4
Ago

Non voglio indossare un camice

Pubblicato sabato 4 Agosto 2007 alle 04:09 da Francesco

Ieri pomeriggio ho affrontato ancora una volta il percorso di sessantacinque chilometri che ho descritto dettagliatamente nei giorni precedenti. Sulla via del ritorno, a pochi chilometri da casa mia, ho incontrato una ragazza in difficoltà. Costei era appena caduta dalla sua bicicletta in un punto del tutto innocuo che precede una piccola salita. L’ho aiutata a rialzarsi, le ho sistemato la ruota anteriore della mountain bike, le ho dato un po’ di acqua, le ho ritrovato l’orologio e poi ho iniziato a fare qualche battuta sulle sue condizioni. Era piena di spine perché era atterrata in prossimità di alcuni rovi e appena me lo ha fatto notare io non ho potuto fare a meno di dirle ironicamente: “Ecco come si è sentito Gesù Cristo”. In quel momento ho pensato di essere veramente uno stronzo, ma lei non ha reagito male e ha accennato una risata. Mi ha detto che in tanti anni non le era mai successa una cosa simile e spontaneamente le ho replicato: “Allora faccio sempre in tempo”. Mi sono assicurato che stesse bene e poi sono tornato in possesso della mia bottiglia di plastica. Non sono molto bravo con le donne e forse anche la mia mancanza di tatto sta alla base della mia verginità. In un modo o nell’altro mi trovo sempre ad aiutare il gentil sesso, ma visto che il mio charme è démodé almeno cerco di farmi qualche risata quando lenisco le ferite muliebri. Sembro uno stronzo, ma in realtà non lo sono. Davvero.

Categorie: Parole |

3
Ago

Non voglio indossare un saio

Pubblicato venerdì 3 Agosto 2007 alle 07:00 da Francesco

Stanotte ho ricevuto una telefonata inaspettata. V. mi ha chiamato alle due per raccontarmi le sue traversie e io per l’ennesima volta non mi sono sottratto dal ruolo di confessore notturno. Era molto tempo che non sentivo V. e mi sono reso conto di quanto sia cambiata. All’inizio della nostra chiacchierata si è dichiarata un’egoista e io le ho dato ragione. Abbiamo parlato della sua vita e io non ho potuto fare a meno di scuotere la testa a più riprese. V. mi è sembrata piena di disillusioni e mi è parso che la sua arrendevolezza funzionasse a pieno regime. Le sue parole sono state tragicomiche, ma sono felice che lei non si sia ritrattata dalle mie battute cattive. La telefonata si è incentrata sul suo lato materialista, sui suoi vizi e sulle sue difficoltà. Non mi sono mai limitato ad assecondare V. né le altre persone con cui ho parlato a lungo e com’è già accaduto  in occasioni analoghe ho toccato dei tasti dolenti per essere sincero, ma fortunatamente lei non è fuggita con la coda tra le gambe e ha dimostrato per lo meno un po’ di maturità di fronte alle parole. V. non è la stessa persona che ho conosciuto due anni fa, ma in lei c’è ancora qualcosa di meraviglioso e spero che qualcuno riesca ad aiutarla a vivere meglio. Alla fine del nostro dialogo, dopo circa due ore e tre quarti, le ho fatto promettere dolcemente di non chiamarmi più e spero che mantenga la parola data. Sono in grado di amare una persona, ma non posso vegliare sulle esistenze di coloro che mi hanno conosciuto a fondo. Non sono un punto di appoggio per le ombre del passato e poi l’aureola non mi dona affatto. Tre giorni fa, dopo parecchi mesi, ho sentito anche A. per puro caso, ma ho rotto i ponti anche con quest’ultima per le ragioni che ho esposto poc’anzi. Ho fabbricato tre addii platonici in tre settimane: un surplus di distacchi inevitabili. Ho deciso di non riportare i dettagli della conversazione che ho avuto con V. perché non ho mai sfruttato i suoi racconti né quelli di chiunque altro per scopi personali. Nel corso degli anni ho capito che anche un nullafacente deve avere una sua deontologia e la mia è severissima.

