi e al nostro idillio. Guardo J. e le dico: “Ogni volta che ti svegli i tuoi capelli sono aberranti”. Non sono un bravo dissimulatore e infatti lei sorride e non mi crede. La voglia di rimanere qua è tanta, ma prima o poi dovremo tornare sulla crosta terrestre.

Categorie: Parole |

28
Mar

Cose di poco conto

Pubblicato martedì 28 Marzo 2006 alle 20:26 da Francesco

Devo tentare di addormentarmi prima di mezzanotte per riprendere un ritmo normale. Domattina devo recarmi a scuola guida e assicurarmi il posto che mi è stato riservato per la preparazione all’esame della pratica. Mi sento un po’ stordito e avverto un gusto acre in bocca. Tra poco mangerò un boccone e poi affonderò negli abissi del materasso. Ho voglia di svegliarmi presto, di farmi una doccia e di consumare una buona colazione. La fase finale per il conseguimento della patente B mi concede una buona occasione per esercitarmi nella gestione rilassata degli impegni: per me è una specie di simulazione nell’affrontare le pratiche burocratiche che un girono mi troverò inevitabilmente di fronte, a meno che una morte improvvisa e inaspettata le preceda. Trovo importante la capacità di gestire faccende quotidiane con relax, senza sentirsi oppressi dalla loro presenza e dall’ombra della loro attesa di essere adempiute. Ottimo: avverto qualche sintomo di stanchezza che permetterà al sonno di raggiungermi con più facilità. Chiudo la porta di queste quattro parole in croce con il sottofondo musicale di “Flow On (New Symphony)” dei Lords of the Underground.

Categorie: Parole |

28
Mar

I punti deboli della razionalità

Pubblicato martedì 28 Marzo 2006 alle 04:42 da Francesco

Talvolta la visione della realtà viene deformata da sentimenti artificiali che nascono da desideri intimi mai realizzati. Per un individuo la fine di un legame affettivo o l’incapacità di accettare un rifiuto sentimentale possono costituire il primo passo verso la castrazione della propria sensibilità e delle proprie capacità empatiche. Alcune volte certuni credono che non potranno mai desiderare tanto intensamente un’altra persona come quella dalla quale si sono separati o dalla quale sono stati rifiutati: secondo me è un cazzata. Credo che certe volte l’individuo possa essere ingannato dalle dimensioni della propria passione: nei momenti che seguono il lutto del cuore il soggetto dovrebbe tenere conto delle condizioni che lo hanno portato a un sentimento così parossistico verso un’altra forma di vita. Alcune volte il termine amore non è altro che il sinonimo erroneo di: fissazione, frustrazione, idealizzazione e insicurezza. Ho conosciuto delle persone che hanno acquisito un cinismo mediocre a seguito di delusioni affettive. Queste persone, ferite nel loro intimo, tentano di vendicarsi nelle loro nuove relazioni sentimentali e talvolta non si sforzano nemmeno di negare la banalità e la mediocrità del loro cinismo. Per me il cinismo mediocre è quello derivato dall’incapacità di superare le esperienze dolorose, mentre ritengo geniale il cinismo proveniente dalla creatività che viene applicato a una qualunque delle arti umane, anche a quelle non riconosciute come tali. Un essere innamorato, o presunto tale, può compiere atti folli e unici per una persona e può giungere alla conclusione fallace che tali atti non saranno più ripetibili per nessun altro vivente. È giusto che la passione faccia il suo corso, ma credo che occorra anche la razionalità, specie quando svolge la funzione di salvavita per evitare che le idee romantiche vengano dilaniate da eventi comuni a tutti e alle volte inevitabili. Credo che il romanticismo esista in una forma mai descritta da nessuna penna. A mio avviso è la selezione naturale della possibilità di vivere in armonia che fa arrendere taluni di fronte alla comodità del vittimismo e alla mediocrita del succitato cinismo. Ritengo che certi uomini e certi ragazzi sbaglino a ritenere, con somma ingenuità, che certe fanciulle considerate zoccole assumano atteggiamenti da peripatetiche solo nel nome della loro vanità. Alcune volte il rimmel, il rossetto, un tacco alto e una scollatura generosa nascondono una valle di insicurezze, di angosce e di frustrazioni a cui nemmeno un surrealista saprebbe dare una forma. Ovviamente questi meccanismi, un po’ divertenti e banali nonostante la loro natura cupa e profonda, sono adottati anche dai maschi che spesso li esprimono attraverso una presunta virilità. Troppo spesso l’occhio della mente confonde meccanismi di difesa con armi sadiche atte all’attacco del prossimo. Penso di essere al di fuori di queste meccaniche semplici e semplicistiche. Immagino che alla base di tutto vi sia la paura atavica di rimanere soli. Non sono un eremita e non punto a esserlo, la mia è una solitudine parziale che credo stia esagerando nella sua durata, ma devo riconoscerle qualche merito. Credo che stare un po’ da soli faccia bene, mentre trovo nociva l’assuefazione all’isolamento così come trovo dannoso ogni tentativo artificioso di uscire dal proprio stato solipsistico. Sono fermamente convinto che la rivoluzione personale deve seguire un corso naturale. Nelle righe di questo breve scritto si può leggere una banalità disarmante; anch’io stento un po’ a non storcere il naso. Sono brevi spunti che avevo in testa e che ora ho messo per iscritto: tutto qua. Sono quasi le quattro e mezzo di notte: vado a farmi una doccia, ma prima mi idrato con un drink composto da acqua naturale e limone.

