18
Ago

A spada tratta sotto le nubi

Pubblicato venerdì 18 Agosto 2006 alle 10:59 da Francesco

Flagello schiere di inibizioni con tattiche di guerriglia composte dai miei pensieri e della mie azioni. Un esercito di scheletri mercenari combatte al soldo del malessere e spesso s’ingegna per disseminare trappole lungo il mio cammino. Non pratico il kendo, ma seguo ugualmente la via della spada. La mia lucidità mi permette di schivare i fendenti delle forme conturbanti e delle tentazioni cancerose. Duello frequentemente con la mia coscienza e talvolta riporto ferite profonde. Dilanio ogni aspettativa che cavalca verso la mia ombra e dopo ogni scontro mi abbevero alle fonti della memoria per impedire che la rimembranza dei miei errori perda lucentezza. Mi mancano ancora centinaia di fasciature, di agguati, di movenze marziali e di teste decapitate per raggiungere il primo gradino dell’ultima scalinata. Metto a ferro e fuoco ogni cosa che mi lascio alle spalle per evitare che l’arretramento seduca il mio passo. Sul dorso di animali da soma attraverso deserti biblici, strade di montagna, colline in fiore e campi di grano. Né le tormente né le tempeste di sabbia costituiscono la parte più difficile dello spostamento da un emisfero all’altro, infatti le avversità maggiori provengono dai momenti di silenzio illuminati da lune sadiche. Ho solo una katana e un po’ di esperienza per difendere i miei organi e la mia interiorità dalle lame avvelenate e dall’inquinamento morale. Presto orecchio alle profezie dei monaci anziani, ma non lascio che il folclore della loro arte divinatoria condizioni la mia ragione. Le mie forze si rigenerano sotto lo scroscio gelido di piccole cascate che echeggiano tra la flora di valli lontanissime.

Jizo

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17
Ago

Un boa arcobaleno e la morte del suo padrone

Pubblicato giovedì 17 Agosto 2006 alle 11:17 da Francesco

Il suono di sei corde si propaga in una stanza di legno che si trova immersa in una foresta pluviale senza nome. Tra le quattro pareti un vecchio morente medita in ginocchio sopra un tappeto persiano e lascia che un raggio di sole indiscreto illumini silenziosamente il suo cranio canuto. L’anziano ha gli occhi serrati ed esegue movimenti lenti con le braccia mentre in un angolo le spire del suo boa arcobaleno avvolgono la gamba di un tavolo. Il vento sospinge alcune foglie invernali contro l’unica finestra della stanza, le candele sulla menorah si consumano lentamente, l’incenso vizia l’aria e gli arazzi osservano ogni cosa senza mai abbassare lo sguardo. Le foto in bianco e nero sporgono cupamente dalle loro cornici d’argento ed emanano il fetore di un passato nauseabondo. Sopra una sedia di paglia giaciono abiti sbiaditi e logori. Il morente porta alla bocca le ultime cucchiaiate del suo declino e si prepara a riconciliarsi con la metempsicosi. Le cascate modulano il proprio rumore in base al respiro faticoso del vecchio e sembra che ogni movimento del creato sia orchestrato da Gea per omaggiare il morente con l’ultima sinfonia mai trascritta. Preghiere corali e rituali funebri compongono la liturgia di molte allucinazioni mistiche, ma quei procedimenti apparentemente sacri hanno il solo scopo di aiutare i vivi a sopportare l’idea della loro fine. Il distacco dalle funzioni vitali è una cerimonia individuale affidata al morente e nessun altro può officiare al suo posto. Sacerdoti, sciamani e sciami di familiari sono solo comparse inutili sull’ultimo palcoscenico dell’esistenza.

