26
Ott

Parole afasiche

Pubblicato giovedì 26 Ottobre 2006 alle 12:44 da Francesco

Attendo da molto tempo risposte che tardano ad arrivare e sto iniziando a credere che non si presenteranno mai. Forse la risposta non è altro che un elemento accessorio in una dialettica esistenziale senza nome. Ultimamente la delizia del sonno allieta immensamente le mie notti e mi facilita il compito di vivere. Piccoli pensieri stressanti tuonano dentro il mio capo, ma sono solo addobbi cerebrali e non riescono ad arrecarmi danno. Ogni giorno aumenta la circonferenza della bomba di dolcezza che nascondo nelle zone più remote della mia indole. Una fantasia idilliaca sorvola da anni la mia intimità con lo stesso andamento di un pallone sonda. Cambiano le forme di governo e i cartografi aggiornano i planisferi. In qualche cazzo di paese asiatico, dal nome troppo complesso per i media, insorgono gruppi di rivoltosi che portano avanti tentativi rivoluzionari senza speranza. Gente nera e incazzata nera combatte a Nairobi con sassi e bottiglie di vetro. In momenti di folle esaltazione riesco a invidiare chi partecipa alle guerriglie urbane nelle metropoli ricoperte dai veleni, ma da savio comprendo la pericolosità di indossare una felpa a mo’ di kefiah e un casco a mo’ di elmetto. Lacrime e lacrimogeni piovono su campi di battaglia improvvisati e mentre tutto questo accade io continuo a rincorrere l’ombra della mia serenità. In questo istante sono un po’ felice e un po’ entusiasta, ma non conosco le ragioni che sostengono il mio stato attuale. Sono ancora ignote le sorgenti del mio benessere, ma sono felice che il loro flusso continui a bagnare la mia età.

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25
Ott

Annotazioni recondite

Pubblicato mercoledì 25 Ottobre 2006 alle 12:48 da Francesco

Sono casto e impuro. La mia mente è pervasa da sogni erotici caratterizzati da una monogamia inossidabile. A volte si sollevano muri di imbarazzo di fronte ai discorsi legati al sesso e penso che grazie alla mia inesperienza per me sia più facile affrontare con naturalezza le tematiche legate all’eros. Le infatuazioni non sono riuscite a rapirmi e durante i primi anni della mia seconda decade ho continuato ad astenermi da qualsiasi piacere carnale e intellettuale con l’altro sesso. Non ho mai avuto dei grandi dubbi sulla mia identità sessuale e ho sempre visto il seno come l’emblema del mio immaginario erotico. In certi momenti della mia adolescenza ho pensato di essere asessuato, ma la mia costante attività masturbatoria mi ha fatto scartare questa ipotesi. Credo che la mia sfera sessuale sia abbastanza anomala e penso che rispecchi la mia vita solipsistica. Ogni tanto mi sembra che io pretenda inconsciamente di vivere la sessualità da solo, ma questo non è possibile ed è meglio che io lo accetti definitivamente. Forse, sempre in modo inconscio, non sopporto l’idea che il mio benessere possa dipendere da qualcun altro. Mi perdo in parole fatue e di pari passo mi allontano lentamente dalle occasioni del mio tempo. Mi occorre un exploit per scavalcare il muro dialettico accanto al quale mi pavoneggio e me ne serve un altro per non atterrare rovinosamente sul campo dei legami sentimentali. La mia vita affettiva è un connubio di smarrimento e senso di impotenza, ma questa definizione non è solo mesta come può apparire, infatti al suo interno si trovano delle sfumature titaniche di matrice romantica.

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24
Ott

Puzzle difettoso

Pubblicato martedì 24 Ottobre 2006 alle 13:03 da Francesco

Gli uccelli di Cassandra cinguettano al di sotto delle tenebre celesti. Impiegati solitari consumano il pranzo in una vecchia trattoria e attendono le due del pomeriggio per tornare a respirare sui propri incartamenti. Studenti svogliati percorrono le strade con indifferenza e cercano soluzioni rapide per contenere le crisi adolescenziali. I cellulari veicolano con solerzia i moti dell’animo e lasciano nell’etere le tracce evanescenti della propria attività. Nei giardini le carampane siedono accanto alle carampane e i vegliardi accanto ai vegliardi. Un po’ di gioventù innocente pedala velocemente mentre uno sguardo vetusto osserva con malinconia una pigna indifesa. A volte i legami sembrano oleodotti difettosi che finiscono per rompersi e inquinare. Non mi piacciono le urla stonate e manifesto sempre la mia insofferenza verso le discussioni che non mi appassionano. A volte mi chiedo se sia più patetica l’ostentazione della mia masturbazione o l’orgoglio creatore di chi investe tutto il suo tempo in una disciplina fortemente rimunerativa. Le persone assomigliano a pallottole vaganti che entrano ed escono dalla vita di ogni individuo. Copro le mie spalle con un’indifferenza spontanea e cerco di sfruttare l’energia atarassica per chetare i miei desideri. All’orizzonte non intravedo tempeste ormonali né lembi di terra sui quali attraccare. Ho bisogno di conoscermi un po’ di più per approfittare del tempo a mia disposizione. Anche per oggi ho concluso questo puzzle difettoso composto da frasi sconnesse. Se fossi un mercante importerei un andamento logico nelle colonie delle mie facoltà mentali.