Categorie: Intimità, Parole |

2
Ago

Una rivalsa immaginaria

Pubblicato giovedì 2 Agosto 2007 alle 23:09 da Francesco

Lo straniero non passa più sul Piave, ma si insinua lentamente nel sistema economico sotto la copertura della globalizzazione. Un esercito di opliti senza identità burocratica presidia buona parte dei lavori più umili. La mia esterofilia accoglie a braccia aperte ogni novità che varca i confini nazionali. I capi dei formicai esteri ordinano ai loro subalterni di non prestare attenzione alla xenofobia. L’operazione per l’appropriazione del capitalismo non può cedere il passo alle battaglie ideologiche di qualche credo anacronistico: decenni di totalitarismi lo hanno insegnato involontariamente. Ogni prostituta che non ha più la dignità né il passaporto cresce il proprio figlio affinché un domani diventi il magnaccia delle figlie dei suoi clienti. Molti schiavi imparano dagli errori dei loro padroni ed è per questo motivo che utilizzano l’istruzione per saltare le file invece di usarla per veicolare la tracotanza e lo snobismo che di solito derivano da una cattiva opulenza. Lentamente si invertono i ruoli della legge di Lynch e tutto accade sotto gli sguardi inebetiti dei discendenti dei coloni. L’uomo nero non esce più dall’armadio, ma si presenta in giacca e cravatta con obbligazioni e crediti da riscuotere. Le vecchie oligarchie cadono senza fare rumore e al loro posto subentrano uomini che non hanno bisogno di prendersi le ferie per abbronzarsi. I clandestini si trasformano in candidati e possono contare sull’appoggio armato dello sfruttamento multietnico: è un golpe che nasce nelle lavanderie, nei sottoscala in cui si cuce per tredici ore al giorno e nei campi in cui si raccolgono i pomodori prima di lasciarci il sangue.

Categorie: Parole |

2
Ago

Una lettera ricorrente

Pubblicato giovedì 2 Agosto 2007 alle 01:02 da Francesco

Mi sembra che siano passati secoli da quando L. ha varcato la soglia del mio passato. Mi manca il suo estro materialista e la sua zeta blesa. Non ho intenzione di portare il ricordo di L. dall’altra parte del mondo, perciò ho tracciato per l’ultima volta la sua iniziale su un foglio bianco per celebrare la sua immagine, che ricorda il tocco di Alessandro di Antiochia, e la sua essenza, che nel mondo delle idee veste sempre Saint Laurent. Non mi fisso sui fallimenti e se spendo ancora qualche parola su L. significa che non la ritengo l’emblema di una disfatta, ma credo che lei sia la polena di un trionfo simbiotico che è rimasto incompiuto come altre meraviglie dell’umanità.

Elle...

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

1
Ago

Qualche appunto ridotto

Pubblicato mercoledì 1 Agosto 2007 alle 22:59 da Francesco

Oggi pomeriggio sono uscito in bicicletta e ho seguito lo stesso itinerario che ho percorso lunedì. Sono stato bene e prima di tornare a casa mi sono fermato a comprare una vaschetta di gelato al melone. Dato che sono un perfezionista dell’orrido ho sostituito una foto recente per assecondare le lamentele della mia vista. Ho quasi finito di leggere “Critica del Ragion Pura” e spero di partire per la Corea del Sud con “L’evoluzione Creatrice” di Bergson nello zaino. Ieri ho completato i preparativi per il mio viaggio. La scorsa notte ho acquistato il mio biglietto e subito dopo mi sono messo alla ricerca di un alloggio per diciannove notti: sono riuscito a trovare un ottimo albergo a due stelle che si trova nel centro di Seoul, vicino al mercato tradizionale della capitale coreana. Alla fine ho evitato l’Aeroflot e mi sono affidato all’Air France dato che le tariffe delle due compagnie erano identiche. Partirò da Roma con un volo dell’Alitalia e farò scalo a Parigi, poi lascerò la Francia alla volta di Seoul e in questa fase avrò il piacere di avvalermi dei servizi della Korean Air.

