13
Lug

Gli Yellowjackets, Mike Stern e Le Orme

Pubblicato domenica 13 Luglio 2008 alle 04:24 da Francesco

Qualche ora fa sono andato a Montalcino per seguire un evento della rassegna “Jazz & Wine”, ma non ho degustato neanche un vino dato che sono astemio e mi sono limitato a inebriarmi con il concerto degli Yellowjackets e di Mike Stern. Il live si è tenuto in uno scenario molto suggestivo, tuttavia per quanto riguarda il jazz preferisco l’atmosfera da club. Sul palco di Montalcino gli Yellowjackets si sono presentati con Russel Ferrante, Bob Mintzer, Marcus Baylor e Jimmy Haslip che l’anno scorso avevo già avuto la fortuna di vedere dal vivo assieme ad Allan Holdsworth, Chad Wackerman e Alan Pasqua. Il quartetto statunitense ha realizzato ultimamente un album con Mike Stern e da quanto ho sentito durante l’esibizione credo che le forze in campo abbiano realizzato un disco notevole, ma attendo di ascoltare attentamente il lavoro in questione prima di formulare un’opinione precisa. Mike Stern non figura tra i miei chitarristi preferiti, ma lo apprezzo molto e la sua prestazione mi ha esaltato più di quanto mi aspettassi. Una settimana prima di questo evento ho assistito a un concerto gratuito che Le Orme hanno tenuto a Civitella Marittima e di conseguenza ho avuto l’occasione di respirare l’atmosfera magica del rock progressive degli anni settanta. Il trio è stato eccezionale e mi ha stupito quanta energia riesca ancora a sprigionare dopo oltre quarant’anni dall’esordio. Michi De Rossi è un personaggio simpatico e goliardico, inoltre non perde un colpo dietro la batteria, ma sono rimasto estasiato principalmente dalla duttilità di Michele Bon che si è diviso per quasi un’ora e mezza tra la keystar, il synth e l’organo. Non conosco il sesso né le relazioni amorose, ma credo che certi fraseggi siano altrettanto intricati: sì, decisamente.

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10
Lug

Qualunquismo estivo

Pubblicato giovedì 10 Luglio 2008 alle 14:07 da Francesco

Credo che le manifestazioni antigovernative in uno stato democratico siano prive di efficacia e mi pare che la storia lo dimostri ampiamente, tuttavia penso che alcune di esse siano una valvola di sfogo per coloro che sopportino a stento il clima politico al quale sono soggetti e trovo molto divertenti le derive offensive che talvolta accompagnano questi avvenimenti o ne costituiscono i perni. Sono un qualunquista e di conseguenza riesco ad apprezzare facilmente le invettive che vengono rivolte verso gli scranni del governo, ma da queste espressioni di astio ricavo soltanto un po’ di sollazzo e, a differenza di certuni, non mi illudo che possano avere effetto. Non ho mai partecipato a nessuna manifestazione politica e non ho mai votato, ma credo ancora che la mediocrità attuale della classe politica verrà spazzata via quando vi sarà un ricambio generazionale nei luoghi del potere. Talvolta mi chiedo se l’Italia avrebbe potuto essere un paese migliore qualora fosse giunta più tardi e con più maturità a un assetto democratico. Non ho le conoscenze adeguate per formulare opinioni personali che io possa stimare come tali, perciò lambisco di tanto in tanto le vicende della mia nazione per non esserne completamente estraneo. Nell’arco degli ultimi sessant’anni la storia italiana è stata caratterizzata da misteri ancora irrisolti e l’opinione pubblica è stata scossa frequentemente da eventi che ormai sembrano più adatti alle pagine dei libri scolastici che all’indignazione popolare, tuttavia ritengo che l’Italia abbia fatto dei passi in avanti negli ultimi decenni e allo stesso tempo capsico quanto sia difficile ammetterlo nel malessere che aleggia attualmente lungo tutto lo stivale. Talvolta non riesco a condannare la tracotanza dei politicanti e credo che quest’ultima sia soltanto il rilfesso del comportamento arrogante che hanno alcuni elettori quando cercano di tutelare i loro interessi nella vita di ogni giorno. Persino le piccole dispute tra condomini possono peccare di sobrietà, perciò mi domando come si possa pretendere che i dibattiti su temi di interesse nazionale e internazionale siano sempre composti. In altre parole sospetto che l’indole dei governanti rispecchi parzialmente quella dei votanti e di conseguenza quando i secondi manifestano contro i primi forse contestano qualcosa anche a loro stessi. Sono un esterofilo e come alcuni dei miei connazionali non lesino critiche allo stato in cui vivo, ma non sono un catastrofista e penso che l’Italia possa ambire a un futuro che non faccia rimpiangere il suo passato rinascimentale. Nella mia analisi naif immagino sempre che nel mio paese possa giungere una nuova era attraverso alcune tappe obbligatorie: l’annientamento totale delle ingerenze vaticane, il ridimensionamento delle reti criminali e un’applicazione delle leggi vigenti tanto celere quanto ferrea.

