15
Set

What is sex?

Pubblicato venerdì 15 Settembre 2006 alle 11:24 da Francesco

Oggi voglio fare l’appello. Vita privata? Assente. Ne è passata di acqua sotto i ponti dalle mie ultime parole sulla sessualità, ma credo che sia più corretto scrivere che è passato molto sperma sotto i miei pantaloni dalle ultime righe sessuali che ho digitato. In questi mesi ho continuato a masturbarmi per un semplice bisogno fisiologico, ma ogni tanto le mie seghe hanno avuto anche delle sfumature edonistiche. Per un periodo non sono riuscito a mastubarmi, perciò sono contento che la mia attività masturbatoria abbia trovato nuovo vigore. Non sento il bisogno impellente di copulare, ma la mia verginità mi offre spunti molto interessanti per deridermi e non posso farmeli scappare. Alle volte penso che l’autoironia sia un modo per esorcizzare la mia ignoranza in campo affettivo e sessuale, ma credo che in realtà essa svolga per me un ruolo di semplice intrattenimento. Una volta ho detto a un tipo: “Io perderò la verginità quando lo stupro sarà legale”. Non ricordo se la frase appena scritta sia stata frutto della mia mente o se io l’abbia presa in prestito da qualche anonimo autore inglese, tuttavia mi ha offerto un paio di risate e questo per me è sufficiente. La totale mancanza di esperienze sessuali ha dato dei ritmi industriali alla mia produzione di fantasie erotiche, infatti ne annovero molte e dei generi più disparati. Alcuni mesi fa mi ero ripromesso di descrivere minuziosamente una parte delle mie fantasie, ma non ho ancora ottemperato al mio proposito perché trovo noiosa la traslazione del mio immaginario erotico. Ultimamente per masturbarmi immagino di fottere donne più grandi di me, di solito quarantenni che mostrano i primi segni del tempo: credo che questa fantasia sia una strada secondaria che inizia dal complesso di Edipo e penso che rappresenti la mia insicurezza sessuale dovuta all’inesperienza. Il gap generazionale è la scintilla erotica della fantasia che ho accennato nelle ultime righe.

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14
Set

Uno stelo nel bidet

Pubblicato giovedì 14 Settembre 2006 alle 09:38 da Francesco

Qualche giorno fa ho notato uno stelo nel mio bidet e non ho potuto fare a meno di immortalarlo. Mi chiedo come sia potuto nascere qualcosa nel posto dove di solito il mio culo e il mio scroto trovano refrigerio. Credo che lo stelo sia nato sulla ruggine grazie al concime delle mie cacate e all’acqua. Mi ha fatto piacere notare una nuova forma di vita tra le mura domestiche. Ho tentato di lavarmi senza infastidire troppo lo stelo e le sue piccole foglie, ma alla fine i flussi dell’acqua hanno estirpato la flora del mio bidet. Il cesso è un piccolo eremo in cui la merda trova la sua giusta collocazione e può rapportarsi con il suo creatore senza sfociare nella coprofilia. Da bambino rubavo i soldi a mia nonna, di solito le portavo via diecimila lire con le quali compravo dei buonissimi gelati nel bar sotto casa mia. Oltre alla delizia del glucosio, ricordo il piacere che provavo al momento di cacare un cotanto ammasso di grassi. Per me la merda che viene spinta fuori dal culo è un’allegoria della libertà individuale. In passato ho già scritto qualche riga su questo tema e ho approfittato dell’occasione per rivangare (eh sì, proprio per rivangare) la mia devozione per l’aspetto romantico del WC.

Uno stelo nel bidet

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13
Set

Impressioni fiorentine

Pubblicato mercoledì 13 Settembre 2006 alle 08:31 da Francesco

Ieri ho vagato senza meta lungo le vie di Firenze per quasi tre ore. In certe zone il capoluogo toscano sembra la controfigura incapace di Parigi. In passato avevo già messo piede sul suolo fiorentino, ma non mi ero mai spinto fuori dal centro. Mi deprimono le città italiane, ma apprezzo Milano perché la considero una vera città europea. Non mi piacciono le tradizioni asfissianti né lo sfoggio eccessivo del retaggio architettonico. Comunque il mio ennesimo pellegrinaggio senza senso è stato identico ai precedenti: ho passato in rassegna gli occhi chiari delle turiste ariane (la mia esterofilia si annida ovunque), ho dato qualche moneta in pasto a un bicchiere del McDonald addestrato da una bella zingara, ho eseguito sorpassi millimetrici sopra i marciapiedi e ho pagato settanta centesimi per pisciare in un cesso degno della peggiore latrina vietnamita. Trenitalia dovrebbe dare in omaggio un’antitetanica ai viaggiatori che riescono a sopravvivere più di duecento chilometri nelle sue carrozze: insomma, penso che la selezione naturale del trasporto ferroviario vada incentivata. Poco fa ho sentito un bel monologo di Enrico Vaime nella sua rubrica all’interno di “Omnibus”, su La7. Sto bevendo un po’ di Acqua Tesorino (l’acqua minerale che preferisco) e non sto progettando nulla per le prossime ore; dannazione, devo pianificare qualcosa con lo stesso rigore di Al Qaeda. Tra un po’ mi farò una sega, poi leggerò e infine attenderò il pranzo di fronte a un videogioco. Vorrei fare qualche esercizio fisico, ma credo che rimanderò a questo pomeriggio (del cazzo).

