9
Mag

Detonazione interiore

Pubblicato mercoledì 9 Maggio 2007 alle 19:36 da Francesco

Ogni cosa assume forme e colori diversi quando tutti dormono e le sensazioni si condensano negli occhi. Esistono momenti intraducibili che generano spaccature emotive. È difficile resistere alle scosse telluriche che partono dalla pianta del piede e arrivano fino alla ghiandola pineale. Una determinata serie di eventi può scatenare un effetto domino: prima l’afflizione, poi la pazzia, infine la resa e la distruzione. Il coraggio anonimo di chi resiste a ogni attacco del fato non sarà mai incensato dai libri di storia o dai cori di una città in festa, ma resterà a disposizione della memoria individuale all’interno di annali inaccessibili. A volte sembra che una grossa mascella, grande quanto un palazzo pericolante, mastichi con avidità il tempo e le speranze che sono riposte in esso, ma di fronte a uno spettacolo così nefasto è importante mantenere la lucidità e alzare il capo di quarantacinque gradi per mostrare un sorriso di sfida tanto arrogante quanto salutare. Basta mettere mano alla manopola che regola il battito cardiaco per attraversare gli abissi della routine, a patto che si aumenti la frequenza fino a lambire i limiti della della propria sopportabilità. Ogni difficoltà e ogni scherzo di ciò che viene comunemente chiamato “destino” fornisce possibilità importanti per mettersi alla prova e incrementare le proprie capacità. Si tratta di un training autogeno in cui si perde sangue e si annaspa nella merda per farsi strada a spallate attraverso i propri limiti. Se molti aspetti della natura sono regolati dai giochi di forze contrarie, allora è sufficiente esplodere centinaia di volte per mettere a nudo il proprio nucleo e usufruire dell’enorme potenza che è assopita in ogni essere umano.

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8
Mag

Nane bianche

Pubblicato martedì 8 Maggio 2007 alle 20:51 da Francesco

Mi sembra che la società in cui vivo sia strutturata in modo tale che il valore di una persona non sia altro che la somma del rispetto, dell’ammirazione, del bene, della paura, dell’odio e dell’amore che i suoi simili provano nei suoi confronti. Non mi riferisco allo star system né alla figura del vip, infatti le mie parole volano più basse e prendono in esame le persone comuni. Per molto tempo sono stato abituato a vedere classifiche, ranghi e gerarchie in ogni aspetto della vita umana. La società occidentale è organizzata in caste invisibili che sono molto simili a quelle indiane. Non intendo redigere l’ennesima filippica del cazzo sulle inevitabili incoerenze che attanagliano l’umanità, ma voglio semplicemente gettare uno sguardo indifferente verso l’uniformità degli schemi sociali, nonostante alcuni di essi siano ritenuti superiori ad altri. Quando penso alla figura dell’emarginato mi vengono in mente scene di estrema povertà nelle zone limitrofe delle stazioni metropolitane, ma in realtà anche un uomo in giacca e cravatta con un lavoro comune può essere emarginato. Credo che esistano riti e usanze per ottenere una delle tante etichette da appiccicare sulla propria personalità per sentirsi qualcuno in mezzo agli altri. Suppongo che l’esercito degli esclusi sia più grande di quanto si possa immaginare. Negli uffici, per le strade rinomate, al tavolo di un locale trendy come ai piedi di un binario morto ci sono esistenze totalmente ignorate da chicchessia e purtroppo queste vite non sono abbastanza divelte da alimentare l’empatia o gli indici di ascolto. Mi spaventa l’idea di quante persone ogni sera si trovino a mangiare in compagnia della mestizia nella loro abitazione solitaria. Ci sono drammi interni che sono così lontani dalla vista e da qualsiasi altro senso che a volte nemmeno che li porta dentro ne avverte consciamente la presenza. Quanto ho scritto mi è stato ispirato dagli occhi di certe persone comuni, perciò non escludo che questa caterva di frasi possa essere solo una sensazione fallace traslata in parole serali. Gli occhi non mentono, ma possono essere fraintesi.