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7
Lug

Mentite spoglie

Pubblicato lunedì 7 Luglio 2008 alle 19:20 da Francesco

Riservo lo stesso trattamento a tutte le parole e per questo motivo credo che la mia indifferenza sia democratica. Cerco di rispettare il vuoto nel quale mi trovo a mio agio e rimprovero ogni parte di me che tenti di riempirlo per viziare il mio Ego. Ripudio ogni reputazione che abbia il compito inderogabile di presentarmi agli occhi degli estranei con troppa benevolenza o con demeriti eccessivi, ma salvaguardo ciò che essa nasconde sotto le sue sembianze deformi. Appartengo alla società umana e non la rinnego mai, tuttavia mi tengo a debita distanza da alcune delle sue espressioni e di tanto in tanto presenzio al suo interno per non assentarmi completamente dalla realtà che mi circonda. Scarico la mia frenesia comunicativa nella scrittura e nei monologhi impercettibili che recito a me stesso senza preavviso. Non mi curo dell’opinione altrui perché essa non può curarmi dai mali che dipendono dai miei moti interiori, ma non commetto mai l’errore di considerarmi al di sopra di tutto ciò che non mi interessa e agisco in questo modo per tutelarmi contro gli errori del mio giudizio invece di farlo per nutrire una modestia narcisistica. Talvolta sono sgarbato e irruento, ma penso che sarei molto più sgradevole se accettassi di partecipare a certi eventi per salvaguardare la mia affabilità apparente. Sono consapevole delle impressioni erronee che possono emergere dalle mie scelte e dalle azioni con cui le confermo, ma non mi preoccupo della forma quando quest’ultima non sia conciliabile con il contenuto. I miei atteggiamenti non sono snobistici e altezzosi, ma capisco che possano essere percepiti in questo modo e sono indulgente con gli effetti che vengono prodotti da queste sensazioni erronee. Non voglio che qualcuno cerchi di comprendermi per fraintendermi, ma sono io che ho bisogno di approfondire ulteriormente la conoscenza di me stesso per invalidare qualsiasi spiegazione fallace che provenga dalle mie valutazioni sbagliate o da quelle di chiunque si ritrovi a relazionarsi con me.

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4
Lug

Ricordi recenti

Pubblicato venerdì 4 Luglio 2008 alle 03:16 da Francesco

Sono tornato a casa da meno di due giorni, ma sento già il bisogno di rivistare qualche frammento della mia breve permanenza a Helsinki e la musica dei KYPCK mi consente di ripensare più facilmente ai giorni piacevoli che ho speso nella capitale finlandese.

A sinistra c’è Matti e a destra un suo amico altrettanto serio con cui ho trascorso la prima parte del secondo giorno del Tuska. Ho conosciuto Matti su una panchina e dopo qualche minuto dal nostro incontro si è unito a noi un ubriaco che si lamentava perché aveva passato la notte in galera. Mi sono sembrati due ragazzi in gamba e con una mentalità molto aperta: abbiamo scherzato e discusso di musica per parecchie ore.

Matti

Questa bellissima ragazza aveva un costume stupendo e si muoveva in modo grandioso sulle note dei Dimmu Borgir. La sua figura ha richiamato gli obiettivi di molte persone e anche io ho avuto la possibilità di immortalarla. Non le ho chiesto il suo nome, ma tali fattezze credo che siano innominabili.

I Behemoth hanno fatto un grande live e Nergal ha scherzato con il pubblico tra un pezzo e l’altro. Spero di rivedere questa formazione, ma per ora me la continuo a godere su CD. Ad un certo punto sul palco è rimasto solo Inferno che si è lanciato in assoli di batteria devastanti. Insomma, un’esibizione immensa.

