25
Nov

As usual

Pubblicato sabato 25 Novembre 2006 alle 12:05 da Francesco

Mi sento bene e sono contento. Ho agguantato di nuovo la mia serenità immotivata. Il mio stato d’animo ha oscillato sopra delle pagine oscure per alcuni giorni. Il malessere non riesce più a ingannarmi come una volta e ogni suo tentativo di turbare la mia quiete si esaurisce velocemente. Credo che mi attendano altri duelli con gli aspetti negativi delle mie percezioni erronee, ma grazie all’esperienza che ho accumulato non temo di subire ferite profonde. Mi curo da solo ogni volta che la mestizia riesce a infettarmi. Credo che sia un errore madornale affidare la propria stabilità agli altri. Penso che sia pericoloso vivere in funzione dell’amicizia, dell’amore, degli ideali e delle soddisfazioni materiali senza avere una via di fuga in sé stessi da usare nel caso tutti i valori sopraccitati vengano meno. La solitudine è uno strumento potentissimo e può essere utilizzata positivamente o negativamente. Durante il preludio dell’adolescenza ho utilizzato la solitudine in modo distruttivo, ma se non lo avessi fatto non ne avrei mai scorto le capacità costruttive. Le lacune affettive e la mancanza di obbiettivi primari non mi impediscono di vivere in pace con me stesso. La mia esistenza non è condizionata dai difetti che non mi hanno permesso di fabbricare degli affetti e non è consolata dalla consapevolezza che tutto può essere riparato all’interno di una personalità. La mia esistenza è splendida e le mancanze che la compongono sono solo i capricci doverosi dell’indole umana. Credo che le ramificazioni dell’amore e dell’odio siano fondamentali, e suppongo che in loro si annidi il motivo di una scalata verso una forma di energia che è puramente materiale nonostante non appaia come tale. I miei pensieri, almeno a livello conscio, non sono condizionati da dottrine esoteriche né da discipline affini, ma sono solamente il frutto di osservazioni silenziosamente spensierate e parzialmente disinteressate.

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24
Nov

635 metri sopra il livello del mare

Pubblicato venerdì 24 Novembre 2006 alle 07:42 da Francesco

Ieri mattina sono uscito di casa verso le otto con la voglia di portare me e la mia bicicletta sulla sommità del Monte Argentario. Prima di partire ho gonfiato un po’ le ruote della mia mountain bike e ho incastonato due auricolari nelle mie orecchie. Appena terminati i preparativi sono sceso in strada e ho iniziato il mio tragitto in compagnia dei battiti per minuto dei Dionysus. Ho pedalato attraverso l’indifferenza dei gabbiani per circa un chilometro e poi mi sono immesso sulla strada che giunge fino a Porto Santo Stefano. Accanto a me sono passate molte automobili frettolose e dalla corsia opposta sono piovuti gli sguardi di alcuni conducenti incuriositi dal mio ruolo di pedalatore novembrino. Dopo alcuni minuti ho raggiunto la strada che deflora la macchia mediterranea e ho cambiato il rapporto della bicicletta per sostenere le numerose salite. In alcuni tratti ho pedalato molto lentamente, ma la soddisfazione dei miei movimenti e la bellezza appartata della vegetazione autunnale hanno lenito la fatica. Quando sono passato davanti al Convento dei Padri Passionisti ho avvertito per l’ennesima volta una sgradevole sensazione di misticismo urbanizzato che, per fortuna, non è durata molto. Dopo alcuni tornanti in salita la mia percezione del sublime è aumentata. Pedalata dopo pedalata mi sono avvicinato a un attimo di gioia ancestrale. Ho continuato ad accarezzare il crinale del Monte Argentario con le ruote e dopo alcuni chilometri, per lo più in salita, ho raggiunto il telegrafo e di conseguenza la fine della strada. Ho lasciato la sommità del monte dopo alcuni minuti e ho incominciato a godermi la discesa. Sulla via del ritorno mi sono fermato per un po’ in un grande spazio aperto. Ho lasciato la bicicletta vicino a un cespuglio e sono salito sopra un masso amorfo. Ho ammirato le acque del Tirreno e sono rimasto estasiato dalla proporzione tra la loro apparente vastità e la piccolezza del mio corpo. Prima di tornare in sella ho simulato movimenti ridicoli con le braccia per dare un tono ascetico alla mia breve permanenza in quel momento di entusiasmo incondizionato. Dopo l’orgasmo asessuato ho ripreso la strada verso casa. Ho affrontato le discese con un po’ di imprudenza per aggiungere gli stupendi brividi della velocità alla mia somma euforica. Ho dato le spalle al Monte Argentario dopo due ore di amplesso platonico. Ieri sono stato un grave felice.

