9
Ago

Interstellar

Pubblicato lunedì 9 Agosto 2021 alle 00:56 da Francesco

Quasi mai guardo un film al momento della sua uscita e anche per Interstellar di Christopher Nolan ho atteso oltre sei anni. Dopo averlo visto, e prima di scriverne le mie impressioni, ho provato a leggere qualche recensione per capire altri punti di vista che potessero allargare il mio, tuttavia non ho trovato un commento all’opera che mi abbia agevolato in questo senso.
Per me Interstellar è un capolavoro e l’ho apprezzato sotto molteplici aspetti: fotografia, sceneggiatura, colonna sonora, recitazione. Era da molto tempo che una pellicola non mi coinvolgeva così tanto benché all’inizio io abbia esperito delle incipienti perplessità per qualche buco nella trama, ma esse sono svanite nel prosieguo della storia. Non posso pretendere che in poco più di due ore la coerenza e il dettaglio narrativo siano profondi come in una serie televisiva dai plurimi episodi.
Alcune inquadrature mi hanno fatto pensare all’imprescindibile capolavoro di Kubrick, quel 2001: Odissea nello spazio di cui lo stesso Christopher Nolan ha ammesso l’inevitabile influenza, ma ciò che io ravviso in entrambe le opere, e con la seconda debitrice alla prima solo per un fattore cronologico, è una sorta di tensione spirituale e gnoseologica, come se fosse una radiazione di fondo, per impiegare un termine adatto alla tematica. Forse meno criptico e cervellotico, il finale di Interstellar mi ha colpito più delle ultime scene girate da Kubrick.
Siccome provo una profonda fascinazione per l’universo (ma sono di parte perché… gli appartengo), mi è piaciuto molto l’espediente del wormhole (fenomeno ammesso in via teorica) e lo sfruttamento della relatività einsteiniana per creare l’angosciosa sensazione del tempo perduto, la quale secondo me raggiunge il climax quando il protagonista incontra di nuovo la figlia ormai molto più anziana di lui. Da umile spettatore, privo di competenze per recensire alcunché, non posso che inchinarmi alle sensazioni viscerali di cui l’esposizione a un’opera mi rende il modesto interprete, perciò considero Interstellar una pietra miliare e non provo a divagarci sopra più del dovuto.

Categorie: Cinema, Immagini, Parole |

8
Ago

Una garetta al crepuscolo amiatino

Pubblicato domenica 8 Agosto 2021 alle 23:39 da Francesco

Oltre che su strada, continuo a correre sulla sottile linea che separa Lino Banfi da Che Guevara. Il suono della rivoluzione passa dalle orecchiette. Ieri ho corso una piccola gara a Castel Del Piano e l’ho chiusa al quarto posto con un approccio tattico: il podio era fuori dalla mia portata così come il nous anassagoreo lo è dalla mia comprensione. Per la prima volta ho dovuto rimediare il salvacondotto verde, perciò mi sono fatto mettere un tampone nel naso (a mio avviso sempre meglio di altro, altrove) e poi ho interagito con un sito governativo che è stato chiaramente programmato con FrontPage. Ovviamente parteciperò a meno gare del previsto, giacché l’esborso di quindici euro per volta mi sembra un obolo assonante con gabola.
Non sento minata la mia libertà, anche perché la forma più autentica di quest’ultima la considero espressa dall’incoraggiante ottimismo di Emil Cioran:

“Mi piacerebbe essere libero, perdutamente libero. Libero come un nato morto”


