17
Mag

Altruismo egoistico: un allenamento banale e proficuo

Pubblicato sabato 17 Maggio 2008 alle 13:53 da Francesco

Uso alcuni metodi comportamentali per affinare la padronanza di me stesso e uno di questi prevede un ricorso continuo all’empatia. Cerco di evitare che le emozioni influenzino eccessivamente la mia condotta e in determinati contesti mi sforzo di agire sempre nello stesso modo per rivendicare l’indipendenza della mia volontà, ma questo procedimento non sottrae nulla al comparto emotivo e si limita a regolarlo per impedire che assurga a un ruolo diverso da quello a cui è destinato in un’esistenza equilibrata. Quanto ho appena descritto si traduce concretamente in un atteggiamento altruistico che in realtà serve la causa di un egoismo positivo. Anche nei momenti in cui sono tremendamente incazzato o smodatamente euforico tento di rapportarmi ai miei simili in modo da facilitare le loro azioni e penso che occorra citare qualche situazione in cui tutto ciò possa avvenire, ma credo che le dinamiche di queste circostanze ipotetiche non vadano descritte cosicché all’immaginazione resti il compito di portare avanti un’indagine facile e positiva con cui accrescere certi aspetti dell’introspezione: all’ingresso di un locale, davanti alle strisce pedonali, di fronte a una domanda vaga, nei pressi di una richiesta d’attenzione o lungo le sponde dei contrattempi. Confermo la mia sovranità individuale ogniqualvolta io riesca a immedesimarmi nelle esigenze del mio prossimo senza che il mio stato emotivo mi condizioni e qualsiasi inezia altrui che io faciliti con il mio comportamento diventa un’unità del mio calcolo volitivo. Trovo che sia incredibile il potenziale che si cela dietro ogni sciocchezza quotidiana e questa considerazione mi permette di notare per l’ennesima volta quante opportunità offra ogni singolo momento dell’esistenza per allenare l’individualità in modo tale che essa non si dissoci dal mondo né da chi lo popola.

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14
Mag

John McLaughlin & The 4th Dimension a Ciampino

Pubblicato mercoledì 14 Maggio 2008 alle 14:00 da Francesco

Ieri sera ho sono andato a Ciampino con la mia auto per assistere a un concerto dell’ultimo progetto di John McLaughlin. Il suddetto è un chitarrista eccezionale e ho avuto il piacere di scoprirlo molto tempo fa su un album leggendario di Miles Davis, ovvero “Bitches Brew”, ma in seguito mi sono appassionato anche al suo lavoro con la Mahavishnu Orchestra di cui ho già accennato qualcosa su queste pagine e non ho ignorato neanche la sua produzione solistica sebbene io non sia stato in grado di apprezzare completamente le sonorità di Shakti. Il live è stato impressionante e ogni comprimario di McLaughlin si è esibito in virtuosismi stupefacenti. Il resto del quartetto era composto da Gary Husband alle tastiere e alla seconda batteria, Dominique di Piazza al basso (che per questa tournée ha rimpiazzato il suo giovane amico Hadrien Feraud) e Mark Mondesir alla batteria. Purtroppo McLaughlin ha chiesto di non fare filmati né altre registrazioni e di conseguenza non ho usato la videocamera che avevo portato con me per immortalare l’intero live, ma alla fine del concerto ho scattato una fotografia che custodirò a lungo come una reliquia digitale. Prima che il gruppo salisse sul palco uno dei gestori del locale ha chiesto l’aiuto del pubblico per prevenire una reazione simile a quella di Keith Jarret: fortunatamente non ci sono stato cattive conseguenze sebbene qualcuno non abbia trattenuto la propria smania multimediale.

John McLaughlin a Stazione BIrra

Tra i colleghi di McLaughlin sono rimasto molto impressionato dallo stile schizofrenico di Gary Husband: quest’ultimo passava continuamente dalle tastiere a una seconda batteria per duettare con Mark Mondesir in passaggi strabilianti. Anche se non sono un musicista né un audiofilo non ho potuto fare a meno di esaltarmi di fronte ai tecnicismi a cui ho assistito e qualcosa di analogo mi era già accaduto in occasione del concerto di Allan Holdsworth che ho visto oltre un anno fa. Il live di John McLaughlin & The 4th Dimension si è tenuto a Stazione Birra e penso che sia doveroso ringraziare i gestori di questo grande locale che si prodigano per offrire musica di qualità. Un’ultima nota di merito credo che vada elargita al pubblico. I presenti hanno omaggiato il quartetto a più riprese e io con loro, ma già prima che il live incominciasse ho respirato un’aria piacevole e mi sono sentito in un Eden jazzistico. Ho speso trentacinque euro per il biglietto, ho guidato per trecentoventi chilometri e durante il viaggio di andata temevo il sold out, ma sono tornato a casa con un evento strepitoso nella memoria che probabilmente non potrà essere cancellato neanche dall’Alzheimer. Concludo questo appunto con un video recente di John McLaughlin.