Boa arcobaleno
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16
Ago

I carabinieri e il giustiziere della notte

Pubblicato mercoledì 16 Agosto 2006 alle 07:25 da Francesco

Attorno alle quattro della scorsa notte ho sentito dei rumori molesti provenire dalla strada, dopo pochi secondi mi sono affacciato alla finestra e ho visto un tipo che aveva appena lanciato una bottiglia di vetro contro un bar chiuso. Il tizio mi ha visto subito e mi ha detto: “Allora, problemi?”. Io gli risposto: “Io non ne ho e te?”. Alla fine questo giovane iroso è venuto sotto la mia finestra e abbiamo iniziato a parlare. Gli ho chiesto quale fosse il suo problema e mi ha risposto che era incazzato perché l’assessore alla cultura non gli aveva dato modo di parlare. Mi ha detto: “Solo doveri, doveri, doveri, niente diritti!”. Inoltre mi ha raccontato che il giorno prima una barista gli aveva negato un panino a tarda ora e che lui per tutta risposta l’aveva chiamata “stronzetta”. Poco dopo ha iniziato a parlarmi della sua visione del mondo e della necessità di una rivoluzione. Mi ha fatto sorridere una frase che ha proferito con molta foga: “E poi vedi Cannavaro che alza la coppa del mondo mentre i bambini muoiono di fame, io l’avrei buttata per terra quella coppa!”. Tra l’altro mi ha fatto ascoltare una sua strofa rap e non mi è sembrata brutta. Ho continuato la conversazione con questo tipo fino all’arrivo di una pattuglia dei carabinieri e, prima di andarsene per intrattenersi con le guardie, egli mi ha salutato dicendo: “Hasta la pace siempre fratello”. Mi ha fatto un po’ ridere questo sovversivo notturno che annovera al contempo Gandhi e Rambo tra i suoi miti.

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15
Ago

Pennellate di catrame

Pubblicato martedì 15 Agosto 2006 alle 05:23 da Francesco

Ho intravisto sorrisi smaglianti e completi bianchi al funerale di una giovane madre. I figli rimasti orfani sono stati presi in giro a lungo dai loro compagni di scuola: “Non avete più la madre perché l’ha ammazzata vostro padre”. In realtà la madre non è stata uccisa, ma è morta a causa di un carcinoma polmonare. Due giorni dopo il funerale il marito della deceduta ha spezzato le zampe al suo fox terrier e si è sparato in bocca. In uno scantinato ho scorto un ragazzo seduto su un divano in mezzo alla sua collezione di carogne composta da gatti avvelenati e topi squartati a colpi di mannaia. In un locale del quarto mondo ho visto di sfuggita il lento pellegrinaggio di uno scarafaggio sotto la mozzarella di una pizza margherita. Ho assistito a una rapina in una banca del seme: due zoccole a volto coperto hanno rubato lo sperma dei donatori per versarlo nelle pozze di fango e lapparlo senza requie. Alcuni passanti hanno lapidato un mendicante con centinaia di monete da cinquanta centesimi. Sulle spiagge dello Sri Lanka un surfista suicida ha pregato a lungo per avere la possibilità di cavalcare le onde mortali di un nuovo tsunami, ma le sue richieste metafisiche non sono state prese in considerazione. Alcuni iniziati hanno avuto la prova che Dio è ateo perché non crede in se stesso e lo hanno pregato di assumere del Prozac per superare il suo stato depressivo. Questa macabra carrellata è terminata con il volo crepuscolare di uno stormo di gabbiani in fiamme.

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14
Ago

Indolenza monetaria e ricordi nosocomiali

Pubblicato lunedì 14 Agosto 2006 alle 03:13 da Francesco

Ho un po’ di soldi da spendere, ma non so cosa comprare. In questo periodo non c’è nulla di tangibile che arrapi il mio lato consumista. Potrei recarmi all’ippodromo di Grosseto e “investire” il mio denaro nelle scommesse ippiche per ricavare un po’ di adrenalina, oppure potrei mettere piede nel Mezzogiorno e comprarmi la patente. Se fossi stato un filantropo avrei donato parte dei miei liquidi al primo stronzo per strada. Non posso usare le mie banconote per andare a puttane perché ho il pene troppo piccolo e provo una forte antipatia per le malattie veneree. Mi piacerebbe comprare un biglietto aereo per la Corea del Nord, ma il mio passaporto è scaduto e non ho voglia di aspettare intere settimane per il suo rinnovo. Alla fine utilizzerò i risparmi per costruire aeroplani di filigrana che planeranno sulle coperte del mio letto. Se avessi avuto il diabete avrei potuto fare incetta di insulina. L’ultima frase mi ha fatto venire in mente il mio tour ospedaliero. L’anno scorso ho fatto molti controlli medici per assecondare la mia fisima ipocondriaca e alla fine mi sono ritrovato con la seguente collezione di esperienze nosocomiali: un’anamnesi, tre analisi del sangue, un elettrocardiogramma, tre visite dermatologiche, un controllo ai reni, una rx toracica e quattro visite dal medico di base. Non avevo un cazzo. L’apatia ha amplificato i miei pensieri ipocondriaci e di conseguenza mi ha fatto vagare due settimane attraverso ambulatori lugubri e reparti ospedalieri. Più ci ripenso e più rido di me stesso. Sono davvero un coglione al quadrato.