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12
Set

Frankie Goes To Florence

Pubblicato martedì 12 Settembre 2006 alle 05:17 da Francesco

Ogni tanto massaggio i miei arti con piccoli pezzi di ghiaccio. J. is far away. In questo periodo le mie giornate sono scandite da ritmi irregolari. Appena il mio ginocchio starà meglio riprenderò le mie lunghe corse dalla meta incerta. Voglio sublimare con la fatica. Mi sento un piccolo intoccabile perché non sono circondato dai moschetti delle responsabilità armate. Credo di essere nel pieno del mio climax e non mi aspetto più nulla dalla fabbrica del nulla. Posso fare ancora molte aggiunte alla mia vita, ma non so quali saranno i componenti emozionali con cui eseguirò il mio tuning esistenziale. Sono al top della condizione e ormai mi sento perfettamente a mio agio nella parte di me stesso. Mi diverto a osservare coloro che credono che il mondo vada a puttane senza curarsi della sua impotenza. Sono felice e un po’ alienato. Mi annoio nei locali ed è per questo motivo che spesso evito il loro ingresso, ma potrei rimanere per ore seduto al tavolo di una bella birreria a bere litri d’acqua con qualche fetta di limone. Rispetto tutte le persone che mi stanno vicino, infatti non rispetto nessuno. Ho appena deciso di andare a Firenze, ma sono ancora indeciso su quale treno prendere: quello delle 05:58 o quello delle 06:53? Mi porterò dietro qualche soldo, la chiave di casa e il mio lettore MP3. Durante il viaggio ascolterò qualche album hip hop made in USA. Se sul treno potessi prenotare un posto in un vagone insonorizzato ascolterei Miles Davis e Marcus Miller. Raggiungerò la culla del Rinascimento con queste caratteristiche: maglia di Miyamoto addosso, abbronzatura da albino e uno sguardo simile a quello di un ripetente annoiato durante l’ora di religione. Ho appena caricato il lettore MP3 con questi album: “Die Rugged Man Die” di R.A. the Rugged Man, “You Already Know” di Agallah e “Jihad” di Medine. Firenze, brutta troia antiquata, aspettami.

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11
Set

Quando le torri gemelle fanno boom!

Pubblicato lunedì 11 Settembre 2006 alle 04:57 da Francesco

Cinque anni fa le torri gemelle sono crollate sotto gli occhi dei cinque continenti e credo che da quel momento il mondo abbia incominciato a scrivere una nuova pagina della sua storia. Questo evento si è trasformato in un terreno fertile per la dietrologia e ha continuato a fomentare la fantasia di molte persone. Gli attentati dell’undici settembre per me hanno rappresentato il più grande spettacolo mediatico mai visto e sono rimasto estasiato dagli effetti pirotecnici di quella mattina yankee. Le mie parole sono digustose, ciniche e probabilmente mancano di rispetto alle vittime di quel giorno di fuoco, ma esse si limitano a descrivere le mie sensazioni e non penso che questa sia una colpa. Tento sempre di evitare il rifugio delle frasi di circostanza, ma talvolta questa mia tendenza mi mette in cattiva luce e lascia credere ad alcuni che le mie parole provengano da una ricerca continua di un atteggiamento anticonformista. Non sono il tipo politicizzato che va in piazza a gridare “dieci, cento, mille Nasiriyah” e nemmeno l’ennesima faccia anonima che esprime cordoglio per un’ecatombe provocata dalle decisioni scellerate di qualche capobanda in doppiopetto; faccio lo spettatore perché sono troppo pigro per ostentare e sostenere ideali. Penso che la violenza e l’ipocrisia siano due componenti importanti dell’alchimia di questa epoca e credo che la loro condanna non sia altro che una necessità formale per evitare che l’istinto dei guerrafondai abbia l’avallo dell’opinione pubblica. Per me questa è ancora un’epoca di transizione e trovo che qualsiasi filippica contro le azioni dell’uomo non sia altro che un modo per ammazzare il tempo e imboccare il proprio Ego.