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11
Mag

Rilettura aperiodica e fondamentale

Pubblicato domenica 11 Maggio 2008 alle 20:15 da Francesco

Di quando in quando ho bisogno di valutare il mio lavoro introspettivo per proteggerlo dalle trappole degli automatismi riflessivi. Ormai ho una buona conoscenza di me stesso. La costanza del mio equilibro dimostra che il boom del mio sviluppo interiore è passato da un po’ di tempo, ma questo rallentamento evolutivo è un bene per il prosieguo della mia esistenza e costituisce un ritmo migliore che mi solleva dai compiti incalzanti di un recupero temporale: non devo più colmare certe lacune e non mi sento più obbligato a chiarire alcune questioni trascurabili. Anche se tutti i miei scritti andassero persi il loro valore personale resterebbe ugualmente dentro di me. I caratteri che dissemino lungo i giorni acquisiscono un’utilità fugace nel momento in cui articolano sensatamente la mia autoanalisi e muoiono subito dopo l’ultimo segno di interpunzione. Le parole che appesantiscono queste pagine sono rovine semantiche e credo che uno sguardo esterno possa coglierne prevalentemente la forma. In termini agricoli i miei scritti sono semine puntuali e le loro riletture aperiodiche sono raccolte efficaci, tuttavia ciò che ottengo a distanza di mesi o anni dal termine della mia scrittura è un frammento immobile che non sottostà alla percezione soggettiva del tempo e per questo motivo ho affermato precedentemente che l’utilità di ogni manifestazione della mia profusione testuale nasce e muore tra il debutto istantaneo della sua prima lettera e l’apposizione altrettanto fulminea dell’ultimo punto. La mia ventiquattresima primavera s’avvicina, ma la sua venuta non è anticipata dal germoglio dei dubbi né dalla fioritura dei timori. Sono pronto ad accogliere la mia nuova età con tutti gli onori che merita. Il mio stato d’animo è ancorato al largo e qualche volta mi trattengo davanti a uno specchio per ammirare la sua stabilità, ma è destinato ad andare in frantumi per rinnovarsi con le migliorie dell’esperienza. Conosco il processo della mia crescita interiore e di conseguenza non temo gli sbalzi d’umore né gli avvicendamenti della sorte.

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8
Mag

Un tè nel deserto

Pubblicato giovedì 8 Maggio 2008 alle 19:08 da Francesco

Quest’oggi ho deciso di abbandonare il tono ampolloso dei miei ultimi appunti per affrontare una questione particolare. Sotto la mia stanza si trova un bar e il soffitto di quest’ultimo combacia perfettamente con il mio pavimento. I nuovi gestori dell’esercizio hanno piazzato degli altoparlanti vicino al soffitto del locale e non hanno insonorizzato adeguatamente il loro ambiente, perciò la mia camera viene invasa con regolarità dalla musica sottostante. Questa situazione ha delle ripercussioni sul mio riposo e di conseguenza accelera il moto dei miei coglioni. Ho provato a parlare con i responsabili di questa condizione incresciosa, ma i miei tentativi diplomatici mi hanno quasi portato ad alzare le mani sui due gentiluomini che si occupano del bar e dopo uno scambio di opinioni con i figuri di cui sopra ho capito che avrei avuto più possibilità di parlamentare con un gruppo di Janjaweed.

