19
Apr

Milady

Pubblicato mercoledì 19 Aprile 2006 alle 13:07 da Francesco

Collane di corallo attendono di accomodarsi sul suo collo. Ci sono boulevard lunghissimi da percorrere accanto a lei. Una serie di cardiopalmi mi attendono sui voli di linea per il Sol Levante dove un giorno la porterò. Sono in corso le inaugurazioni dei negozi tipici che distoglieranno la mia attenzione da lei per qualche minuto. I preparativi si stanno preparando per il giorno in cui immergeremo i nostri corpi avvizziti nelle acque termali. I maghrebini di Parigi richiederanno la nostra presenza all’interno dei loro ristoranti fatiscenti. Per alcuni giorni mi ritroverò sul suo letto, lei allargherà le gambe, ma talvolta io non riuscirò ad avere un’erezione e allora, in attesa di un momento propizio, ci dovremo accontentare di un’orgia con la mia autoironia. Vorrei essere più virile per questa stupenda infezione virale. Voglio che un matematico annoiato dall’aritmetica mi porti un abaco enorme per contare i baci cancerogeni della milady che aleggia in queste righe. Di chi sto parlando? Non conosco il suo nome, non so nemmeno se esista. In questo momento collego questa visione a J. Chi è J? J. è una meravigliosa bionda con occhiali da sole orribili, J. è una persona di diciotto anni con un carattere quasi materno, J. vessa i suoi polmoni a circa trenta chilometri da casa mia. Mi piacerebbe che J., in realtà G., fosse la i lunga definitiva nel mio alfabeto. Respiro piano perché l’affanno non velocizza le risposte del tempo. It’s time to eat.

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19
Apr

Love & Hate

Pubblicato mercoledì 19 Aprile 2006 alle 01:34 da Francesco

La voce di Sizzla in “Rastafari Teach I Everything” mi accompagna nella scrittura di queste parole. Sono cosciente e contento. In questo momento alcune vite cessano sulle autostrade, mentre altre nascono nei cessi del terzo mondo. Mi piacciono le persone che studiano per la propria felicità e sono contento quando esse riescono a ottenere un impiego part time nel ministero della propria positività. Sono un cavernicolo incompleto che passeggia tra caverne dotate di porte scorrevoli. Abbisogno di un sentimiento nuevo che qualche finto cinico potrebbe definire anacronistico. Alle volte mi sembra imbarazzante scrivere amore, ma, per citare un motivetto propagandistico in voga durante il ventennio fascista, me ne frego. In più di un’occasione ho avuto la sensazione che i miei interlocutori usassero la parola amore come sinonimo di ingenuità. Ritengo che spesso le persone non utilizzino le corde vocali per parlare dei sentimenti, ma credo che in queste occasioni si avvalgano delle proprie ferite per amplificare la voce. Non è sempre facile mantenere la propria lucidità. L’amore esiste, così come esiste l’odio, e trovo che sia più facile dare risalto a quest’ultimo perché può risultare più semplice da gestire. Parlare di sentimenti positivi, che non abbiano a che fare con la demagogia, significa esporsi al pubblico ludibrio o all’incomprensione. Sono consapevole dell’esistenza del sentimento nuevo a cui mi riferisco e non c’è bisogno che Cupido mi faccia saltare in aria con i suoi mortai per darmi prova della sua presenza. Allo stesso modo non necessito di un colpo di forca per sapere che l’odio si disperde nella mia specie sotto forma luciferina o sotto la cintura esplosiva di un martire di Hamas. Alle volte mi trovo terribilmente ripetitivo. Per me queste sono parole scontate. Ogni tanto mi sento ingiustificatamente in colpa per la mia brama d’amore. Talvolta credo di non meritare questo sentimento intenso e mi dico: “Francesco, hai un carattere di merda, sembri uscito da un b-movie degli anni ottanta e sei di una noia mortale” e poi proseguo: “Come cazzo fai a ritenere possibile un tuo legame? Al massimo puoi ottenere letame!”. In effetti non ho tutti i torti. Concludo con un sorriso e con una stretta di mano alla mia autoironia.

