14
Giu

Henry Pioggia di Sangue

Pubblicato mercoledì 14 Giugno 2006 alle 23:05 da Francesco

Ho deciso di iniziare a spendere due parole riguardo ai film che vedo durante le mie notti insonni. Non sono un cinefilo, non so nulla di fotografia e montaggio e riesco a malapena a distinguere un campo lungo da un piano sequenza. La scorsa notte ho visto “Henry Pioggia di Sangue” basato sulla vera storia di un serial killer. Per molto tempo ho creduto che i film sugli omicidi seriali fossero pane per quei denti desiderosi di apparire dark e alternativi. Ho trovato abbastanza piatto “Henry Portrait of A Serial Killer”, tuttavia sono riuscito a guardarlo fino alla fine. Per tutta la durata del film ho aspettato un picco che non è mai arrivato. Mi sono piaciute le derive splatter e alcuni dialoghi, ma nulla di più.

Henry Piogga di Sangue
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14
Giu

Attrazione fatiscente

Pubblicato mercoledì 14 Giugno 2006 alle 07:17 da Francesco

Quando ero piccolo entravo spesso nelle case diroccate, quei luoghi un tempo abitati esercitavano una forte attrazione sulla mia fantasia infantile; mi piaceva immaginare i volti delle persone che avevano vissuto nei posti che visitavo di nascosto. Tavolini polverosi, intonaco sul pavimento, cornici rotte, libri illeggibili, forchette arrugginite e crepe pericolose. Su alcuni siti web è possibile guardare del materiale fotografico che riguarda luoghi domestici e lavorativi completamente abbandonati. Ho una visione un po’ contraddittoria della fatiscenza: essa per me è un ricordo malinconico che non provoca tristezza. Forse un giorno la mia casa sarà sommersa dalle acque, oppure diventerà la meta occasionale della curiosità di ragazzini che devono ancora nascere. Credo che non basti un bulldozer o una carica di esplosivo per annientare il contenuto mnemonico di una costruzione eretta per uso abitativo. Vorrei mettere una mano sulla parete della mia stanza, chiudere gli occhi e osservare tutte le persone che si sono avvicendate nel tempo all’interno della mia casa. http://www.urbanized.us è un sito web minimalista che mi ha colpito molto grazie alla sua raccolta fotografica di abbandono architettonico. Anche http://www.urbexforum.com offre molte immagini dello stesso tipo.

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13
Giu

I Campi Elisi

Pubblicato martedì 13 Giugno 2006 alle 19:37 da Francesco

Mi trovo di fronte a una stupenda casa vittoriana la cui facciata è addobbata con delle grandi piante rampicanti. I colori del tramonto estivo rivestono il campo da golf che si estende sinuoso di fronte alla magione; al di là della diciottesima buca si trova una baia bagnata dall’acqua cristallina di un oceano segreto. Una coppia di anziani cammina lungo il braccio di mare, mentre un giovane nativo americano osserva l’orizzonte. Due unicorni passeggiano in una radura esterna al campo di golf, alcuni cerbiatti sfregano i loro musi contro l’erba e poco più in là una giovane madre lascia che il suo neonato accarezzi una fenice. Fuori dalla barriera corallina un lungo panfilo lascia tracce spumeggianti che i delfini utilizzano come ostacolo da saltare. Il tempo sembra inesistente in questo remoto angolo della Terra dove gli atolli circostanti vengono inghiottiti e sputati fuori dalla marea. Tutti i libri sacri che descrivono un paradiso ultraterreno in realtà si riferiscono a questo luogo mistico. Quando il corpo muore una copia di esso viene trasferita in questa parte della terra senza che il defunto ricordi nulla delle sue esperienze passate. Non esiste un paradiso in cui si ritrovano tutti gli uomini, ma esiste un paradiso per ogni uomo. Ogni mortale raggiunge i Campi Elisi, nonostante la strada che porta a essi sia tortuosa e piena di insidie dovute alla precarietà della vita umana, ma questo deve rimanere un segreto tra l’individuo e la sua sofferenza.