Matti mi ha portato in questo piccolo paradiso terrestre. Il negozio è gestito da persone appassionate e offre molti dischi a prezzi accessibili! Ogni volta che varcavo l’ingresso del locale gli occhi dei proprietari si illuminavano. Se fossi ancora a Helsinki probabilmente chiederei le elemosina per acquistare “Last Day In Paradise” del trio di Alex Skolnick che non ho potuto comprare. Un pomeriggio, all’esterno del negozio, ho incontrato tre ragazze italiane che si dirigevano a Turku per vedere un altro festival più incentrato sull’hard rock, ma non mi sono intrattenuto molto con loro e ci ho scambiato solo qualche parola.

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1
Lug

Tuska: secondo round

Pubblicato martedì 1 Luglio 2008 alle 14:57 da Francesco

Tre giorni fa ho vissuto la seconda data del Tuska Open Air Metal Festival. Prima di superare la soglia dell’ingresso ho incontrato un amico di Matti che avevo conosciuto il giorno precedente e assieme a costui ho visto le esibizioni dei Kalmah e dei Kiuas, ma mi sono allontanato da lui quando hanno iniziato a suonare i Behemoth. Il quartetto polacco è stato devastante e quest’oggi ho acquistato una copia originale di un loro grande album: “Satanica”. A un certo punto Nergal ha tirato fuori una Bibbia e ha detto in inglese: “Stamattina ho trovato una Bibbia nella stanza del mio albergo, ma è tutta in finlandese, potete dirmi cosa cazzo contiene?”. Poco dopo il testo sacro è stato strappato con noncuranza e i resti sono stati dati in pasto alle prime file del pubblico che ne hanno ultimato la distruzione. Ormai mi sono rimasti soltanto cinquanta euro, ma in compenso ho quasi quaranta dischi in più che adoro. Dopo i Behemoth hanno suonato i Fields of Nephilm, ma ho trovato un po’ soporifero tanto il loro live quanto la loro musica: that´s not my cup of tea at all. Successivamente ho visto Dream Evil e la loro prestazione mi è sembrata ottima, tuttavia non acquisterei mai un loro album. I pezzi da novanta hanno cominciato a salire sul palco principale attorno alle sette di sera. Il pubblico è andato in delirio appena sono apparsi Kreator. Petrozza ha fomentato un primo moshpit al quale ne sono seguiti altri: “Are you ready to kill? And are you ready to kill each other? C’mon motherfuckers, show me a big mosh pit right now”. Dopo l´esibizione della band teutonica mi sono spostato vicino a uno dei due palchi laterali e ho assistito al live dei Primordial che prima d’allora non avevo mai visto né sentito, tuttavia il gruppo mi ha fatto una buona impressione e mi sono ripromesso di approfondirne l’ascolto. Mi sono allontanato dai Primordial abbastanza presto per ottenere un posto nelle prime file per l´esibizione dei Morbid Angel. Mi sono sgolato per sostenere Trey Azagthoth, David Vincent e Pete Sandoval, ma ne è valsa la pena e anche se di solito mi focalizzo sulla musica questa volta non mi sono negato a nessun mosh pit e ho sostenuto ogni crowd surfing che è passato sopra la mia testa. I Morbid Angel hanno aperto il loro live con “Maze of Torment” e “Pain Divine”, perciò è facile immaginare quanto il pubblico (me compreso) si sia esaltato e la pioggia che è comparsa in seguito ha alimentato ulteriormente la follia collettiva. È stato fantastico. Persone ubriache, contuse e urlanti: tutte sotto la stessa acqua e sopra lo stesso fango per la stessa musica.