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7
Mag

Intervalli e ottave

Pubblicato lunedì 7 Maggio 2007 alle 09:24 da Francesco

In queste pagine non parlo molto di musica perché per disquisire adeguatamente sui miei gusti musicali dovrei aprire un altro blog. La creazione di queste righe di testo è accompagnata da “Maledetti”, un grande album degli Area di Demetrio Stratos. La masturbazione mi ha salvato la vita e la musica me l’ha fatta apprezzare nei momenti più tetri delle mie prime due decadi. Per ovvi motivi non posso ricordare la mia prima ragazza, ma nella mia memoria posso ritrovare il mio primo disco: “Use Your Illusion I” dei Guns N’ Roses. Da quel disco in poi ho speso buona parte del mio tempo ad ampliare il raggio dei miei gusti musicali e mi sono trovato a transitare in territori con stilemi completamente diversi: tutte le sfumature del metal (tranne le derive gothic), l’hip hop, il grande amore con la fusion sbocciato con l’album “The Great Explorers” di Frank Gambale, alcune sonorità etniche come la discografia di Loreena McKennitt, sonorità celtiche nella fattispecie, e quelle dei meno conosciuti Kheops. Adoro le linee vocali del power metal e penso che Midnight dei Crimson Glory sia uno dei migliori cantanti che abbia mai ascoltato nonostante il suo primo album da solista mi abbia fatto defecare. Il timbro di Timo Kotipelto è uno dei miei favoriti in tutta la musica e credo che non sia stato valorizzato abbastanza con gli Stratovarius. Vado in estasi con Miles Davis e tutta la cerchia di personaggi illustri che hanno ruotato attorno alla sua figura (Chick Corea e John McLaughlin tanto per citarne due di caratura mondiale), ma mi rendo conto che non riesco ancora a comprendere e ad apprezzare al cento per cento la sua produzione musicale (specie il periodo bop) e le stesse considerazioni valgono per quell’altro mostro sacro che corrisponde al nome di Frank Zappa. A proposito di Miles Davis: per me e immagino per qualche altro milione di persone “Kind of Blue” è un album che un anglofono potrebbe definire “masterpiece”. Ogni tanto spendo due parole sulla musica perché attraverso questi brevi scritti ho avuto modo di conoscere delle persone su Internet con le quali ho ampliato le mia cultura musicale attraverso discussioni interessantissime. Ho evitato di citare altri generi e artisti per evitare di trasformare questo breve scritto in una lista asettica. Concludo con il video di un leggendario gruppo che devo ancora conoscere a fondo, ovvero la Mahavishnu Orchestra.

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6
Mag

Tuareg urbano e nomadismo emotivo

Pubblicato domenica 6 Maggio 2007 alle 10:37 da Francesco

Prima di addormentarsi si accende un fuoco in mezzo a un deserto sovrappopolato e la mattina seguente lo si abbandona per proseguire verso una meta ignota. Ogni tanto qualcuno ci avvicina e ci falcia gli arti con delle lame emotive; in questi casi bisogna preoccuparsi solo di raccogliere e riattaccare le gambe e le braccia alla meno peggio. Non ci dobbiamo preoccupare del tono della nostra voce e di quello che diciamo: gli altri sono in grado di sentirci, ma non sanno ascoltarci. In certi momenti si resta a terra, disidratati e accecati dal dominio solare mentre un falco si appoggia sui nostri zigomi e in lontananza si propaga l’eco di risate che non ci riguardano. La morte non si scomoda per venirci a prendere e siamo noi che dobbiamo raggiungerla. Ci trasciniamo tra sofferenze composte da fango e ritagli di calendari passati, tra le sabbie mobili dell’immobilità emotiva, lungo le catene montuose dell’indifferenza a cavallo di violenze represse e cancrene affettive. In terra si possono scorgere i teschi di coloro che ci hanno preceduto e hanno resistito meno di noi. Le nostre tuniche si accorciano giorno dopo giorno e ci tolgono il respiro sempre più spesso. In certi giorni possiamo solo stringere i pugni e colpirci ripetutamente la testa fino a svenire. Non esiste un dio né un pantheon reale. Esistono solo idee divine create dai nostri simili e queste idee metafisiche durante i millenni della storia umana hanno assunto una loro volontà; un po’ come se un robot sviluppasse una coscienza. Uomini leggendari di cui nessuno conosce il nome sono arrivati di fronte a una cascata infinita, hanno fissato le idee divine che ho accennato poc’anzi, hanno alzato il loro dito medio, poi si sono denudati e hanno pisciato in bocca al dio di turno prima di gettarsi a volo d’angelo verso acque irraggiungibili.