Böcklin - I Campi Elisi

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12
Giu

Cronaca inerte di un giorno qualunque

Pubblicato lunedì 12 Giugno 2006 alle 16:36 da Francesco

Ieri sera ho salvato la vita a uno scarafaggio. L’insetto notturno si aggirava guardingo nella mia doccia ma invece di ucciderlo a piedi nudi l’ho chiuso in un piccolo contenitore di plastica e l’ho rimesso in libertà nella natura selvaggia del mio giardino. Questo gesto di clemenza influirà positivamente sul mio karma? La scorsa notte ho visto “Condannato a Morte per Mancanza di Indizi”, un film del 1983 con Michael Douglas nei panni di un giudice che si ritrova di fronte alle contraddizioni del sistema giudiziario statunitense. La pellicola non mi è piaciuta. In questo periodo non sono attirato dal cinema, infatti guardo pochi film e riesco ad apprezzarne ancora meno. Oggi sono un po’ annoiato e, come ormai ripeto da mesi in queste righe silenziose, vorrei fare qualcosa di diverso dal solito. Il vento apre e chiude con poco sforzo la porta della mia camera. La finestra aperta alla mia sinistra lascia entrare alcune risate che provengono dalla strada. Questa sera la nazionale italiana giocherà contro il Ghana; mi sintonizzerò su Rai Uno e guarderò la partita con la speranza di una vittoria da parte della formazione africana. Non sono un campanilista. Devo comprare una parabola: mi piacciono le fiction arabe e i telegiornali ungheresi. Spesso penso a un modo per divertirmi da solo, ma la mia elucubrazione finisce sempre in una grande risata a causa della prima cosa che mi viene in mente: la masturbazione. Ci sono molti altri modi per divertirsi da soli, devo solo trovarne uno che sia adatto a me. Vado a farmi una doccia sperando di non dover prestare soccorso ad altri scarafaggi.

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11
Giu

Oziando

Pubblicato domenica 11 Giugno 2006 alle 19:01 da Francesco

Ieri sera sono uscito per cercare qualche partita di calcio nella quale infiltrarmi, ma non ho trovato nessuno nei campetti e poco dopo sono tornato a casa e mi sono messo a palleggiare in salotto. La monotonia accompagna le mie giornate mentre io tento di escogitare un modo per renderle più piacevoli. Sono a corto di idee, ma non mi dispero; prima o poi mi verrà qualcosa in mente. Potrei prendere un po’ di denaro per recarmi in Normandia senza un motivo preciso, oppure potrei andare a Fiumicino a prendere il primo volo per la Germania e assistere a qualche partita del mondiale di calcio. Probabilmente non farò un cazzo e resterò a casa a elaborare improbabili modi per vivacizzare le mie lunghe giornate d’ozio. L’estate è bella e utile, ma non so come utilizzarla. Spero di riuscire a sfruttare il mio tempo prima di raggiungere la terza età. Forse non devo crucciarmi sul modo di passare il mio tempo, forse devo lasciare che tutto scorra in modo naturale e forse devo apporre un punto dopo questa frase; forse. Le persone che conosco sono tutte impegnate con la loro vita da giovani adulti e hanno poco in comune con me, per questo motivo le frequento occasionalmente e solo per brevi periodi. Tra qualche mese J. andrà in una grande città italiana e mi chiedo se il futuro abbia in serbo qualcosa di bello prima della sua partenza. Quando gli eventi mi sembrano una roulette russa io mi sento un croupier del KGB. Che cazzo c’entra la roulette russa? Lo ammetto: è solo un’immagine fuori contesto per riempire qualche spazio vuoto.

