7
Giu

Parentesi trascendentale

Pubblicato mercoledì 7 Giugno 2006 alle 18:53 da Francesco

Voglio vivere altri cinquecento anni prima di incontrare i barellieri alati. Attendo le prime vacanze interplanetarie: desidero bagnare il mio ventre con l’acqua di un mare senza nome. I miei piedi vogliono camminare lungo territori che non sono ancora stati riportati sulle carte geografiche. Non sono io a scrivere queste parole, ma è la mia voglia di trascendere che si manifesta con la scrittura. Spero che qualcuno mi lasci avvicinare a quella porta per sbirciare un futuro troppo lontano per i miei limiti biologici. Penso che a volte la vita sia corta e incapace di accorgersi delle prodezze del tempo. Voglio mantenere le mie memorie, voglio ritrovare le reminiscenze perse e collezionare frammenti di eternità: voglio vedere il divenire mentre diviene. Anche se vivessi cento anni non riuscirei a soddisfare la mia curiosità. Mi chiedo se la morte sia solo una pausa da uno stato di coscienza. Anche la morte ha una morte o è immortale? Forse solo chi è già morto possiede un livello di astrazione così elevato da rispondere a certi quesiti metafisici. Non mi servono le pagine sacre propinate dal teologo di turno con l’hobby della profezia. Voglio osservare disegni inesplicabili che mi facciano intuire i meccanismi che regolano l’esistenza. Serro lo sguardo e mi lascio cadere in una laguna blu, attendo che le bolle d’aria consolino le mie costole e che le lunghe alghe gialle solletichino la giovialità dei miei piedi.

Categorie: Parole |

6
Giu

Happy birthday to me

Pubblicato martedì 6 Giugno 2006 alle 13:11 da Francesco

Oggi compio ventidue anni: è passato molto tempo dal momento in cui sono uscito dalla fregna di mia madre. Trascorrerò il mio compleanno vagando a vuoto per la campagna e tornerò a casa tra qualche ora, con la faccia ustionata dal sole. Spero che le nubi attenuino gli effetti dei raggi solari. Vorrei farmi un regalo, ma non ho bisogno di nulla. Quel burlone del Papa ha definito i pacs come “l’eclissi di Dio”; perfetto, eclissiamolo questo dio fiabesco che è mosso da una banda di burattinai porporati. I pacs non mi riguardano, ma credo che siano un passo importante per un paese che si definisce laico e moderno. Ratzinger dovrebbe tornare a giocare con l’uniforme della Hitler-Jugend invece di lanciare i suoi strali da vecchio despota. Perché un non credente deve essere limitato nei suoi diritti da un’oligarchia religiosa? Credo che la differenza tra Al Qaeda e il Vaticano sia solo nella forma. Un giorno ogni religione crollerà, comprese tutte le confessioni cristiane e il ricordo legato a questi culti di follia risiederà solo nella bellezza architettonica dei luoghi di culto. Provo un’avversione viscerale nei confronti della religione e in particolare di quella cattolica. Non mi vesto con maglie che inneggiano a Satana o che riportano il numero della bestia sul girocollo, mi fa ridere ogni tipo di esoterismo e ritengo che coloro che si illudono di praticare arti occulte, o di altra matrice esoterica, siano solo gli ennessimi schiavi di un culto con un cerchia ristretta di proseliti. La Trimurti induista, Yahweh, Belfagor, l’Arcangelo Gabriele, Maometto, Mosè, Mitra, Astaroth per me hanno lo stessa importanza di Uan, Four e Five, ovvero la trinità di “Bim Bum Bam”, Benny Hill, la signora Coriandoli, il mago Do Nascimento e Tomas Milian nei panni de “Er Monnezza”.