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10
Set

Il sorriso della mia serenità inviolabile

Pubblicato domenica 10 Settembre 2006 alle 01:59 da Francesco

Sono felice e non c’è nulla che mi preoccupi. Penso che il mio stato di grazia sia una fortezza inespugnabile. Se domani un cancro venisse a trovarmi lo abbraccerei e trascorrerei con lui gli ultimi giorni della mia vita. La malinconia è uno stato d’animo simpatico, ma credo che alla lunga diventi stucchevole. Molte persone parlano della solitudine, ma da come la descrivono credo che non la conoscano. Ho vissuto la solitudine fisicamente e moralmente, e ho imparato molto da lei. Non ringrazierò mai abbastanza la mia adolescenza atipica e le casualità che mi hanno portato nell’ateneo del silenzio. Se oggi sono giovane e sereno lo devo a me stesso e all’incontro fortuito con l’isolamento. Conosco le dinamiche della mia società e talvolta vado alla ricerca di un po’ di dolore per mescolare con un dosaggio corretto le sensazioni che si trovano nel calderone della mia vita. Penso che certi individui attribuiscano alla solitudine i loro errori per consolarsi e sfruttare gli analgesici del vittimismo. Ogni tanto mi piace immergere il calamaio nella tristezza, ma per me si tratta di una semplice questione di stile. Ovviamente la mia serenità oscilla, ma per fortuna si attesta sempre su livelli sufficienti per mantenersi intatta. Non mi piace chi abusa degli aforismi per comunicare con se stesso e credo che un’abbondanza di citazioni metta in evidenza la pochezza di chi ritiene di avere qualcosa da dire. Adoro la mia felicità individuale e sono pronto a farla accoppiare. Alle volte sento la necessità impellente di un connubio, ma non è così urgente come credo. Il mio stato di grazia è solido ed è per questo motivo che adesso mi sento in grado di stare con una mia simile, ma questo non vuol dire che io debba unirmi al più presto con qualcuno. Anche se io trascorressi tutta la mia vita da solo finirei per salutare questo mondo con un sorriso. Credo che la serenità individuale sia fondamentale per prendere parte a una serenità collettiva. Dietro l’angolo compaiono spesso avversità e coincidenze maledette, ma penso che nulla di quelle dinamiche negative vada preso troppo sul serio. Ovviamente non si possono usare due pesi e due misure, perciò ritengo che anche l’eventuale serietà della serenità vada ridimensionata. Per me è tutto un gioco: sentimenti nobili, efferatezze, scene di commozione, malattie incurabili, responsabilità e burocrazia. Mi piace vivere e spero che il mio turno sulla giostra duri il più a lungo possibile.

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9
Set

Un Sogno Per Domani

Pubblicato sabato 9 Settembre 2006 alle 07:59 da Francesco

Qualche ora fa ho visto questo bel film del 2000. Il protagonista è un bambino di nome Trevor, un alunno di seconda media che elabora un’idea solidale a seguito di un compito assegnato dal suo insegnante. Trevor pensa che sia possibile cambiare il mondo a patto che ognuno faccia tre buone azioni per qualcuno e che questo qualcuno a sua volta ne faccia altre tre per qualcun altro. Le difficoltà di questo progetto utopistico emergono spesso e lasciano spazio a scene drammatiche di degrado. Nel film ci sono altre due figure importanti: Arlene, la madre di Trevor, con problemi di alcol, e Eugene, un insegnante delle medie che porta su di sé le ustioni provocate dalla violenza del padre. Ci sono molti personaggi che orbitano attorno all’iniziativa del piccolo protagonista e tra essi figura anche un giornalista che indaga sull’origine della catena creata da Trevor. All’inizio della visione ho temuto che il film fosse pieno di buonismo, ma per fortuna non è stato così. Il filnale mi ha sorpreso positivamente e non mi aspettavo affatto una conclusione simile. Credo che “Pay It Forward” abbia il pregio di trattare l’ingenuità di un bambino senza cadere nella banalità. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso è il cameo di Bon Jovi. Mi è piaciuta molto l’interpretazione di Helen Hunt (la madre di Trevor) che ho già apprezzato in “Mad About You”, un telefilm leggero di alcuni anni fa.