Categorie: Parole |

31
Lug

Una pedalata dopo l’altra

Pubblicato martedì 31 Luglio 2007 alle 01:29 da Francesco

Domenica sono rimasto a casa per riprendermi dalle fatiche dei giorni precedenti, ma ieri pomeriggio sono montato nuovamente in bicicletta con lo zaino sulle spalle e ho allungato ancora il mio percorso ciclistico. Come al solito ho pedalato per via di Cameretta, mi sono arrampicato lungo l’Ansedonia e ho proceduto agevolmente fino a Chiarone Scalo, ma da quest’ultimo punto invece di dirigermi subito verso Orbetello ho imboccato la strada verso Borgo Carige come ho fatto qualche giorno fa per la prima volta. Ho continuato a pedalare per un po’ e ho affrontato una salita di tre chilometri fino al cuore di Capalbio, ho fatto un breve giro per il paese e mi sono goduto la discesa per tornare nuovamente a Borgo Carige. Ho proseguito lungo via Barrucola, ho superato due incroci, di cui uno sull’Aurelia, ho raggiunto Capalbio Scalo e infine ho pedalato verso casa. Ringrazio Eolo per il vento a favore che mi ha concesso sul tratto finale. Ho percorso circa sessantacinque chilometri, ma ho arrotondato ancora per difetto dato che al programma con cui ho calcolato la distanza risulta un percorso di sessantasei chilometri. Non sono arrivato a casa stremato, perciò suppongo che il mio fisico mi consenta di affrontare chilometraggi maggiori senza problemi. Dopo il ritorno, prima di fare un pasto adeguato alla fatica compiuta, mi sono gustato una doccia un po’ fresca e ho pensato: “Davvero si può stare meglio?”. Concludo con un omaggio al panorama che offre l’altitudine di Capalbio di cui avevo dimenticato la bellezza rurale.

Categorie: Immagini, Parole |

30
Lug

La fusione di agape ed eros

Pubblicato lunedì 30 Luglio 2007 alle 02:44 da Francesco

In una zona di penombra qualcuno brucia la sua gioventù per accendere un incenso passionale. I gesti delle mani e le espressioni facciali seguono diligentemente le indicazioni della spontaneità. Due menti e due corpi si allacciano con i fili scoperti delle loro sofferenze per creare un entusiasmo erotico che non attinge nulla dalle mode millenarie del meretricio. Ogni rappresentazione cuoriforme dell’innamoramento è erronea e può funzionare solo per evocare un po’ di romanticismo melenso tramite la cellulosa e la celluloide. Il sentimento più elevato del genere umano è amorfo, ma spesso il suo significato inesplicabile viene stravolto per essere adattato squallidamente a un credo, a un principio, a una causa persa o agli obblighi dell’imprinting. Si tratta di un’esperienza prettamente empirica che indossa un cardigan trascendentale perché è casual (nel suo significato anglico). L’amore è una manifestazione della natura a cui l’abitudine e l’ignoranza attribuiscono dei caratteri eccessivamente antropomorfi per consentire alle vite umane di giustificarne la negazione o la banalizzazione, ma un punto di vista, per quanto sia diffuso e accettato, non può scalfire le fondamenta di un noumeno ed è per questo motivo che i veri amanti sfoggiano tutta la loro atarassia di fronte ai sofismi che lavorano per le comodità nocive della pigrizia emotiva. Queste parole sono pleonastiche perché l’amore nasce in seno alla conoscenza e chi sa non ha bisogno di sapere, a meno che non commetta uno sbaglio più grande di tutte le sue cognizioni.

Categorie: Parole |

29
Lug

South Korea on my shoulders

Pubblicato domenica 29 Luglio 2007 alle 04:58 da Francesco

Ho scattato questa fotografia stanotte durante un moto d’entusiasmo. Ho iniziato ad accogliere alcune sensazioni piacevoli e spero che soggiornino a lungo nel mio stato d’animo con vista sul futuro. L’eccitazione per il viaggio in Corea del Sud mi accarezza dolcemente e mi tiene compagnia. Ho provato emozioni simili a febbraio, in occasione della trasferta nipponica, e tutto ciò che ne è seguito è stato magnifico. Non voglio fare paragoni, ma non posso fare a meno di scorgere delle analogie tra ciò che è successo qualche mese fa e ciò che accadrà prossimamente. Anche se non conosco l’amore credo che sia la vetta più elevata a cui una persona possa ambire accanto a un’altra persona, ma a livello individuale penso che non ci sia un’esperienza più solenne di un viaggio solitario. Ritengo che la forza di certi eventi sia inesplicabile a meno che non si scenda a compromessi con la prosaicità, perciò evito di continuare questo sproloquio e vado cordialmente a fare in culo con il sorriso stampato sul volto.

