17
Dic

Orbetello – Bologna

Pubblicato lunedì 17 Dicembre 2007 alle 15:21 da Francesco

Sono in piedi dalle undici di ieri sera. Sono uscito di casa prima delle due di notte e sono montato in auto con una destinazione precisa in testa. Ho sistemato il mio navigatore, ho acceso l’autoradio e mi sono diretto verso Bologna. Ho sorpassato diversi veicoli e ho superato l’antagonista mesta della mia ombra. Ho percorso centinaia di chilometri per respirare la stesso smog di L. e sono tornato indietro dopo un paio di ore nel corso delle quali ho vagabondato per i paesini limitrofi. Per l’ennesima volta nella mia vita ho cacato in mezzo a un campo e mi sono sentito straordinariamente libero con la mia defecazione glaciale. Durante il ritorno e con l’ausilio della luce diurna ho ammirato i paesaggi imbiancati che fiancheggiano l’Autostrada del Sole e ne sono rimasto affascinato: ovunque voltassi lo sguardo ogni cosa era candida e ordinata. Non ho una meta tranne quella biologica e la mancanza di un punto di arrivo è il propellente che alimenta i miei movimenti privi di senso. Di notte mi sembra che ogni tir faccia parte di una carovana triste e qualunque galleria vagamente illuminata mi ricorda la descrizione di un tunnel che ricorre spesso nei racconti di coloro che sono stati in coma. Il video che si trova ai piedi di queste parole è “Sleepless Nights” di King Diamond e penso che sia ottimo per concludere questo breve resoconto.

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15
Dic

Non c’è due senza tre

Pubblicato sabato 15 Dicembre 2007 alle 08:19 da Francesco

Ieri mattina due uomini si sono presentati alla mia porta e appena ho scorto le loro figure ho compreso la natura propagandistica della loro visita. Ho fatto accomodare per la terza volta una coppia di Testimoni di Jehovah e come al solito non ho eluso il confronto con loro. Memore degli incontri precedenti sono riuscito ad anticipare alcune frasi dei miei interlocutori e ho schernito un po’ la loro fede senza offenderla. Ho condotto la conversazione pacificamente, ironicamente e l’ho arricchita con qualche aneddoto personale sui miei viaggi e sulla mia verginità. Ho trascorso piacevolmente una parte del mio tempo mattutino con i miei due ospiti, ma costoro dopo tre quarti d’ora sono dovuti andare via e mi hanno promesso di tornare in futuro. Prima che le coppia se ne andasse le ho rivolto un paio di domande. Ho chiesto qualche informazione sull’inesattezza delle previsioni apocalittiche de “La Torre di Guardia” e sulla questione delle trasfusioni di sangue, ma i due hanno rimandato le risposte dato che erano in procinto di uscire. Per me i Testimoni di Jehova sono un ottimo sparring partner con cui allenare la mia dialettica e non rinuncio mai a uno scambio di opinioni con loro né con altri a meno che non intervengano cause di forza maggiore. Dalla Corea del Sud all’Italia e viceversa ho calamitato più di un proselitista. Mi chiedo se la mia estraneità a ogni credo sia messa in evidenza da qualche neon colorato.

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13
Dic

Quattro amici al bar

Pubblicato giovedì 13 Dicembre 2007 alle 10:27 da Francesco

Nel corso degli ultimi giorni ho dormito poco e male a causa dell’inquinamento acustico del bar che si trova sotto la mia stanza. Ieri notte sono sceso dal letto dopo l’ennesimo urlo berbero di una delle ragazze che lavorano nel locale e mi sono recato all’interno di quest’ultimo. Sono entrato nel bar con la stessa aplomb con cui John Wayne faceva il suo ingresso nel saloon di turno e ho prospettato ai presenti una mia eventuale delazione all’ASL come ritorsione per i rumori molesti. Perché un coglione deve gridare per parlare a una sua collega quando quest’ultima si trova soltanto a qualche metro di distanza da lui? Quale vantaggi può trarre l’attività di un bar dal gossip di provincia che viene recitato nottetempo in falsetto da una giovane sguattera? Le gestioni precedenti del bar erano meno invadenti ed è stato brusco il passaggio dalle discussioni pacate degli ultrasettantenni ai ragli adolescenziali delle bestie da soma che ora pascolano sotto il mio pavimento. In tanti anni ho avuto solo due motivi per lamentarmi del vicinato, ma sono stato tollerante e ho evitato di fare qualsiasi tipo di rimostranza dato che sono stati dei casi sporadici. Una volta un’aspirante suicida voleva gettarsi da un terrazzo che si trova di fronte al mio palazzo, ma alla fine la ragazza è stata tranquillizzata e al pubblico presente è stato negato il finale splatter. In un’altra occasione il padrone di una ristorante che si trova sotto la mia abitazione è riuscito a fare un buco nel pavimento della mia cucina mentre cercava il passaggio della canna fumaria. Vaffanculo.