Categorie: Parole |

5
Giu

Povera patria

Pubblicato lunedì 5 Giugno 2006 alle 14:12 da Francesco

Il soul isterico di Wilson Pickett allieta le mie orecchie. L’estate sarà calda e lunga, almeno così affermano certi signori che hanno a che fare con la meteorologia. Forse l’afa estiva sarà più sopportabile per i conti pubblici che, a quanto pare, sono con l’acqua alla gola. Sono contento che il crack della Parmalat trovi ancora spazio sulle pagine dei giornali e spero che il processo a Tanzi e soci si concluda prima della prossima glaciazione. Vorrei il 41 bis per ogni Barabba infame che ha fatto “economia creativa” con i denari dei piccoli risparmiatori, ma credo che sia difficile che un sistema così canceroso condanni se stesso. Mi chiedo se le banche riusciranno a ridurre questo paese nelle stesse condizioni dell’Argentina; forse è meglio che io prepari il passaporto per dirigermi in qualche paradiso fiscale. Le strade italiane sono lerce, gli abusi edilizi proliferano sotto l’impassività di leggi scritte con il culo, la speculazione ormai è un dogma morale, il nepotismo si conferma anche nel ventunesimo secolo, la corruzione è diffusa e tollerata quasi a ogni livello e la legge del taglione vige ancora in certe zone dello stivale italico: forse il tempo non passa così velocemente, probabilmente mi trovo ancora negli anni ottanta e non me ne rendo conto. Se penso all’Italia mi viene in mente uno di quei paesi dell’Est nati dalla caduta dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, con la differenza che, a mio avviso, le donne dell’Est sono più aitanti. Espatriare o no? Se dovessi abbandonare la mia patria non scriverei mai una nuova “A Zacinto”, ma manco per il cazzo.

Categorie: Parole |

4
Giu

Tanto per scrivere

Pubblicato domenica 4 Giugno 2006 alle 17:00 da Francesco

Il sax frenetico di Bob Berg accompagna il mio ozio domenicale. Sono annoiato e contento. Muovo le dita sulla tastiera, sbadiglio senza coprire la bocca e scoreggio con veemenza. Mi sono alzato alle undici e trenta, eppure ho già sonno. Come posso ingannare le prossime ore? Alle volte mi piacerebbe mandare avanti il tempo come facevo da piccolo con le VHS della Disney. So che non dovrei trovarmi nella mia stanza, ma da qualche altra parte a fare qualcos’altro. Non sono atteso da persone speciali, non ho nomi da pronunciare con entusiasmo e per me non ci sono grandi eventi da attendere con impazienza. Ogni tanto trovo che sia davvero deprimente trascorrere intere giornate senza fare un cazzo, mentre altre volte l’astinenza da qualsiasi attività provoca in me una sensazione piacevole. Vorrei essere in grado di restare a letto per interi giorni, senza fare nulla, tranne fissare le travi del soffitto e ascoltare le battute indecenti sussurrate dal mio intelletto. Anche gli anfratti della mia intimità sembrano avvolti dall’ozio, infatti non sento più quel bisogno di affetto venereo e platonico che non ho mai toccato. Sono curioso di sapere come sarà il mio futuro: sarà brillante e simpatico o schivo e musone? Il mio presente è un po’ indifferente, ma in fondo gli voglio bene. Trovo che il mio passato sia tremendamente lunatico e un po’ taccagno: i ricordi che mi ha regalato non sono brutti, tuttavia non mi piacciono.

Categorie: Intimità, Parole |

4
Giu

Noir rurale

Pubblicato domenica 4 Giugno 2006 alle 12:57 da Francesco

Un contadino vide in lontananza un uomo che scappava dal luogo di un incidente automobilistico. L’uomo teneva il suo cuore in mano, correva con affanno per i campi controllati dalla notte mentre veniva schernito da un gatto che procedeva a ritroso. Sulla strada le fiamme danzavano in mezzo alla morte degli automobilisti: un valzer di fuoco popolava l’A4. D’improvviso un gruppo di cavallette fosforescenti attraversò i resti dei veicoli e si tuffò nell’altra parte dei campi. Il contadino di qualche riga fa tornò presto sulla sua branda. Gli ulivi agitarono le fronde per incitare la corsa dell’uomo in fuga, una volpe maculata aprì un occhio e stette sul chi vive, un padre sordo si gettò con un sasso al collo in un torrente vicino e lasciò che il suo tonfo rimbombasse nel vuoto della serata tenebrosa. A un tratto il fuggiasco cadde come corpo morto cade; un serafino scese dai giardini pensili e ricoprì il corpo disteso sull’erba con pezzi di corallo e numerose conchiglie. Un nuovo epitaffio e la vecchia burocrazia attesero il loro turno. Gli eventi si prepararono a diramare il richiamo alle armi per il lutto, la vedovanza e le condoglianze degli scialli neri. Un po’ di colla sui muri e un paio di manifesti sulla colla per richiamare qualche anima devota all’ennesimo rito di partenza.

