21
Mar

Il primo equinozio dell’anno

Pubblicato venerdì 21 Marzo 2008 alle 03:44 da Francesco

Accolgo la primavera con piacere e mi auguro che la sua permanenza si protragga più del necessario. Questa stagione evoca fantasie appassionate e flette i desideri verso l’amore erotico, perciò non influenza la mia vita. La mia verginità perdura e continua a rappresentare una delle araldiche che popolano la roccaforte della mia personalità. Sulle alture dei miei giorni solitari rivendico la volontà d’amare completamente e respingo ogni agguato aleatorio che provenga dalla mercificazione dei sentimenti. Oggi come ieri non so cosa sia un bacio, ma la mia inconsapevolezza lo rende un gesto memorabile nei limiti della mia sfera individuale. Difendo l’autenticità dei miei sentimenti a spada tratta perché non voglio diventare uno schiavo del malessere. Sono il dignitario della mia capacità d’amare e irrido le elemosina della mera carnalità. Gioco a carte scoperte e sono pronto a perdere le occasioni della giovinezza qualora un legame artefatto sia l’unica alternativa. Sono libero perché non temo il tempo e la mia condizione mi consente di provare dei sentimenti veridici. La mia tenacia non tende alla misantropia come presumono taluni, ma spiana una strada tortuosa che potrebbe restare deserta per sempre: non temo questa evenienza perché l’ho già messa in conto ed è questa consapevolezza che alimenta il mio vigore sentimentale. Sarei un vile e diventerei un servo della superbia se confinassi la mia felicità nelle dimensioni del mio equilibrio solitario.

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19
Mar

Il rilascio aurorale dell’endorfina

Pubblicato mercoledì 19 Marzo 2008 alle 08:04 da Francesco

Anche stamane sono andato a correre. Mi sono svegliato alle sei di ieri sera e sono uscito di caso attorno alle cinque di mattina per lasciarmi alle spalle circa diciotto chilometri. Lo stress fisico per me non è un problema e sono anche preparato a sopportare le pressioni mentali, ma se avessi una certa età mi allenerei con più attenzione per non incrementare le possibilità di un arresto cardiaco. Ho conosciuto alcune persone che hanno complicato il loro quadro clinico con il sovrallenamento e paradossalmente si sono sforzati per stare male sebbene pensassero di agire nell’interesse del loro corpo. Lungo il mio percorso ho attraversato una pineta deserta e mi sono fermato alcuni minuti al suo interno per eseguire qualche trazione. Ormai ho abbandonato la bicicletta, ma non escludo di riprenderla in futuro o di abbinarla all’attività fisica con la quale l’ho sostituita. Un paio di anni fa provai a correre con costanza e ci riuscii durante il periodo estivo, ma smisi per un fastidio al menisco che più tardi potei imputare alle scarpe che indossavo e fu a seguito di questo problema che decisi di iniziare a pedalare. Trovavo che la corsa fosse più faticosa del ciclismo, ma in particolare la ritenevo più pesante sotto l’aspetto mentale e ancor oggi la mia opinione non è mutata. Sono abile a gestire la noia e questa capacità mi consente di affrontare senza problemi i movimenti ripetitivi del mio corpo, ma intanto resta un mistero l’ora in cui andrò a dormire.

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16
Mar

Dalla Cina con furore

Pubblicato domenica 16 Marzo 2008 alle 06:18 da Francesco

La primavera è alle porte e l’avvento imminente della nuova stagione impone un abbigliamento diverso, perciò il drappo rosso che simboleggia la solidarietà nei confronti dei monaci birmani è considerato out mentre si assiste a un revival dell’indignazione per il trattamento che la Cina riserva al Tibet. Mancano pochi mesi all’inizio delle olimpiadi di Pechino, ma a seguito dei fatti recenti qualcuno ha proposto di boicottare l’evento per protestare contro la politica cinese in Tibet come se prima d’ora nessuno conoscesse i problemi che attanagliano questa regione del mondo. In giro per il globo c’è sempre qualche guitto in doppiopetto che è pronto a cavalcare l’onda dell’indignazione popolare per apparire più democratico e umano di quanto lo sia la sua politica interna: si tratta della vecchia storia nella quale il bue dice cornuto all’asino. Vedo delle analogie tra i Paesi Baschi e il Tibet, ma anche con i dovuti distinguo storici mi pare che quest’ultimo goda di maggiore sostegno da parte degli occidentali e oso ipotizzare che buona parte di questa empatia transcontinentale abbia un fondamento iconografico intriso di romanticismo. L’indipendenza non porta sempre benefici e Timor Est ne è la prova, inoltre evidenzia come il successo di una secessione porti con sé un calo notevole dell’interesse per il territorio. Alcuni padani vogliono scindersi dall’Italia, ma non possono reggere il confronto con i colleghi tibetani: la paresi facciale di Umberto Bossi non può competere con l’espressione rubiconda del Dalai Lama.