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28
Giu

Pure fucking metal

Pubblicato sabato 28 Giugno 2008 alle 11:13 da Francesco

La giornata di ieri è stata eccezionale. Prima di recarmi all’ingresso del Tuska ho conosciuto Matti, un mio coetaneo con cui ho condiviso il resto della giornata. I concerti sono stati devastanti e ogni gruppo ha fatto egregiamente il suo dovere sul palco, ma a mio avviso con l’esibizione dei Carcass è stato raggiunto il punto più alto del primo giorno del festival. Ho apprezzato anche le apparizioni degli Amon Amarth, dei Mokoma, dei Dimmu Borgir e sebbene quest´ultima band non mi abbia mai esaltato in modo particolare devo ammettere che il loro live è stato coinvolgente, tra l’altro Shagrath è un grande intrattenitore e sa come esaltare il pubblico. Sono riuscito a filmare soltanto qualche minuto dell´esibizione dei Mokoma dato che l´uso delle videocamere è proibito dall´organizzazione del Tuska e poi ho nascosto la mia Canon per evitare che qualche addetto del servizio d’ordine la notasse, tuttavia ho scattato diverse fotografie e ho raccolto abbatanza materiale per rinfrescare la mia memoria futura. Ieri mattina Matti mi ha presentato i suoi amici, ma prima mi ha portato in un negozio di musica nel quale stamani ho speso buona parte dei miei soldi. Ho preso altri dischi fondamentali per la mia collezione, ma gli acquisti di oggi hanno riguardato il death metal, il power metal e l’heavy metal mentre tra le compere musicali di qualche giorno fa ho dato più spazio al jazz. Finalmente sono riuscito a rimediare una copia originale di “House of God”, un album di King Diamond che amo molto e che ha una delle copertine più belle che io abbia mai visto. Ho acquistato alcuni classici che da parecchi anni a questa parte mi ero ripromesso di ottenere su cd: “Operation: Mind Crime” dei Queensrÿche, “The Chemical Wedding” di Bruce Dickinson, “Reign In Blood” degli Slayer, “Vulgar Display of Power” dei Pantera, “Uprising” degli Entombed e “Tomb of The Mutilated” dei Cannibal Corpse, ma ho comprato anche gli ultimi tre album che mi occorrevano per completare la serie dei dischi rimasterizzati degli Iron Maiden e ho finito di dilapidare una fetta consistente dei miei fondi con l´edizione speciale dell´ultimo album dei Sabbaton: “The Art of War”. Tra gli acquisti di alcuni giorni fa invece figurano alcuni album dei Weather Report e “Giant Steps” di John Coltrane. Tra meno di un’ora mi attende la seconda ondata di concerti del Tuska e non vedo l’ora di assistere all’esibizione dei Morbid Angel e dei Behemoth. Ieri non sono riuscito a salutare Matti perché ci siamo persi nella confusione, tuttavia spero di incontrarlo nuvoamente quest’oggi e quando tornerò in Italia ascolterò con attenzione i pezzi della band death metal nella quale egli milita come cantante: i Carnafex. Un’ultima nota di colore credo che la meriti un tipo che ho visto ieri sera durante il Tuska. Costui era completamente ubriaco mentre raccoglieva da un secchio della spazzatura le vaschette di cibo che le persone gettavano in continuazione e poi ne mangiava gli avanzi con una tale disinvoltura che non ho potuto fare a meno di provare una grande ammirazione per lui. Stay metal.

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26
Giu

Helsinki: le prime impressioni

Pubblicato giovedì 26 Giugno 2008 alle 17:15 da Francesco

Sono a Helsinki da due giorni e mi sembra di essere atterrato su un altro pianeta. Lungo le strade della capitale finlandese la bellezza è la regola e tutto il resto è un’eccezione trascurabile. Questa è la metropoli piu´vivibile che io abbia mai visitato e sarei felice di possedere un’abitazione da queste parti per trascorrervi una parte dell’anno. La città è innervata dalle piste pedonali e da quelle ciclabili, perciò è possibile visitarla agevolmente a piedi o su due ruote. I tratti del popolo finlandese sono bellissimi e fieri. Ho visto valchirie ovunque e sono rimasto incantato dai loro volti. Helsinki offre molti spazi verdi e ho avuto modo di visitarne parecchi grazie alle lunghe camminate con le quali ho riempito i primi giorni del mio viaggio. In questo periodo dell´anno il buio non esiste e ad ogni ora c’è un po’ di luce. Domani e dopodomani trascorrerò buona parte del mio tempo nel parco Kaisaniemi per assistere al Tuska Open Air Metal Festival che questa sera sarà anticipato dal concerto dei Nightwish assieme ai quali suoneranno gli Amorphis e gli Epica, ma dato che apprezzo soltanto i secondi non spenderò quarantaquattro euro per comprare il biglietto e invece guarderò l´ultima semifinale dei campionati europei di calcio; tiferò soltanto per Arshavin e Pavlyuchenko perché il loro modo di giocare mi delizia. Qualche ora fa ho fatto un po’ di shopping in un bel negozio di musica e ho placato la mia fame consumistica con l´acquisto di qualche album leggendario. In questi giorni Helsinki è battuta dal vento, ma le folate non sono fredde e riesco a girare in t-shirt senza problemi. Apprezzo questa città e vorrei farne parte. Mi piacerebbe tagliare i ponti con l’Italia e vorrei barattare la conoscenza della mia lingua madre con la conoscenza del finlandese. Sarei una persona migliore se le mie intenzioni abbandonassero il condizionale per mettersi sotto l’egida dell’imperativo. Sono felice di trovarmi a Helsinki e credo che sia un posto ideale per il mio stile di vita, ma nel bene e nel male io appartengo al mio luogo natio. Anche tra i paesaggi incantati della mia cittadina maremmana riesco a esercitare la mia esistenza in base alle mie esigenze, ma non mi rivedo affatto nell’indole sociale che predomina in Italia e questo è il motivo per cui spesso sembro un esterofilo. Mi lascio cullare dal mio presente finlandese e non mi cruccio su un futuro congetturale perché credo che sia soltanto un modo sterile per assaporare il frutto marcio del mio passato italiano. Ho ancora sei giorni da spendere quaggiù e sono certo che saranno piacevoli come i due che sono appena trascorsi.

