Per taluni è inconcepibile che qualcosa venga fatto senza pretese. Credo che ogni opera umana per essere tale abbia bisogno di un atuore e non vedo come la sua esistenza possa dipendere dall’attenzione che le viene riservata. Un disco non ha bisogno di ascoltatori, a un libro non occorre necessariamente un lettore e non è indispensabile che qualcuno usufruisca di un prodotto dell’ingengo affinché quest’ultimo sia tale. Trovo che il mio ragionamento sia abbastanza banale e per questo motivo rimango perplesso quando alcune persone non lo comprendono o fingono di non comprenderlo. Io capisco perfettamente che alcune volte si realizzino delle cose in funzione della considerazione altrui, ma questa premessa non è un dogma per ogni occasione di questo tipo e in particolare non lo è per quelle attività che oggettivamente non possono puntare a risultati eclatanti in termini di popolarità. Non credo che qualcuno abbia perso il gusto di fare le cose per sé, ma credo che le manifestazioni istrioniche di alcune persone emergano più facilmente rispetto alla passione taciturna di altri individui e mi sorprenderei se le cose andassero diversamente. I successi e gli apprezzamenti possono essere piacevoli, ma non costituiscono le fondamenta di ciò a cui si rivolgono e qualcuno si ostina a ritenere che loro mancanza sia il sinonimo di un fallimento. Per me non è vitale che qualcosa venga riconosciuto da un giudizio esterno a meno che io non abbia precedentemente espresso questo bisogno, perciò reputo un fallimento qualsiasi cosa che sia destinata a rimanere incompiuta. L’ossessione per la considerazione altrui è una patologia grave che nega al suo portatore i propri meriti e allo stesso tempo produce una relazione morbosa tra il singolo e la società. Quanto ho scritto finora non è un inno alla misantropia, infatti credo che quest’ultima sia altrettanto nociva. Non so esprimere correttamente cosa intendo e dubito che in italiano ci sia un termine adatto per sintetizzare il concetto che ho espresso finora. In altre parole penso che serva un’interiorità irredentistica per evitare che le aspettative esterne dominino i propri giudizi e le proprie azioni, ma non imputo nessuna colpa ai promulgatori di tali aspettative e credo che la responsabilità di tutto questo ricada esclusivamente su chiunque le tolleri all’interno della propria forma mentis.
Ogni tanto la collera e le esternazioni irose consentono alla mia serenità di assumere un aspetto umano, ma le controversie che mi riguardano e il modo in cui le affronto sono cose di poco conto alle quali riservo l’attenzione che reputo opportuna. Non desidero nulla in modo smodato perché mi sento piuttosto appagato. Negli ultimi anni alcune necessità apparenti sono cadute dai rami dei miei bisogni e il loro impatto con il suolo non ha prodotto rumore. Le mie parole non contengono nulla di esoterico e sono tanto distanti da ogni forma di spiritualità quanto lo sono io. Sento una gioia profonda dentro di me, tuttavia non sono in grado di descriverla adeguatamente. Il mio presente è immerso nel vuoto, ma quest’ultimo non è una fonte di tristezza ed è fondamentale che io spenda qualche parola per contenere la portata di ogni fraintendimento futuro. Le mancanze affettive, la nostalgia per un passato apparentemente migliore, l’assenza di un riferimento e il pensiero ricorrente della morte sono alcune parti del vuoto a cui mi riferisco, ma credo che queste condizioni non siano necessariamente le fondamenta dell’infelicità e vedo in loro lo stesso potenziale che spesso è più facile riscontrare nelle rispettive controparti. Se la mia vita fosse stata radicalmente diversa forse non avrei visto alcune cose e con questo non oso affermare che certe prospettive possano essere raggiunte soltanto attraverso l’isolamento, ma io probabilmente non ci sarei riuscito in un’altra maniera e sostengo questa ipotesi sulla base di quanto conosco della mia persona. La mia indole non mi consente di accontentarmi e in parte ne sono felice, ma la mia soddisfazione ha già raggiunto un grado elevato e mi sforzo di preservarla invece di arricchirla secondo i ritmi parossistici che sono richiesti dal lato più ingenuo della mia interiorità. Conosco buona parte dei meccanismi che regolano il mio comportamento grazie una gavetta intensa, tuttavia mi rendo conto che una conoscenza di questo tipo possa essere riconosciuta soltanto da chi la consegue e la esercita poiché neanche quest’ultimo è sempre in grado di certificarla con tutti i crismi di una introspezione imparziale.