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5
Mag

Chirurgia introspettiva

Pubblicato sabato 5 Maggio 2007 alle 10:29 da Francesco

Spesso è inevitabile che eventi di una certa portata mettano alla prova la stabilità di una persona. Penso che la tristezza personale non vada nascosta, ma allo stesso tempo credo che non debba essere esternata in modo sistematico in ogni occasione. Ogni giorno prendono forma avvenimenti nefasti, ma sovente passano in secondo piano di fronte alle sventure egocentriche. Suppongo che un individuo tenda a concentrarsi più sulle proprie afflizioni che sulle avversità degli altri e immagino che di rado le prime superino per intensità le seconde. Si può sempre trovare qualcuno che giace in condizioni peggiori delle nostre, ma credo che questa forma di consolazione dalle sfumature sadiche non sia affatto salutare. Ho assistito a molte manifestazioni della tristezza altrui. Alcune persone tendono a cristallizzarsi in un ruolo vittimistico e non riescono a evadere dalla convinzione che il mondo sia stato eretto a immagine e somiglianza della loro pena, altre non perdono mai l’occasione per sfogarsi a discapito della quiete altrui e altre ancora stipano ogni mestizia fino al giorno del grande botto. Esistono innumerevoli modi per alterare, dissimulare e proiettare verso l’esterno la parte più scomoda della propria emotività, ma personalmente preferisco ricorrere all’autoironia. Credo che l’autoironia sia una terapia efficace per coloro che sanno osservarsi, ma penso che debba essere utilizzata per sminuire le proprie amarezze e non per depennare la propria personalità. Certe volte ho dei momenti di lucidità fuori dell’ordinario durante i quali mi sembra che la serenità non sia altro che la risultante della capacità di leggere correttamente gli eventi che adornano l’esistenza.

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4
Mag

Apocalisse fantascientifica

Pubblicato venerdì 4 Maggio 2007 alle 11:50 da Francesco

Si costituiscono focolai di tensioni ibride. Gli elettrocardiografi subentrano ai sismografi e consentono agli scienziati di perdere ogni speranza di fronte alla cardiopatia di Gea. La grande migrazione verso un nuovo pianeta ha lasciato la Terra e la sua agonia alle popolazioni più povere. Migliaia di razzi evadono quotidianamente dall’atmosfera per portare gli esseri umani più abbienti sulla loro nuova colonia. In cielo si possono scorgere spesso le tracce evanescenti dell’attività migratoria dei paesi più industrializzati. La temperatura aumenta giorno dopo giorno e parimenti si espande la desertificazione. La rivoluzione climatica drena qualsiasi possibilità di sopravvivenza per l’uomo. Ci sono intere aree del mondo senza controllo. Molte centrali nucleari sono state lasciate in condizioni di insicurezza e l’abbandono di alcune di esse ha provocato disastri ambientali incalcolabili. Vige la legge del più forte. Le zone rurali sono state completamente abbandonate e quasi tutta la popolazione si è riversata nei grandi centri urbani dove, di giorno e di notte, si contano innumerevoli episodi di violenza inaudita. Anche gli animali più forti si sono spostati nelle grandi metropoli del globo e per sopravvivere hanno incominciato a sferrare attacchi frequenti verso anziani e bambini per nutrirsi con le loro carni. A seguito del grande sconvolgimento naturale alcuni animali erbivori sono diventati carnivori e hanno sviluppato un’aggressività inimmaginabile per i biologi di un tempo.