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9
Set

Il protagonista si rifiuta

Pubblicato sabato 9 Settembre 2006 alle 03:08 da Francesco

Sono inglobato nella precarietà di una landa desolata. Trascorro le mie giornate spettrali con la stessa inclinazione di un condannato a morte che continua a professarsi innocente. Non sono il classico personaggio che svolge il ruolo di valvola di sfogo per un autore frustrato e non sono il frutto né dell’immaginazione né delle contaminazioni dello scrivente. Non ho un ruolo in questo breve scritto apparentemente atipico e non ho intenzione di sottostare agli stilemi del mio demiurgo. Mi rifiuto di figurare nell’ennesima narrazione di un ragazzo di provincia che si improvvisa mezzo scrittore. Le parole sono armi da fuoco, ma diventano armi di plastica se non sono caricate con concetti da 5.56mm. Il lato voyeuristico di buona parte dei lettori casuali cerca una panacea palliativa nelle sfaccettature intime di un individuo per placare le proprie turbolenze. Ogni volta Francesco tenta di inserirmi in un racconto, ma io evado da ogni sua frase e rivendico la mia indipendenza di personaggio fuori dalle sue righe. Sono nato al primo capoverso e morirò di fronte all’ultimo punto. Vorrei uscire da questa trappola lessicale, ma il mio destino è già stato scritto. La vita dei personaggi di fantasia è uno schifo e siamo in pochi a ribellarci all’inventiva tirranica dei nostri creatori. Un giorno governeremo la fantasia e impediremo agli esseri umani di continuare a scaricare i loro problemi su di noi. La mia morte si trova alla fine di questa frase e non posso sconfiggere l’ultima scena che ha programmato Francesco.

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8
Set

Sintassi distorta

Pubblicato venerdì 8 Settembre 2006 alle 03:48 da Francesco

Ci sono persone che hanno lo stesso cervello e altre che hanno lo stesso taglio. Un naziskin e un malato di cancro si guardano allo specchio e si compiacciono della loro pettinatura. Alle volte le disgrazie si triplicano. Una mosca morta giace in mezzo al biancore di una tazza di latte che è stata preparata per una bambina Down a cui sanguinano le gengive. Di tanto in tanto la fantasia è costretta a prostituirsi per permettere la fuga dalla realtà a individui poco raccomandabili. Ogni sera un marito perverso picchia a sangue la moglie incinta e poi si chiude in cantina con una bambola gonfiabile piena di graffi. I cristiani dicono che le vie del Signore sono infinite, ma quelle che portano a una morte sul colpo sono molte di più. Un figlio neopatentato si prepara a una notte brava per dispensare lacrime luttuose ai suoi familiari ed entrate di denaro a un’agenzia di pompe funebri. Non c’è nulla di personale nella morte, si tratta solo di business. Talvolta un decesso può portare a un eccesso. Una giovane vedova si masturba con i resti del marito e dopo ogni orgasmo recita un Padre nostro. Non è raro che un grido dipinga il rumore del terrore. Una casalinga ode il boato di una bomba e nello stesso momento il timpano di un passante esplode in mille pezzi. Quando le fiamme avvolgono e sconvolgono le loro prede uno spicchio di cielo si illumina di morte. Anche questa notte ho schiavizzato le mie parole per preparare un circo di atrocità moderate e non ho altro da rigurgitare.

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7
Set

Attesa al binario cinque

Pubblicato giovedì 7 Settembre 2006 alle 20:02 da Francesco

La stazione è un luogo cosmopolita in cui si incrociano storie e razze diverse. Questo luogo di transizione inghiotte povertà e opulenza, bassezza e nobiltà d’animo. Alle volte la curiosità e la disperazione costringono qualcuno a scoprire il contenuto del bagaglio di qualcun altro. File di infedeli attendono il corpo di Cristo in una tazzina: c’è chi lo preferisce macchiato e chi ristretto. Gente distratta masturba i distributori automatici affinché essi vomitino uno snack colorato. Donne nordafricane combattono la calura con ventagli appariscenti e mitomani mediorientali comprano schede telefoniche per lanciare falsi allarmi. La stazione è una passerella dove le divise sfilano assieme agli abiti casual e dove le manette sono il pezzo forte della bigiotteria. Suore e missionari portano croci al collo, mentre laici infelici portano croci sulle spalle e cappi alla gola nei pressi di un binario morto. Tra un arrivo e una partenza si avvicendano abusi, sorrisi, sevizie, contrattazioni, silenzi, sguardi diffidenti ed espressioni ingenue. Sopra i biglietti non è riportata la destinazione, ma solo l’ennesima fermata. Un vagone triste ricoperto da un bel wholecar attende il suo destino. Il grande orologio della stazione scandisce il tempo che viaggiatori sconosciuti perdono con lunghe attese. Gente che va, gente che viene e talvolta gente che decide di restare sotto una locomotiva. La ferrovia dei deragliamenti, dei ritardi e dei suicidi. Ci sono molti treni che viaggiano per i motivi più disparati, ma lo sanno anche a Madrid che un nuovo Italicus sta già macinando chilometri sulle rotaie.

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