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18
Apr

Francesco, sei strano

Pubblicato martedì 18 Aprile 2006 alle 19:34 da Francesco

Qualche giorno fa mi ha contattato una ragazza che conosco da un po’ di tempo e mi ha detto che sono molto intelligente, ma strano. Strano? Per me è strano che questa tizia ogni tanto spunti fuori per deliziarmi con le sue minchiate. Ho già scritto cosa penso delle persone vomitevoli che mi definiscono intelligente, quindi dedicherò le prossime righe ai poveri dementi che come la suddetta peripatetica mi appellano “strano”. Cosa vuol dire strano? È strano tutto ciò che differisce dai canoni della normalità. E allora quali sono i canoni della normalità? È abbastanza evidente che le accezioni di stranezza e normalità risiedano nella sfera della soggettività ed è quindi difficile affermare in modo assoluto cosa sia strano e cosa sia normale. Per me è strano chi afferma delle cose senza argomentare perché tra i canoni della mia normalità si annovera la capacità di motivare le proprie parole. Io non sono estraneo alle uscite prive di senso, ma almeno ho la decenza di non negare l’insensatezza che talvolta esce dalla mia bocca di merda. Quando la signorina citata all’inizio mi ha definito strano non sono riuscito a chiederle il motivo perché le risate scaturite in me dalla sua asserzione non me lo hanno permesso. La prossima volta risparmierò vocaboli e mostrerò direttamente queste righe a quella mente illuminata che vomita affermazioni inconfutabili sul mio conto. Questa giovane donna mi conosce da sei anni e non ha ancora capito un cazzo di me. Sto iniziando a pensare che sarebbe stato meglio se in questi sei anni mi fossi dedicato alla collezione di escrementi canini piuttosto che al dialogo con questa aspirante pin-up in miniatura della provincia di Grosseto. Forse sono troppo caustico o forse sono troppo indulgente, ma alla fine non me ne frega un cazzo. Il mio relax mi strizza l’occhio, mentre a qualcun altro certe persone strizzano parti del corpo in cambio di cartamoneta.

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18
Apr

Corsia di accelerazione

Pubblicato martedì 18 Aprile 2006 alle 12:10 da Francesco

Anche oggi ho compiuto la mia via crucis al volante. Non mi sono fermato a uno stop, ho messo la freccia sinistra quando dovevo mettere la freccia destra, alcune volte ho fatto il cambio di marcia premendo l’acceleratore, mi si è spento il motore e infine ho sbagliato a sterzare rischiando di scontrarmi con un’altra auto. La mia quinta guida non è andata poi così male, almeno non ho fatto frontali né sono finito in laguna. Purtroppo non sono sciolto in auto, alle volte faccio fatica a coordinarmi, confondo i pedali e sono molto lento nelle manovre. Continuo a credere di non essere idoneo al conseguimento di ‘sta cazzo di patente, tuttavia attenderò la ventesima guida per avere la conferma della mia inettitudine. Credo che le cose sarebbero andate diversamente se avessi avuto la possibilità di fare un po’ di pratica da solo. Se tornassi indietro probabilmente non mi iscriverei a scuola guida, ma ormai ci sono e devo subire fino alla fine. Spesso ho sentito dire che la parte più difficile per la strada della patente è rappresentata dall’esame di teoria, ma per me non è proprio così. Spero in improbabili miglioramenti nel corso delle prossime sessioni di guida. Le risate sono assicurate. Non lo faccio notare al mio istruttore isterico, ma dentro di me rido come un matto quando compio cazzate acrobatiche su quattro ruote. Se fossi cattolico accenderei un cero alla Madonna, ma sono un miscredente e al massimo posso dare fuoco a una chiesa. Non credo ai miracoli, ma credo alle coincidenze anche se le chiamo miracoli. Sarò miracolato? Chissà.

