5
Nov

Mistura tematica

Pubblicato domenica 5 Novembre 2006 alle 16:56 da Francesco

Dei giovinastri intraprendenti si armano per tentare la scalata verso un mondo illusorio, ma molti di loro finiranno a guardare le ombre di una cella o parcheggeranno il loro corpo senza vita sopra un marciapiede ricoperto da mozziconi. Alcuni primogeniti delle caste più alte guidano automobili di grossa cilindrata e trasportano ragazzine procaci che portano al collo pendenti rivolti verso i loro seni siliconati. Credo che una società patriarcale comandata dall’erotismo femminile sia una gag antropologica. Sono un estraneo che ogni giorno rinnova il suo passaporto da apolide per evitare di sentirsi parte di qualcosa che non gli appartiene. Non manco mai di accondiscendenza verso i lati grotteschi ed estremizzati proposti dallo spettacolo umano formato da miliardi di comparse sostituibili, ma sono stufo di essere uno spettatore scoglionato. Le strade che portano a calcare il palcoscenico della propria vita sono infinite come le vie del Signore, peccato che il mio atto di apostasia e la mia repulsione nei confronti dei guinzagli puerili mi facciano riconoscere solamente l’Egregio Signore di ‘sto cazzo che firma documenti forensi e, nonostante le laute ricompense, non riesce a compiere miracoli nemmeno per se stesso (cfr. erezione). Ieri sera ho visto “Il Commissario di Ferro”, ma non ho voglia di commentarlo dettagliatamente perché ha deluso le mie prime aspettative verso il genere poliziottesco (e non poliziesco) da cui mi aspettavo qualcosa in più.

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4
Nov

Il disordine di una stigmatizzazione indefinita

Pubblicato sabato 4 Novembre 2006 alle 16:29 da Francesco

Mi infastidiscono le frasi fatte da terzi e usate per secondi fini dai soliti stronzi di prima classe. Mi chiedo come faccia un tetraplegico a svegliarsi con il piede giusto. Per le feste si usano gli addobbi: un fiocco azzurro come a Cogne e un fiocco nero, come a Cogne. Ogni tanto la fidanzata di un figlio primeggia nelle perversioni erotiche di un padre alla soglia dell’andropausa. Mucchi di ossa in preda all’osteoporosi aprono persiane di legno e siedono sopra il livello del mare per contemplare il mondo con prospettive anacronistiche. La cultura si diffonde come può e tanti sofisti dilettanti affinano la capacità di mentire a loro stessi: evviva l’alfabetizzazione! Preferisco le bestemmie spontanee di Massimo Ceccherini (o di chi ne fa le veci) alle poesie di Pablo Neruda. Mi sento ridicolo ogni volta che mi impegno per formulare un’opinione. A me non importa nulla di quello che scrivo e mi limito a usare le parole per erigere frasi semplici con la stessa passione per l’architettura di un bambino che gioca con le costruzioni. La mia forza risiede nelle mie seghe. La masturbazione ricorre spesso nei miei orgasmi semantici e ormai ci ho fatto la mano. Ogni tanto mi lascio andare a doppi sensi banalissimi che mi fanno sorridere immediatamente. In televisione ci sono tante vallette che sanno usare la bocca meglio dei truffatori, ma forse si tratta solo di un luogo comune. Se in questo momento avessi un sombrero in testa lo abbasserei fino al naso e lascerei all’ultimo segno di interpunzione il compito di chiudere la chiusa.

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3
Nov

Un’altra pennellata apocalittica

Pubblicato venerdì 3 Novembre 2006 alle 14:54 da Francesco

Le ambasciate bruciano mentre lunghi cortei di rabbia scellerata intonano versi idrofobi verso cieli cupi. I giacimenti degli imperatori neri vanno a fuoco in mezzo alle sabbie assolate e da quelle stesse sabbie decollano stormi di nubi tossiche che attanagliano le metropoli di tutto il mondo. Fitte piogge di meteoriti deformano le zone rurali del Caucaso e innescano grandi movimenti migratori che uomini avvolti da bandiere diverse tentano di rallentare con mortai e pallottole all’uranio impoverito. I neonati dormono nelle incubatrici e non si accorgono di nulla, e nemmeno i neonati intrappolati sotto le macerie mostrano interesse verso il movimento caotico della società umana. Una dune buggy guidata da sciacalli senza scrupoli lascia le tracce dei suoi pneumatici sopra strade strette e sotto ponti pericolanti. Esplosioni magnifiche si susseguono sulle catene montuose e provocano rumori terribili che percorrono traiettorie diagonali assieme a valanghe abnormi. Le telecomunicazioni non funzionano e nulla può domare la popolazione terrestre che sembra non essere mai paga di violenza. L’età dell’oro non è mai stata così lontana. In una provincia fiamminga, come nel resto del mondo, le antenne paraboliche giacciono in mezzo alla polvere accanto ai resti di alcuni antichi monumenti. In un vecchio studio televisivo si trova una telecamera spenta, ovvero una reliquia dell’epoca in cui la civiltà umana aveva occhi per ipnotizzarsi.