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11
Giu

Senza titolo

Pubblicato domenica 11 Giugno 2006 alle 16:00 da Francesco

Certi uomini giovani e aitanti profanano alcune tombe per puro divertimento, essi si dilettano a cancellare gli epitaffi e a colpire le lapidi con i loro martelli. A qualche chilometro di distanza dal cimitero, al secondo piano di una villetta, una cavalla in blue jeans pettina la propria criniera per provocare reazioni erogene allo stallone ad interim che ha illuso per la serata. Il maestrale infreddolisce le spalle di una donna sola e inconsapevole della malattia che sta proliferando nel suo fegato. Io cammino senza meta, con lo sguardo perso nel vuoto e le palle ingrossate dalla noia. Sulle scale del mio palazzo si svolge un carnevale improvvisato: i grossi coriandoli dei volantini pubblicitari investono i gradini che mi lascio alle spalle, passo dopo passo, strappo dopo strappo. La porta della mia abitazione è grande e sorda, ogni volta che le chiedo di aprirsi lei non sente e rimane immobile davanti a me. Qualche grido si perde nell’urbe senza che nessuno ci faccia caso. A ovest del mio naso si trova un masochista aggrappato a uno scoglio che attende i fendenti della risacca, mentre a nord-est della mia vita c’è una scala che porta alla Croce del Sud. Qualcuno è disposto a salire le rampe che portano alla suddetta costellazione per osservare il ciclo delle cose in sedici noni.

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10
Giu

Baldoria post mortem

Pubblicato sabato 10 Giugno 2006 alle 15:41 da Francesco

Salto in mezzo alla vita, sorrido alla morte e spesso piscio in mezzo alle piante di mia madre. Che quella cazzo di orchestra suoni un po’ di dixieland, voglio imparare a ballare con quella scrofa incartata nella flanella. Usciamo da questo locale: portatevi dietro le bottiglie e non dimenticatevi l’anima. Forza branco di alcolizzati in erba, andiamo a fare baldoria davanti alla camera mortuaria; chi è morto è troppo contento per lamentarsi delle nostre gare di rutti intercalate da lunghe serie di bestemmie. Ehi tu, faccia di culo, smettila di mandare SMS alla tua bella e chiama quell’imitatore di James Brown, voglio che il funk avvolga ‘sta cazzo di atmosfera funebre. L’alba aspetterà i nostri comodi e sorgerà solo quando ce ne saremo andati. Siamo gente seria e non ci piace la cultura del lutto, preferiamo commettere atti di bontà nei confronti dei i vivi invece di piangere i morti tenendoci le mani sul pacco. Non facciamo finta di essere dei duri, anche noi versiamo lacrime, ma non riusciamo a lasciarle cadere per un evento banale come la morte. Siamo giovani e vecchi, ce ne freghiamo della vedovanza; gli scialli neri stanno bene solo sulle spalle delle protagoniste dei cortometraggi porno soft o sotto i capelli di Anna Magnani. Litanie, tombe, discorsi prolissi e un numero consistente di frasi di circostanza. Se qualcuno desidera che io venga al suo funerale, o quello di un suo congiunto, deve permettermi di presentarmi come Carlo Verdone nelle prime scene di “Un Sacco Bello”: mano sullo scroto, catena pacchiana al collo e capelli alla Tony Manero. Mi sono appena accorto che non c’è una folla a pensarla come me: i duecento specchi di questa stanza mi hanno gabbato.

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10
Giu

Prima della cacata soave

Pubblicato sabato 10 Giugno 2006 alle 02:47 da Francesco

Sono al comando della mia vita e ne sono felice. Avverto ancora un lieve senso di incompletezza a causa della mancanza cronica di affetto che mi caratterizza, tuttavia questa carenza non riesce a inficiare il mio benessere. Stasera ho corso molto e prima di tornare a casa mi sono fermato a comprare un kebab e una bottiglia di Coca-Cola che consumerò più tardi. Sono così felice che non mi importa di conoscere l’origine irrazionale del mio splendido stato d’animo. Le mia stanza è invasa dal suono incalzante di “Powder Burns”, un album pop dei The Twilight Singers. Mi piace la mia vita perché mi aiuta a sentirmi appagato con scelte che alle volte appaiono illogiche ed estemporanee. In questo periodo provo sensazioni splendide e quasi ineffabili. La pace che mi pervade è simile a quella del 1945: i carri armati attraversano le città senza fare fuoco, i soldati americani dispensano cioccolata e i ragazzini scalzi giocano in mezzo alle macerie, tra la polvere e i rottami lasciati dai capricci bellicosi degli adulti. Da alcune notti sto seguendo una serie western trasmessa da La7: mi vedo bene con un cappello sporco, la barba incolta e uno sguardo alla John Wayne: “Avanti gringo, fai parlare la tua pistola”. Non mi presenterò per il mio mezzogiorno di fuoco: non ci penso nemmeno ad alzarmi così presto per crepare. I miei polmoni sono capienti e questa sera mi hanno dato una bella soddisfazione durante la mia corsa. Salto di palo in frasca, metto insieme frasi sconnesse e me ne compiaccio. Non ho molto da dire, ma trovo sempre delle parole con cui riempire queste pagine virtuali che incido da mesi. Concludo e mi appresto a varcare la soglia del cesso per dedicarmi a una cacata soave.