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17
Apr

Il braccio teso del mio assassino

Pubblicato lunedì 17 Aprile 2006 alle 15:18 da Francesco

È buio. Sono in ginocchio sul pavimento e le mie mani sono legate dietro la schiena. La canna di una Smith & Wesson preme sulla mia nuca. Il mio assassino tace, tutto quello che riesco a udire è il suo respiro profondo. Perché non si decide a sparare? Fammi saltare il cranio figlio di puttana. Mi atteggio da duro, ma in realtà sudo freddo. Questo uomo, a me sconosciuto, sta per uccidermi. Tutto ciò che egli deve fare è aprirmi le porte dell’Ade con una chiave di piombo. Il mio assassino è un sadico, ma non gli darò la soddisfazione di assistere all’ultimo spettacolo del mio terrore. Mi dispiace uomo armato, ma i biglietti per l’ultima esibizione sono terminati. Forza, uccidimi. Non cambierà nulla, sarò solo un’unità in più nella statistica delle morti violente. Non spararmi alla nuca, sparami in faccia in modo che mia madre non possa riconoscermi nel giorno della mia morte così come mio padre non mi ha riconosciuto nel giorno della mia nascita. È prossimo il momento dello scoppio. Vedo i flashback della mia vita in bianco e nero. Riesco a vedere i sorrisi di quando avevo tre anni, allora mia madre era ancora bella e io ero ancora vivo. Non so perché questo killer antropomorfo abbia deciso di uccidermi e sinceramente non me ne frega un cazzo. Perché devo dare una ragione alla morte se non l’ho mai data alla vita. Non capisco perché non si decide a rendermi esanime. Fallo, ormai è tardi per tornare indietro. Ho paura e sono emozionato. Appena lui si deciderà avrò la risposta al mistero della morte, ammesso che esista una risposta. Già vedo il mio cantuccio all’obitorio e già sento il fottuto requiem. Quanto ci vuole? Non sento più pressione alla nuca, forse è cambiato tutto. Conterò fino a dieci e poi mi girerò. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci. Boom.

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17
Apr

Festività pasquali

Pubblicato lunedì 17 Aprile 2006 alle 10:56 da Francesco

La Pasqua è occasione di aggregazione per le persone in preda a un grande trasporto mistico, è una manna per le casse dell’industria dolciaria e un evento lieto per gli alunni che preferiscono stare lontani dai banchi di scuola. Per me la Pasqua non è altro che un giorno d’aprile. Il cielo è forforoso e per le strade regna il silenzio. Oggi non sembra lunedì. Non ho ricevuto uova di Pasqua in questi giorni e ne sono felice perché le sorprese che mi piacciono non possono essere contenute tra due pareti di cioccolato bianco. Stamane mi sento più rilassato del solito, non avverto nessun bisogno e mi godo gli spazi spopolati della mia casa. In questi giorni ho ripreso a palleggiare per passare un po’ di tempo. Da bambino ho passato molti pomeriggi a imitare le gesta dei calciatori. Uno dei miei giocatori preferiti era Ravanelli, infatti quando nelle partitelle occasionali riuscivo a segnare ero solito alzare la maglietta sulla testa, proprio come l’ex attaccante juventino. A quattordici anni ho smesso di seguire il calcio, ma ho continuato a palleggiare e a giocare nelle rare occasioni che ho raccolto senza esitazione. Tra poco uscirò e mi recherò a scuola guida. Io sono italiano. Sono nato in Italia. L’Italia ha una forma strana, sembra uno stivale. Non so che tipi siano gli italiani, ma so che la loro economia naviga in brutte acque. Forse non sono italiano, ma un semplice apolide senza dio.

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16
Apr

Voluttà latitante

Pubblicato domenica 16 Aprile 2006 alle 17:30 da Francesco

In questo periodo il mio desiderio sessuale è al minimo storico, invece il mio desiderio di affetto è stabile. Ormai sono anni che non riesco a masturbarmi per diletto e credo che questo dipenda dall’abbandono dell’età adolescenziale. Oggi per me la masturbazione è un bisogno fisiologico identico alla defecazione e nulla di più. Mi fa piacere che la mia concupiscenza sia esaurita e mi auguro che non torni tanto presto. Ho scritto molte volte che per me la sessualità è una cosa splendida quando fa parte di un rapporto d’amore e sono ancora di questa idea perché credo che il coito sia un ingrediente indispensabile per rendere impermeabile il collante sentimentale. Mi disgustano i rapporti puramente platonici e i rapporti puramente carnali. Già da tempo ho preso in considerazione l’evenienza della continuazione del mio vuoto sentimentale e carnale vita natural durante. Alle volte per me è inquietante pensare che la mia astinenza dall’eros in tutte le sue sfaccettature possa protrarsi per il resto dei miei anni, ma sto imparando ad accettare anche questa eventualità. Davanti a me, malattie e incidenti permettendo, vedo ancora molto tempo, ma già da questo mio ventiduesimo anno di vita terrena, e terra terra, mi accorgo di aver perso alcune occasioni per concretizzare quello che io chiamo il bene. In me risiede ancora la voglia di guance femminili, di mani candide, di penetrazioni vaginali e di lacrime gioiose. Mi sento come un soldato al fronte che osserva la foto invisibile dell’unica compagna che vorrebbe con sé nella trincea. Riprendo la baionetta e cerco di sopravvivere alle cannonate.