Categorie: Correre, Immagini, Parole |

28
Lug

A ripensarci…

Pubblicato mercoledì 28 Luglio 2021 alle 02:02 da Francesco

Ho la sensazione che negli ultimi giorni qualcuno mi stia pensando con particolare frequenza o intensità, ma non ho tabulati telepatici da richiedere per verificare questa mia impressione. Talvolta ho la tentazione di rispondere a queste chiamate perse che vedo nel registro della mente, ma non lo faccio mai perché non sono in grado di capire se siano davvero tali o se si tratti di un mio desiderio sul quale io ricamo storielle di fantasia. Chissà. Forse (non) agisco in virtù di una paura, una qualunque, o può darsi che oltre a rifiutare caramelle dagli estranei io non accetti neanche illusioni dalle sconosciute. Pare che la prudenza non risulti mai in esubero.
Mi atterrisce l’idea di ritrovarmi in tante e inutili complicazioni, inoltre il corso degli eventi non mi ha mai messo di fronte a ragioni valide affinché io me ne facessi carico.
Sono munito di una buona autostima, però non mi riconosco doti attrattive sotto il profilo caratteriale e tutt’al più posso suscitare un po’ d’evanescente interesse. Nel mio intimo sto troppo bene da solo e non compio sforzi per predispormi a qualcosa di diverso, tuttavia sarei un coglione se guastassi il rapporto con me stesso per favorire l’insorgenza di relazioni aliene. Talora mi balena in mente la curiosità di un affetto sincero e reciproco, ma poi benedico la possibilità di distendere tutta la mia apertura alare su un letto a due piazze.
Ciò che saltuariamente trabocca dall’inconscio, non ha la forza né l’urgenza necessarie per trasformarsi in volizione. Ogni tanto me ne dimentico ma ho trentasette anni e secondo me alcuni aspetti del mio modus vivendi si sono ormai radicati in profondità. Non so come sarebbe stata la mia esistenza se avesse seguito un altro sentiero, però non mi dispiace quello che sto continuando a battere e quindi non posso dare asilo a pentimento alcuno. Qualche volta ripenso a un nome, a una circostanza, a quanto fu una consuetudine di parole scambiate, ma sono tutte cose che vanno e vengono, nomadi, epifenomeni di epifenomeni.


Categorie: Parole |

23
Lug

E altro non mi sovviene

Pubblicato venerdì 23 Luglio 2021 alle 00:42 da Francesco

Quali impressioni ricavo da questa estate che consta di allarmismi, tensioni vaccinali e fulgidi esempi di giustizia privata? Invero nulla d’inedito affiora alla mia mente e ogni evento infausto presenta il retrogusto vintage del paleolitico. Mi creo opinioni per diletto e, occasionalmente, per fini pragmatici, ma non sono un appassionato della ragione a tutti i costi (eccetto di quella che induce a… ragionare) e quindi mi arrogo il diritto di cambiare opinione quando ciò si profili come un dovere verso qualcosa di oggettivo o in ossequio alle mie intuizioni.
La profonda fiducia che nutro nella scienza non travalica i confini del fanatismo e io non mi considero un positivista tout court, perciò sono passato dall’idea iniziale di vaccinarmi alla ferma convinzione di non farlo. Ricorrerò a un oneroso tampone quando mi si presenterà l’esigenza di ottenere il salvacondotto verde. Ho maturato questa decisione sulla scorta di ragioni che non hanno (né possono avere) alcuna pretesa d’oggettività, difatti non ho titoli né competenze per esprimermi in materia, tuttavia mi è ancora data la facoltà di autodeterminarmi in base alle informazioni da me raccolte tramite soggetti che già si sono sottoposti alla vaccinazione con reazioni piuttosto diverse, nonché sulla base di un mio crescente pregiudizio dovuto a casi di morte la cui correlazione con l’inoculazione non è comunque provata.
Qualche anno fa non mi feci problema alcuno a firmare un consenso informato per il richiamo dell’antitetanica, ma oggi non mi sento di fare altrettanto per questa iniezione “salvifica”. È una lotteria a cui non voglio partecipare, tuttavia se a causa di questa mia scelta dovessi poi perire allora mi meriterei il seguente epitaffio: “Egli fu un coglione”. Così passa la gloria del mondo, com’ebbe a dire Berlusconi con una locuzione latina quando Gheddafi fu scannato dai ribelli libici dieci anni or sono.

