6
Lug

Mamma mia

Pubblicato venerdì 6 Luglio 2007 alle 04:39 da Francesco

Talvolta qualcuno che ha talento da vendere deve rivolgersi al banco dei pegni per ricavare qualcosa dalle sue doti e spesso è costretto a prendere in omaggio quintali di frustrazioni. Chi ha fantasia e un senso dell’umorismo che rasenta la follia può approfittare del crollo del proprio tetto per dedicarsi all’astronomia. Sono un menefreghista a cui importa poco del menefreghismo e non faccio nulla per nasconderlo. Ogni tanto mia madre mi dice che alla mia età dovrei avere un lavoro, ma puntualmente le rispondo che cedo volentieri il mio ipotetico posto a chi ha veramente bisogno di denaro: sono un altruista. Se tutti i ragazzi viziati rinunciassero al loro impiego (che non di rado è frutto del nepotismo) ci sarebbe meno disoccupazione tra i ceti meno abbienti. Quando mia madre non mi esorta a diventare un’unita della forza lavoro mi suggerisce di trovarmi una ragazza, ma per me i suoi consigli equivalgono all’invito di prendere un bel respiro in una camera piena di Zyklon B. Non sono un mammone italiano e non prendo ordini morali dalla donna che mi ha messo al mondo, ma sono sempre sincero con lei e quando occorre tiro fuori argomenti scomodi che la imbarazzano. Mi fanno ridere i figli che sono succubi delle madri e che non riescono a insultarle quando lo reputano opportuno. Ancor oggi rinfaccio a mia madre lo sbaglio di avermi battezzato senza chiedermi il permesso, ma in realtà si tratta di uno dei tanti espedienti che uso per argomentare su cose di tutt’altro genere e lei lo sa dato che sono io stesso a sottolinearlo.

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5
Lug

Ancient – God Loves The Dead

Pubblicato giovedì 5 Luglio 2007 alle 19:54 da Francesco

Durante l’adolescenza sono stato un fan del black metal, ma con il tempo mi sono un po’ allontanato da questo genere per approdare ad altri lidi musicali. Ho ritrovato un video che non è certo un caposaldo del black metal, ma per me si tratta di un piacevole ricordo. Gli Ancient non sono i Mayhem e penso che “Proxima Centauri” non sia paragonabile nemmeno per scherzo a “De Mysteriis Dom Sathanas”, ma ho un legame profondo con “God Loves The Dead” e non posso fare a meno di celebrarlo per evocare nuovamente una parte molto divertente della mia giovinezza. Adoro quando Aphazel osserva la telecamera e muove le mani al ritmo di “die, die, die, die, die, die”.

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5
Lug

Pochezza a piacimento

Pubblicato giovedì 5 Luglio 2007 alle 07:52 da Francesco

La tristezza è un vizio inveterato per chi non riesce a smettere di guardare le repliche degli episodi più lugubri della propria esistenza. L’agitazione spasmodica dei sensi non ha una grande utilità e rappresenta l’unica risorsa degli attori istrionici. Da ventitré anni a questa parte sento continuamente l’odore della sopravvalutazione di certe convinzioni sterili e artefatte. La sofferenza di chi sta bene è un capriccio comportamentale che delinea con forza la natura incontentabile dell’opulenza. Dentro tante scatole di stoicismo si trova solo la comodità e spesso l’infelicità artificiale è impiegata per modellare del vasellame a forma di cinismo sul quale vengono servite platealmente le fantasticherie contorte dell’autocommiserazione. La stupidità è una badessa stolta che conferisce onorificenze alle cose più pusillanimi che l’astrazione umana possa contemplare nel novero della sua coglioneria e difficilmente l’autocritica si alza in piedi per obiettare contro le cerimonie farsesche che incensano concetti senza meriti. Credo che sia di importanza capitale riuscire a mantenere un legame forte con la realtà e penso che le escursioni nella spiritualità o in altre galere dottrinarie non possano contribuire alla salvaguardia del rapporto che intercorre tra la propria esistenza e il mondo reale. Le opinioni che nascono con lo scopo precipuo di sostenere l’identità di un individuo creano ulteriore confusione nei campi dell’entropia. Se un’opinione nasce per appagare l’Ego allora è soltanto una troia che tradisce il suo compito originario.