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14
Mar

Reticenza e verità

Pubblicato venerdì 14 Marzo 2008 alle 18:53 da Francesco

Apprezzo la sincerità anche quando gioca a mio sfavore e credo che il suo utilizzo consenta a qualche problema di non incancrenirsi, tuttavia penso che occorra molto carattere per agire e parlare in modo tale che la verità possa essere veicolata efficacemente. A mio avviso l’abitudine di mentire denota un’inclinazione autodistruttiva e possiede un forte legame con la stupidità. Non aspiro a un mondo, o semplicemente a un microcosmo, nel quale viga unicamente la verità, ma credo che l’incidenza di quest’ultima debba tendere ad aumentare nel computo delle proprie affermazioni. Le frasi franche possono produrre conseguenze sgradevoli: l’imbarazzo, una forte tensione tra gli interlocutori o tra le parti dell’Io, la perdita di qualche vantaggio o la necessità di riconsiderare ed eventualmente rettificare il proprio giudizio. La reticenza è subdola e spesso viene implementata nelle strategie meschine di individui riprovevoli che se ne servono per rendere più comodi i loro rapporti interpersonali, inoltre raggiunge il non plus ultra della slealtà ogniqualvolta venga addotta la necessità del savoir-faire per la sua apologia. Non posso negare che la sincerità mi abbia causato qualche problema passeggero, ma penso che ogni cosa abbia un prezzo e in questo caso ritengo che il gioco valga la candela. Prima di apporre l’ultimo segno di interpunzione devo stendere una nota. Approvo la reticenza quand’essa sposa la causa dell’indifferenza nelle scelte radicali che talvolta producono fratture insanabili.

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11
Mar

Ricreazione notturna

Pubblicato martedì 11 Marzo 2008 alle 03:17 da Francesco

Oscillo in silenzio tra il giorno e la notte, ma non m’illudo che il mio moto sia perpetuo e spesso rammento la sua provvisorietà. Non cerco la soddisfazione personale e non ho ambizioni filantropiche, ma la mia forma mentis non confina con l’apatia né con il menefreghismo. Nutro un disinteresse totale nei confronti di molti discorsi, ma presto attenzione al modo in cui vengono modulate le parole che li compongono. Non è la superbia che mi allontana dalle opinioni, bensì la consapevolezza di quanto valga poco ogni parola che non ricalchi la realtà. Freno le mie esternazioni verbali e preferisco annoiarmi in modo genuino ogniqualvolta l’alternativa sia un divertimento fallace. Alcune volte credo che la mia età non mi rispecchi e in altri momenti sorge in me il dubbio che io non sia in grado di rispecchiarmi nella mia età. Sono fiero dell’equilibrio che vige nella mia condotta solitaria e penso che la sua costanza sia indice di serenità, ma non ignoro la bellezza che si trova al di fuori della sua portata e la contemplo da lontano. L’isolamento mi ha rafforzato nei segmenti della mia giovane esistenza e oggi le difficoltà del passato mi sembrano delle inezie, perciò non ho motivi validi per ritenere che alle avversità del presente spetti una sorte diversa. Non ho bisogno di una forma di fiducia sebbene la mia autostima sia alta quanto il tasso glicemico di un diabetico. Non aspetto che una zingara usi le sue carte per giocare d’azzardo sul mio futuro e non cerco una divinazione delfica per ottenere un po’ di conforto inutile. Non temo il futuro malgrado i suoi presagi funesti e la mancanza di questa paura è una delle colonne che sorregge l’equilibrio della mia condizione anomala.