Categorie: Parole |

14
Lug

A ragion di nulla

Pubblicato mercoledì 14 Luglio 2021 alle 21:40 da Francesco

Non sono stato contagiato dal virus pandemico e quindi non sono stato nemmeno conteggiato nel novero dei positivi, però non ho contratto neppure l’isterico entusiasmo dovuto alla vittoria calcistica dell’Italia. Non m’interessa il disinteresse né la sua ostentazione benché in modo del tutto incidentale traspaia da queste stesse parole. Ancora mi sfugge la ragione per la quale un’intera specie si affaccendi tra le proprie ingiustizie e le sempiterne esigenze delle rispettive omeostasi, ma capisco come una volta nati sia difficile togliersi il vizio d’invecchiare.
Non so se debba sorprendermi per qualcosa, ma all’uopo posso fingere meraviglia e concitata partecipazione per ossequiare i formalismi della prevedibilità. Non incorro né ricerco spiegazioni ultime per la pertinace espansione della vita, ma esprimo trascurabili e silenti perplessità al cospetto della sua ostinazione imperativa. A trentasette anni non mi metto a disegnare nuovi orizzonti né coloro le figure, bensì mi limito a ricalcare le didascalie che descrivono lo stato dell’arte, o meglio, l’incessante decomposizione a cui è sottoposta ogni cosa nella sua intrinseca deperibilità.
Per mezzo di deliberati errori matematici, il vittimismo eleva a potenza le miserie umane e così ne snatura la portata affinché la loro percezione cambi in ragione delle esigenze personali. Non mi sembra che l’oggettività sia oggetto di desiderio, ma se anche lo diventasse, allora il suo eventuale possesso sarebbe sempre parziale, come quando un’opera d’ingegno finisce dalle mani dell’autore in quelle di un acquirente. Le idee sono ingombranti e aumentano di volume con la polvere che raccolgono quando indugiano nella stasi astrattiva che è loro propria.
Quindi, in ultima analisi, cosa bisogna fare? In generale nulla, ma credo che sia una buona abitudine quella di usare il plurale maiestatis il meno possibile. Oscillo tra il fatalismo e la sua trascurabile negazione perché di fatto frequento quasi sempre una noncuranza di fondo e tanto mi basta anche quand’essa non paia affatto abbastanza.

Categorie: Parole |

5
Lug

Tra i due litiganti il terzo… ode

Pubblicato lunedì 5 Luglio 2021 alle 23:36 da Francesco

Ieri notte, all’improvviso, la mia attenzione è stata richiamata dal vibrante litigio di una giovane coppia. Lui voleva lasciarla perché a suo parere erano incompatibili, inoltre non sopportava gli amici di lei. Secondo la giovane invece loro due si completavano a vicenda, ma ogni volta che lo ripeteva il ragazzo dissentiva con crescente fermezza. A un certo punto lei ha detto: “Abbiamo atteso nove mesi questo momento!”. Praticamente un parto. Ho immaginato che la loro fosse stata per un po’ di tempo una relazione a distanza nella quale, a un certo punto, la distanza era venuta meno e aveva finito per svelare certe incongruenze.
Mi pisciavo addosso dalle risate mentre ascoltavo le argomentazioni della coppia, ma d’altro canto io non stavo origliando né spiando nessuno giacché la loro conversazione mi giungeva nella stanza come se l’avessi richiesta tramite un servizio on demand.
Non conosco bene questo tipo di tensioni perché non ho mai avuto legami sentimentali, tuttavia, in un passato ormai remoto, mi sono ritrovato a interloquire con alcune ragazze e ho puntualmente esperito un disincanto analogo a quello che lamentava il tizio succitato: quante inutili discussioni, fini a loro stesse e scevre d’ogni senso. In tutta onestà talora mi chiedo cosa proverei se condividessi certe cose con un’improbabile compagna, ma poi finisco sempre per pensare a tutte le implicazioni e quindi corro tra le braccia dell’avvenente solitudine a cui devo più di quanto io dia. Comprendo il bisogno di reciproca risonanza, difatti in grado minore esso alberga anche in me per via della mia natura umana, ma io trovo che sia più facile e proficuo sublimarlo che assecondarlo.
Non so poi come sia andata a finire tra quei due, però auguro buona fortuna a quel ragazzo poiché mi è sembrato piuttosto lucido nella sua analisi e spero che egli riesca a fare sue tutte quelle energie sopite di cui è l’ignaro custode, come chiunque altro.