Solitudini differenti: tra mediocrità e nobiltà
Pubblicato martedì 15 Luglio 2008 alle 16:45 da FrancescoAlcune persone si autodenigrano per attirare l’attenzione altrui e si lamentano continuamente delle loro esistenze per lo stesso motivo. Disprezzo chi cerca la compassione a buon mercato e nega il suo fine. Io adopero l’autoironia per alleggerire il velo di serietà che talvolta appesantisce le mie indagini introspettive, ma non trasformo mai i miei dileggi in una lagna fastidiosa e trovo che la vita sia un evento eccezionale. Chi denigra sé stesso non incontra grandi difficoltà a fare altrettanto con i suoi simili, ma credo che una condotta di questo tipo possa essere la conseguenza di una integrazione sociale che non abbia avuto un esito positivo. Talvolta chi sente la mancanza dei legami affettivi non ammette le sue necessità e cerca di svalutare le vite di coloro che non sono affatto estranei all’amicizia e alle relazioni sentimentali: spesso è più facile distruggere che creare. Io non ho mai negato il mio bisogno d’amore e ho attribuito sempre un ruolo marginale all’amicizia per descrivere fedelmente quanto mi concerne, tuttavia vivo tranquillamente la mia aridità emotiva e credo che la mia capacità di gestirla sia inestimabile. La mia solitudine è ragionata e ha delle motivazioni precise che ho spiegato in più occasioni, perciò ignoro chi la confonde con un disagio sociale o una scelta obbligata. Penso che i bisogni non vadano trasformati in punizioni, ma credo che questa accada ogniqualvolta qualcuno si rifiuti di guardare ciò che possiede per concentrarsi unicamente su quanto gli manca. Ritengo che certe cose si possano guadagnare soltanto con il sudore e il rispetto verso sé stessi, ma talvolta è facile credere il contrario e lo è ancora di più qualora il diretto interessato non sia avvezzo alla fatica. Io non devo spaccarmi la schiena per provvedere al mio sostentamento, perciò uso l’attività fisica per allenare e mantenere la mia volontà. Talvolta i primi autori dell’emarginazione sono gli emarginati e non mi riferisco ai poveri che vivono per strada, ma a tutte quelle persone che hanno un reddito normale da cui non possono detrarre l’infelicità che caratterizza le loro esistenze. Anche chi ha una vita sociale piuttosto attiva può sentirsi solo in mezzo agli altri, ma la sua apparenza conviviale gli consente di dissimulare ciò che prova realmente e di conseguenza chi lo circonda può soltanto supporre cosa egli provi qualora si sforzi di immaginarlo. Io appaio triste e non lo sono, qualcun altro lo è veramente e nessuno lo nota. Credo che soltanto il diretto interessato possa aiutare sé stesso e per quanto mi riguarda io ci sono riuscito da un po’ di tempo, perciò non mi curo dei danni che subisce la mia immagine e non oso offrire aiuti arroganti a chi ha problemi con la sua vita. Trovo che la mia indifferenza verso certi drammi sia più rispettosa dell’invadenza di chi gioca a fare il samaritano per sentirsi una persona migliore. Ammiro chi riesce a superare le sue difficoltà con i mezzi che ha a disposizione e ritengo che quanto ho scritto finora valga per qualsiasi classe sociale poiché fenomeni come la depressione sono egualitari. Prima di concludere voglio porre l’accento su alcune cose. L’ozio può essere ricreativo, ma quando si trasforma in apatia può risultare fatale e non provo nulla verso chi sparisce dal mondo a causa di quest’ultima. L’amore è un assioma e paradossalmente credo che si possa acquisire la capacità di viverlo qualora si abbia prima conseguito l’abilità di vivere serenamente senza di esso, anche nel caso in cui la sua mancanza sia destinata a protrarsi vita natural durante. A mio avviso la nobiltà della solitudine si basa sul rispetto degli altri ed esige che i suoi rappresentanti si astengano dalla denigrazione gratuita dei loro simili, ma allo stesso tempo questa forma di rispetto richiede un distacco che non deve mai diventare sinonimo di superbia. Non mi sento superiore a qualcuno perché vivo in un certo modo e non mi sento inferiore a qualcun altro che consegue risultati che a me sembrano inaccessibili. Le parole sono inutili, ma le azioni parlano per conto della realtà e non restano mai inascoltate neanche dai sordi né da coloro che fingono di esserlo. Si può affermare tutto e il contrario di tutto, ma alla fine credo che non si dica niente perché le cose veramente importanti si esprimono da sole.
