4
Apr

La prima volta al volante

Pubblicato martedì 4 Aprile 2006 alle 07:24 da Francesco

Questa mattina metterò il mio completo buono, una felpa della Nike di tre anni fa e un paio di pantaloni scoloriti, poco prima delle undici uscirò di casa e mi recherò dal mio istruttore di guida. Oggi hanno inizio le mie lezioni di pratica e sono contento di mettere le mani sul volante per la prima volta. Non ho mai avuto l’occasione di utilizzare il foglio rosa per allenarmi con l’auto di mia madre, quindi sono perfettamente estraneo al controllo di quell’ammasso di lamiere. Vivo il conseguimento della patente B come un gioco e ciò che più mi interessa è divertirmi durante le mezzore di guida che mi attendono nel corso di questo mese. Per me la patente non è fondamentale perché non lavoro né necessito di recarmi in posti dove non arrivano i mezzi pubblici. Per spostarmi mi sono sempre avvalso degli autobus, dei treni e, nei grandi centri, della metropolitana. Mi piacciono molto i mezzi di trasporto che un tempo erano appannaggio della pubblica amministrazione perché sono un esempio eccellente dell’eterogeneità della fauna urbana: immigrati, signori in doppio petto, donne provocanti, suore, poliziotti, gruppi di ragazzini dediti al vandalismo, clochard e pendolari di ogni razza. In alcune occasioni può essere frustrante sentirsi intrappolato nella calca della metropolitana capitolina, che in certi casi è composta da odori forti ed eccessivi che provengono dalle carni sudate dei passeggeri, dai lamenti di certe vecchie signore che fuoriescono, forse, dall’incapacità di accettare la loro età, e da alcuni rom che suonano motivetti irritanti, ma ai quali non si può negare un euro di elemosina a causa della loro enorme simpatia. La mia memoria conserva i rumori dell’obliterazione dei biglietti e la sensazione afosa delle correnti calde di ogni fermata del Caronte metallico. L’ultima frase mi ha riportato alla mente un racconto che ho scritto qualche anno fa e che pubblicherò più tardi su queste pagine dopo averlo corretto entro i limiti della mia padronanza linguistica. Sono le sette e un quarto, e la giornata promette ore serene; per me è tempo di continuare a ingannare il tempo.

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3
Apr

Il tempo che fu

Pubblicato lunedì 3 Aprile 2006 alle 15:36 da Francesco

Quindici anni fa vivevo in campagna e durante l’estate giocavo con i figli dei vicini. Ricordo le partite a calcio e i fiori decapitati a pallonate. Ho provato paura durante quelle sere estive perché temevo che una stella cadesse sulla Terra e la distruggesse. Immaginavo scenari apocalittici con la fantasia di un bambino e passavo i pomeriggi davanti alla televisione a guardare i cartoni animati e i telefilm su Canale 5 e su Rete 37. Ricordo con piacere Ken Il Guerriero, Holly & Benjy, i Transformers, GI Joe, He-man e i Cinque Samurai. Mi piacevano i soldatini e svolgevo regolarmente dei raid aerei sopra i formicai del mio giardino. Erano momenti colmi di spensieratezza. Oggi ho inevitabilmente più consapevolezza del mondo che mi circonda, ma ogni tanto riesco ancora a comportarmi e ad assimilare i fatti come quel bambino dedito alle grandi manovre con bombardieri e soldatini di plastica. Credo che sia importante mantenere un contatto con la propria infanzia per tutta la vita. Ho notato che il tempo e l’acculturazione, di qualsiasi livello sia quest’ultima, tendono a ridurre drasticamente il numero di occasioni nelle quali le persone riescono a sorprendersi. Per me è fondamentale la capacità di meravigliarmi senza ingenuità e per farlo a quasi ventidue anni ho bisogno di restare connesso con la prima fase della mia vita, senza che il collegamento con l’infanzia mi porti a comportamenti infantili tipici di tanti adulti. Concludo e mi dedico alla bevuta di un po’ d’acqua.