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23
Giu

Hyvästi

Pubblicato lunedì 23 Giugno 2008 alle 23:23 da Francesco

Il mio zaino è pronto e non ho bisogno di altri bagagli. La sinusite mi ha quasi abbandonato, perciò sono sicuro di partire. Questo viaggio non ha le premesse spettacolari delle mie capatine in Estremo Oriente e, tranne Parigi, le città europee non hanno mai esercitato un grande fascino su di me, tuttavia suppongo che Helsinki possa risultarmi un po’ sui generis. Il Giappone e la Finlandia hanno dei punti in comune: il benessere economico e il tasso di suicidi. Il Tuska Open Air Metal Festival non è il motivo principale per cui mi avvicinerò al circolo polare artico, ma è soltanto una scusa piacevole con la quale assecondare un capriccio della mia curiosità. Il viaggio per me è un gioco e impedisco alla ragione di parteciparvi. In queste circostanze adoro la lontananza, la solitudine rumorosa e l’estemporaneità delle mie decisioni, ovvero tre elementi indispensabili per una forma di libertà particolare che a mio avviso si trova tra l’alienazione e la beatitudine. Spesso sembra che la felicità si aggiri altrove, invece io credo che essa risieda a pochi passi dal presente in uno dei suoi innumerevoli aspetti. Mi piace sentire il dinamismo di una ricerca che non punti a trovare qualcosa e grazie a tale potenza dispongo di alcune finestre di tempo in cui riesco ad andare più veloce della caduta degli orpelli pregiudiziali che si depongono regolarmente sulla mia percezione della realtà. Penso che questa breve riflessione possa sposarsi bene con una conclusione musicale. Il video che si trova al di sotto delle mie parole mostra un’esibizione dal vivo di Kim Kyung Ho. Costui è una cantante sudcoreano che si dedica da parecchio tempo all’hard rock e all’heavy metal, tuttavia il pezzo in questione ha forti influenze pop. Forse sono un po’ avventato nell’opinione che sto per esprimere, ma ritengo che la voce di Kim Kyung Ho sia una delle più belle che io abbia mai sentito e sono molto contento di averla scoperta durante il mio soggiorno a Seoul.