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23
Nov

Logica opzionale

Pubblicato giovedì 23 Novembre 2006 alle 05:59 da Francesco

Le certezze di qualcuno guidano contromano e provocano continuamente incidenti di percorso. Non mi sento protetto dai convincimenti del mio humus e spesso una mano invisibile disegna grossi punti interrogativi all’interno del mio fumetto. Persone di ogni risma spacciano garanzie senza tutti i crismi. Insomma, le teorie dei ladri vanno a ruba: patti chiari, collusione lunga. Credo che ogni popolo tenda quasi a osannare le anomalie della sua epoca dopo averle esecrate per alcune decadi. Credo che molti proclami vagamente iconoclastici servano a riempire le tasche già piene di certi direttori d’orchestra. Penso che le ideologie anacronistiche rappresentino una grande opportunità di guadagno e di potere per coloro che riescono a giostrarle. Il governo italiano ha perso un po’ di popolarità e le solite cassandre non hanno perso l’occasione per inasprire le previsioni cupe che accompagnano ogni legislatura. Penso che il benessere materiale sia importante, ma credo che debba essere accompagnato dal benessere morale per non produrre effetti nocivi. Al mondo c’è molta più uguaglianza di quanto si creda, infatti anche chi ha denaro e successo può morire di fame. Alcune modelle muoiono per denutrizione come le loro coetanee ruandesi e l’unica differenza tra loro è che le prime rappresentano un grande dramma nel mondo dei balocchi, mentre le seconde costituiscono una statistica da presentare agli occhi caritatevoli dei filantropi civilizzati.

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22
Nov

Un miscuglio di frammenti sconnessi

Pubblicato mercoledì 22 Novembre 2006 alle 06:06 da Francesco

Anche un calzolaio con una smodata passione per i pavimenti può vivere serenamente. Credo che la colpevolezza di un derelitto dia più effetto a un delitto imperfetto e penso che la prova di una vita proba serva a molto in un processo alle intenzioni. Quando mi perdo d’animo non esito ad apparecchiare il cesso per ritrovare gli stimoli dell’intestino e gli inni alla vita che sono custoditi come antichi papiri tra i rotoli di carta igienica. Da alcuni giorni pedalo come uno stronzo che non ha di meglio da fare nella vita e visito luoghi limitrofi che conosco a menadito. Mi sento libero sulle strade del mio ricettacolo intercomunale, ma continuo ugualmente ad aspettare il vento propizio per planare verso le mie coordinate paradisiache. Voglio che il mio sguardo si posi dappertutto come un gigantesco mantello in grado di dare una forma celestiale a ogni cosa. Non mi ispirano fiducia le persone che indossano completi neri per mettere in risalto la forfora. Ogni secondo nascono nuove incomprensioni che a loro volta danno vita a conseguenze inaspettate. Spero di completare al più presto la mappatura della negatività per evitare che si diffonda al mio interno in modo esponenziale. Le mie tempie sono in grado di resistere a pressioni elevatissime, ma auspico a me stesso che gli eventi futuri non mettano più alla prova la loro robustezza. Sono animato da una forza irrazionale che credo sia stata dipinta dettagliatamente dal concetto di “slancio vitale” di Bergson.