Categorie: Parole |

4
Lug

Appuntato il quattro luglio

Pubblicato domenica 4 Luglio 2021 alle 01:15 da Francesco

Non cerco lo scontro né l’incontro e cedo il passo agli eventi perché nei loro riguardi non ho quell’atteggiamento infantile che talora un genitore possessivo riserva alla propria prole. Vivo a latere persino di queste stesse lettere e non so se esista una condizione migliore sul piano della deperibilità organica. Non ho entusiasmi che si accendano a comando, però non so se in una parte di me debba inserire le pile o se invece la batteria sia già presente e scarica. Per fortuna l’universo non ruota attorno al sottoscritto, giacché se così fosse io proverei un certo imbarazzo per cotante e immeritate attenzioni.
Non so neanche se mi manchi qualcuno, ma di sicuro ci sono tanti vuoti incolmabili in qualche mio vecchio album di figurine. Il tempo opera senza destare sospetti, ma l’invecchiamento di tutto e tutti è un fenomeno curioso al quale assistere. Insomma, mi sono costruito un balcone sul quale tendere i sudari e da cui guardare istanze che un tempo mi sembravano soverchianti. Quasi ogni problema è un falso problema, tutto è transitorio e, in ultima analisi, non scorgo altra priorità oltre a quella di grattarmi le palle quando mi senta in dovere di prevenire un prurito infondato. Certe volte mi sembra di assistere a una rievocazione storica del presente, ma inscenata con intenti parodistici e senza troppe pretese di esistere davvero. Tra le particelle elementari credo che possano trovare posto anche le banalità, difatti esse compongono affermazioni apodittiche e ovvie a mo’ de “la giustizia non esiste”.
Secondo me la realtà si regola da sé, senza l’attivo concorso dei singoli né delle masse che comunque traggono significati e stimoli da quest’illusoria partecipazione, tuttavia la mia visione non è fatalistica e se volessi delinearla meglio dovrei spendere un po’ di parole a cui, invece, non intendo attingere giacché preferisco accingermi alla visione di un episodio di Star Trek Voyager. Lunga vita e prosperità.

Categorie: Parole |

27
Giu

La fisica dei perplessi di Jim Al-Khalili

Pubblicato domenica 27 Giugno 2021 alle 13:03 da Francesco

La lettura de “La fisica dei perplessi” di Jim Al-Khalili mi ha fatto capire che i volumi di semplice divulgazione non riescono più ad avvincermi come solevano fare, ma l’approfondimento della meccanica quantistica nei suoi formalismi richiede delle basi matematiche che al momento non possiedo. Purtroppo i testi accessibili tendono inevitabilmente a ripetersi: la storia della fisica classica, i pionieri del primo Novecento, l’esperimento della doppia fenditura, il concetto di funzione d’onda e quello del suo collasso, il principio di esclusione di Pauli, l’interpretazione di Copenaghen, la cantonata di Einstein sulle implicazioni della meccanica quantistica in concorso con Podolski e Rosen, i concetti di non località e decoerenza, gli stati di sovrapposizione, le quattro forze e, ovviamente, l’astrazione più pop di tutta la fisica, ossia quella del gatto di Schrödinger. Tutte cose che ho letto molteplici volte in saggi piuttosto chiari, piacevoli e simili tra loro, ma di cui comincio ad avvertire le inevitabili semplificazioni. Il testo di Al-Khalili è ottimo, ironico e dettagliato per quanto lo può essere un volume del genere, ma per me non contiene nulla che non abbia già incontrato e soppesato in letture analoghe. Ho comunque preso appunti amanuensi in doppia copia benché il senso di déjà-vu sia stato costante: si tratta di una buona abitudine che non voglio abbandonare. Ho ancora un libro divulgativo di George Musser da leggere, ma quando l’avrò completato eviterò scritti con questo tipo di approccio, perlomeno su tali argomenti.
O mi metterò d’impegno a colmare le mie lacune matematiche, per un primo avvicinamento alla fisica classica da cui poi tentare, a tempo debito, di capire matematicamente almeno qualche concetto di meccanica quantistica, o rivolgerò il mio interesse ad altri campi dello scibile umano. La mia capacità di apprendimento ha chiari limiti, ma siccome cerco una conoscenza fine a se stessa non ho ansie da prestazione. In ogni caso sul punto di morte (e forse anche prima, magari a fronte di una patologia neurodegenerativa) dovrò abbandonare tutte le nozioni incamerate. Fico.