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4
Lug

Farina bianca

Pubblicato mercoledì 4 Luglio 2007 alle 14:40 da Francesco

Il mio guardaroba è ampio, ma non incontra il consenso del buongusto. Questo è un capo per l’inverno, l’estate, l’autunno e la primavera. Una t-shirt quattro stagioni che omaggia romanicamente la farina bianca. White flour! La mia nuova maglietta mette in risalto il taglio dei miei capelli. Ieri ho impiegato due ore per rasare il mio cranio con le lamette della Gilette: il rasoio elettrico, questo sconosciuto. Forse qualche idiota mi accuserà di essere un neonazista: pazienza.

Farina Bianca

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4
Lug

Gioco di squadra

Pubblicato mercoledì 4 Luglio 2007 alle 02:56 da Francesco

La squadra del sadismo scrive frasi antisemite sopra i portoni e poi dà fuoco ai palazzi. Si intrufola nelle case per rubare la vita dalle culle e prima di andarsene si mette in posa di fronte alle sue vittime per instillare gocce di paura nelle loro pupille. Piazza ordigni nelle chiese e disinnesca i sogni dei fedeli. La sua attività produce violenza gratuita e costa vite umane. Ogni membro della squadra porta sul corpo una cicatrice a mo’ di tacca per ogni suo assassinio. Questa gente agisce durante la notte, ma non disdegna completamente gli assalti diurni ai danni delle ville isolate e quando può si attrezza per una scampagnata sanguinolenta. Chi fa parte di questa organizzazione, che per certi aspetti ricorda una setta satanica e per altri versi assomiglia a un fan club di Arancia Meccanica, punta ad amare qualcosa per costruire emotivamente un bersaglio personale da distruggere: si noti come in questo caso il masochismo e il sadismo si stringano cordialmente la mano e come allo stesso tempo usino l’altra per strangolare la ragione. Ogni membro della squadra del sadismo propone a rotazione il suo piano per delinquere e dopo l’attuazione di ogni progetto criminale viene eletto tramite votazione quello che ha dato più soddisfazioni. L’ultimo piano a vincere è stato l’assalto a un casale. In quell’occasione la squadra fece irruzione in una casa rurale e sequestrò due sorelle e il figlio di una di esse. Il pargolo venne immobilizzato e un membro della squadra fissò tra le sue labbra un petardo con dello scotch, poi lo accese e prima che scoppiasse si voltò verso la madre del piccolo e la gambizzò con due colpi di Beretta. Infine la squadra si congedò e tutto finì a tarallucci e sangue.

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3
Lug

La prima a destra

Pubblicato martedì 3 Luglio 2007 alle 08:39 da Francesco

Un uomo canuto allunga una mano per sollevare il lenzuolo bianco che copre il cadavere della figlia. La giovane ha il volto tumefatto e il busto dilaniato. Appena il padre vede la sua primogenita non riesce a trattenersi e vomita involontariamente sul corpo di quest’ultima, poi scoppia a piangere e infine sviene a seguito di un mancamento. Le luci blu dell’ambulanza rischiarano i resti delle due auto e invitano a nozze il voyeurismo degli automobilisti che procedono lentamente vicino al luogo dell’incidente come se stessero partecipando a una processione paesana. Una delle vetture coinvolte nel sinistro sembra la scultura di un artista astratto privo di talento. Un agente stende un verbale sgrammaticato mentre dalla radio della sua volante si odono le comunicazioni che pervengono dalla centrale. Nell’impatto ha perso la vita anche una famiglia straniera che era composta da una madre, un padre e due figli. Il nucleo familiare aveva appena iniziato la sua vacanza e probabilmente non si aspettava di essere estratto per una gita nell’ignoto che di solito si visita in apnea dopo l’ultimo respiro. I cartelli stradali danno le spalle ai deceduti, non si muovono di un passo e mentre ridono sotto i baffi bisbigliano sarcasticamente: “Ve lo avevamo detto, noi!”. La morte è stata fortunata, infatti è riuscita a fare una cinquina al primo colpo. Il buonsenso ha subito un altro smacco, ma ormai si è assuefatto alla sconfitta.