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2
Nov

A un detenuto ignoto

Pubblicato giovedì 2 Novembre 2006 alle 17:08 da Francesco

Ricordi quando i muscoli del tuo viso si sono contratti per non dare spiegazioni? Ti guardavi allo specchio, ma non riuscivi a vederti e sembravi un morto che respirava. Ho assistito di nascosto ai tuoi monologhi serali di fronte all’abbazia del rancore sessista. Molti prima di te hanno interpretato la stessa tragedia e qualcuno ha persino accettato l’invito ingannevole della vita a negare se stessa. Io sono Francesco e non ho mai saggiato la simbiosi intima che è evasa dalla tua esistenza. Non ho nemmeno una parola di conforto per te e anche se ne avessi una sola mi rifiuterei di utilizzarla. Tu mi ascolti, uomo triste, e solo per questo motivo indirizzo parole vuote verso la tua prigione emozionale. Non cerco verità nascoste né tento di appropriarmi dei tuoi segreti. Due forze preesistenti alla nascita dell’universo si inseguono nelle nostre viscere e ogni volta che noi le chiamiamo per nome ci sembrano scontate. Sono un disabile sentimentale, ma mi appassionano i drammi passionali. Lo ammetto: il mio voyeurismo è più patetico del fanatismo stereotipato che sorregge la dedizione decennale con la quale una casalinga segue la sua telenovela preferita. Viaggio con la fantasia alla ricerca di succedanei affettivi e ogni tanto ne trovo qualcuno. Le grinfie della passività tentano di ghermire i principi attivi della bellezza e il tempo, come sua abitudine, osserva con sussiego atarassico il duello tra la cosicenza e gli impulsi. Ti saluto uomo senza nome e mi auguro che un domani tu possa uscire vivo dalla vita.

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1
Nov

Status quo

Pubblicato mercoledì 1 Novembre 2006 alle 15:17 da Francesco

Come al solito corro con euforia lungo giornate estremamente vuote e talvolta mi sento un naufrago sereno sopra un atollo deserto. Per adesso sono felice che il mio ozio solitario continui a cavalcare accanto alla mia vita e non posso fare a meno di benedire la sua presenza con un gesto onanista. Il mio modus vivendi è sempre lo stesso, ma adesso la mia forma mentis lo osserva diversamente e mi dà la possibilità di apprezzarlo di più rispetto al passato. Penso molto di meno al mio rigor mortis e tento di vivere ogni momento della mia esistenza con un disinteresse goliardico e costruttivo. Le mie parole sono contraddittorie per necessità. Probabilmente nei prossimi mesi nessuna novità si arenerà sulle mie spiagge e io continuerò a pisciare in bocca all’età adulta e alle responsabilità che sono le sue dame di compagnia. Non sono un grande stratega e provo un affetto fraterno per la mia masturbazione notturna. Sto raccogliendo le sensazioni stupende che cadono dalla parte armoniosa della mia capacità di stare da solo. Non sono un misantropo e non ho problemi nei rapporti interpersonali, ma preferisco l’effetto benefico del mio cazzeggio solitario alle bocche parlanti. Certe persone mi scambiano per un ragazzo profondo, ma se curassero la loro miopia si accorgerebbero della mia vera natura. Mi considero una persona superficiale e mi rendo conto che a volte la mia superficialità possa apparire atipica a causa delle contaminazioni metafisiche che la popolano. Mi sciacquo le palle con gli aforismi e non ho grandi verità da elargire, non sono un picchiatore e non ho mai fatto a botte nella mia vita. Non sono acritico e riconosco che alcune parti della mia personalità sono stupide e bieche. Uso i vortici di parole che estrapolo dal mio secondo culo per approfondire le mie mancanze affettive e cerco di non sostare troppo sulle inevitabili banalità dell’argomento per evitare di compromettere la mia introspezione. Un giorno sborrerò sopra ‘sto cazzo di velo di Maya che copre ogni cosa e poi lo getterò tra le fauci di un cassonetto.