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13
Ago

Palline enunciative

Pubblicato domenica 13 Agosto 2006 alle 04:52 da Francesco

Riflessioni notturne di poco conto si aggirano per il mio cerebro con un’andatura errabonda. È l’ennesima notte apatica in cui vecchie prospettive si incancreniscono per lasciare il loro posto vitale alla fioritura di nuove aspettative. Frasi ancora non pronunciate si preparano a tessere nuovi avvenimenti. Nel mio corpo scorrono liquidi analcolici. Sono lontano dai vizi che non ho mai avuto e dai visi che non ho mai incontrato. È difficile lasciarsi andare quando ci si trova in una capsula spaziale. Voglio sabotare il tempo per accelerare il suo battito cardiaco. La mia ombra è ancora lontana dai sentimenti di burro. La mia ricetta per la prossima ora: mangiare due uova al tegame con il pane, irrigare il fondo del cesso con dell’urina giallognola e poi sgrullare il mio pene. Adesso non ho voglia di rispondere alle mie domande inanimate. Forse più tardi prenderò in esame i miei interrogativi recenti e inizierò a stendere risposte articolate e soddisfacenti. Adoro la lucidità disarmante con la quale affronto il mio disorientamento in mezzo a queste parole. Corro nel labirinto semantico per divertirmi e non mi muovo al suo interno con l’intento di raggiungere l’uscita. Le parole sono davvero poca cosa. Qualche anno fa un tizio mi ha suggerito di seguire la mia vocazione, ma io non ce l’ho la vocazione e mi chiedo se questa mancanza ponga il mio essere al di fuori della corrente moda esistenziale.

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12
Ago

Sonnolenza verbale

Pubblicato sabato 12 Agosto 2006 alle 14:56 da Francesco

Alcune volte distorco il significato di certi avvenimenti e in questi casi mi trovo costretto a schivare i dardi avvelenati della interiorizzazione deviata di turno. Davanti a me vedo ancora delle barriere inibitorie da buttare giù con calci e urli. Voglio recidere la gigulare a uno sparuto gruppo di ostacoli tentacolari che tentano di attentare alla serenità assidua della mia esistenza alienante. Qualche mese fa pensavo che J. sarebbe entrata nella mia vita con la stessa grazia della bomba atomica su Hiroshima, ma alla fine è rimasta fuori dalla mia esistenza. Ogni tanto qualche comparsa appare brevemente sul mio palcoscenico. Per alcune persone gli anni cosidetti “d’oro” pesano come gli anni di piombo e mi piacerebbe essere in grado di elargire a costoro il mio modus operandi per alleggerire il carico esistenziale. Credo che ognuno debba trovare un modo personale per smaltire la propria zavorra. La mia fortuna mi inquieta e spero che io l’abbia già pagata in eventuali vite posteriori. Devo ancora andare a dormire, ma le mie parole sono lucide e non sono frutto della stanchezza che domina il mio cranio. Credo che il sonno sia una manna per le menti e i corpi agitati dalle scosse telluriche degli avvenimenti plumbei. Non riesco più a scrivere: il mio corpo reclama il suo diritto al riposo. Spero che il mio cuore non si fermi prima del dovuto. Saluto il giorno con il gesto di un veterano e mi avvio senza elmetto verso la mia alcova vuota. Tra dieci ore tornerò nella mia trincea in fiore.

