La mia carriera scolastica è terminata con il conseguimento del diploma. Dopo la maturità non ho avuto l’integrità testicolare per sopportare un altro quinquennio di lezioni. È facile paragonare il sistema scolastico dell’Italia a una fogna di Calcutta, ma ci sono anche dei docenti che lavorano con una serietà eroica e sono certo che ne avrei incontrato qualcuno se avessi frequentato un ateneo. Talvolta ho l’impressione che per certi individui la laurea sia uno status symbol come può esserlo una Lamborghini per i loro coetanei più materialisti. Non c’è una facoltà universitaria che mi attiri e preferirei soggiornare sotto i ponti piuttosto che transitare nuovamente lungo un percorso di studi. A scuola non ho mai ricevuto grandi voti e la mia capacità di apprendimento era tutt’altro che stupefacente, ma penso che anche la pigrizia sia stata una causa del mio scarso rendimento. Non mi è mai interessato acquisire nozioni che fossero funzionali per un impiego futuro e un domani sarò ben lieto di lavare i piatti di coloro che hanno compiuto una scelta diversa dalla mia. Non sono adatto ai lavori cervellotici e come ho già scritto in passato mi piacerebbe scaricare i camion o fare qualcosa di simile per unire il diletto dell’attività fisica all’utilità di una retribuzione. Ho lavorato per un’estate con un amico di famiglia. Il tizio in questione aveva una discoteca e la mattina io e un mio conoscente lo aiutavamo a sistemare la parte esterna del locale. Mi piaceva pulire in terra, spostare le cose e raccattare le foglie. All’epoca ero un ragazzino indisciplinato di sedici anni e mia madre mi aveva trovato quel lavoro per farmi passare l’idea di abbandonare la scuola, ma quel deterrente alla fine si è rivelato uno stimolo. Ho abbastanza umiltà per essere il sottoposto di qualcuno più giovane di me e non pretendo nulla che si trovi al di là delle mie capacità. Non posso sapere come sarà il mio futuro e non ho voglia di interpellare un veggente televisivo per avvantaggiarmi sul tempo, ma non ho nulla di cui temere e anche se non so cosa fare nella vita so che questo interrogativo non mi turba affatto. In realtà queste righe un po’ ironiche e un po’ intimiste sono una scusa per appuntare le gesta di uno studente russo che stimo dal profondo del cuore: costui è grandioso. Semplicemente grandioso.
Considerazioni personali sul lavoro e lo studio
Pubblicato sabato 9 Agosto 2008 alle 22:29 da FrancescoI giovani estremisti della sinistra orbetellana
Pubblicato martedì 5 Agosto 2008 alle 10:58 da FrancescoNon ho una posizione politica, ma spesso mi trovo a litigare con dei poveri stronzi che hanno un denominatore comune: la loro passione per i dettami di estrema sinistra. Da un po’ di tempo a questa parte ho dei problemi con il mio nuovo vicinato e di tanto in tanto scambio qualche frase minatoria con dei tipi che hanno dieci anni più di me e ne dimostrano almeno il quadruplo grazie alla cirrosi epatica. Questi individui hanno la stessa personalità di un pezzo del Lego e fingono di battersi per dei grandi ideali dato che non sono all’altezza di sostenere la vita di ogni giorno senza l’ausilio delle loro utopie. Una volta uno dei pupazzi di cui sopra mi ha detto che mi sono salvato per miracolo dalle percosse dei suoi amici, ma io gli ho chiesto come mai non me le abbiano date la sera in cui avrebbero potuto farlo e in seguito mi sono domandato per quale motivo non bastasse soltanto uno di loro per pestarmi. Ho formulato varie ipotesi su quest’ultimo punto e sono giunto alla conclusione che queste cecche isteriche da sole non valgono un cazzo e si sentono forti solo nel branco, tuttavia non alzano un dito neanche quando ne fanno parte e si limitano a sollevare vicendevolmente le loro sacche scrotali. Finora non ho preso neanche un buffetto dai buffoni succitati, ma ho ricevuto solo qualche insulto banale a cui ho replicato con una maggiore violenza verbale. So che alcuni di questi ragazzuoli con la prostatite sbirciano salutariamente le pagine del mio blog, perciò ne approfitto per deridere ulteriormente la loro incoerenza: this is dedicated to you my friends! Lungo il web sono incappato in uno schema piuttosto esauriente che illustra il modo in cui vorrei risolvere le controversie che mi riguardano. Il ricorso al metodo in questione non è consentito dalla legge italiana, tuttavia lo appunto ugualmente tra queste righe e spero di poterlo applicare qualora la legislazione della mia nazione cambi in materia di cannibalismo.