Loreena McKennitt – The Mummer’s Dance
Pubblicato lunedì 14 Luglio 2008 alle 06:33 da FrancescoC’è un disco che mi accompagna da undici anni: “The Book of Secrets” di Loreena McKennitt. Incominciai ad ascoltarlo quando la mia cultura musicale si basava unicamente sui singoli pop che MTV trasmetteva fino allo sfinimento e di conseguenza quelle sonorità celtiche mi sembrarono tanto rare quanto diverse dalle cose che udivo abitualmente in televisione. Dopo un po’ di tempo l’avvento di Napster fomentò la mia curiosità e mi permise di gettare le basi per costruire le mie preferenze musicali, tuttavia “The Book of Secrets” continuò a girare nel mio lettore CD e paradossalmente fu la colonna sonora delle letture attraverso cui raccolsi le informazioni basilari per muovere i primi passi nell’hard rock e nell’heavy metal. Ancor oggi ascolto con piacere alcune parti della discografia di Loreena McKennitt e in particolare l’album in questione, ma non temo che la ripetizione di quest’ultimo possa combaciare con la noia e sono certo che il mio modo di recepirlo resterà identico per tutta la mia vita. Credo ancora che sotto l’orecchiabilità di “The Book of Secrets” vi sia qualcosa di iniziatico, ma forse dovrei adottare questo termine per descrivere “G.I. Gurdjieff: Sacred Hymns” di Keith Jarrett. In ogni caso mi sento fortunato poiché sono stato segnato da un disco piacevole che apparteneva a mio padre e sono scampato per miracolo alle influenze nefaste di una fetta malsana della musica leggera. Devo molto a “The Book of Secrets” e ogni tanto sfoglio le pagine del suo booklet per sentirne l’odore, ma faccio altrettanto con altri dischi che hanno caratterizzato alcune fasi della mia giovane esistenza e al contempo non arresto la ricerca continua che mi permette di appagare il mio udito con sonorità eterogenee.
Gli Yellowjackets, Mike Stern e Le Orme
Pubblicato domenica 13 Luglio 2008 alle 04:24 da FrancescoQualche ora fa sono andato a Montalcino per seguire un evento della rassegna “Jazz & Wine”, ma non ho degustato neanche un vino dato che sono astemio e mi sono limitato a inebriarmi con il concerto degli Yellowjackets e di Mike Stern. Il live si è tenuto in uno scenario molto suggestivo, tuttavia per quanto riguarda il jazz preferisco l’atmosfera da club. Sul palco di Montalcino gli Yellowjackets si sono presentati con Russel Ferrante, Bob Mintzer, Marcus Baylor e Jimmy Haslip che l’anno scorso avevo già avuto la fortuna di vedere dal vivo assieme ad Allan Holdsworth, Chad Wackerman e Alan Pasqua. Il quartetto statunitense ha realizzato ultimamente un album con Mike Stern e da quanto ho sentito durante l’esibizione credo che le forze in campo abbiano realizzato un disco notevole, ma attendo di ascoltare attentamente il lavoro in questione prima di formulare un’opinione precisa. Mike Stern non figura tra i miei chitarristi preferiti, ma lo apprezzo molto e la sua prestazione mi ha esaltato più di quanto mi aspettassi. Una settimana prima di questo evento ho assistito a un concerto gratuito che Le Orme hanno tenuto a Civitella Marittima e di conseguenza ho avuto l’occasione di respirare l’atmosfera magica del rock progressive degli anni settanta. Il trio è stato eccezionale e mi ha stupito quanta energia riesca ancora a sprigionare dopo oltre quarant’anni dall’esordio. Michi De Rossi è un personaggio simpatico e goliardico, inoltre non perde un colpo dietro la batteria, ma sono rimasto estasiato principalmente dalla duttilità di Michele Bon che si è diviso per quasi un’ora e mezza tra la keystar, il synth e l’organo. Non conosco il sesso né le relazioni amorose, ma credo che certi fraseggi siano altrettanto intricati: sì, decisamente.