Categorie: Immagini, Letture, Parole |

23
Giu

Matteo Mancuso Trio a Terni

Pubblicato mercoledì 23 Giugno 2021 alle 12:42 da Francesco

Se ne avessi la possibilità vivrei tra la Nuova Caledonia e il Giappone, ma finché risiedo in Italia, la quale lotta con il Ruanda nell’indice di percezione della corruzione, cerco di trarne il meglio. È in ragione di questo pragmatismo che ieri sera mi sono recato a Terni per vedere uno dei primi concerti del nuovo trio di Matteo Mancuso, un giovane chitarrista che ha già rivoluzionato l’approccio allo strumento e di cui attualmente non so se esista un parigrado nel resto del mondo. Lo seguo da vari anni, da quando caricava sul suo canale YouTube le cover di pezzi complicatissimi e faceva sembrare tutto facile. Per scattare quest’immagine ho dovuto levare un vecchio biglietto da una cornice economica dell’IKEA, un’incombenza di cui non mi sarei mai fatto carico se non l’avessi ritenuto doveroso.
Oltre ad alcuni suoi inediti (mi è piaciuto molto “Drop D”, un pezzo dal titolo provvisorio), questi tre fenomeni hanno suonato Jeff Beck, Weather Report, Wayne Shorter e soprattutto “Fred” di Allan Holdsworth, del quale Mancuso ha ricordato l’importanza e la recente scomparsa in sordina (io lo vidi nel 2007). Ecco, ieri sera, davanti a quel trio poco più che efebico, mi sono reso conto che per la fusion (e non solo) si sta aprendo un nuovo capito, un salto di qualità. Anni fa pensavo che Guthrie Govan avesse alzato l’asticella al massimo, ora non ne sono più così sicuro.

Categorie: Immagini, Musica, Parole |

22
Giu

Umido e fuggevole, il tempo

Pubblicato martedì 22 Giugno 2021 alle 01:57 da Francesco

Al momento non riesco a figurarmi nulla di rilevante nelle immediate vicinanze del presente, ma non cerco novità particolari perché la mia esistenza non è affetta da una sindrome di accumulo. Oltre l’apparente stasi degli eventi le cose mutano in continuazione, ma in modo quasi del tutto impercettibile per il mio intelletto e io non potrei rendermene conto se ogni tanto non ci riflettessi per il gusto di conoscermi un po’ di più.
Forse certuni si oberano di compiti per accelerare il ritmo dei cambiamenti affinché quest’ultimo risulti più evidente alle loro osservazioni, io invece il tempo cerco di rallentarlo, o almeno sono convinto di operare così verso la sua mendace e soggettiva percezione. L’orizzonte della morte prospetta la fine dell’identità e suppongo che qualcuno provi a sfuggire dall’accettazione della propria finitudine tramite l’ausilio di molteplici distrazioni: queste possono essere lavorative, affettive, edonistiche, dissolute, politiche, esoteriche, futili, immaginarie, metafisiche, truffaldine, artefatte, spontanee, passeggere, idilliache…
Non ho mai imparato a ricamare sebbene la certosina abilità di mia nonna mi abbia più volte incuriosito e allettato, perciò non sono in grado di confezionare risposte su misura per altre persone e anzi, se ne fossi in grado, mi spoglierei di quelle che già possiedo. In questi giorni la nudità è una risposta appropriata al clima umido, ma io credo che vada bene anche come saluto agli eoni passati e futuri.

Categorie: Parole |