Non provo rispetto per questi “ragazzi” di quasi quarant’anni o, se vogliamo usare una definizione più adeguata, i candidati perfetti per i servizi del SerT. Il rispetto di cui parlo e che non concedo a costoro è lo stesso che obbliga la mia coscienza a non calpestare i formicai. Voglio lanciare un messaggio ai pezzenti che mi ammorbano. Voi non farete mai una rivoluzione e al massimo combatterete l’imperialismo a Red Alert 2. Siete delle macchiette in una pozza di sperma e il liquido seminale nel quale navigate beatamente proviene dalle ideologie con cui vi masturbate per sentirvi parte di qualcosa. Vorrei dirvi che sapete soltanto parlare, ma anche il vostro italiano è discutibile. Siete dei burattini politicizzati e paradossalmente chi muove i vostri fili è più stupido di voi. Non avete carattere e tanto singolarmente quanto in gruppo il vostro valore si esprime sempre con un numero negativo. Sono più giovane di voi e vi caco in testa. Pretendete rispetto, ma da me riceverete soltanto ciò che più vi offende: la verità sulla vostra pochezza. Voi siete in tensione e la vostra dieta si basa sulla dietrologia, io invece conosco la pacatezza e non perdo la mia serenità di fronte alla vostra idiozia. Le vostre illusioni non vi salveranno dai complessi di inferiorità che non sapete affrontare. Non siete individui costruttivi e per questo motivo vi eccitate davanti alle vostre fantasie sovversive allo stesso modo in cui le adolescenti degli anni novanta si infoiavano per la boy band di turno. Tra me e voi c’è un gap così grande che potreste infilarci dentro tutta la vostra stupidità per andare a fare in culo senza rinunciare ai vostri effetti personali. In ogni occasione cercate di fare propaganda e vi sentite i depositari della verità, ma l’unica cosa che vi appartiene è il vostro senso di appartenenza. Contestate chi detiene il potere, ma lo fate perché in loro rivedete una parte di voi che non sapete accettare. Siete vecchi e superati come dei grammofoni guasti. Usate due pesi e due misure, ma venite schiacciati sempre dalla forma più bieca dell’ignoranza che contraddistingue i vostri vaneggiamenti. Cosa c’entrano le dittature con le questioni condominiali? Quale nesso vige tra un reclamo e una dichiarazione di guerra? Non ho bisogno che la vostra faziosità mi dia lezioni di storia, tuttavia mi avvalgo di un’altra immagine per dimostrarvi quanto io prenda seriamente le vostre parole.
Abbandono il tono precedente e ricordo a me stesso che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma a certuni somministrerei volentieri una cura dimagrante a base di olio di ricino e manganellate nello sterno. Ovviamente ci sono molte persone che coltivano le loro opinioni in un modo serio e sincero, ma questo scritto riguarda soltanto quei soggetti che vivono per essere le caricature di loro stessi. I miei “giovani” compaesani di sinistra (mi riferisco a certi cerebrolesi che sono nati negli anni settanta), non hanno nulla a che fare con le idee di cui si ritengono dei fautori e i primi a incazzarsi con questi tizi dovrebbero essere coloro che si adoperano realmente per quelle stesse idee. Questa sorta di pamphlet non ha uno scopo politico, altrimenti sarebbe ridicolo quanto la feccia a cui si riferisce, ma è dedicato con tanto amore ai figli di puttana con i quali ho a che fare regolarmente per questioni totalmente estranee alle scemenze anacronistiche di cui costoro si riempiono la bocca. Questi signori citano grandi personaggi del passato e pensano di essere i loro eredi, ma io prenderò sempre a pesci in faccia questo esercito di mentecatti ed eleggerò Capitan Findus come mio condottiero.
Per me i Fates Warning sono stati molto sottovalutati e non hanno ottenuto ciò che meritavano. Apprezzo principalmente il periodo progressive metal del gruppo, ma non disdegno neanche i loro primi lavori heavy metal. La voce di Ray Alder è una delle mie preferite nel suo genere e in certi passaggi riesce a esaltarmi come poche altre. Ho sempre reputato il sound dei Fates Warning personale e riconoscibile. Il gruppo non mi ha mai dato l’idea di crogiolarsi in una tecnica fine a se stessa e trovo che la loro discografia sia caratterizzata da un ottimo compromesso tra melodia e virtuosismi. Il pezzo del video è estratto da “Parallels”, un album di diciassette anni fa che reputo perfetto dall’inizio alla fine e di cui possiedo una copia originale. Qualcuno ritiene ancora che “Parallels” sia un album commerciale e anch’io penso che lo sia, ma non lo considero “commerciale” in senso dispregiativo e credo che il disco in questione sia stato ciò che “Images and Words” è stato per i Dream Theater. C’è un passaggio in particolare di “Eye to Eye” che mi esalta ed è il momento in cui Ray Alder intona le parole che seguono.
“All we can really share
is the coldness we feel
and the silent memory
of the moment we met
eye to eye”
Vorrei essere in grado di cantare “of the moment we met” allo stesso modo: darei un rene per saperlo fare! “Parallels” è uno di quei dischi che mi consentono di sopportare con più facilità i miei sforzi fisici e dopo tanti anni non mi sono ancora stancato del suo contenuto galvanizzante.