Janjaweed

In Italia gli sconti di pena sono applicati con celerità mentre l’attuazione della giustizia civile richiede dei tempi biblici, ma non ho fretta e sono disposto a perseverare per debellare i rumori molesti che s’insinuano nella mia abitazione. La musica è una delle mie più grandi passioni, tuttavia manderei a fare in culo anche John Coltrane se resuscitasse per suonare alle tre di notte nella mia stanza. Oltre alla musica indesiderata il palinsesto del bar offre anche qualche spettacolo d’azione: i deliri di qualche ubriaco e le risse occasionali. Per chetare l’ultimo scontro ho chiamato il centododici e le guardie sono arrivate dopo tre quarti d’ora, ma se al loro arrivo la rissa fosse stata ancora in corso sarebbe diventata di diritto un incontro di boxe e a quel punto avrei osato scommettere qualche euro. I Carabinieri fanno ciò che possono, ma le loro risorse sono limitate e il sabato sera si riducono ulteriormente. Spero che la mia zona si liberi dalla feccia prima che diventi eleggibile per concorrere con Scampia. Ho già contattato un avvocato e mi sono informato in materia di inquinamento acustico, ma prima di agire devo attendere un po’ per compiere ulteriori valutazioni.

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5
Mag

Correzioni introspettive

Pubblicato lunedì 5 Maggio 2008 alle 08:47 da Francesco

La solitudine è una compagna fedele e un’insegnante impeccabile, ma credo che per apprendere le sue lezioni sia indispensabile accettare il metodo con cui ella le impartisce. Chi è estraneo a una certa parte della società tende a stigmatizzare quest’ultima per rafforzare le sue convinzioni, ma io ritengo che una condotta simile provochi semplicemente una perdita di tempo e penso che sia più importante utilizzare i giudizi personali per esaminare le matrici da cui derivano le proprie azioni. Talvolta anch’io mi lascio trascinare dal piacere di una critica inutile e aspra verso questioni che catalizzano il mio interesse soltanto per la facilità con la quale si prestano a un giudizio negativo, ma quando mi rendo conto di questo inganno provvedo a rimproverare la mia ingenuità e taccio. Credo che una stroncatura gratuita sia una catarsi controproducente e la reputo una conseguenza comune nell’ambito di un egocentrismo sterile. È difficile sottrarsi alle inezie quotidiane per elevarsi sul piano aulico del vuoto esistenziale ed è altrettanto arduo rivendicare la propria libertà attraverso il ricorso paradossale ad alcune rinunce, ma io non conosco un’altra via per resistere a quanto si oppone alla bellezza nella sua accezione più profonda e non nego che gli ostacoli ripetitivi di questa impresa mettano a dura prova la sopportazione umana. Suppongo che non sia fondamentale un abbandono radicale del mondo per guardare negli occhi la precarietà della propria vita e iniziare ad amarla in un modo diverso dai dettami ordinari, ma credo che questo fine meraviglioso debba essere perseguito in seno alla società in modo tale che risalti maggiormente ai propri occhi e segua un percorso più formativo quanto possa essere uno scenario bucolico. Non ho mai smesso di pensare che la cultura sia accessoria e vanagloriosa sebbene io tenti di accrescerla per esercitare la mia volontà: lodo ogni azione silente che porti a termine i compiti dell’introspezione. Non intendo sposare una causa diversa da quella che mi impegna nella salvaguardia e nel progresso della padronanza di me, ma allo stesso tempo non la considero il centro della mia esistenza per evitare che assuma delle dimensioni spropositate ed è per questo motivo che le dedico soltanto una parte delle mie energie.

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2
Mag

Jack Kerouac

Pubblicato venerdì 2 Maggio 2008 alle 11:31 da Francesco

Qualche giorno fa ho visto “A Farewell To Beat”, un documentario nel quale Fernanda Pivano ripercorre una parte importante della sua vita e riassume poeticamente la beat generation. Il film è un po’ amarcord, ma credo che veicoli un messaggio di speranza. Durante la visione mi è venuto in mente uno dei primi libri che ho letto, ovvero “Viaggiatore Solitario” di Jack Kerouac, perciò ho cercato qualcosa sul web che riguardasse quest’ultimo e mi sono imbattuto in una intervista surreale nella quale lo scrittore statunitense appare completamente ubriaco di fronte alle domande di Fernanda Pivano. Credo che Kerouac fosse un personaggio straordinario e su di lui persino l’alcolismo sembrava una virtù. Ho passato molte notti a leggere “Sulla Strada” e anche se adesso ne ho un vago ricordo non sono in grado di dimenticare l’essenza pulsante di quel libro. Nel dedalo di Internet ho scovato un commento che lasciai otto anni fa sul guestbook di un sito dedicato a Jack Kerouac e appena l’ho riletto non ho potuto fare a meno di sorridere teneramente di fronte all’innocenza delle mie righe incerte, perciò ho deciso di appuntarle qua sopra e per l’occasione ho rimosso qualche errore di ortografia: il commento risale al mese di luglio del duemila. “Salve. Mi chiamo Francesco. Ho sedici anni. Ho conosciuto Jack per caso. Alle medie mi dissero di portare un libro e farne una breve descrizione, ne presi uno di mio padre, uno su cui si trovava una breve sintesi sul retro e lo relazionai senza leggerlo. Passano tre anni e riprendo quel libro spinto dalla ricerca di qualcosa che Kerouac ha cercato tutta la vita: la libertà assoluta. Il libro in questione è Viaggiatore Solitario. Tutto ciò mi ha spinto a decidere che tra qualche anno dovrò lasciare la scuola per frequentarne una migliore: la vita. Grazie Jack, ti avrei voluto conoscere. Tanti della mia generazione non sanno nemmeno chi sei, mi dispiace per loro come mi dispiace che non riescano a capire la mia voglia di evadere per iniziare la mia ricerca. Grazie Jack, ogni tanto pensa ai tuoi fratelli dall’alto dei cieli, okay? Ciao fratello“.