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9
Giu

Full moon’s words

Pubblicato venerdì 9 Giugno 2006 alle 04:19 da Francesco

Anche questa notte ho passeggiato per i vicoli della mia cittadina. Le mie Asics hanno calpestato il selciato e le immagini di una televisione esposta in vetrina hanno attraversato i miei globi oculari. Ho sfilato sotto una fila di lampioni bianchi e ho accompagnato i miei passi con il suono di un album di Big L: “Lifestylez Ov Da Poor And Dangerous”. Non sono nato ad Harlem, non sono povero e nemmeno pericoloso. In questi giorni è sorto in me il desiderio di nuotare: dalla prossima settimana farò qualche vascata in mezzo a dell’acqua depurata con il cloro. Non vedo l’ora che sia lunedì per utilizzare a sbafo una piccola piscina situata in mezzo alla campagna limitrofa. Ho ricevuto alcune notizie da Roma: Bogdan, il mio compare rumeno, tra pochi giorni tornerà in Romania a seguito dell’ennesima delusione lavorativa. Bodo ha lavorato circa undici ore al giorno per un mese, domeniche comprese, e il suo datore di lavoro gli ha dato cinquecentocinquanta euro. Mi dispiace che questo ennesimo figlio di Ceausescu debba tornare in patria, ma penso che girerò ancora qualche scena con lui sul set della mia vita. Queste ultime parole mi fanno pensare a J. e alla sua tesina. J. è stupenda, paziente e sveglia, mi fa delirare il suo spirito da crocerossina, ma devo conoscerla meglio per capire se le mie impressioni sono corrette. Voglio vivere a lungo, molto a lungo. Il pensiero della mia morte ricorre spesso in me, ma credo che sia inevitabile a causa dell’abbondanza di tempo di cui dispongo.

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8
Giu

L’ora tarda

Pubblicato giovedì 8 Giugno 2006 alle 03:04 da Francesco

La notte mi ha sempre regalato ore di dolcezza riflessiva e per questo motivo le sono molto grato. Credo che i migliori momenti della mia vita abbiano fatto la loro comparsa durante la notte: camminate senza compagnia, musica senza musicanti, monologhi ad alta voce e pisciate con le braccia allargate. Ho esplorato cabine telefoniche maleodoranti, ho inalato gli odori dei panifici, ho contemplato il pessimo writing sui muri, ho deposto trifogli di fronte a lavatrici arrugginite ricoperte dall’intonaco, ho ascoltato i lamenti di alcune persiane e ho frugato negli occhi di chi è passato accanto alla mia ombra. In certi momenti ho avuto paura senza motivo. Alle volte ho camminato con gli occhi chiusi, lentamente, senza temere gli ostacoli urbani. Penso che la notte abbia molto da offrire. Nel mio immaginario ci sono coperte invernali riscaldate dall’intimità, occhiate minacciose a causa del sonno, scambi di parole e parole scambiate per altre, frasi di circostanza che non vengono pronunciate e il desiderio di tornare a casa. Durante le mie camminate notturne ho letto molti manifesti funebri e ogni volta, dopo la lettura di uno di quei comunicati così macabri, sono stato assalito da un po’ di malinconia. La notte ha messo in luce la mia empatia, ha acuito i miei riflessi e mi ha dato ripetizioni esistenziali. Le ore buie che ho trascorso a camminare, in realtà sono state ore spese a studiare me stesso davanti a un tecnigrafo invisibile. I miei sono vaneggiamenti a tarda ora, ma contengono un briciolo di senso che mi fa commuovere un po’. Ho bisogno di una piccola rivoluzione personale, devo insorgere contro l’inerzia, ma a tempo debito. Mi sento bene, ma ho sonno: laverò i miei denti, mi avvolgerò nella coperta che si trova sopra il mio letto e adagerò il mio cranio sopra il capezzale.

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