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21
Nov

Time ago

Pubblicato martedì 21 Novembre 2006 alle 11:46 da Francesco

Ieri sono stato nella mia stanza a riposare per l’intera giornata e ne ho approfittato per fare un tuffo nel passato. Ho ascoltato per tutto il pomeriggio “Live Era ’87-’93”. Il doppio album in questione è una raccolta di pezzi dal vivo dei Guns N’ Roses a cui sono particolarmente legato perché ha accompagnato buona parte della mia adolescenza. Quando ero uno sbarbatello tentavo di imitare le linee vocali di Axl Rose e alla fine delle mie sessioni di mitomania mi ritrovavo puntualmente con la gola secca. Voglio elencare qualche ricordo riguardo ai Guns N’ Roses: il cilindro di Slash, l’assolo di “November Rain”, la voce isterica di Axl Rose, il testo di “Estranged”, la bellezza acustica di “Patience”, la goliardia di “Paradise City” e la chiusura stupenda di “Rocket Queen”. I miei gusti musicali sono cambiati radicalmente nell’arco degli anni, ma alcuni suoni legati a particolari momenti della mia vita sono sopravvissuti alle variazioni del tempo. Sono felice che i miei pregiudizi adolescenziali mi abbiano sempre tenuto distante dalla musica italiana. Come sarebbe stata la mia vita se al posto di “Use Your Illusion” avessi acquistato un album dei Nomadi, o, peggio ancora, dei Modena City Ramblers? La mia stupida esterofilia si manifesta anche nelle musica, ma sono troppo gretto per stigmatizzarla. Spero che il mio udito possa continuare ancora per molto a importare sensazioni pentagrammate nelle mie province cerebrali. Probabilmente quando Bob Dylan busserà alle porte del paradiso Nicko McBrian non sarà più in grado di suonare heavy metal con un solo pedale e io sarò ancora alle prese con le mie difficoltà esistenziali.

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20
Nov

Scombussolamento

Pubblicato lunedì 20 Novembre 2006 alle 11:23 da Francesco

Ieri mattina ho appoggiato il culo sopra la mia bicicletta e mi sono diretto verso Porto Ercole. Avevo intenzione di fare il giro del Monte Argentario, ma a un certo punto ho trovato la strada interrotta e sono stato costretto a tornare indietro. Tra una pedalata e l’altra ho pensato molto e alla fine della giornata mi sono ritrovato con un po’ di amarezza in più nel corpo. Sono più sereno rispetto a ieri, ma non sprizzo gioia da tutti i pori. Le biciclettate mi sfiancano, ma almeno mi tengono occupato. Sono ancora in preda a una forte stanchezza. Mi sono addormentato alle tre di ieri pomeriggio e mi sono alzato verso mezzanotte, poi mi sono riaddormentato un paio di ore dopo e mi sono risvegliato alle dieci di stamani. Devo darmi una regolata e devo tentare di cambiare i miei ritmi. L’ultima settimana per me è trascorsa molto velocemente e mi sembra che il tempo transiti rapidamente attraverso la mia esistenza. Non ho ancora capito come abbia fatto ad arrivare così presto a ventidue anni e non ho intenzione di scoprirlo. Il mio tempo è uno scattista. Ultimamente arranco tra patimenti e disagi, ma penso che a breve riuscirò a venirne fuori. Novembre non è mai stato un mese favorevole per la mia psiche, ma non lo abolirei dal calendario. Credo che oggi mi dedicherò totalmente al riposo per riprendermi dalle fatiche e dalle tribolazioni degli ultimi giorni, anche se la tentazione di pedalare è forte. Non prevedo nulla di buono per l’inverno, ma voglio ugualmente buttarmi a capofitto nel nuovo anno. Prima o poi vedrò di nuovo l’altra faccia della medaglia.

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19
Nov

Parossismo su due ruote

Pubblicato domenica 19 Novembre 2006 alle 06:22 da Francesco

In queste ore battaglio contro i calcoli errati e le coincidenze maledette. Sono stanco. I lunghi giri in bicicletta degli ultimi giorni hanno unito in matrimonio il mio corpo e la spossatezza. Non riesco a dormire e la mia vista è un po’ affaticata. Le mie condizioni fisiche e morali non sono delle migliori, ma ho affrontato momenti peggiori. Durante questi periodi nefasti mi faccio più seghe del solito e mangio qualche barretta di cioccolato al latte. Lo stress tiene sotto pressione le mie tempie, tuttavia non temo per il mio equilibrio psicofisico. Devo scalare ancora qualche giornata sinistra prima di iniziare a recuperare le forze. La mia serenità non ha fondamenta solide e spesso devo ingegnarmi per evitare che crolli su se stessa. Non ho a disposizione le sensazioni di cui abbisogno e cerco continuamente di farne a meno. Quando gli eventi offuscano le ventiquattrore ricorro alle riserve del mio orgoglio per rivendicare la mia anonima appartenenza alla vita. Ho imparato a prevenire gli spasmi emotivi grazie alla casuale osservazione di alcuni afflitti cronici. Sono lucido anche in mezzo ai periodi parossistici e non ricorro ai palliativi per edulcorare la realtà. Non ho un posacenere da riempire per stabilizzare il mio sistema nervoso né voglio averlo, non ho polveri magiche da inalare né voglio riceverle sotto forma di campione gratuito da un pusher controcorrente. Sul mio cellulare non c’è il numero di qualche confessore estemporaneo. Riesco a farmi capire solo dal mio lato razionale e trovo molto conforto nei miei monologhi parzialmente insensati. Ho bisogno di macinare chilometri per seminare le angosce che mi stanno alle calcagna. Tra qualche minuto uscirò con la mia mountain bike e vagherò per ore lungo le strade della mia zona con le cuffie incastrate nelle orecchie, il volume a palla, o quasi, e tanta voglia di prendere a calci nel culo l’inquietudine.