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30
Apr

Il jolly subdolo

Pubblicato mercoledì 30 Aprile 2008 alle 12:42 da Francesco

La distorsione condiscendente del garantismo produce conseguenze lassiste ed è il principio sul quale si fondano le convinzioni tracotanti di alcuni individui. Non voglio portare le mie parole sui binari della legislazione né intendo appuntare qualche critica grossolana verso l’amministrazione della giustizia, ma desidero convogliare questo breve scritto in un contesto completamente diverso. La coerenza assomiglia a un hobby di nicchia e sebbene sia poco praticata molte persone pretendono di scorgerla nei loro simili, ma questa esigenza opportunistica è in primis un atto incoerente e dimostra la faziosità disarmante di un metro di giudizio che a mio avviso può ritorcersi contro chiunque lo adoperi. A mio avviso, un ladro che pretenda di non essere derubato non è un soggetto divertente, bensì uno stupido ottuso che può fornire parecchio materiale per il suo dileggio. Ai miei occhi chiunque sia fedifrago ed esiga di non essere tradito non appare come un individuo pretenzioso, bensì lo ritengo un imbecille che è destinato a soggiornare nella capitale della frustrazione. Non riesco a provare comprensione per un insegnante che sia annoiato dalla sua materia e che allo stesso tempo pretenda un impegno spasmodico dai suoi studenti, ma lo considero un coglione nocivo e lo reputo adatto a diventare il testimonial negativo per il cancro sociale contro cui l’oncologia non può fare nulla. C’è una citazione che si presta bene alle mie parole, ma non ne ricordo l’autore: “La seconda chance viene data sempre alle persone sbagliate”. Trovo che alcuni errori non siano tali, ma sospetto che abbiano l’essenza di un gesto deliberato e credo che avvengano grazie alle rassicurazioni permissivistiche di qualche individuo ingenuo o negligente. La certezza della pena non è salda quanto la certezza di una seconda possibilità e di conseguenza la sua debolezza incentiva certe condotte menzognere: mi riferisco ancora a dei contesti introspettivi e interpersonali nonostante le mie ultime parole possano essere ricondotte a questioni forensi. Sono un fautore della tolleranza zero nei miei rapporti e al contempo credo che occorra un po’ di elasticità, perciò non escludo alcune eccezioni a patto che non stabiliscano le regole né diventino tali. Di tanto in tanto mi processo e sono lieto quando riesco a prosciogliere me stesso dalle mie accuse. Talvolta ho dovuto fare i conti con i miei giudizi e non mi sono limitato a passeggiare tra i banchi della mia introspezione, ma ho cercato di assolvere i compiti dell’ubiquità morale per essere al tempo stesso e nello stesso luogo l’imputato, il giudice, l’accusatore e il difensore del mio processo di vita.