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11
Dic

La doccia salvifica

Pubblicato martedì 11 Dicembre 2007 alle 05:24 da Francesco

La doccia è un’abluzione che mi consente di ottenere il calore di cui ho bisogno per trascorrere l’inverno e le stagioni che cercano di imitarlo. Quando l’acqua calda si infrange sul mio corpo mi sento al di fuori dello spazio e del tempo. Mi basta girare un rubinetto per aprire le porte del benessere, ma ovviamente si tratta di un’estasi momentanea che si esaurisce con la caduta delle ultime gocce bollenti. Gli effetti della doccia si prolungano per ore sul mio umore e mi permettono di affrontare meglio qualsiasi attività. Mi piace soffermarmi all’interno del mio bagno mentre gli effluvi del balsamo, dello shampoo e del bagnoschiuma si disperdono nell’ambiente circostante. Nel corso di una doccia l’acqua lava il mio corpo e depone la mia mente sopra una tepore liquido per farla riposare. Per me non è semplice sostituire i pezzi mancanti della mia affettività, ma talvolta trovo dei buoni ricambi nelle azioni comuni e nella banalità di alcuni gesti quotidiani. Sono il caporeparto del mio apparato emotivo e ricopro anche altre cariche all’interno di me stesso. Penso che la scoperta dell’acqua calda sia stata rivoluzionaria e mi domando cosa abbia provato il primo uomo che ha messo piede in una sorgente termale: un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per i centri benessere.

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9
Dic

La penultima domenica d’inverno

Pubblicato domenica 9 Dicembre 2007 alle 08:22 da Francesco

Le mie giornate sono avvolte da un silenzio piacevole e trascorrono pacatamente attraverso le mie attività quotidiane. Il vento traghetta il freddo, ma ogni volta dimentica di portarmi qualche cambiamento. Non dovrei scambiare Eolo per Babbo Natale. Ogni tanto dormo male e faccio qualche sogno spiacevole, ma adoro i residui onirici che riesco a conservare dopo il risveglio. Non ho molto da scrivere, ma trovo sempre un modo per imbrattare queste pagine. Ho quasi terminato di leggere “A Soldier of the Great War”, ma ho intenzione di affrontare con calma le duecentotrenta pagine che mi restano per concluderlo. Trovo che la lettura di un libro in inglese possa essere allo stesso tempo frustrante e coinvolgente. Per me la frustrazione deriva dai vocaboli che presentano delle difficoltà di traduzione anche quando sono contestualizzati e da qualche termine che viene definito “falso amico” a causa della sua ambiguità semantica. Il ritmo blando con cui leggo in inglese mi forza a soffermarmi maggiormente sui dettagli, ma la considero una coercizione utile dato che mi consente di aumentare il livello del mio coinvolgimento. A causa del tempo ho ridotto le mie sessioni ciclistiche e spero di riprenderle al più presto con un po’ di regolarità, ma per adesso continuo a salvaguardare la mia forma fisica tra le pareti domestiche.

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7
Dic

Guida notturna

Pubblicato venerdì 7 Dicembre 2007 alle 03:59 da Francesco

La scorsa notte sono uscito di casa verso l’una e ho guidato fino a Pitigliano. Ho attraversato l’atmosfera spettrale di Manciano e ho seguito la strada regionale fino alla città del tufo. Mi è piaciuto molto salire e scendere lungo i tornanti isolati e ho provato un grande senso di libertà durante il mio vagabondaggio solitario. Non sono mai stato capace di tradurre moralmente la notte dato che quest’ultima mescola sapientemente qualcosa del bene e del male in un modo incomprensibile che le dà le sembianze invisibili di un tao amorfo. Avevo già visitato Pitigliano prima della scorsa notte, ma la mia ultima visita risaliva a un tempo così remoto che lo avrei potuto attribuire tranquillamente a una vita precedente. Mi ha stupito l’imponenza evocativa con la quale il comune si affaccia sul mondo, ma non escludo che l’illuminazione e la notte abbiano giocato un ruolo fondamentale nel mio moto di meraviglia. Lungo la strada ho incontrato gli amici di sempre: una pattuglia dei carabinieri e due auto dei vigilantes. I miei giri notturni sono diventati frequenti. Qualche volta trafiggo il cuore della notte e mi reco a Grosseto per godermi i silenzi e gli spazi che la città offre quando si cheta.