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18
Nov

Sperma e sangue per svago

Pubblicato sabato 18 Novembre 2006 alle 11:39 da Francesco

Tre ragazzi ordinari passeggiano insieme lungo le strade della loro cittadina. Diego è il capo del trio e la sua leadership è dovuta alla pistola di ordinanza che ha sottratto al padre. A un tratto Massimo, un altro membro del pericoloso gruppetto, lancia una proposta ai due compagni: “Ragazzi, andiamo in campagna e spaventiamo una famiglia in una casa isolata!”. Luca, il più giovane dei tre, annuisce all’amico con un ghigno che mette in mostra il giallume dei suoi denti storti. I tre figli di puttana salgono a bordo dell’Opel Corsa della madre di Diego e si dirigono verso l’uscita della cittadina. I centoventi battiti per minuto di un pezzo house rimbombano nell’auto e accompagnano i sorsi di Heineken e le boccate di fumo. Gli aspiranti delinquenti si apprestano a fottersi con le proprie mani. Dopo dodici chilometri l’auto si ferma vicino a una villetta isolata. Adesso la musica è appena percettibile, i sedili portano i segni della frenesia dei protagonisti e gli sguardi arrossati annunciano uno spettacolo di violenza frammista a sadismo. I tre scendono dall’auto, Diego mette il colpo in canna alla sua M9 e si incarica di suonare il campanello della villetta. Dopo alcuni secondi un viso femminile spunta da dietro una tenda e osserva con stupore le figure dei ragazzi. All’improvviso Massimo prende un sasso da terra e lo tira contro una finestra. In un primo momento i tre si mettono a ridere e subito dopo scavalcano a turno il cancello della casa. Diego non esita a sparare in testa al setter che si avventa contro di lui. Gli altri due sfondano la porta della veranda ed entrano nella casa. Poco dopo Diego raggiunge i compagni all’interno dell’abitazione e nota che una donna a carponi tenta di comporre un numero sul proprio cellulare. Anche Luca nota la donna e non perde tempo: si lancia contro di lei e sferra un calcio violentissimo al suo mento. La donna stramazza a terra e il cellulare si frantuma contro una parete. Non pago, Luca inveisce contro la donna: “Succhiami il cazzo, troia”. Massimo non si cura della violenza dell’amico e si avvia verso la cucina per prepararsi un panino. Diego sale al secondo piano per controllare le altre stanze della casa. Luca palpeggia la sua vittima che nel frattempo ha perso coscienza: la donna ha poco meno di quarant’anni, un seno abbondante ma un po’ cadente, una linea invidiabile e una chioma mora che mette in risalto la sua fisionomia mediterranea. Diego trova un bambino in una stanza del secondo piano. Il piccolo non sembra intimorito e probabilmente non si è accorto di nulla. Diego osserva il bambino e il bambino osserva Diego. Il bimbo sorride e saluta l’estraneo con la manina. La voce di uno dei due ragazzi che si trovano al piano di sotto deflagra improvvisamente: “Diego, Diego, dai dio cane, scendi!”. Diego preme la pistola contro il naso del bambino e poi spara senza guardare. Dopo il colpo Massimo grida: “Diego, che cazzo stai facendo? Che cazzo stai facendo?”. Mentre Diego scende le scale Luca abbassa i jeans, denuda un po’ la donna e inizia a sborrare sul suo petto. Come se non fosse successo nulla Massimo si rivolge a Luca: “Oh, ma stai sempre a menartelo”. La banda decide di andarsene. Massimo getta il suo panino, Luca si tra su i jeans e Diego nasconde la pistola sotto la camicia. I ragazzi tornano nella loro cittadina verso le nove di sera. L’Opel Corsa si ferma davanti al Jolly Bar. I tre si guardano e poi scendono. Massimo va a comprare un pacchetto di sigarette, Luca va a pisciare e Diego resta vicino all’auto. Un carabiniere arriva alle spalle di Diego e gli chiede i documenti. La tragica vicenda del pomeriggio ha messo in allerta le forze dell’ordine e sono scattati subito controlli a tappetto e posti di blocco. Diego non risponde al militare e si allontana un po’ senza tuttavia mostrare l’intenzione di fuggire. Il carabiniere metta mano alla pistola, ma Diego è più veloce e si spara in testa. Appena Massimo e Luca odono il colpo si precipitano in strada e vedono subito l’amico morto sotto un’impalcatura illuminata da una luce intermittente. Dopo una settimana Massimo e Luca si incontrano al solito posto sotto un cielo pulito: un po’ di luce scontrosa illumina i corrimano in legno sopra ai quali siedono in un equilibrio precario le ombre delle ombre.