Categorie: Parole |

3
Giu

Mezzodì riflessivo

Pubblicato sabato 3 Giugno 2006 alle 12:10 da Francesco

È una bellissima giornata colma di nubi e la sfrutterò per andare a fare un giro in campagna. Spesso sono costretto a trovare espedienti estemporanei per evitare che i miei giorni siano dei cloni ordinati sul calendario. Il relax continua a cullarmi e ad allattarmi, sembra che non abbia intenzione di svezzarmi e in parte ne sono felice. Mi chiedo se un giorno ritornerò a contatto con la placenta. Alle volte mi sembra che il tempo scorra diversamente dal solito, ma so che il suo moto unidirezionale non muta mai. Quante volte ho già vissuto questo momento? Quante volte ho digitato il punto interrogativo alla fine di questa frase? Forse in qualche mondo parallelo sono un pilota di formula uno, mentre in un altro riesco semplicemente a prendere la patente senza eseguire riti propiziatori. Dove viene stipato il passato? Alle volte i ricordi giacciono in container a tenuta stagna. Non sono un carceriere e non confino le mie poche memorie. Vorrei essere in grado di dare l’amnistia a tutte le mie reminiscenze per farle diventare ricordi nitidi. Ci sono frammenti di tempo confusi che qualcuno utilizza per creare puzzle più surreali di Dalì. La confusione è una trafficante di giustificazioni. Penso che per osservare sé stessi occorra la capacità di fendere il proprio Ego e di isolarsi temporaneamente, in modo tale da trascendere qualsiasi influenza esterna o interna. Alle volte è difficile dire: “Ho sbagliato tutto”. Suona tragico e da vittimisti, ma non credo che l’errore sia sempre qualcosa di drammatico. L’errore può essere un semplice dato di fatto, una constatazione che non muta il modus vivendi di chi sbaglia: una sentenza, un’ultima parola o un’espropriazione. Credo che le scuse e l’abiura siano formalità morali. Le mie righe sono un po’ sconnesse, ma io le comprendo. Per me è venuta l’ora di muovere le gambe: fatica, aspettami.

Categorie: Intimità, Parole |

2
Giu

Declino stabile

Pubblicato venerdì 2 Giugno 2006 alle 16:34 da Francesco

Ci sono ricordi mai vissuti che si fanno strada sotto la corteccia cerebrale. Un uomo senza una gamba è appoggiato al muro di una strada buia, suona il sax e attende l’ultimo autobus per raggiungere l’ultima fermata. Poco più in là, dentro una casa colma di trapunte ricamate a mano, una giovane donna sola si strafoga di barrette dietetiche. Conto i giorni che passano come un rapinatore conta le banconote all’interno di venti metri quadri. Odori nauseabondi violentano le narici. Un coro russo intona un orgoglioso motivetto sovietico e al contempo un branco di topi affamati assale una culla. Alcune candele accese illuminano le siringhe che si trovano nel sottopassaggio di una strada secondaria, i riflessi sugli aghi colpiscono le cornee degli astanti e richiamano l’attenzione delle gazzelle. Il pantano colleziona le orme dei disperati e offre l’ultimo alloggio alle carogne degli animali. I rovi e le erbacce circondano le case dei clandestini: nomadi sedentari provenienti dall’Europa dei poveri alimentano le proprie tradizioni. È un primo pomeriggio d’estate ricoperto dalle nubi; un vecchio matto recita un sermone davanti a uno stormo di corvi appollaiati sui cavi dell’alta tensione e attende inutilmente un loro plauso. Finti innamorati studiano strategie per dominare la propria relazione sentimentale. La lotteria delle malattie infettive continua senza sosta le sue estrazioni. Stracci impregnati con il sorriso di Mastro Lindo detergono le mattonelle del pronto soccorso mentre tutto tace nel frastuono.