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2
Lug

Il sorriso dell’Agente Arancio

Pubblicato lunedì 2 Luglio 2007 alle 10:15 da Francesco

Un commerciante vende mine antiuomo a prezzi vantaggiosi e vicino alla cassa esibisce una piccola scatola di cartone nella quale i clienti più generosi possono lasciare delle offerte per i mutilati di guerra. Certi popoli hanno molta melanina e per loro le creme abbronzanti sono completamente inutili, ma grazie al dio Marte hanno ricevuto in dono il napalm dal cielo per abbellire la loro cute. Gli alchimisti contemporanei non cercano di ottenere l’oro dalla trasformazione del piombo, ma tentano di ricavare da quest’ultimo un po’ di acqua potabile. È molto lontana una soluzione per il problema della desertificazione, ma un designer ha proposto di gettare fosforo bianco nelle zone più aride del globo per dare una parvenza dolomitica a questi inestetismi della superficie terrestre. I bambini disegnano alberi e case sopra ogni Scud che i loro padri puntano verso gli antagonisti etnici. Un detto popolare piuttosto ridicolo suggerisce di scherzare con i fanti e di lasciare in pace i santi, ma credo che l’unica benedizione per certe trincee possa essere l’apparizione di una santa in giarrettiera inviata per conto di un fantomatico dio a spese della buoncostume di un mondo metafisico. Di tanto in tanto uno tsunami consente ai vertici del mondo di cavalcare l’onda delle preoccupazioni per il riscaldamento globale e mentre il sole picchia in testa qualcuno batte i pugni sul tavolo di una conferenza per enfatizzare il suo punto di vista sulle emergenze globali. Un ingegnere utilizza il retro del protocollo di Kyoto per appuntare la bozza di una nuova arma nucleare e sfoggia con orgoglio una t-shirt che invita le persone a partecipare alla raccolta differenziata.

Fotografia di PhotoGraham

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1
Lug

Turbamento dilazionato

Pubblicato domenica 1 Luglio 2007 alle 02:03 da Francesco

Ci incontrammo per la prima volta ad Algeri, quando i francesi sfoggiavano ancora il képi sotto il sole africano; allora gli ultimi cingolati disegnavano linee oblique sopra le sabbie sahariane. Tornammo in Europa insieme e ci scambiammo promesse a forma di universo per farci coraggio a vicenda, ma le nostre parole non mi salvarono dalle pallottole e tu qualche anno dopo diventasti la sposa di un uomo che non aveva talento né colpe e allo stesso tempo indossasti i panni della vedovanza. Tua figlia crebbe arguta e infelice come te; se ne rese conto il commissario quando vi trovò abbracciate ed esanimi accanto al veleno per topi. Nella vita successiva ci incontrammo solo una volta e fu per caso. Ci sfiorammo nelle profondità della metropolitana londinese durante i giorni della contestazione studentesca, ma quell’attimo di inconsapevolezza non ci permise di ricordare noi stessi. Vivemmo e morimmo un’altra volta per vincoli biologici. Sotto una legge simile a quella del samsara nascemmo nuovamente e capitammo nella stessa famiglia: tu venisti alla luce quattro sei dopo di me. Il nostro amore risorse in tenerà età tra le mura domestiche, ma ci rendemmo conto della sua origine solo quando ci baciammo all’entrata dell’ateneo: quel giorno grandinò a lungo e piovve la prima accusa d’incesto. Non ci curammo dei giudizi morali e ci trasferimmo in città per nascere un’altra volta senza prima morire. Le cose non andarono bene. Presi la pistola d’ordinanza e ti sparai in testa per gelosia, poi la puntai verso di me e staccai il biglietto per un’altra fermata dell’eternità.