Credo che le manifestazioni antigovernative in uno stato democratico siano prive di efficacia e mi pare che la storia lo dimostri ampiamente, tuttavia penso che alcune di esse siano una valvola di sfogo per coloro che sopportino a stento il clima politico al quale sono soggetti e trovo molto divertenti le derive offensive che talvolta accompagnano questi avvenimenti o ne costituiscono i perni. Sono un qualunquista e di conseguenza riesco ad apprezzare facilmente le invettive che vengono rivolte verso gli scranni del governo, ma da queste espressioni di astio ricavo soltanto un po’ di sollazzo e, a differenza di certuni, non mi illudo che possano avere effetto. Non ho mai partecipato a nessuna manifestazione politica e non ho mai votato, ma credo ancora che la mediocrità attuale della classe politica verrà spazzata via quando vi sarà un ricambio generazionale nei luoghi del potere. Talvolta mi chiedo se l’Italia avrebbe potuto essere un paese migliore qualora fosse giunta più tardi e con più maturità a un assetto democratico. Non ho le conoscenze adeguate per formulare opinioni personali che io possa stimare come tali, perciò lambisco di tanto in tanto le vicende della mia nazione per non esserne completamente estraneo. Nell’arco degli ultimi sessant’anni la storia italiana è stata caratterizzata da misteri ancora irrisolti e l’opinione pubblica è stata scossa frequentemente da eventi che ormai sembrano più adatti alle pagine dei libri scolastici che all’indignazione popolare, tuttavia ritengo che l’Italia abbia fatto dei passi in avanti negli ultimi decenni e allo stesso tempo capsico quanto sia difficile ammetterlo nel malessere che aleggia attualmente lungo tutto lo stivale. Talvolta non riesco a condannare la tracotanza dei politicanti e credo che quest’ultima sia soltanto il rilfesso del comportamento arrogante che hanno alcuni elettori quando cercano di tutelare i loro interessi nella vita di ogni giorno. Persino le piccole dispute tra condomini possono peccare di sobrietà, perciò mi domando come si possa pretendere che i dibattiti su temi di interesse nazionale e internazionale siano sempre composti. In altre parole sospetto che l’indole dei governanti rispecchi parzialmente quella dei votanti e di conseguenza quando i secondi manifestano contro i primi forse contestano qualcosa anche a loro stessi. Sono un esterofilo e come alcuni dei miei connazionali non lesino critiche allo stato in cui vivo, ma non sono un catastrofista e penso che l’Italia possa ambire a un futuro che non faccia rimpiangere il suo passato rinascimentale. Nella mia analisi naif immagino sempre che nel mio paese possa giungere una nuova era attraverso alcune tappe obbligatorie: l’annientamento totale delle ingerenze vaticane, il ridimensionamento delle reti criminali e un’applicazione delle leggi vigenti tanto celere quanto ferrea.
Riservo lo stesso trattamento a tutte le parole e per questo motivo credo che la mia indifferenza sia democratica. Cerco di rispettare il vuoto nel quale mi trovo a mio agio e rimprovero ogni parte di me che tenti di riempirlo per viziare il mio Ego. Ripudio ogni reputazione che abbia il compito inderogabile di presentarmi agli occhi degli estranei con troppa benevolenza o con demeriti eccessivi, ma salvaguardo ciò che essa nasconde sotto le sue sembianze deformi. Appartengo alla società umana e non la rinnego mai, tuttavia mi tengo a debita distanza da alcune delle sue espressioni e di tanto in tanto presenzio al suo interno per non assentarmi completamente dalla realtà che mi circonda. Scarico la mia frenesia comunicativa nella scrittura e nei monologhi impercettibili che recito a me stesso senza preavviso. Non mi curo dell’opinione altrui perché essa non può curarmi dai mali che dipendono dai miei moti interiori, ma non commetto mai l’errore di considerarmi al di sopra di tutto ciò che non mi interessa e agisco in questo modo per tutelarmi contro gli errori del mio giudizio invece di farlo per nutrire una modestia narcisistica. Talvolta sono sgarbato e irruento, ma penso che sarei molto più sgradevole se accettassi di partecipare a certi eventi per salvaguardare la mia affabilità apparente. Sono consapevole delle impressioni erronee che possono emergere dalle mie scelte e dalle azioni con cui le confermo, ma non mi preoccupo della forma quando quest’ultima non sia conciliabile con il contenuto. I miei atteggiamenti non sono snobistici e altezzosi, ma capisco che possano essere percepiti in questo modo e sono indulgente con gli effetti che vengono prodotti da queste sensazioni erronee. Non voglio che qualcuno cerchi di comprendermi per fraintendermi, ma sono io che ho bisogno di approfondire ulteriormente la conoscenza di me stesso per invalidare qualsiasi spiegazione fallace che provenga dalle mie valutazioni sbagliate o da quelle di chiunque si ritrovi a relazionarsi con me.