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3
Mag

Telecronaca tetra di un sogno inventato

Pubblicato giovedì 3 Maggio 2007 alle 09:14 da Francesco

Grandina violentemente e fisso il vuoto con disprezzo mentre con le braccia sostengo il cadavere decapitato di un sentimento antropomorfo con il quale non ho mai scambiato uno sguardo. La rabbia tende i suoi muscoli fino a esplodere. Mi allontano e inizio a camminare a cavallo di una linea di mezzeria mentre le auto mi passano attraverso. La mia ombra mi spintona e mi insulta, ma d’un tratto, mentre ride ed è disattenta le conficco un punteruolo arrugginito nel petto e lascio che le mie spalle osservino la sua agonia eterea. La grandine picchia sempre più forte e trascina via alcuni lembi della mia pelle con la stessa noncuranza di un chirurgo nato per uccidere. Le ancelle del tempo cuciono i sudari mentre osservano le mie traversie in una grande sfera di carbonio. A centinaia di chilometri dal posto in cui mi trovo c’è un uomo che brandisce siringhe e flaconi e si muove con circospezione: si tratta di un medico che vuole praticare l’eutanasia su una statua della Madonna per arrestare il pianto sanguigno e il dolore illusorio di quest’ultima. Fuori dalla circoscrizione della mia consapevolezza le stelle vengono inghiottite da entità sconosciute e nuove galassie spuntano come se fossero escrescenze dell’universo. Mi avvicino a un lago vuoto, fingo che ci sia dell’acqua ed eseguo un’abluzione atea. Spalanco la cassa toracica, ma non riesco a calamitare quei frammenti di energie cosmiche che in questo scenario vivente sono comunemente chiamati “sentimenti”. È tardi e anche se non ho una sveglia riesco a destarmi.

Grandine

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2
Mag

Momenti di insolazione

Pubblicato mercoledì 2 Maggio 2007 alle 12:27 da Francesco

Ieri mattina sono andato a Porto Santo Stefano in bicicletta e ho percorso la strada panoramica fino a Porto Ercole. Non avevo mai seguito questo itinerario, ma la mia fatica è stata ricompensata dagli scenari aulici che si sono stagliati, pedalata dopo pedalata, davanti ai miei occhi madidi di sudore. Ho impiegato due ore e mezzo per completare il tragitto: senza riscaldamento, senza una bottiglia d’acqua e senza motivi validi per tornare a casa. La costa dell’Argentario è incantevole e mi rendo conto che è impossibile descriverne le meraviglie senza ricorrere a un’aggettivazione banale. Lo scenario che ho ammirato sembrava estrapolato da una cartolina e gettato sulla terra da un demiurgo con la passione per la filatelia. Ho vissuto grandiosi momenti di insolazione all’ombra di pensieri inutili e di inevitabili reminiscenze. Gli scogli in punizione davanti alle cale, una barca a vela di piccole dimensioni a largo e le scie bianche lasciate in mare e in cielo dai motoscafi e dagli aerei: ho ammirato tutto questo e molto altro di ineffabile tra un tornante e l’altro. Ancora una volta ho speso tempo ed energie per produrre sensazioni solenni a uso e consumo delle mie riserve di entusiasmo. Le bellezze morfologiche non possono colmare i vuoti affettivi, ma gli effetti benefici della loro contemplazione trovano posto nelle vicinanze della serenità e contribuiscono alla sua espansione virale.