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23
Ott

Mix di quotidianità e punk crucco

Pubblicato lunedì 23 Ottobre 2006 alle 13:32 da Francesco

Ieri pomeriggio sono andato a fare una breve corsa fino alle pendici del Monte Argentario. Dopo lo sforzo podistico sono tornato a casa e ho trascorso il resto della giornata a cazzeggiare nella mia stanza. Attualmente c’è solo un impegno che mi attende ed è quello con la patente. Se potessi decidere il giorno nel quale affrontare l’esame di guida sceglierei il due novembre per ovvi motivi. Ho intenzione di recarmi in Francia per andare a Disneyland da solo prima che arrivi la primavera e spero che i prossimi mesi non cancellino questo mio grande proposito. Voglio mangiare cibo in confezioni colorate per vomitarlo all’interno delle attrazioni del parco giochi transalpino. Per adesso posso fare a meno delle vette tibetane e dei paesaggi neozelandesi. Mi chiedo quanta sia l’adrenalina che accompagna un corriere della droga attraverso le dogane e, se a questo mondo fosse concesso sbagliare, proverei a cercare la risposta sulla mia pelle. La cronaca mi ha fatto scoprire una band neonazista della Germania: i Landser. Il cantante del gruppo è stato condannato a tre anni di carcere a causa del forte odio raziale che caratterizza i suoi testi. Tranne poche eccezioni (Ramones, New York Dolls e Clash) non sono mai stato molto attratto dal punk e tantomeno da quello teutonico, ma devo ammettere che mi piacciono gli album dei Landser e quando li ascolto la mia immaginazione riproduce le grandi manovre della Wehermacht. Non sono un neonazista e non apprezzo i Landser solo per il loro sound, ma anche per le loro traversie giudiziarie.

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22
Ott

Meccanismo introspettivo

Pubblicato domenica 22 Ottobre 2006 alle 11:55 da Francesco

Abito davanti alle porte dei miei bisogni e ogni giorno seguo con lo sguardo il veloce andirivieni dei desideri inespressi. Qualche volta parlo da solo a voce alta e racconto a me stesso frammenti del mio passato. Non ho molti argomenti a disposizione e sono egocentrico per necessità. Il solipsismo mi suggerisce le parole e io mi limito a metterle in ordine sopra queste righe. Ho abitutidini da pensionato e impulsi da orfano pubescente. Vivo al di là della mia età e non riesco a dare un senso al mio tempo. Di tanto in tanto mi diverto a scacciare piccole ossessioni dalla mente. Mi piacciono le nubi e i nubifragi, ma non mi considero un pessimista né un fan delle catastrofi. La pioggia estiva mi ricorda alcuni pomeriggi di tenero isolamento sotto cieli dalle sembianze apocalittiche. La mia esistenza in certi momenti mi fa sentire tutto il suo peso, ma in altre occasioni mi strappa sorrisi così larghi che non riesco a farli stare sulla mia faccia. Sono coccolato dalla consapevolezza di essere un individuo intrappolato nelle proprie percezioni. Non voglio che scoppi di euforia o sensazioni lancinanti traggano in errore la mia vista. Saluto i miei giorni senza la commozione provata dai parenti dei viaggiatori diretti a Ellis Island. Colleziono sforzi fisici, digiuni saltuari, brevi atti di onanismo ed elucubrazioni tanto lunghe quante inutili. Alle volte non riesco ad afferrare dei concetti semplici e non di rado abbandono le trincee della fisicità per rifugiarmi nel sonno. I meccanismi che muovono la mie parole ripetitive sono semplici e datati. Un disegno di Daniel Thibodeau rappresenta perfettamente il mio modo di concepire un certo tipo di ingranaggi.