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30
Giu

Un uomo di una certa età

Pubblicato sabato 30 Giugno 2007 alle 01:06 da Francesco

Un vecchio dignitario passeggia lentamente lungo il viale alberato che si trova all’ingresso della sua reggia. Ai lati della strada i faggi ospitano i cadaveri appesi di alcuni bambini deformi. L’anziano possidente ama versare cospicue donazioni agli ospedali della zona per ricevere sottobanco qualche souvenir macabro con cui adornare il suo obitorio a ciel sereno e nei paesi limitrofi tutti conoscono la sua storia e le sue deviazioni, ma nessuno osa parlarne perché l’omertà è una dea ninfomane che non ammette chiacchiere. Alcune dicerie piuttosto datate ritengono che il vegliardo sia diventato sadico e crudele a seguito del cattivo esito di un’operazione chirurgica. Una stanza piuttosto ampia della sua casa contiene le fotografie di tutte le persone che ha sequestrato, torturato e ucciso con l’ausilio del suo autista a bordo della sua Rolls-Royce. La polizia non è mai riuscita a provare nulla contro di lui ed è rimasta impotente anche quando egli ha riservato una morte diversa per ogni membro della sua famiglia in un arco di tempo piuttosto ridotto. La moglie fu avvelenata con un’ostia al cianuro grazie alla collaborazione del parroco, la nuora invece fu torturata in maniera brutale: prima di tutto egli la immobilizzò su un tavolo di fronte al marito paraplegico che era inchiodato sulla sua sedia a rotelle e non poteva opporsi alla follia del padre, poi con un bisturi le asportò i seni e infine li lanciò con forza, come se fossero gavettoni organici, contro la faccia del marito disabile. Non ebbe pietà neanche per i suoi nipoti e infatti chiuse i figli di suo figlio in compagnia di sette vipere in una camera blindata che riaprì solo due settimane dopo.

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29
Giu

Il ghigno dopo l’uppercut

Pubblicato venerdì 29 Giugno 2007 alle 01:08 da Francesco

Nel giro di un anno ho perso molta acredine inutile e ne sono estremamente contento. Anche nelle parti iniziali di queste pagine virtuali ho lasciato impronte di curaro che mettono in mostra la pochezza e la ridicolaggine che hanno accompagnato per parecchio tempo i miei pensieri. Ho imparato a usare meglio le mie forze e ho ridotto notevolmente la quota energetica destinata agli attimi di sconforto. Al momento la mia mente è oppressa da un insuccesso che non è imputabile a nessuno, perciò in questi giorni evito di riflettere troppo a lungo e mi dedico all’attività fisica. Alzo pesi, compio flessioni ed eseguo esercizi addominali per affaticarmi e per occupare con il riposo una grande fetta del mio tempo. È un exploit un po’ spartano, ma funziona egregiamente e sono contento che il mio corpo sia in grado di sfruttarlo a dovere in attesa che la mia mente guarisca. Nei momenti negativi rivendico la mia individualità e attivo un moto di orgoglio che annulla la spinta dello scoraggiamento. Al posto dell’autostima ho un reattore nucleare che non accendo mai in tempo di pace per evitare di sconfinare nella boria. Mi tengo lontano dalla dorsale del masochismo, ma riconosco un certo fascino all’uso della sofferenza come strumento per migliorare il proprio assetto psicofisico. Tendo i muscoli quando il tono della vita si flette ed evito che la mia personalità si inflaccidisca. Riesco a mantenere un’espressione sprezzante anche quando il mio stato di benessere scompare per un po’ e questa è l’unica prova che mi occorre per confermare la forza del mio carattere.

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