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31
Ott

Guardie e ladri

Pubblicato martedì 31 Ottobre 2006 alle 15:07 da Francesco

Ultimamente i corpi partenopei grondano più sangue del solito e provocano emorragie profonde negli organi di stampa. Bang e un altro nome si avvia nel dimenticatoio della cronaca nera. L’ondata di violenza di questi giorni mi ricorda quel genere cinematografico cosiddetto “poliziottesco” che ha avuto il suo momento di gloria negli anni settanta e la pioggia di piombo che è caduta recentemente sul napoletano mi ha invogliato a guardare alcuni film del genere succitato. Un po’ di tempo fa ho rivisto “Milano Odia: La Polizia Non Può Sparare” e mi è piaciuto moltissimo nonostante fosse la quarta volta che assistevo all’ottima recitazione di Tomas Milian e al doppiaggio impeccabile di Ferruccio Amendola. Ho sempre nutrito una forte attrazione nei confronti della criminalità romanzata dal cinema, ma non ho mai pensato di emulare le gesta di Vallanzasca. Vorrei usufruire del ponte ologrammi dell’Enterprise per simulare una rapina e sentire cosa si prova a puntare un’arma contro i propri simili. Non covo desideri di sopraffazione, ma solo una forte curiosità verso le meccaniche interiori che portano l’uomo a camminare lungo sentieri noir. Non sono così ingenuo come credo e mi rendo conto che la mia attenzione per il mondo del crimine occupa temporaneamente delle parti della mia personalità che sono deputate ad accogliere altri interessi.

Milano Odia: La Polizia Non Può Sparare

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30
Ott

Amore tossico

Pubblicato lunedì 30 Ottobre 2006 alle 02:40 da Francesco

Qualche giorno fa, dalle mie parti, è stato fatto un blitz antidroga nel quale sono state coinvolte alcune persone che conosco di vista. L’operazione dei carabinieri è stata chiamata “Woodstock” e mi chiedo se durante i sette mesi di indagine i militari abbiano ascoltato Janis Joplin e Joe Cocker. Mi ha sempre fatto ridere la figura del pusher di provincia che si illude di trasformarsi in Re Mida con l’aiuto di un po’ di alchimia stupefacente. Ragazzini tanto boriosi quanto stupidi puntano a vivere la metà di Albert Hoffman. Mi fa piacere che qualche spacciatore della domenica sia finito in carcere. A questo link è possibile sapere qualcosa in più riguardo all’operazione “Woodstock”. Comprendo i bambini del terzo mondo che sniffano la colla per placare la fame, ma non posso fare a meno di deridere chi giustifica l’uso di droga con la noia o con il malessere esistenziale. Provo una forte avversione nei confronti di tutti gli stupefacenti, compresi quelli che fanno tanto bene alle casse dello Stato. I pezzi di merda che acquistano droga spesso finanziano la criminalità organizzata e talvolta finiscono per gravare sul bilancio della sanità. Sono un garantista e credo che ognuno abbia il diritto di farsi del male, ma le tossicodipendenze rappresentano un bel costo sociale. Un po’ di tempo fa credevo che per combattere il mercato della droga che finanzia la camorra, la ‘ndrangheta e la mafia, occorresse un mercato della droga parallelo gestito dallo Stato, ma poi ho realizzato che sarebbe inutile a causa dei legami tra criminalità organizzata e politica. Le mie affermazioni sono parzialmente qualunquiste e mostrano un po’ di saccenteria. Penso che determinate realtà non si possano conoscere dall’esterno ed è per questo che considero futili tutte le parole che ho disseminato finora. Per il titolo di questo breve scritto ho preso in prestito il nome di un vecchio film italiano che ogni bravo eroinomane dovrebbe conoscere.