Categorie: Parole |

1
Giu

Centro abitato

Pubblicato giovedì 1 Giugno 2006 alle 18:51 da Francesco

Un reggimento di rottweiler con occhi iniettati di sangue si aggira per le strade alla ricerca di cuccioli d’uomo. Giovani reazionari ostentano simboli anacronostici per placare la fame d’identità. Telecamere indiscrete fanno capolino dai capitelli senza che nessuno se ne preoccupi: la privacy non è un diritto, ma solo una parola inglese che fa tendenza. All’interno di una grande pinacoteca fatiscente sono esposte tele macchiate dagli schizzi urinari di artisti quadrupedi e nature morte circondate da piante rampicanti ancora vive. I cassonetti bruciati e le grida prive di senso sono manifestazioni d’odio sempre più comuni. Lo scontro di opinioni spesso si trasforma in uno scontro armato, una mattanza senza fine che giova alle casse delle pompe funebri e svuota le pompe dei vigili del fuoco. Lo scheletro urbano soffre di osteoporosi: fratture multiple e scomposte sono all’ordine del giorno. Durante l’ora di pranzo le famiglie spengono le televisioni e i cellulari per ascoltare meglio le proprie grida: strali violenti, invettive, bestemmie armate e insulti calibrati ad hoc. Il tenore stonato lancia le proprie urla, la mogliera risponde e le voci bianche dei figli suggellano la banalità del dramma domestico. Liti e pacificazioni, diplomazia spicciola e psicologia in pillole. Uomini pluridecorati nascondono le proprie perversioni dentro una cassapanca costruita con una morale subdola, intanto le loro figlie sfoggiano corpi decadenti e comprano paste costose che non provengono dalle pasticcerie. Colonnati erosi dal tempo testimoniano in silenzio l’epilogo di ogni generazione rincoglionita dagli effetti lisergici e dalla trasgressione ordinaria.

Categorie: Parole |

1
Giu

Note quotidiane

Pubblicato giovedì 1 Giugno 2006 alle 13:21 da Francesco

Stamane sono andato alla ASL per ottenere il certificato medico che mi occorre per rinnovare il foglio rosa. Trovo che l’Azienda Sanitaria Locale del mio comune sia un luogo lugubre popolato da umanoidi senza più speranze leggibili negli occhi. Fuori piove sul bagnato, mentre nel mio intimo l’empireo è compenetrato dai raggi gamma del relax. Non c’è una sola nube che riesca a ottenebrare la mia interiorità; credo che le ottime condizioni atmosferiche delle mie interiora invisibili dipendano dall’indifferenza timida che nutro nei confronti dei successi e dei fallimenti nei quali incorro da ventidue anni. Dovrei utilizzare più virgole, ma preferisco sforzare i miei polmoni per leggere ciò che scrivo. Parole tutte d’un fiato, come una medicina inutile somministrata a un malato terminale. In casa ho molti libri e tra questi ce ne sono due che non ho mai letto e che non ho intenzione di leggere: i libri in questione sono due opere di Herman Hesse. Non mi piace la poesia, non ho abbastanza sensibilità per comprenderla, non ho la volontà di assimilarla e desidero tenerla lontana da me. Alle diciassette mi recherò a scuola guida: penso che prenderò la patente in concomitanza con la perdita della mia verginità e immagino che tutto ciò avverrà dopo il completamento del ponte sullo stretto di Messina. A parte la facile ironia: spero di prendere la patente prima di crepare per vecchiaia.

Categorie: Parole |

31
Mag

Le favole di Fatima

Pubblicato mercoledì 31 Maggio 2006 alle 11:30 da Francesco

L’anno scorso è morta suor Lucia, famosa per la sua appartenenza a quel trio di allegri pastorelli a cui apparve la Madonna. Stando a certe affermazioni della suora, sembra che la Vergine abbia predetto la Shoah, ovvero lo sterminio degli ebrei, vent’anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Secondo le ultime presunte rivelazioni riguardo alla leggenda di Fatima, degne della peggiore puntata di “Beautiful”, pare che la prova della profezia dell’Olocausto sia stata riportata da suor Lucia nel 1955 all’interno di un diario. Se comprassi un quaderno a quadretti della Invicta, e tra dodici anni ci scrivessi sopra che nel 1994 il rigore sbagliato da Roberto Baggio ai mondiali mi predisse gli atentati dell’undici settembre, qualcuno mi crederebbe? Forse sarei più credibile se sostituissi l’icona di Roberto Baggio. Potrei utilizzare i Pokémon come figura profetica, ma in questo caso la mia esperienza mistica assumerebbe sfumature politeiste che farebbero storcere il naso all’intellighenzia cattolica. Credo che occorra una faccia placcata in bronzo per pretendere che la gente creda a una profezia in ritardo di oltre settant’anni. Mi chiedo quale sia la linea di confine che divide la fede da quella che è comunemente chiamata presa per il culo.

Categorie: Parole |