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3
Apr

Attività onirica

Pubblicato lunedì 3 Aprile 2006 alle 07:05 da Francesco

Non sono in grado di interpretare i miei sogni, ma talvolta tento di farlo ugualmente. Alcune volte ho degli incubi, altre volte dei sogni erotici che spesso fanno da preludio alle polluzioni notturne. È da molto tempo che nei miei sogni non appaiono più le persone con le quali ho rotto i ponti e credo che ciò indichi la loro scomparsa dalla mia interiorità. Adoro immergermi nel mare onirico del mio stato di incoscienza senza preoccuparmi degli effetti collaterali: piacere o angoscia, dolcezza o terrore. Vorrei essere in grado di sognare ogni volta che cado dormiente. Se fossi nato negli anni sessanta avrei trascorso i pomeriggi ad ascoltare la voce rauca di Janis Joplin e avrei usato molta mescalina per procurarmi allucinazioni. Purtroppo vivo nel secondo millennio, il peyote non è più di moda e io non faccio uso di droghe. Se fossi un chimico mi dedicherei all’invenzione di una droga priva di controindicazioni. Non credo che la tossicodipendenza possa essere sconfitta, pertanto penso che l’industria farmaceutica debba iniziare una ricerca su un tipo di droga in grado di non compromettere le funzioni vitali dell’organismo umano. Gli introiti derivati da questo ipotetico narcotraffico legale potrebbero prosciugare le tasche della criminalità organizzata, potrebbero permettere investimenti maggiori nella ricerca per la cura delle malattie più gravi e potrebbero incrementare lo stato di salute della popolazione terrestre. Mi rendo conto che le ultime righe sono pura fantascienza, ma le trovo coerenti con l’aspetto onirico di questo breve scritto.

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2
Apr

Notizie dalla Romania

Pubblicato domenica 2 Aprile 2006 alle 18:41 da Francesco

Bogdan, il mio amico rumeno, sta per tornare in Italia. Purtroppo non lavorerà a Orbetello, ma a Roma. Il suo arrivo è previsto per la prossima settimana. Lo raggiungerò nella capitale e manterrò la promessa che gli ho fatto cinque minuti fa al telefono: offrirgli il pranzo a un ristorante cinese. Bogdan, che io chiamo Bodo, è un ragazzo dell’Est nato un anno dopo di me, nel 1985. Quando siamo insieme parliamo un idioma formato da termini inglesi, italiani e rumeni. Sono passati tre anni da quando ho conosciuto questo ex cercatore di un permesso di soggiorno. Ricordo le ore estive passate con lui nella stanza dalla quale sto scrivendo. All’inizio non lavorava e trascorreva la maggior parte del suo tempo a casa mia: mi dava lezioni di rumeno infruttuose, mi raccontava aneddoti della sua vita in Romania, a Bacau, mi descriveva la sua ragazza, Corina, e mi narrava, forse accentuando un po’ i toni, le gesta della sua banda di strada: gli Zimbru. Da una parte ci sono io, figlio dell’Occidente, dall’altra c’è Bodo, figlio adottivo della politica di Ceausescu. Non mi rimane che scrivere “multumesc Bogdan”.

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2
Apr

Ingenuità maschile

Pubblicato domenica 2 Aprile 2006 alle 14:09 da Francesco

Ho ascoltato le conversazioni di alcuni ragazzi e ho fatto fatica a trattenere le risate. Questi omuncoli parlavano delle loro relazioni con il gentil sesso, si vantavano di presunte conquiste e di penetrazioni profonde. La logica su cui si basa il loro ragionamento è atavica: un ragazzo che fotte molto è un giusto, mentre una ragazza che divarica spesso le gambe è una mignotta. Credo che questa visione dei due sessi sia semplicistica. Penso che una femme fatale scopi e non si limiti a farsi scopare. Con la frase precedente intendo affermare che solitamente il maschio è considerato la parte attiva in un rapporto sessuale, ma questa visione del maschio come elemento attivo, e quindi della femmina come elemento passivo, spesso viene tratta solo dalla prospettiva fisica con la quale taluni guardano il coito. Uno dei due ragazzi di cui sopra si lasciava andare a frasi colme di entusiasmo e di pathos: “Zac, l’ho infilata!”. Trovo insicuri coloro che necessitano di vantarsi delle proprie chiavate. Per me talvolta è la femmina, con i suoi movimenti e la ricerca delle posizioni a dettare il ritmo al maschio e credo che in questi casi sia l’uomo a essere chiavato anche se questo non si verifica in termini fisici. Non ho mai visto una donna nuda nella realtà eccetto mia madre che avrei preferito non scorgere senza veli. Non penso che mia madre sia una brutta donna per la sua età, ma non è il mio tipo nonostante il complesso di Edipo mi abbia portato a fantasticare anche su di lei. Forse in futuro passerò in rassegna le mie fantasie erotiche di ex adolescente.