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5
Dic

Inner struggle

Pubblicato mercoledì 5 Dicembre 2007 alle 00:02 da Francesco

Ogni colpo basso è un motivo in più per rialzarsi. Gli occhi assimilano libri che non servono per conseguire una laurea mentre le mani sollevano un bilanciere per appaiare lo sviluppo tra mente e corpo. La ragione in alcuni campi è una scienza esatta dalla quale è possibile imparare ciò che non si può apprendere dalle pagine di un manuale, ma è più complessa di quanto sembri e occorre una volontà di gran lunga superiore a quella di uno studente modello. La somma delle amarezze e delle sconfitte produce incentivi corroboranti per la vita, ma chi si affretta a usare l’abaco esistenziale e non frena la sua impazienza spesso giunge a un risultato deleterio e deprimente. Nel momento in cui sembra che nulla abbia senso ogni cosa si spoglia dei suoi attributi soggettivi e diventa irriconoscibile nella sua purezza. Lo sconforto è l’amante della pigrizia mentale e insieme figliano orde di errori nocivi. Non esistono motivi convincenti per migliorarsi, ma chi decide ugualmente di farlo è lungimirante e ripone la sua fede nell’unica entità a cui credo che debba essere concessa: se stessi. Non contano le parole di chi ha ragione e la verità, qualunque essa sia, risiede nelle azioni. I sermoni sono trascurabili come i gesti, ma i secondi lasciano la loro impronta nella realtà mentre i primi si dileguano con il narcisismo intellettuale o fuggono con la fine di un capriccio oratorio.

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4
Dic

Learn to die

Pubblicato martedì 4 Dicembre 2007 alle 02:28 da Francesco

È passato molto tempo dall’ultima volta che ho preso in mano questo libro, ma si tratta d’un evergreen sopra le foglie autunnali e, a dispetto del suo titolo, non è affatto un testo mesto né deprimente: tutt’altro.

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3
Dic

Il Mostro di Firenze: aneddoto laziale

Pubblicato lunedì 3 Dicembre 2007 alle 23:45 da Francesco

Alcuni anni fa trascorsi diversi giorni in un campeggio di Castel Fusano per questioni scolastiche e mi trovai insieme ad altre persone che erano là per gli stessi motivi. Una mattina andai a fare colazione in un complesso che era vicino al mio bungalow. Accanto me si sedette un uomo sardo che mi disse di essere un parente di Mario Vanni. Supposi che quell’uomo fosse stato richiamato dal mio accento toscano e pensai che avesse colto l’occasione per fare quattro chiacchiere di prima mattina. Costui mi disse la sua opinione sul celebre caso de “Il Mostro di Firenze” e mi spiegò che non credeva alla colpevolezza di Vanni. Il nostro dialogo durò poco e ne persi celermente i dettagli, tuttavia ne rimasi sorpreso perché avevo seguito con attenzione l’iter processuale e le vicende dei cosiddetti “compagni di merende”. Questo aneddoto mi è tornato in mente qualche giorno fa e ho deciso di appuntarlo qua sopra per rileggerlo in futuro. Prima di concludere voglio sottolineare l’atmosfera grottesca che vigeva durante le deposizioni degli imputati e dei testimoni. Penso che il processo a Pietro Pacciani sia una delle più forti commistioni di comicità e tragedia che io abbia mai visto a causa dei caratteri caricaturali di coloro che ne hanno preso parte. Ovviamente non ho assisto direttamente alle vicende giudiziarie, ma ho visto molte trasmissioni che le hanno trattate approfonditamente e tra queste alcune puntate datate di “Un Giorno In Pretura”.

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3
Dic

Lotte equinoziali

Pubblicato lunedì 3 Dicembre 2007 alle 02:25 da Francesco

Dicembre evoca sempre un mostro terribile dal mio vuoto emotivo e sono costretto a combatterci per impedire che la tristezza colonizzi il mio umore. Mi oppongo allo sconforto, ma talvolta devo riconoscere l’efficacia delle sue stoccate. Amo la mia vita e non la idealizzo, ma trovo che sia romantica la lotta che conduco per proteggerla dal dominio delle afflizioni. La mia esistenza non ha un senso e non pretendo che lo abbia, ma la seguo ugualmente passo dopo passo e cerco di arricchirla in modi diversi per ottemperare all’esigenza personale di migliorarmi. Sono ancora giovane, ma non faccio affidamento sulla mia età e non mi ritraggo dalla contemplazione delle evenienze più tetre che pendono sul mio futuro. Devo preparami ad affrontare la vecchiaia con estrema lucidità se voglio concludere con decoro la mia vita e questo comporta un’accettazione completa della fine dell’esistenza, ma ogni tanto ne resto inquietato perché si tratta di un concetto troppo pesante per la mia giovinezza e s’addice di più a un’età veneranda. Cerco sempre di giocare d’anticipo per attutire l’impatto dei grandi cambiamenti a cui è soggetta la vita, ma questo modus operandi ha un costo emotivo molto alto. Me la cavo bene con l’introspezione e mi ritengo fortunato.

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