Sono tornato a casa da meno di due giorni, ma sento già il bisogno di rivistare qualche frammento della mia breve permanenza a Helsinki e la musica dei KYPCK mi consente di ripensare più facilmente ai giorni piacevoli che ho speso nella capitale finlandese.
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A sinistra c’è Matti e a destra un suo amico altrettanto serio con cui ho trascorso la prima parte del secondo giorno del Tuska. Ho conosciuto Matti su una panchina e dopo qualche minuto dal nostro incontro si è unito a noi un ubriaco che si lamentava perché aveva passato la notte in galera. Mi sono sembrati due ragazzi in gamba e con una mentalità molto aperta: abbiamo scherzato e discusso di musica per parecchie ore.
Questa bellissima ragazza aveva un costume stupendo e si muoveva in modo grandioso sulle note dei Dimmu Borgir. La sua figura ha richiamato gli obiettivi di molte persone e anche io ho avuto la possibilità di immortalarla. Non le ho chiesto il suo nome, ma tali fattezze credo che siano innominabili.
I Behemoth hanno fatto un grande live e Nergal ha scherzato con il pubblico tra un pezzo e l’altro. Spero di rivedere questa formazione, ma per ora me la continuo a godere su CD. Ad un certo punto sul palco è rimasto solo Inferno che si è lanciato in assoli di batteria devastanti. Insomma, un’esibizione immensa.
Matti mi ha portato in questo piccolo paradiso terrestre. Il negozio è gestito da persone appassionate e offre molti dischi a prezzi accessibili! Ogni volta che varcavo l’ingresso del locale gli occhi dei proprietari si illuminavano. Se fossi ancora a Helsinki probabilmente chiederei le elemosina per acquistare “Last Day In Paradise” del trio di Alex Skolnick che non ho potuto comprare. Un pomeriggio, all’esterno del negozio, ho incontrato tre ragazze italiane che si dirigevano a Turku per vedere un altro festival più incentrato sull’hard rock, ma non mi sono intrattenuto molto con loro e ci ho scambiato solo qualche parola.
Tre giorni fa ho vissuto la seconda data del Tuska Open Air Metal Festival. Prima di superare la soglia dell’ingresso ho incontrato un amico di Matti che avevo conosciuto il giorno precedente e assieme a costui ho visto le esibizioni dei Kalmah e dei Kiuas, ma mi sono allontanato da lui quando hanno iniziato a suonare i Behemoth. Il quartetto polacco è stato devastante e quest’oggi ho acquistato una copia originale di un loro grande album: “Satanica”. A un certo punto Nergal ha tirato fuori una Bibbia e ha detto in inglese: “Stamattina ho trovato una Bibbia nella stanza del mio albergo, ma è tutta in finlandese, potete dirmi cosa cazzo contiene?”. Poco dopo il testo sacro è stato strappato con noncuranza e i resti sono stati dati in pasto alle prime file del pubblico che ne hanno ultimato la distruzione. Ormai mi sono rimasti soltanto cinquanta euro, ma in compenso ho quasi quaranta dischi in più che adoro. Dopo i Behemoth hanno suonato i Fields of Nephilm, ma ho trovato un po’ soporifero tanto il loro live quanto la loro musica: that´s not my cup of tea at all. Successivamente ho visto Dream Evil e la loro prestazione mi è sembrata ottima, tuttavia non acquisterei mai un loro album. I pezzi da novanta hanno cominciato a salire sul palco principale attorno alle sette di sera. Il pubblico è andato in delirio appena sono apparsi Kreator. Petrozza ha fomentato un primo moshpit al quale ne sono seguiti altri: “Are you ready to kill? And are you ready to kill each other? C’mon motherfuckers, show me a big mosh pit right now”. Dopo l´esibizione della band teutonica mi sono spostato vicino a uno dei due palchi laterali e ho assistito al live dei Primordial che prima d’allora non avevo mai visto né sentito, tuttavia il gruppo mi ha fatto una buona impressione e mi sono ripromesso di approfondirne l’ascolto. Mi sono allontanato dai Primordial abbastanza presto per ottenere un posto nelle prime file per l´esibizione dei Morbid Angel. Mi sono sgolato per sostenere Trey Azagthoth, David Vincent e Pete Sandoval, ma ne è valsa la pena e anche se di solito mi focalizzo sulla musica questa volta non mi sono negato a nessun mosh pit e ho sostenuto ogni crowd surfing che è passato sopra la mia testa. I Morbid Angel hanno aperto il loro live con “Maze of Torment” e “Pain Divine”, perciò è facile immaginare quanto il pubblico (me compreso) si sia esaltato e la pioggia che è comparsa in seguito ha alimentato ulteriormente la follia collettiva. È stato fantastico. Persone ubriache, contuse e urlanti: tutte sotto la stessa acqua e sopra lo stesso fango per la stessa musica.