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2
Apr

Potere legislativo

Pubblicato domenica 2 Aprile 2006 alle 06:05 da Francesco

Ho l’impressione che le leggi italiane siano eccessivamente tolleranti nei confronti dei reati penali più gravi. Ad esempio non comprendo come mai non sia ancora stata introdotta la castrazione chimica per gli stupratori come deterrente per le violenze sessuali. Forse occorrono più legislatrici e meno legislatori? Mi pare che anche la lotta alla mafia soffra di un vuoto legislativo. Forse occorre spezzare i legami tra mafia e politica? Credo che l’Italia sia un paese con un alto tasso di omertà. Tutti conoscono gli introiti delle organizzazioni criminali italiane e sanno, o dovrebbero sapere, quanto essi possono incidere sul PIL. Spesso i cittadini sono conniventi con la criminalità e il loro beneplacito non può essere biasimato perché lo Stato non offre sempre un’alternativa. Le pene detentive talvolta sono ridicole. Vorrei che il 41 bis fosse esteso a molti altri reati e mi piacerebbe che venisse introdotta la pena di morte per gli esponenti delle organizzazioni criminali, che come molti sanno, spesso e volentieri riescono a gestire i loro interessi anche dal carcere. Penso che le persone siano illuse di vivere in un’epoca civile, ma credo che questa era sia solo l’alba di un nuovo tempo. Ritengo che la civiltà sia ancora lungi dal venire e sono convinto che fino al momento del suo raggiungimento occorra usare il bastone con chi attenta alla libertà individuale dei suoi simili. Trovo che ci sia un garantismo macchiato di sangue che aleggia in alcune aule dei tribunali italiani. Un muratore che ammazza un neonato a colpi di badile non smuove veramente le coscienze, ma credo che provochi solo una grossa audience legata all’efferatezza dell’infanticidio. Sono dell’idea che la tolleranza zero su certe questioni debba essere una prerogativa di chi amministra la giustizia, ma sono consapevole che l’epoca nella quale vivo offre solo buone intenzioni nei momenti in cui la gravità del sistema sociale tocca l’apice degli indici d’ascolto. Forse siamo alle porte di un nuovo tempo, ma credo che manchi ancora molto prima di entrare in un’era di vera civilità. Oggi esiste più empatia nel genere umano, ma mi sembra che le reali differenze tra l’Anno Domini 2006 e il tempo dello spettacolo dei gladiatori stiano solo nella presenza di telecamere che nascondono la loro avidità sotto le mentite spoglie del diritto d’informare. Alla fine me ne sbatto il cazzo di questo circo di carnefici e cameraman. Penso che solo il tempo possa portare una vera evoluzione nelle gesta della mia specie e sono propenso a credere che prima o poi ci sarà un’evoluzione a meno che i miei simili non si estinguano prima con le loro stesse mani.

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1
Apr

Pomeriggio aprilante

Pubblicato sabato 1 Aprile 2006 alle 16:37 da Francesco

Ieri sono andato a letto alle sette e mezzo di sera e mi sono svegliato alle due di notte. Non ho fatto nulla di particolare. In questo momento sono chiuso nella mia stanza e non so come intrattenermi. Alla mia destra c’è uno squarcio di cielo censurato dalla persiana della mia unica finestra e alla mia sinistra siede il mio vecchio amico muro, tacito e sornione. Un’altra settimana sta per concludersi senza che sia iniziato nulla di nuovo. Mi trovo sempre a contatto con il mio benessere alienante e continuo ad alimentare le mie giornate con cucchiaiate di apatia. Il mio tempo è intrappolato nell’assenza di concretezza. Credo che mi addormenterò alle otto di sera o forse un po’ prima. Mi piace dormire, ma il mio non è vero riposo perché nella mia vita non c’è fatica. Il mio sonno è un vizio dell’organismo e non un bisogno reale. Tra poco mi laverò i denti e lo farò lentamente, molto lentamente. Mi diverto a guardarmi allo specchio mentre combatto il tartaro con lo spazzolino a cui non ho mai dato un nome. Per me questo è un pomeriggio pachidermico e sereno, ma senza nulla che lo caratterizzi in modo particolare. Nulla procede e nulla s’interrompe. Vado a impugnare il tubetto di Colgate.