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15
Apr

Un sabato italiano

Pubblicato sabato 15 Aprile 2006 alle 20:32 da Francesco

Anche oggi non ho fatto granché. Qualche ora fa sono uscito e ho corso per alcuni chilometri. Non ho nulla in programma per stasera né per gli anni a venire. Ho visto delle belle persone per le strade: alcuni miei coetanei e alcune mie coetanee in fase d’infatuazione o d’innamoramento e altre persone più avvizzite ma non meno splendide nelle smorfie di gioia dei loro visi. Ogni tanto sento confondere l’intelligenza con la cultura. Non credo che per essere intelligenti occorra avere una grande cultura, ma penso che sia sufficiente possedere la capacità di amare. Posso solo ridere in faccia a chi tenta sempre di ostentare le proprie conoscenze per sopperire al vuoto della propria vita. Vaffanculo la pittura, l’architettura, la scrittura, la lettura e ogni altra fottuta rottura. Gradisco le persone che sanno dissertare con grande eloquenza sul prodotto della sapienza umana, ma fino a oggi solo Carmelo Bene è stato in grado di delizarmi con la sua erudizione senza darmi l’impressione di essere uno dei tanti minchioni parlanti. Penso che lo scibile umano sia un gradino sotto, o forse una gradinata, a quella meravigliosa mistura di ormoni e sentimenti che può durare tutta una vita. Ritengo che la capacità di innamorarsi e di farsi amare oltrepassi qualsiasi simposio del cazzo. Purtroppo spesso vengo a contatto con persone saccenti che vogliono dialogare con me di argomenti che non mi interessano. A me piace bestemmiare e non dissertare di filosofia. Il fatto che io abbia delle nozioni filosofiche non vuol dire che io ami questo passatempo di origine greca. Qualcuno crede che il mio linguaggio sia forbito: poveri stronzi. Mi sono accorto che talvolta persone con un elevato grado d’istruzione sono abbastanza superficiali e tendono a idolatrare le proprie conoscenze. Probabilmente aveva ragione quel culattone di Pasolini quando affermava che la cultura può creare danni quando essa si assesta su un livello borghese. In futuro devo ricordarmi di essere più caustico nei confronti di certi radical-chic. Inoltre mi chiedo come facciano certi buffoni a ritenermi un acculturato se ogni volta che devo coniugare un congiuntivo mi affido al lancio di un euro. In realtà il mio è un quesito retorico e la risposta è abbastanza facile: taluni pensano che io sia istruito perché uso un lessico un po’ variegato. Questa è l’ennesima riprova che il potere dell’apparenza si annida ovunque.