 Daniel Thibodeau - Nessun Titolo

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21
Ott

L’ultimo carnevale del mondo

Pubblicato sabato 21 Ottobre 2006 alle 13:07 da Francesco

Enormi luci psichedeliche illuminano le danze dionisiache della città notturna. I morti lasciano i loculi incustoditi e si uniscono ai vivi per festeggiare l’ultimo carnevale del mondo. Maschere esotiche e carri imponenti sfilano freneticamente lungo le vie del centro. Urli pieni di gioia decollano dalle gole di bellissime donne creole e atterrano sull’euforia collettiva. Le ragazze dell’Est saltano da una parte all’altra con la stessa brama d’avventura che ricorda il crollo di alcuni mattoni berlinesi. Etnie totalmente diverse si scontrano con passione in mezzo a un crocevia di sguardi seducenti. Ventri adornati con gemme grezze si muovono velocemente e a tratti sembra che riescano a ingannare gli effetti del tempo. Una lunga fila di carovane affianca i grandi carri di cartapesta mentre un fuoco d’artificio disegna forme astratte sull’immensa tavola nera. Bevande di ogni genere circolano nel sangue del popolo festante e nessuno tra i miliardi di avventori osa domandare cosa accadrà domani. In mezzo al tripudio dei cinque continenti non c’è spazio per gli interrogativi né per i dogmi, non c’è interesse per la verità né per la sua negazione. La gnoseologia millenaria ormai è una disciplina senza discepoli e tutti i seguaci del respiro umano preferiscono vivere l’ultimo carnevale del mondo assieme agli ultimi istanti del proprio presente. Alle prime luci dell’alba si spegneranno le ultime luci del mondo. Il pianeta inizierà un lungo sonno nel silenzio della sua galassia e continuerà a dormire fino a quando le forze del tempo bloccheranno il suo moto di rotazione e scinderanno la sua massa in atomi solitari.

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20
Ott

Piove dal cielo

Pubblicato venerdì 20 Ottobre 2006 alle 11:39 da Francesco

Il rumore di un elicottero solca la strada e ingloba tutte le parole che riescono a evadere dalle fauci dei pedoni. I resti di una notte di pioggia intristiscono le vesti dell’urbe con sfumature plumbee. I passanti mangiano chilometri a testa bassa, impugnano ombrelli per prevenire una pioggia improvvisa e ostentano indifferenza verso le vetrine sporche. Drappelli di sconosciuti formano piccole tribù con segnali di fumo tassati dallo Stato. Casalinghe schiave della propria passività riempiono sacchi di plastica con vettovaglie scontate e trascorrono interi pomeriggi in piccole chiese per non udire il suono dell’erotismo. Le “nuove” frontiere della telecomunicazione permettono alle persone di aggiungere un altro alter ego alla loro scuderia di desideri e di inibizioni. Le repliche dei drammi esistenziali vanno in onda generazione dopo generazione sopra i patiboli dedicati alla giovinezza. Lavavetri in toga provano a pulire i crimini più efferati con colpi di spugna e puntualmente sollevano maree di polemiche che si perdono in breve tempo nel grande circo della cronaca. Nel ventre dei cantieri tristi e martellanti si muovono teste di plastica gialla che sviluppano con zelo ativico i monumenti deformi in onore dei mutui e della pressione fiscale. Un duo bohémien attende nove mesi per trasformarsi in un terzetto borghese e non pensa a quanto possa essere pericolosa la fretta di invitare qualcuno a vivere. Cene apparentemente conviviali e note sopra calendari verecondi segnano una nuova età. Mangio da solo e contemplo unicamente calendari porno per crogiolarmi nel mio status di puer aeternus.

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19
Ott

Considerazioni sulla valenza della bestemmia

Pubblicato giovedì 19 Ottobre 2006 alle 11:56 da Francesco

La bestemmia non è ancora stata sdoganata dai media a causa della teocrazia invisibile che governa molti aspetti della vita italiana. La libertà di bestemmiare deve essere un diritto inalienabile. Da piccolo ho dovuto vedere corpi crocefissi e immagini di dolore biblico, ho dovuto ascoltare le minacce della “fede” e assistere alle sue liturgie terrificanti: credo che imprecare contro tutto il presunto C.d.A. del cielo sia il minimo che io possa fare. Nella mia scirttura non si nota, ma colloquialmente utilizzo la bestemmia come intercalare. Per me dire “dio cane” è un modo come un altro per esprimere il mio essere toscano e per avvalermi di un’espressione illogica prevista dalla mia lingua madre. La bestemmia ha un valore linguistico non indifferente e la sua importanza deriva dal suo vasto utilizzo. Penso che sia venuto il momento di abbandonare le paure metafisiche di questa nazione per lasciare che le persone siano libere di sfogare la propria fantasia bestemmiatrice di fronte alle telecamere e sui quotidiani. La bestemmia, grazie alla sua natura violenta, è un ottimo mezzo per dare enfasi ai propri concetti. Durante una conversazione non lesino mai imprecazioni contro la mitologia cristiana per sottolineare il punto di un mio discorso. Mi fa ridere a crepapelle chi sostiene che la bestemmia non sia altro che un gesto di inciviltà e maleducazione. Nella vita di tutti i giorni ci sono atteggiamenti e frasi veramente incivili, ma sono tollerati, e talvolta incentivati, poiché la loro forma ha una virulenza esteriore molto inferiore rispetto alla bestemmia. Un esempio di quanto ho appena scritto può essere l’atteggiamento di sufficienza e di superbia di alcuni addetti dell’amministrazione pubblica o il tono e la scelta dei vocaboli con cui certi individui si rapportano ai problemi degli altri. Voglio analizzare una bestemmia prima di concludere questo panegirico. Credo che scrivere o dire “porco dio” non sia uguale a scrivere o dire “porco Dio”. Penso che un’attenta riflessione linguistica non possa che liberare la bestemmia da qualsiasi forma censoria di stampo ecumenico. Mi auguro che la censura non metta piede in questo remoto angolo di Internet.