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1
Apr

Illustrazioni sconnesse

Pubblicato sabato 1 Aprile 2006 alle 06:25 da Francesco

Escono bolle di sapone gigantesche dalle finestre degli orfanotrofi. Una luce magenta illumina le cripte mai scoperte dai miei contemporanei. Le lapidi si ribellano alla propria funzione funebre e iniziano a sorridere senza preoccuparsi dell’indignazione dei parenti in lutto. Per le strade marciano colonne di cani randagi tenuti al guinzaglio da un esercito di manichini scioperanti provenienti dalle boutique. Un bambino dispettoso accende e spegne l’interruttore delle ventiquattro ore: ora è notte, ora è giorno. Uomini monchi fanno irruzione nelle chiese dell’intero globo, si siedono davanti agli organi e iniziano tutti a suonare all’unisono la stessa melodia mai sentita prima. Le siringhe di ogni zona periferica si riempiono da sole con una soluzione a base di panacea e attendono l’arrivo dei malati di AIDS o dei loro gerenti. Le banconote chiavano tra loro e si moltiplicano di nascosto nelle tasche di chi ne abbisogna. Vecchi orologiai si alzano dalle loro tombe e incominciano, con attenzione certosina, a riparare gli ingranaggi delle speranze frantumate dalla noncuranza del tempo. La fatica issa bandiera bianca e si arrende alle nuove regole.

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31
Mar

Cardiopalma

Pubblicato venerdì 31 Marzo 2006 alle 17:52 da Francesco

Mi vedo disteso sopra le coperte del mio letto. Ho gli occhi chiusi e le braccia conserte. Non conosco la mia età e non so se all’esterno sia di turno la luna o il sole. Sento le chiacchere di un salotto mondano provenire dalla cucina della mia abitazione, ma è impossibile che ci sia qualcuno. Sono stanco e ho sonno. Voglio che una grande madre mi canti l’ultima nenia prima di chiudere i miei occhi in un coma irreversibile. Il mio corpo è avvolto dal formicolio, sento il cuore sempre più leggero e temo che evapori dal torace. Apro gli occhi per un attimo e mi ritrovo nel punto di minima larghezza dello stretto di Gibilterra; vedo entrambe le coste a occhio nudo, ma non riesco a decidere verso quale orientare il mio letto galleggiante. Tutta la mia memoria inizia ad avere un sapore salmastro. Ho una penna sul lato destro del cuscino e un calamaio vuoto sul lato sinistro. Prendo la penna, la intingo nell’inchiostro marino e inizio a scrivere queste righe ormai concluse.

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31
Mar

Correnti d’aria

Pubblicato venerdì 31 Marzo 2006 alle 12:47 da Francesco

Ho la sensazione che il vento del cambiamento stia iniziando a spirare. Mi chiedo se Eolo abbia in serbo per me un altro monsone colmo d’infatuazione o il soffio caldo di un eterno scirocco. I movimenti d’aria a cui mi riferisco non sono raffigurati sulla rosa dei venti ed è per questo motivo che mi è impossibile conoscerne le direzioni. Peno che le mani riescano a congiungersi con qualcosa di ultraterreno quando si intrecciano con quelle di qualcun altro e non quando si imprigionano l’una con l’altra in una preghiera fatua. La parabola di due vite inizia sempre con un incontro e termina altrettanto inevitabilmente con una separazione, ma credo che vi sia un modo inesprimibile per apporre un sigillo imperituro sulla simbiosi sentimentale di due entità viventi. Forse la mia è solo un’idea romantica per evitare l’accettazione della finitezza di ogni cosa imposta dalle attuali limitazioni delle conoscenze umane. Non voglio dare troppa importanza al futuro, però voglio preservarlo nell’esperienza costante del presente. Voglio che quel corpo, di chiunque sia, si accompagni a me senza dare troppo peso alle inezie di questa epoca e che riesca a fondere, con i suoi trentasette gradi, i metalli che costituiscono le parti più intime e riservate della mia interiorità. Io voglio fare altrettanto. Credo che la poesia di un rapporto non stia in continui trattati sull’eros né in un continuo atteggiamento melenso. Considero indescrivibile il collante di due persone e per questo motivo ritengo che non occorra nessuna frase particolare per interrompere il fruscio dell’acqua che aiuta una delle quattro mani a lavare un piatto nell’ora del pranzo. Per me è magnifica l’idea di un rapporto conscio della profonda intelaiatura che sorregge la sua apparente superficialità. L’ironia deve essere all’ordine del giorno per agire come vaccino contro atteggiamenti seriosi. Penso che la forma delle azioni di una coppia debba essere scherzosa e che solo il risultato delle volizioni debba assumere toni più austeri. Un esempio concreto: stare al capezzale di un congiunto di uno dei due partner senza incrementare le sfumature tragiche della situazione, ma presenziare con un tono quasi faceto in grado di sussurrare vicinanza durante gli ultimi battiti cardiaci del morente. La chiave di lettura di queste righe deve essere leggera e serena. Mi preparo al pasto nella speranza che quella vacca di mia nonna si sbrighi.

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