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15
Apr

Passeggiata nosocomiale

Pubblicato sabato 15 Aprile 2006 alle 01:56 da Francesco

Mi trovo di fronte a un grande ospedale. Le aiuole sono utilizzate per la sepoltura dei cadaveri mutilati e rappresentano il campo di battaglia per le iene anoressiche. Ai lati del viale che porta all’entrata del nosocomio si trovano palme morenti che salutano la vita con le fiamme perenni delle loro foglie. Il cielo è magenta a qualsiasi ora. Decido di entrare nella struttura ospedaliera, ma prima mi assicuro che la suola della mia scarpa destra non abbia residui di vomito. Un usciere vestito da monaco saluta la mia entrata con un movimento tantrico. Nel primo corridoio scorgo un uomo sfigurato che spinge la sedia a rotelle di una ragazza paraplegica in preda alle convulsioni. Poco più in là un tuareg illustra ad alta voce gli organi in offerta sulla sua bancarella, mentre mercanteggia ruota continuamente la sua testa di trecentosessanta gradi e ogni tanto lancia occhiate verso il suo cammello che si abbevera da un pitale. In ostetricia le gestanti gridano contro i loro feti che fuggono sorridenti senza il permesso della vita. Negli ascensori si eseguono le autopsie per evitare che i pazienti ripongano troppa fiducia nella pazzia dei dottori armati. Donne vecchie, grasse e con grandi nei neri sul naso puliscono i pavimenti con l’acido muriatico. Talvolta le mattonelle sorreggono la cute che un tempo prendeva la forma dettata dallo scheletro. Da uno sgabuzzino angusto si odono le litanie di un prete e di due suore; la fede è oblio. Un muratore, ancora in tenuta da lavoro, suona il violino e ogni tanto si ferma per annunziare a voce alta: “Mia figlia vivrà, mia figlia non morirà, lo sai che mia figlia vivrà?”. Le mensa del nosocomio è formata da forni crematori attorno ai quali abili panettieri esercitano la cremazione dei corpi e la lievitazione del pane quotidiano. In questo ospedale c’è solo una grande sala d’attesa colma di giovani vedove che piangono lacrime di porpora. Da ogni parte ci sono icone sacre addobbate con la carta igienica. C’è un crocefisso per terra trafitto da una siringa infetta. I bambini malati di cancro collezionano le garze usate e le scambiano con la tipica alternanza d’umore del collezionista superficiale. “Ce l’ho, mi manca, ce l’ho, mi manca” ripetono tutto il giorno i giovani malati terminali con l’ausilio delle loro voci bianche simili nella colorazione ai loro globuli lattei. Da una vetrata noto che la sala di rianimazione è stata presa alla lettera; circa trenta persone affette dalla sindrome di Down ballano il twist. In radiologia c’è un uomo anziano che fotografa i suoi organi fottuti dall’alcol e dal fumo. Mi fa paura quell’anziano che bombarda il suo corpo con le radiazioni. Esco dall’ospedale, salgo sulla mia ambulanza e mi allontano ascoltando un pezzo country alla radio.

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14
Apr

Ancora sugli omosessuali

Pubblicato venerdì 14 Aprile 2006 alle 18:27 da Francesco

Premetto per l’ennesima volta che io sono eterosessuale. Dal mio modesto punto di vista occorre garantire diritti agli omosessuali perché, che piaccia o meno (a me non piace), rappresentano uno spaccato della società umana che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Sono d’accordo sul fatto che le coppie omosessuali possano adottare i bambini, meglio in una casa di invertiti che nella violenza della favela o in mezzo alle mine, ma credo che le coppie eterosessuali debbano avere sempre la precedenza sulle adozioni. Mi pare sacrosanto il diritto di poter assistere il proprio partner in caso di malattia e di poter decidere per esso nei casi di estrema gravità. Questa è la sintesi del mio pensiero relativo all’omosessualità. Io non gradisco avere nemmeno un semplice dialogo con gli omosessuali maschili e femminili, tuttavia non nego a quest’ultimi la spiegazione della mia repulsione nei loro confronti. Se fossi a capo di un’azienda non mi farei problemi ad assumere manovalanza gay perché sono contrario alla discriminazione nei confronti delle minoranze, ma se si tratta di concedere la mia confidenza, sono io che decido a chi darla in quanto essa non rappresenta un bene di prima necessità né un diritto. Io esercito semplicemente la mia facoltà di circondarmi, anche solo virtualmente, di persone che gradisco. No, io non voglio dialogare con i gay, non voglio averci a che fare, ma sono pronto a votare i referendum per i loro diritti. Qualche sofista omosex potrebbe tacciarmi di omofobia oppure potrebbe accusarmi di temere una mia presunta omosessualità. Io ho provato a immaginare fantasie erotiche omosessuali e mi sono interrogato su una mia possibile omosessualità, ma il risultato è stato un conato di vomito. A me piace il corpo femminile pieno di grazia e certe volte mi è addirittura difficile capire come le donne possano essere attratte dai corpi maschili. Questa mia ultima frase è un po’ un paradosso, perché sfiora il sostegno saffico. Concludendo: in futuro non negherò mai risposte al vetriolo e, nei casi più insolenti, risposte armate nei confronti di quegli omosessuali che sono duri di comprendonio. Quando le parole non funzionano, volenti o nolenti, sopraggiunge il turno del bastone.

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