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18
Ott

Mattina analitica

Pubblicato mercoledì 18 Ottobre 2006 alle 11:58 da Francesco

Se guardo i miei fallimenti in controluce riesco a scorgere un po’ di utilità. Non ho ancora i mezzi per emergere dal sotterraneo emozionale nel quale mi trovo da prima della mia nascita. Cartelloni ammiccanti mi offrono cibo cancerogeno e acqua avvelenata, e sono costretto a respirare tossine mentre perdo qualche secondo fatuo a leggere le loro preghiere di acquisto. Cerco di non perdere il passo della mia età, ma per ora la stanchezza cronica della mente non mi permette di superare i miei limiti. Sono stato bocciato un po’ ovunque e in particolare al corso dei legami sentimentali. La mia incapacità di instaurare un rapporto profondo è acclarata e va di pari passo con la mia totale inesperienza. Nel corso dei miei primi anni ho imparato a non tenere molto alle persone e questo meccanismo, che io definirei di difesa interiore, mi ha aiutato a vivere tranquillamente per un bel po’, ma solo ora mi rendo conto che si tratta di un’arma a doppio taglio. Per me l’isolamento è stato un ottimo passatempo dal quale ho imparato molto durante l’adolescenza, ma adesso, mentre mi trovo in rotta verso l’età adulta, capisco che l’isolamento non è più un modo per ingannare gli anni, ma una vera e propria sfida contro la mia natura sociale. Purtroppo non posso mutare il mio atteggiamento mentale da un giorno all’altro, poiché sarebbe nocivo e di conseguenza non mi servirebbe a un cazzo, inoltre non sono disposto a edificare rapporti solo per il bisogno di evadere dal mio stato solipsistico. Credo che certi legami debbano nascere spontaneamente, ma è ovvio che nel deserto certe cose facciano fatica a fiorire: senza un retroterra affettivo ci vuole più tempo per vivere date situazioni e non è detto che il soffio della volontà porti con sé la certezza di un risultato.

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17
Ott

Day by day

Pubblicato martedì 17 Ottobre 2006 alle 13:18 da Francesco

I giorni spariscono velocemente come gli anni di una prostituta. Il ciclo continua senza sosta: uteri inesperti sputano fuori vite randagie e vecchi giovani iniziano a serrare gli occhi. Personaggi troppo deboli vengono schiacchiati dal peso della loro grande sensibilità e preferiscono abbandonare il mondo dei vivi, altri invece si lasciano consumare da convulsioni sentimentali senza fine. Esistono sottosuoli pieni di psicodrammi che pisciano in bocca alla certezze di ogni età. Sono distante dieci parsec da certe situazioni e ne sono contento. Piccole fisime mi bombardano pesantemente. Ostento sicurezza e gioco con il nichilismo, ma in realtà sono un clandestino spensierato in un’epoca che non mi appartiene, ovvero un povero stronzo che si randella il pene una volta al dì. Sembra che a ogni angolo di strada si trovi un grande profeta. Quando le persone tentano di dare soluzioni a problemi inesistenti io non posso fare a meno di ridere e imprecare. Day by day aumenta il numero dei giorni che vivo alla giornata. Non stilo buoni propositi perché non sono in grado di ottemperarli. Tutto sommato non ho motivo per lamentarmi del divenire, ma non ho nemmeno una ragione per essene esaltato. Sono a corto di spunti e per adesso non c’è nulla che mi ispiri. Ogni tanto mi sento come se fossi in aspettativa per qualcosa che non va atteso. Sotto casa mia alcune forchette collidono con i piatti e provocano un rumore che mi invita a pranzare di fronte alle notizie del giorno. Mi auguro che il mio primo pasto sia ricco di carboidrati.

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