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8
Mar

Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera

Pubblicato sabato 8 Marzo 2008 alle 15:15 da Francesco

Due settimane fa ho deciso di guardare un altro film di Kim Ki-duk e sono incappato in “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera”. Lo stile poetico del regista coreano mi ha incantato anche in questa occasione. Le scene parlano da sole grazie a una fotografia stupenda mentre i dialoghi sono pochi e si amalgamano bene con il resto. La storia si svolge prevalentemente sopra un piccolo tempio che galleggia in mezzo a un lago e questa scelta scenografica mi ha ricordato un altro film di Kim Ki-duk, ovvero “L’arco”. Il tempio galleggiante è abitato da un monaco e da un bambino e il plot si snoda attorno alle fasi della vita di quest’ultimo. Durante l’adolescenza il protagonista conosce una ragazza che viene portata al tempio per guarire da una malattia. Credo che la presenza femminile sottolinei la debolezza della carne di fronte alla possibilità di una passione fatua prima ancora che essa si concretizzi. La giovane cambia radicalmente la condotta del suo coetaneo, ma non intacca minimamente il comportamento ascetico del monaco che a mio avviso rappresenta l’ambizione inconscia dell’allievo. Il film è inframmezzato da una ritualistica poetica che si sposa in modo suggestivo con l’ambiente circostante. Suppongo che il titolo di questa opera di Kim Ki-duk sia una metafora dell’esistenza per descrivere l’evoluzione di un uomo nel corso delle sue stagioni. Amo questo tipo di cinema e penso che abbia degli effetti positivi sulla mia sensibilità, ma ogni tanto me ne allontano per ritrovarlo in seguito con più piacere.

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5
Mar

Recrudescenza calcistica

Pubblicato mercoledì 5 Marzo 2008 alle 17:08 da Francesco

Ogni tanto guardo qualche partita di calcio per rilassarmi. Non tifo per una squadra in particolare, ma simpatizzo per il calcio inglese. Preferisco seguire un match in solitudine per concentrarmi sulle dinamiche del gioco invece di lasciarmi distrarre dai commenti faziosi di qualche spettatore. Non mi piacciono i programmi sportivi né tutto ciò che ne consegue. Solitamente guardo le partite via Internet e mi diverte il tono entusiasta della telecronaca cinese. Mi piace la Premier League e credo che attualmente sia il campionato più bello del mondo, ma penso e che anche la Seria A offra ancora un ottimo spettacolo malgrado le polemiche e gli scandali del passato recente. Mi sono emozionato per l’esordio stellare di Alberto Paloschi nel campionato italiano e ho visto in diretta come ha trasformato il suo primo tocco in Serie A in un gol epocale che è valso tre punti al Milan. Sempre in ambito rossonero mi sono piaciute le giocate di Alexander Pato e quando l’ho visto segnare per la prima volta contro il Napoli ho spezzato il silenzio della mia stanza con un applauso spontaneo. Al momento penso che Cristiano Ronaldo sia uno dei giocatori più forti del mondo e tra le file del Manchester United apprezzo anche le capacità offensive di Wayne Rooney. Mi aggrada il gioco giovane dell’Arsenal e ieri sera ho assistito con piacere alla partita di Champions League che i Gunners hanno vinto grazie a una prestazione superba di Cesc Fabregas. Ritengo che anche il Liverpool abbia delle ottime qualità e di quest’ultimo club ammiro la compattezza. Nonostante abbia citato dei grandi talenti il mio giocatore preferito è sempre Franck Ribéry che attualmente si trova in forza al Bayern Monaco e credo che nel suo ruolo egli non abbia rivali. Ho sottolineato più volte la mia stima per il calciatore transalpino e posseggo anche una replica della maglia che indossa nella nazionale francese. A mio avviso il calcio è un passatempo meraviglioso e penso che i televisori vadano spenti ogniqualvolta sia possibile uscire per dare due calci a un pallone assieme a qualcuno.