La giornata di ieri è stata eccezionale. Prima di recarmi all’ingresso del Tuska ho conosciuto Matti, un mio coetaneo con cui ho condiviso il resto della giornata. I concerti sono stati devastanti e ogni gruppo ha fatto egregiamente il suo dovere sul palco, ma a mio avviso con l’esibizione dei Carcass è stato raggiunto il punto più alto del primo giorno del festival. Ho apprezzato anche le apparizioni degli Amon Amarth, dei Mokoma, dei Dimmu Borgir e sebbene quest´ultima band non mi abbia mai esaltato in modo particolare devo ammettere che il loro live è stato coinvolgente, tra l’altro Shagrath è un grande intrattenitore e sa come esaltare il pubblico. Sono riuscito a filmare soltanto qualche minuto dell´esibizione dei Mokoma dato che l´uso delle videocamere è proibito dall´organizzazione del Tuska e poi ho nascosto la mia Canon per evitare che qualche addetto del servizio d’ordine la notasse, tuttavia ho scattato diverse fotografie e ho raccolto abbatanza materiale per rinfrescare la mia memoria futura. Ieri mattina Matti mi ha presentato i suoi amici, ma prima mi ha portato in un negozio di musica nel quale stamani ho speso buona parte dei miei soldi. Ho preso altri dischi fondamentali per la mia collezione, ma gli acquisti di oggi hanno riguardato il death metal, il power metal e l’heavy metal mentre tra le compere musicali di qualche giorno fa ho dato più spazio al jazz. Finalmente sono riuscito a rimediare una copia originale di “House of God”, un album di King Diamond che amo molto e che ha una delle copertine più belle che io abbia mai visto. Ho acquistato alcuni classici che da parecchi anni a questa parte mi ero ripromesso di ottenere su cd: “Operation: Mind Crime” dei Queensrÿche, “The Chemical Wedding” di Bruce Dickinson, “Reign In Blood” degli Slayer, “Vulgar Display of Power” dei Pantera, “Uprising” degli Entombed e “Tomb of The Mutilated” dei Cannibal Corpse, ma ho comprato anche gli ultimi tre album che mi occorrevano per completare la serie dei dischi rimasterizzati degli Iron Maiden e ho finito di dilapidare una fetta consistente dei miei fondi con l´edizione speciale dell´ultimo album dei Sabbaton: “The Art of War”. Tra gli acquisti di alcuni giorni fa invece figurano alcuni album dei Weather Report e “Giant Steps” di John Coltrane. Tra meno di un’ora mi attende la seconda ondata di concerti del Tuska e non vedo l’ora di assistere all’esibizione dei Morbid Angel e dei Behemoth. Ieri non sono riuscito a salutare Matti perché ci siamo persi nella confusione, tuttavia spero di incontrarlo nuvoamente quest’oggi e quando tornerò in Italia ascolterò con attenzione i pezzi della band death metal nella quale egli milita come cantante: i Carnafex. Un’ultima nota di colore credo che la meriti un tipo che ho visto ieri sera durante il Tuska. Costui era completamente ubriaco mentre raccoglieva da un secchio della spazzatura le vaschette di cibo che le persone gettavano in continuazione e poi ne mangiava gli avanzi con una tale disinvoltura che non ho potuto fare a meno di provare una grande ammirazione per lui. Stay metal.