Categorie: Parole |

27
Mar

Il ritorno dal sonno

Pubblicato lunedì 27 Marzo 2006 alle 18:54 da Francesco

Quest’oggi mi sono svegliato alle cinque e mezzo del pomeriggio. Mi sento riposato e in forze. Vorrei avere un’agenda per gli impegni, ma non saprei come riempirla, probabilmente la scarabocchierei con disegni insulsi. Qualche minuto fa ho finito di mangiare un piatto di riso e due kiwi, in altre parole il mio pranzo. Domani pomeriggio devo ricordarmi di chiamare la scuola guida per fissare i giorni e gli orari per fare la pratica. Non ho mai guidato in vita mia, eccetto nei giochi di corse su Playstation. Non ho mai avuto uno scooter e non l’ho mai voluto. Mi piacerebbe possedere un sommergibile, anche se ammetto le difficoltà del mezzo per raggiungere l’entroterra. Non sono mai stato un patito dei motori, non mi piacciono né la formula uno né il motomondiale, però adoro i videogiochi di racing. Sono quasi le sette di sera e non sono particolarmente ispirato a mescolare parole in questo calderone virtuale. Continuo a sorseggiare un po’ di acqua per idratarmi e accompagno il flusso del tempo con il mio ozio.

Categorie: Parole |

27
Mar

Kalokagatia

Pubblicato lunedì 27 Marzo 2006 alle 06:51 da Francesco

Nella Grecia antica il termine kalokagatia rappresentava la bellezza ideale formata dalla compresenza della prestanza fisica e delle qualità morali. Nel microcosmo sociale di provincia, nel quale ho sguazzato per anni, ho notato punti di vista divergenti riguardo al rapporto tra i sessi. C’è chi usa “figa” come intercalare e aspetta il sabato sera per adescare un po’ di carne in discoteca, c’è chi è più riflessivo e cerca con ingenuità un rapporto profondo e complice. Alcuni asseriscono di essere interessati unicamente alle misure: i maschi bramano taglie da modelle e le femmine sognano tanti centimetri fallici e bicipiti in vista. Altri sostengono che la bellezza fisica non conti poi così tanto e che per loro l’importante è ciò che “sta dentro una persona”. Ciò che sta dentro a una persona: il pancreas, il fegato, i polmoni o i reni? Da una parte ci sono gli estremisti dell’estetica, dall’altra personaggi frustrati che tentano di colorare con romanticismo ingenuo le pareti delle loro delusioni: nel mezzo ci sono tante sfumature sociali che credo siano difficili da riportare in quattro righe. Io, non potrei mai essere attratto solo dall’aspetto fisico di una ragazza o semplicemente dal suo carattere. Perché mi dovrebbe piacere una ragazza vuota ma con un corpo perfetto? Se mi interessasse solo il corpo potrei andare a mignotte e accompagnarmi a signorine sempre più belle. Seguendo lo stesso ragionamento non credo che riuscirei a innamorarmi di una ragazza acculturata e intelligente, ma con un corpo in avanzato stato di decomposizione. Credo che occorra equilibrio, come nella maggior parte delle cose. Ritengo che la cura del proprio corpo sia importante in quanto rappresenta una prova materiale della propria forza di volontà. Certo, nessuno, almeno in questa epoca, è in grado di fermare gli effetti del tempo, ma è pur vero che in un