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12
Ago

I fuochi d’artificio di Islamabad

Pubblicato sabato 12 Agosto 2006 alle 03:11 da Francesco

Sto attendendo le prime luci del giorno in compagnia del soul di Luther Vandross. Sono adagiato su una comoda sedia di plastica e sorseggio aranciata amara in un bicchiere snello. Tra poco sintonizzerò il mio televisore su Canale 5 per guardare “Casa Keaton”, uno di quei celebri telefilm degli anni ottanta che adoro in modo infantile. Il primo terzo di agosto è trascorso quietamente e so che anche i restanti quattro sesti del mese fluiranno con calma e serenità. La mia pace interiore indossa un cappello di Panama e ama dondolarsi su un’amaca. Quando parlo da solo davanti allo specchio il mio interlocutore utilizza una loquacità eufonica. In parte mi è dispiaciuto che la sinergia tra statunitensi e britannici abbia impedito l’ennesimo spettacolo pirotecnico del terrorismo di matrice islamica. La mia affermazione è stupidamente spregiudicata, ma non riesco a negare il piacere voyeuristico che provo quando il mondo trema. Non sono un povero coglione che tenta di fare il bastian contrario, ma mi rendo conto che gli attentati di stampo fondamentalista ormai sono dei grandi spettacoli mediatici prima ancora di essere delle tragedie di proporzioni immani. Mi auguro che alcuni passaggi di questo post non mi facciano entrare nel mirino del SISMI. Merda, la mia aranciata è terminata. Per me è l’ora di piazzarmi davanti al televisore per guardare “Casa Keaton” e ciò che ha da offrire “Fuori Orario”.

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11
Ago

Schizzi spontanei

Pubblicato venerdì 11 Agosto 2006 alle 06:13 da Francesco

La sposa tenta di raggiungere l’altare salendo una gradinata cosparsa di mine. Fanciulle dai visi scavati lanciano pezzi di cute umana dietro le loro spalle e attendono l’arrivo dello sposo. Il sacerdote è un uomo storpio che ghigna rumorosamente e aspetta l’inizio della cerimonia deglutendo gocce di whiskey. Sulle panche della chiesa siedono malati terminali e mercanti di anime. A distanza di milioni di chilometri un feto enorme fluttua nello spazio e il cordone ombelicale che lo lega alla sua stella di neutroni attraversa tre sistemi solari. In un remoto angolo della Terra un giovane eremita tenta di leggere il suo futuro negli astri, ma la sua arte divinatoria non è in grado di dare risultati soddisfacenti. La telecamera della mia immaginazione si sposta in territorio urbano per ruotare attorno al viso di uno sconosciuto. Egli è un aspirante kamikaze impegnato ad annotare i suoi propositi sulle pagine di un quaderno ingiallito dal tempo. Sogni ammalati e discorsi morbosi sono stipati negli spazi angusti della psiche. Danzatrici fluminensi vestono diademi di Gucci che hanno ricevuto in dono dalle mani adipose di obesi concupiscenti. Vermi e avvoltoi tentano di pulire i set di quelle guerre che non hanno sfondato al botteghino. In un ristorante per aspiranti suicidi chiamato “Ultima Cena” una ragazza vegetariana ordina una pietanza made in France: “Les Fleurs du Mal”. In questo momento una persona termina di riportare su carta virtuale le fotografie illogiche del suo immaginario estemporaneo.

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10
Ago

Macchia noir

Pubblicato giovedì 10 Agosto 2006 alle 05:29 da Francesco

Il buio rimbocca le coperte sgualcite della grande città e dà la buonanotte alla prudenza criminale. La polizia chiude i casi e le spogliarelliste aprono le gambe. Alcuni uomini loschi attraccano un’imbarcazione sospetta a un molo e si preparano a scaricare chilogrammi di drammi. Un sicario suda freddo nella stanza del suo hotel fatiscente e accarezza nervosamente la sua Beretta scarica. Egli tenta di ipnotizzare le lancette per uccidere l’attesa che lo separa dall’omicidio che gli è stato commissionato da un boss locale. Un manager saluta la famiglia ed è esce di casa per adempiere al suo ruolo di strangolatore part time. Donne suadenti e sensualità ibride governano i marciapiedi e gli atti di lussuria che si consumano in camere di lusso. Durante la notte spariscono le fedi dalle dita, le dita di alcuni uomini falliti spariscono sotto lo sguardo degli usurai, gli spacciatori spariscono tra i vicoli e i resti di chi ha sgarrato spariscono nella grande discarica che si trova fuori città. Una coppia di investigatori assonnati è appostata da ore davanti alla casa di un pregiudicato coinvolto nel traffico di MDMA. I baristi interpretano i gesti e gli sguardi dei picchiatori e delle peripatetiche. Un vecchio scommettitore consumato da anni di sbronze tenta di estorcere alcune soffiate sulle corse dei cavalli. Le insegne accecano la città e fanno brillare i tirapugni dei balordi. Tutto si muove in un silenzio rumoroso che fa urlare gli istinti e mette a tacere le coscienze.

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