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21
Giu

Melting plot

Pubblicato sabato 21 Giugno 2008 alle 06:46 da Francesco

La scorsa mattina sono uscito di casa attorno alle cinque e per l’ennesima volta nella mia vita ho raggiunto in mountain bike la croce che si trova sul Monte Argentario. Ho usato varie volte un incipit simile per descrivere alcune delle mie escursioni ciclistiche e allo stesso modo l’entusiasmo per la mia attività fisica è stato sempre caratterizzato da una linearità piacevole. In salita noto sempre la netta differenza tra la mia bicicletta attuale e la precedente, infatti la prima risponde molto meglio ai miei sforzi rispetto alla seconda e mi consente di utilizzare le mie energie in un modo più proficuo. Sono soddisfatto della mia forma psicofisica e ormai il mio stato di benessere dura da parecchio tempo, ma, come ho già scritto in passato, ho intenzione di alterarlo con qualche scossone per non assopirmi sugli allori. Oltre alle mie condizioni correnti c’è qualcos’altro che voglio annotare tra queste righe, perciò mi concedo la licenza di saltare di palo in frasca. Nel corso degli ultimi giorni ho sudato più del solito e spero che dalla mia fatica non sfoci una febbre estiva dato che mancano tre giorni alla mia partenza per Helsinki. Non amo i viaggi programmati, perciò non ho progetti particolari per la mia settimana finlandese e la mia unica certezza è il Tuska Festival al parco Kaisaniemi. Vedrò la crème del metal estremo in una cornice stupenda, ma spero anche di trovare un club in cui assistere a un’esibizione jazz o blues. La mia estemporaneità mi ha fatto sublimare in Giappone e in Corea del Sud, perciò affiderò nuovamente a lei la gestione del mio viaggio e sono certo che non ne rimarrò deluso. Prima di passare al prossimo tema voglio citare le parole di un cinquantenne che rispetto molto: “Sai Sisco, tutti dicono che partire è un po’ morire, ma per me partire è rinascere!”. Dedico la chiusa di questo appunto al mio primo libro. Verso la fine di maggio ho terminato la correzione de “La Masturbazione Salvifica: Diario Agiografico Di Un Onanista” e mi sono limitato a stamparne un paio di copie su dei volgari fogli A4 che ho consegnato a due persone. Sono soddisfatto del mio manoscritto, ma per il momento non ho intenzione di promuoverlo nel pressapochismo dispendioso dell’editoria né attraverso i canali dispersivi che offre l’informatica, inoltre ho già ottenuto il risultato migliore che potessi immaginare.

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17
Giu

Gli schiavi della solitudine indomita: seconda parte

Pubblicato martedì 17 Giugno 2008 alle 09:55 da Francesco

La seconda e ultima parte di questo scritto è caratterizzata da un’impronta meno ironica e lascia più spazio ad alcune considerazioni personali. Ho già sottolineato quanto io reputi importante la capacità di gestire la solitudine, ma credo che le mie parole debbano soffermarsi ancora su questo punto. Suppongo che la povertà e la ricchezza, la cultura e l’ignoranza, la fama e l’anonimato, il potere e l’impotenza siano delle entità artificiali con le quali i membri della società umana si diversificano in base a dei valori quantitativi, ma ipotizzo che a capo di queste discriminanti ve ne sia una più grande: la governabilità della solitudine. Penso che una persona con molto denaro possa essere pericolosa qualora non si renda conto di quanto i suoi averi valgano poco al cospetto della padronanza di sé, tuttavia non voglio negare alla cartamoneta la sua importanza e ritengo ingenuo chiunque stigmatizzi i soldi per esprimere il suo disprezzo verso alcuni modi in cui essi vengono ottenuti. Mi disgusta chi possiede molte nozioni e allo stesso tempo non conosce nulla di sé stesso. Mi pare che talvolta la cultura venga confusa con l’intelligenza, ma io non penso che la prima sia un sinonimo della seconda e credo che lo studio possa costituire una forma di suicidio qualora tra i suoi scopi primeggi l’obiettivo di ignorare alcune questioni introspettive. In base a quanto ho scritto finora vedo qualcosa di paradossale nella fama nei casi in cui essa appartenga a qualcuno che risulti più familiare ai suoi estimatori che a sé stesso. Trovo che la solitudine sia un’entità giusta e penso che quest’ultima offra le stesse possibilità ai prigionieri e ai loro carcerieri. A mio avviso l’autolesionismo è un’offesa alla solitudine e immagino che quand’essa subisca un simile affronto assuma delle sembianze patologiche per diventare una malattia vendicativa. Le domande che seguono sono accomunate da una risposta che non ha bisogno di essere enunciata. Cos’è che arma gli studenti universitari negli atenei? Dove nasce la forza negativa che porta all’uxoricidio? Chi accompagna la canna di una pistola alla tempia di una persona? Qual è la sorgente da cui sgorga la meschinità che appartiene a chiunque nasconda la parte più recondita della propria personalità? Cosa induce taluni a un’esuberanza artificiosa? Connoto la solitudine come una forza indipendente e demiurgica e penso che sia tale soltanto nel microcosmo di ogni persona, perciò non la elevo al pari di una divinità collettiva e come al solito mi tengo lontano da qualunque fantasia ultraterrena che si prodighi nella distribuzione di comodità pericolose per l’intelletto. Credo che la volontà sia l’unico punto di contatto che possa instaurare un dialogo corretto tra il singolo e la sua solitudine affinché quest’ultima possa rivelarsi nel suo splendore per diventare il fondamento savio di ogni rapporto interpersonale.

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