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17
Nov

Proposizioni confusionarie

Pubblicato venerdì 17 Novembre 2006 alle 19:31 da Francesco

L’industria del male esporta acqua di Colonia nelle terre conquistate dagli stati democratici e conclude trattative in narcodollari con le organizzazioni capeggiate dai bucanieri moderni. Un uomo senza scrupoli si lava i denti prima di mentire sulla sua sieropositività e presenta il suo inganno all’ingenuità di una pulzella. Sul fronte opposto alcune frangette celano piani architettati a pennello per eludere il raziocinio maschile. I sistemi immunitari alzano le barricate contro le somatizzazioni e attendono con timore il passaggio della stanchezza. A volte sembra che giornate estremamente cupe e sensazioni glaciali si diano appuntamento per ottenebrare l’esistenza di un essere umano. Le incertezze sono delle bagasce armate e ogni tanto serve il polso di un soldato di ventura per evitare che si moltiplichino più del necessario. Conosco le trappole che provengono dalle fabbriche del malessere e ho imparato a renderle inoffensive, ma provo un po’ di compassione per chi non ne è ancora venuto a capo. La zona intracerebrale a volte diventa uno spaventoso campo di battaglia dove convinzioni opposte cadono morenti. Forse nella bellicosità platonica si trova la chiave del divenire umano. Ogni tanto mi sembra che le mie parole pecchino di pragmatismo e si perdano nei meandri di elucubrazioni insulse, mentre a tratti mi sembra che io sia troppo duro nei confronti dei miei pensieri. Credo che la realtà sia la bilancia per i propri giudizi, ma penso che la sua precisione dipenda dalla capacità di interpretarla. L’inizio di questo breve scritto differisce molto dalla sua conclusione e questa diversità mette in luce il simpatico disordine che si trova sotto la mia scatola cranica.

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16
Nov

Little tour

Pubblicato giovedì 16 Novembre 2006 alle 13:12 da Francesco

Stamane sono uscito con duecento euro in tasca e sono tornato a casa con una mountain bike con la quale ho percorso circa quindici chilometri prevalentemente in piano. In alcuni tratti la flatulenza di Eolo ha rallentato le mie pedalate. Dopo l’acquisto della bicicletta ho lasciato il centro di Orbetello e mi sono diretto verso Ansedonia dove ho fatto una breve pausa e una lunga pisciata. Sono rimontato in sella dopo alcuni minuti, ho attraversato agiatamente la pineta della Feniglia e poi mi sono diretto verso Porto Ercole dove ho smesso di pedalare per non prendere troppa velocità lungo la discesa che porta al centro del paese. L’atmosfera mattutina di Porto Ercole mi ha lasciato una profonda sensazione di mestizia. Ho visto per lo più vecchie signore dedite alla spesa e alla vedovanza. Ho ripreso a pedalare in prossimità di una salita un po’ ripida e ho proseguito fino alla cosiddetta “Acqua Dolce” prima di imboccare una strada in discesa per tornare al centro di Porto Ercole. Dopo pochi minuti mi sono lasciato alle spalle le sagome delle paranze e sono rientrato nel dominio orbetellano con somma soddisfazione per il rodaggio delle mie due ruote. Avevo dimenticato quanto fosse divertente andare in bicicletta. Forse riprenderò a correre durante la primavera e per i prossimi mesi userò principalmente la mountain bike. Sono in piedi dalle diciassette di ieri e inizio ad avvertire un po’ di stanchezza, ma voglio cercare di non addormentarmi prima delle nove di sera per evitare di dormire durante il giorno. Tra poco mi farò una doccia e pranzerò con piacere di fronte alle tragedie mediatiche.

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