Foto di loungerie

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27
Apr

Le condizioni reggenti

Pubblicato domenica 27 Aprile 2008 alle 22:47 da Francesco

Ogni tanto i giorni si dileguano insensatamente attraverso gli spiazzi della quotidianità e in quei momenti ho l’impressione che il tempo scivoli dalle mie mani, ma la visione ipotetica del futuro non riesce ad alterare il controllo che esercito sulla mia vita e per questo motivo, nell’arco delle ventiquattr’ore giornaliere, non mi limito a respirare. Non voglio lezioni di storia da qualcuno che non sia in grado di scrivere la propria e mi basta una parola per riassumere quanto ho appreso finora: “Silenzio”. La mia età è friabile, ma io sono ancora intatto e durante la notte mi rinsaldo con la fiamma dell’elucubrazione. Non sono esente dai desideri complementari e rifiuto l’immunità emotiva perché non voglio disumanizzarmi, ma per questa presa di posizione ricevo innumerevoli sferzate dall’assenza passionale e ne mostro i segni senza imbarazzo perché ritengo che l’omertà interiore possa creare una connivenza pericolosa con la frustrazione. La mia serenità affonda le radici nella sua antitesi, ma non è inquinata dal malessere ed è attraversata da una linfa benevola grazie alla quale riesce a ramificarsi nella consapevolezza delle mie azioni. La giovinezza mi lancia regolarmente un ultimatum fasullo, ma il suo bluff non può convincermi e inoltre lo trovo ridicolo. Non relego i miei pensieri su me stesso e talvolta plano platonicamente sopra un continente indigente per rammentare alle mie idee che altrove il sole e l’acqua non sono semplicemente allegorici, ma i miei voli pindarici non avvengono sulle ali del pietismo e non rasento mai le utopie. Cerco stimoli edificanti dove non cresce nulla e brandisco la mia indole per difendermi dal surplus della pochezza.

Foto di BigChilli

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24
Apr

Il mio primo libro

Pubblicato giovedì 24 Aprile 2008 alle 20:34 da Francesco

A ottobre ho incominciato a scrivere un libro e in questi giorni ne sto terminando la stesura. Non ho ambizioni editoriali e penso che esistano più scrittori che lettori, ma non escludo di stampare qualche copia del mio lavoro in una tipografia per conservarne una versione cartacea e prima o poi ne farò un e-book. Qualche anno fa avevo già provato a redigere un romanzo breve, ma tutti i miei tentativi erano precipitati puntualmente nel baratro dell’insoddisfazione e ogni caduta mi aveva spinto ad affinare il mio stile affinché si adeguasse alle mie esigenze. Non sono un letterato e ritengo che la mia padronanza linguistica non sia eccelsa, ma sono contento di quanto ho scritto finora ne “La Masturbazione Salvifica: Diario Agiografico di Un Onanista”. Il testo di oltre centottantamila caratteri è parzialmente autobiografico e rappresenta una parte notevole del mio lavoro introspettivo, perciò, come specifico nella prefazione, “questo libro non è stato scritto per essere letto, ma è stato concepito per essere scritto”. Prevedo di terminare la correzione e l’impaginazione entro la prima metà di maggio. Ormai il mio operato scritturale ha assolto il suo compito introspettivo, ma posso utilizzare ciò che ha prodotto come un prontuario sulla mia forma mentis. Ho alcune idee per scrivere un secondo testo di tutt’altro tenore, ma per adesso non ho intenzione di concretizzarle e attendo che uno stimolo incontrollabile mi induca ad articolarle.

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21
Apr

Annotazioni a margine

Pubblicato lunedì 21 Aprile 2008 alle 04:31 da Francesco

Non ho nulla di particolare da appuntare su queste pagine virtuali, ma sento ugualmente l’esigenza di digitare qualche frase asettica. Il mio corpo sta bene e la mia mente opera senza intoppi. Non ho bisogno di un’ambizione impellente né di un desiderio smodato. Ogni tanto mi concedo qualche opinione trascurabile per evitare che una parte del mio intelletto si atrofizzi, ma non mi aggradano le discussioni sterili e preferisco i soliloqui introspettivi. Ho raggiunto una condizione ottimale e cerco di mantenerla in questo stato. L’indipendenza della mia interiorità è legata profondamente alla rinuncia di alcuni valori e dei loro opposti, ma le conseguenze positive di questa scelta non sono evidenti e ritengo che la loro manifestazione esteriore non sia fondamentale. La coscienza non può essere ammutolita dal suo coinquilino e nel complesso delle emozioni risiede il garante della verità individuale, perciò non credo che qualcuno possa mentire deliberatamente a se stesso. Talvolta le mie annotazioni sono frammentarie e in altri momenti si ripetono come un mantra, ma si comportano bene durante ogni rilettura e per questo motivo non mi nascondono nulla. Mi chiedo cosa possa destabilizzarmi, ma non pretendo una risposta celere e mi auguro che sia incompleta qualora io la ottenga. I miei sforzi continuano a ripagarmi più di quanto io mi aspetti e da tutto ciò deriva una soddisfazione genuina che mi esalta a dovere.

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