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29
Ott

I Guerrieri della Palude Silenziosa

Pubblicato domenica 29 Ottobre 2006 alle 14:40 da Francesco

Ieri sera ho visto questo film del 1981 e ne sono rimasto piacevolmente colpito. Durante un’operazione di addestramento un’unità della Guardia Nazionale della Louisiana si perde nelle paludi e finisce per imbattersi in un gruppo di cacciatori cajun con i quali ingaggia una lotta per la sopravvivenza. Ci sono parecchie scene colme di tensione e di dialoghi molto aspri. Ritengo che durante il susseguirsi dei minuti venga definito ottimamente il profilo psicologico di ogni personaggio e credo che la mancanza di un vero protagonista sia uno dei punti di forza del film. I soldati dispongono di pochissime pallottole vere, infatti i loro fucili sono caricati a salve per via dell’esercitazione che avrebbero dovuto sostenere e credo che questa particolarità possa dare adito a una chiave di lettura antimilitaristica, anche se non escludo che possa trattarsi di una “semplice” scelta stilistica. Trovo che la fotografia contribuisca molto a creare un’atmosfera claustrofobica e allo stesso tempo agorafobica. A mio avviso la suspense è calibrata perfettamente e credo che questo permetta al film, il cui titolo originale è “Southern Comfort”, di non risultare pesante né dispersivo per tutta la sua durata. Un’ultima cosa: non sono un cinefilo e all’inizio della visione sono rimasto un po’ sorpreso perché non mi aspettavo che un film dei primi anni ottanta potesse avere una fattura tecnica così pulita.

I Guerrieri della Palude Silenziosa

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28
Ott

Fantasie siderali

Pubblicato sabato 28 Ottobre 2006 alle 14:33 da Francesco

L’astronauta abbassa le palpebre per concentrarsi sui rumori provocati dalla fase di lancio della sua navicella spaziale. La forza di gravità si sottomette alla propulsione e così inizia il preludio di un viaggio orbitale. A terra rimane un insieme amorfo di vapori e in cielo la supposta cosmica inizia a scontrarsi con i gas atmosferici. Si stagliano visioni oniriche di fronte al muso dell’astronave. Gli strumenti di bordo funzionano perfettamente e tutto procede senza intoppi. Le comunicazioni tra l’astronauta e l’équipe terrestre sono chiare e talvolta travalicano i confini della missione e sfociano in chiacchiere goliardiche. Il superamento della quota più elevata dell’atmosfera regala attimi di palpitazione ai tecnici assorti nelle luci dei monitor e nei suoni delle cuffie. Satelliti artificiali dalle foggie più disparate orbitano senza sosta attorno alla terra e tutt’intorno sembra minuscolo come quando d’estate giovani infatuati volgono lo sguardo verso il firmamento e iniziano a sussurrare discorsi banali. Le costellazioni non si spengono mai e sono continuamente osservate da telescopi innevati che si trovano sopra vette altissime. Al di fuori del proprio pianeta natio l’astronauta non può fare a meno di chiedersi quale sia il suo ruolo nell’universo. L’ipotesi di civiltà distanti nel tempo e nello spazio rendono meno inquietante la solitudine del globo terrestre. Quanti pianeti si allineano ogni secondo e quante nane bianche sfoggiano il proprio pallore?

Saturno

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27
Ott

Immotivazione

Pubblicato venerdì 27 Ottobre 2006 alle 16:00 da Francesco

Di tanto in tanto signorine educate fanno squillare il mio telefono per propormi corsi eccezionali e offerte convenienti, ma ogni volta la mia stoltezza mi impedisce di cogliere al volo queste occasioni truffaldine. Assumo quantità modeste di cibi saporiti e trascorro le ore diurne tra dubbi altalenanti, ma ogni sera, prima di concedermi al sonno, ritrovo me stesso e vivo momenti di inestimabile relax. Al di là di ogni perturbazione esistenziale si trovano squarci di entusiasmo metafisico che taluni si rifiutano di vedere per una serie infantile di capricci vittimistici. Lascio cadere sperma sopra pezzi di carta igienica, mentre in qualche stanza situata al di sotto dell’equatore una mano trentenne eiacula parole di addio sopra un foglio protocollo. Analisi politiche e grafici criptici innescano ordigni demagocici che deflagrano nei teleschermi. Parole ridondanti martellano le teste dei mortali, esplosioni aeree si trasformano in atti di fede, l’aggiotaggio influisce sui titoli azionari come la luna sulle maree e individui acchittati descrivono con trasporto artificioso le scorribande degli uomini. Redattori ed editori dipingono le prime pagine con la stessa meticolosità di un pittore dimenticato dai libri di storia dell’arte. E mi chiedo che male ci sia a iniziare una frase con una congiunzione. A volte le regole strette e gli stratagemmi machiavellici ridimensionano il valore dell’ermetismo sgrammaticato e illogico di cui non so nulla. Salto di palo in frasca con stilemi bruschi e lo faccio per dare una forma allo spazio vuoto che si trova di fronte ai miei occhi.

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