Categorie: Immagini, Parole |

29
Lug

Le strade della Maremma

Pubblicato domenica 29 Luglio 2007 alle 01:50 da Francesco

Oggi ho modificato il mio itinerario ciclistico. Sono partito attorno alle cinque di pomeriggio e come al solito sono arrivato fino a Chiarone Scalo, ma invece di proseguire per Capalbio Scalo ho imboccato la strada che collega Selva Nera a Borgo Carigie e ho pedalato diversi chilometri in più prima di puntare nuovamente verso Orbetello. Dopo trenta chilometri ho fatto una breve sosta per dare un po’ di tregua alla mia schiena e per abbeverarmi, ma dopo un paio di minuti ho rimesso lo zaino sulle spalle e ho ripreso a pedalare con il retrogusto del Gatorade in bocca. Ho percorso più di cinquanta chilometri con un’andatura abbastanza buona per le mie capacità e ho coperto questa distanza per la quarta volta nell’arco di una settimana. In autunno vorrei percorrere nuovamente la Scansanese, ma questa volta sia all’andata che al ritorno. Ora come ora per me si tratta di un’impresa improba: il fiato non mi manca, ma devo lavorare sulla resistenza delle gambe. La Scansanese è piena di saliscendi e di tornanti che si snodano attraverso paesaggi splendidi e per raggiungerla occorre attraversare persino un tratto dell’Aurelia, ma è stupenda nonostante occorra un po’ di impegno e di pazienza per domarla. Ho avuto la forza e la fortuna di affrontare le salite e le discese della Scansanese in due occasioni e in un primo momento non è stato facile a causa del ricordo caustico di J. ma la seconda volta è andata meglio.

Categorie: Parole |

28
Lug

Seoul mon amour

Pubblicato sabato 28 Luglio 2007 alle 04:39 da Francesco

A distanza di sei mesi dal mio viaggio in Giappone ho deciso di tornare in Estremo Oriente. Nelle ultime settimane ho vagliato molte destinazioni e alla fine ho optato per la Corea del Sud. Voglio atterrare a Seoul perché sono affascinato dalla sua lontananza. Non ho bisogno di preamboli rassicuranti per lasciarmi novemila chilometri alle spalle. Non mi piacciono i viaggi organizzati perché sono tanto comodi quanto orrendi e io invece cerco di fondere la bellezza dell’improvvisazione con la funzionalità del viaggio: in altre parole sfrutto i principi della Bauhaus per evitare i ladrocini delle agenzie turistiche. Come al solito mi occuperò personalmente del biglietto aereo e dell’alloggio per non appoggiarmi a terzi e per dare un tocco totalmente personale al mio soggiorno coreano. Ho intenzione di partire durante la prima metà di agosto e spero che nulla ritardi il mio decollo verso il trentottesimo parallelo, ma l’esperienza mi costringe a non escludere l’eventualità di una breve posticipazione. Non ho ancora deciso se affidare la mia vita all’Air France o all’Aeroflot, ma sono molto attirato dalla brutta nomea della compagnia russa e dato che prima o poi dovrò morire non mi precludo aprioristicamente l’ebbrezza di volare a bordo di un Antonov o di un Tupolev. Ho solo un’idea approssimativa delle sensazioni che mi aspettano, ma è proprio questa vaghezza dolce che mi allatta con amore materno ogni volta che mi accingo a partire per qualche posto senza qualche motivo preciso. Penso che un viaggio assuma un senso formale soltanto al suo termine, perciò può nascere anche da uno starnuto dell’ispirazione.

Categorie: Parole |