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1
Mag

Educami ‘sta minchia

Pubblicato martedì 1 Maggio 2007 alle 06:19 da Francesco

Da piccolo pensavo che gli adulti fossero onniscienti, ma ho iniziato ad avere i primi dubbi su di loro nel passaggio dai “Puffi” a “I Cavalieri dello Zodiaco”. Con gli anni mi sono reso conto che l’aumento dell’età anagrafica non comporta sempre uno sviluppo intellettuale e un’evoluzione morale, per questo motivo non mi sorprendo che alcuni bambini mostrino una maturità paradossalmente superiore a quella dei genitori o di quelle persone che vorrebbero abusare di loro. Credo che il primo passo per rovinare l’esistenza di un essere umano sia quello di affidare la prima parte della sua vita ai cosiddetti educatori. Se avessi un figlio gli consiglierei di non dare retta a ogni cosa che dicono “i grandi”: che siano insegnanti, profeti scesi sulla Terra, barboni o semplici e audaci spettatori di “Uomini & Donne”. La mia breve esperienza in questa vita attuale mi ha mostrato che spesso gli educatori si comportano contraddittoriamente rispetto ai precetti che tentano di inculcare nella più giovane generazione di turno. Quanto scrivo è piuttosto banale e infatti ritengo che la verità riguardo ai comportamenti umani non sia deputata a interpretazioni criptiche. A scuola mi parlavano di “rispetto”, “educazione” e “comprensione”, ma è proprio nelle aule scolastiche che ho visto la negazione di tutto questo e non da parte dei miei compagni, ma dalle figure ripugnanti dei docenti e dai loro superiori. In qualsiasi esempio di aggregazione sociale ho sempre scorto gerarchie e formalità imperanti e ogni volta che sono entrato a contatto con queste “istituzioni” ho generato discordia. Ho imprigionato ogni figura educatrice del mio passato nel lager del mio dimenticatoio e mi sono tenuto alcuni dei loro precetti (utopici per le loro esistenze) che ho utilizzato per personalizzare la mia morale come se fosse un Booster usato. Ho rimosso parecchie croste di incoerenza e ho levigato la compresenza di elementi apparentemente dissonanti. Figlio mio, io non ti avrò mai, ma ricorda: non dare sempre retta agli adulti perché spesso non capiscono un cazzo.

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30
Apr

Elogio alla discesa

Pubblicato lunedì 30 Aprile 2007 alle 10:20 da Francesco

Sono incredibili le sensazioni che si possono provare su due ruote. Mi piace affrontare le salite con la mia bicicletta per conquistare il diritto a una discesa lunga e veloce. Quando mi proietto verso il livello del mare avverto gli effetti dell’adrenalina e cerco di non toccare il freno il più a lungo possibile. Mi eccita il pericolo di cadere e restare riverso sul cemento. Mi esalta il rumore isterico delle ruote e la precarietà della mia incolumità. Ogni volta che metto a repentaglio me stesso mi sento vivo e affermo il mio ruolo di essere vivente. A volte sconfino in un’incoscienza di stampo adolescenziale per nutrire il mio tempo e la mia autostima. Per adesso uno dei pochi modi che ho a disposizione per trarre soddisfazione dalla vita è mettermi alla prova fisicamente. In passato qualche volta ho peccato di arroganza e ho rischiato di farmi male, ma non sono mai rovinato al suolo né ho riportato conseguenze degne di nota. Cerco di non fare mai nulla che vada al di là delle mie possibilità e con il tempo ho imparato a calibrare il livello di difficoltà delle mie sfide estemporanee. Ovviamente ciò che per me può essere una prova di forza e coraggio per qualcun altro può essere normale amministrazione, ma per me si tratta sempre di una competizione contro me stesso e contro le mie paure. Il mio Ego si droga con l’epinefrina.

Epinefrina

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