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2
Mar

Pareri qualunquistici

Pubblicato domenica 2 Marzo 2008 alle 22:52 da Francesco

Le elezioni si avvicinano e sui mass media le dichiarazioni dei politici trovano più spazio del solito, ma ho una certezza che precede ogni exit poll e si tratta della mia ennesima astensione. Non mi sento rappresentato dai partiti italiani, ma ci sono alcune figure politiche che apprezzo. Mi sono piaciute le parole di Gianfranco Fini sul tema della legalità: le ho trovate sensate e spero che si concretizzino qualora il Partito della Libertà venga scelto dagli elettori. Sulle questioni etiche stimo le posizioni dei Radicali Italiani e trovo che siano l’ultimo baluardo contro la teocrazia invisibile che vige in Italia. In materia economica non ho idea di chi proponga le soluzioni migliori e la mia incapacità valutativa è dovuta alla mancanza di dati sui quali possa formulare un’opinione. Temo un po’ le parole di Silvio Berlusconi sulla questione energetica e al contempo credo che il ricorso al nucleare possa aiutare enormemente l’Italia, ma le mie perplessità sorgono nel momento in cui immagino a chi possa essere affidata la costruzione e la gestione delle centrali, inoltre mi domando se un affare di questa portata possa essere protetto con efficacia dalle incursioni della criminalità organizzata. Trovo che le dichiarazioni di Walter Veltroni siano troppo diplomatiche e penso che il suo modus operandi possa rendere ambigue alcune dichiarazioni, tuttavia apprezzo la passione che il leader del Partito Democratico nutre per il jazz. Ormai mi pare che l’Italia sia diventata bipartitica anche se sulla carta rimangono alcune macchiette. Sono contento che Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella siano fuori dai giochi e spero che si inabissino assieme ai loro partiti.

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28
Feb

Impressioni

Pubblicato giovedì 28 Febbraio 2008 alle 15:25 da Francesco

Le prime ombre del mattino esordiscono insieme alla luce e influenzano molte cose con il loro potere cromatico. Le acque della laguna riflettono i voli radenti degli uccelli e si aprono lievemente quando la chiglia di una barca ne infrange la superficie. I felini inurbati vivono il randagismo con somma nobiltà e il loro sostentamento rientra tra le preoccupazioni principali di alcune donne vecchie e sole. Ogni tanto si odono le parole slave di una badante o quelle di un operaio dell’Est che solleva e abbassa i bancali del suo datore di lavoro. L’acerbità del melting pot evidenzia le asprezze dell’immigrazione e alimenta con opulenza l’ostinazione qualunquista del razzismo provinciale. La noncuranza di taluni consente ai rifiuti di divertirsi: una parte galleggia allegramente a cavallo dei marosi e un’altra si rilassa sotto il sole e sotto la sabbia. Gaia avrebbe un aspetto migliore se ogni bottiglia abbandonata a causa del menefreghismo ecologico si mettesse in marcia per conficcarsi nel culo del suo ultimo proprietario. La quiete di certi momenti riempie lo spazio in cui viene percepita e bandisce ogni tipo di frastuono dai suoi confini. Le critiche piovono ovunque e molti individui reclamano inutilmente l’esattezza inconfutabile delle loro ciarlerie. Ai credenti non bastano più le preghiere e per questo motivo i fedeli più facoltosi comprano le indulgenze con il denaro dei paradisi fiscali. Un gabbiano si stacca da terra mentre qualcuno riposa sei piedi sotto il suolo.

Foto di Gérôme

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25
Feb

La cavalcata della soavità

Pubblicato lunedì 25 Febbraio 2008 alle 10:54 da Francesco

Ultimamente allungo il mio percorso podistico per godermi l’attraversamento di un tratto di spiaggia e di conseguenza concedo al sole possibilità di indorare le mie impronte sabbiose. Talvolta sulla strada del ritorno passo in mezzo a un breve nebbione e per qualche minuto mi sembra di trovarmi in un’atmosfera mistica nella quale vorrei perdermi per diverse ore. Mi piace correre e mi sento appagato quando mi lascio alle spalle un bel novero di chilometri. La fatica salutare concede al corpo l’occasione di giacere in un riposo paradisiaco e l’appagamento che ne segue è una ricompensa abbondante. La solitudine indossa un abito estatico quando mi accompagna nelle escursioni e in quei momenti non posso fare a meno di venerarla come una dea. Penso che ogni uomo ricopra un ruolo fondamentale per il proprio equilibrio e adoro ogni esistenza che presenti delle sfumature stoiche, ma le mie lodi maggiori sono sempre per la vita e per le ambivalenze apparenti che la compongono. Mi sento bene e il mio vigore è stabile. Spero di vivere a lungo, ma anche se dovessi defungere domani o se mi ammalassi gravemente non mi potrei lamentare della mia esistenza. Il passaggio del tempo porta via il mio presente, ma in compenso mi allenta i paraocchi e per questo motivo mi ritengo fortunato. Custodisco qualcosa che non può essermi tolto e che non ha alcuna somiglianza con le fedi flatulenti delle religioni.

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