rapporto durevole l’occhio tende ad abituarsi alla disarmonia graduale delle forme per vivere nel loro ricordo e assaporare le geometrie di una personalità veneranda. Penso che la bellezza sia soggettiva, ma fino a un certo punto. Alcune persone si ritengono eslcuse dai rapporti sentimentali per la loro noncuranza fisica e affermano di non essere apprezzate per ciò che sono: per me queste sono solo scuse dietro le quali si nascondono, spesso ma non sempre, profonde insicurezze. Curare il proprio corpo, non nei termini dell’estetica ma in quelli della salute, significa rispettare sé stessi. Come in ogni campo vi è chi esagera ed enfatizza il lato esteriore dell’estetica e in particolare mi riferisco ai coglioni che abusano di anabolizzanti e veleni simili, e alle ragazzine che rincorrono l’anoressia. L’estetica ha una sua profondità e alcuni non dovrebbero guardare alle forme del corpo come semplice meta a cui puntano molti giovani, e non, flagellati dalle tendenze fashion e dall’utopia di risolvere i loro problemi con una bella presenza fisica. Frasi chiave: la profondità dell’estetica e non la sua esteriorità, l’estetica come simbolo della propria volontà e la costante coltivazione di uno stato di salute come tributo al rispetto di sé stessi. Talvolta i più superficiali sono gli accusatori della superficialità. Scrivo la chiusa di questa breve disamina e mi appresto a masturbarmi.

Categorie: Parole |

26
Mar

Chi è mio padre?

Pubblicato domenica 26 Marzo 2006 alle 19:11 da Francesco

Nella mia vita è sempre mancata una figura paterna. Mia madre ha assolto da sola i compiti di genitore e di donna in carriera. Fino a qualche anno fa un signore di quasi cinquant’anni diceva di essere mio padre, ma io non gli ho mai creduto. Il mio presunto padre, al quale effettivamente assomiglio, si è separato da mia madre ed è tornato a vivere nel suo comune di nascita con una ex amica anemica di mia madre. È la classica storia provinciale. Il mio presunto padre è una persona debole e devastata dai complessi: è un fumatore calvo con qualche chilo di troppo. Mia madre ha sette anni in più di lui e non ha mai accettato di farsi sposare. Ormai non ho più l’età anagrafica per avere un padre e mi considero un mezzo orfano. Purtroppo i genitori non si possono scegliere; a me non è andata poi così male. Sono un viziato mantenuto e libero da ogni responsabilità. Mia madre vive con me sei mesi all’anno e i miei pasti spesso sono preparati da mia nonna che abita in un’appartamento poco distante dalla mia porta. Mia nonna mi sta sul cazzo per i suoi comportamenti isterici, per questo motivo la evito da circa un anno e le permetto solo di portarmi il pranzo. Come ho già scritto: a me non basta un legame sanguigno per giustificare sentimenti d’affetto. La mia famiglia è formata da me, da mia madre e da un vecchio pastore maremmano. Alcune volte le donne si intestardiscono e pensano di essere in grado di cambiare i loro uomni: talvolta ciò non accade. Sto ascoltando “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin e mi preparo a mangiare.

Categorie: Parole |