Promemoria per la vita futura di uno sconosciuto: seconda parte
Pubblicato domenica 3 Agosto 2008 alle 15:11 da FrancescoTrascorrerai molte ore sedentarie dinanzi a una cattedra, ma non troverai la tua chiave di lettura tra le pagine dei tomi che dovrai sfogliare. Alcuni servi dell’insicurezza ti proporranno i loro insegnamenti, ma gli intenti di questi figuri spesso non avranno nulla a che fare con la divulgazione del sapere e di rado potrai ottenere dalle loro parole più di quanto un qualsiasi essere pensante possa ricavare dalle proprie. In un primo tempo sarai scosso dalle bellezza delle tue conterranee, tuttavia dovrai essere accorto per non cedere agli inviti allettanti della carnalità. Taluni sminuiranno la tua forza di volontà e la confonderanno con un voto di castità, ma non ti dovrai curare del loro giudizio né delle dottrine religiose alle quali costoro assoceranno la tua condotta. In alcuni momenti la lungimiranza potrà sembrare avversa al tuo interesse e non potrai mai sapere se gli sforzi con la quale l’alimenterai saranno ripagati prima dell’avvento della morte. Non dovrai accettare mai le promesse di un futuro paradisiaco e la tua accortezza sarà obbligata a proibirti qualsiasi patto con i creatori delle divinità. Che tu lo voglia o meno vivrai sempre nel presente e potrai cavalcarlo in base alle abilità che svilupperai. Probabilmente non sarai in grado di cambiare le regole dell’assetto sociale della tua epoca, perciò dovrai seguirle nella misura in cui il tuo istinto di conservazione saprà tollerarle. Non dovrai mai essere timorato dell’autorità vigente, ma per difendere la tua coerenza sarai tenuto a non fare una propaganda sovversiva di fronte all’impossibilità di attuare i tuoi propositi. Guarderai le utopie da lontano e lascerai aumentare la distanza tra loro e il tuo cerebro. Annienterai queste parole e ne scriverai altre con la tua personalità futura, altrimenti ciò che rileggerai fino al punto attuale diventerà una declamazione stantia e la stessa sorte toccherà all’oggetto del suo interesse.
Il paese era in subbuglio per un evento di cui non ricordo nulla. Le persone sedevano ovunque e alcuni ragazzi si arrampicavano con destrezza sugli alberi o sui cornicioni degli edifici per ottenere un posto dal quale assistere allo spettacolo che tutti attendevano spasmodicamente. Lungo le strade vigeva un’atmosfera irreale e il volgo era ipnotizzato da qualcosa di seducente che avrebbe potuto sedare qualsiasi tipo di sedizione. Io mi trovavo al secondo piano del mio palazzo ed ero immobile nel salotto della mia nonna materna. Davanti a me una bambina dondolava su una vecchia poltrona. La piccola aveva i capelli bruni e indossava un paio di occhiali da vista. Ogni tanto diceva cose prive di senso, ma io non le rispondevo e fissavo con sospetto un piccolo neo che si notava a malapena sul suo mento. D’un tratto un boato proruppe dall’esterno e il clamore della gente provocò un’onda d’urto che investì la stanza. La bambina uscì per aggregarsi alla calca mentre io rimasi al mio posto e tacqui. Chiusi gli occhi e dopo alcuni secondi mi ritrovai in una strada secondaria. Una donna che si spacciava per mia madre chiuse la saracinesca di un negozio e, con lo sguardo intriso di lacrime, mi guardò e mi disse: “La mamma di Bianca si è chiusa in casa!”. Riaprii le palpebre e mi affacciai alla finestra del salotto di mia nonna. Capii chi era Bianca quando vidi una bambina a terra con il cranio fracassato. La piccola era caduta da un’altezza notevole, ma nessuno sapeva dire da quale punto fosse volata nel vuoto. Mi voltai e diedi le spalle al resto del mondo. La morte tremenda di Bianca mi fece pensare alla perdita ipotetica della figlia che non avevo mai avuto. Non ricordo il seguito di questo sogno né l’epilogo della storia, ma suppongo che entrambi abbiano incontrato la loro fine come ogni altra cosa che non sia attribuibile a una qualsiasi forma di eternità.
Promemoria per la vita futura di uno sconosciuto: prima parte
Pubblicato giovedì 31 Luglio 2008 alle 09:53 da FrancescoLe fasce ti avvolgeranno e sceglierai le catene dalle quali ti dovrai liberare in seguito. La natura del tuo cominciamento subirà le riverenze dei giganti e ogni atto di cortesia verrà meno quando raggiungerai il tempo del dovere. Attorno alla tue percezioni si alterneranno impressioni di ogni tipo e la confusione sarà pronta ad accoglierti tra i suoi arti tentacolari. Le ricerche sbocceranno spontaneamente in te e le prime saranno rudimentali. Buona parte dei tuoi respiri dipenderanno dalla costanza con la quale ti adopererai per trovare un senso alle tue gesta, ma quest’ultimo sarà inaccessibile a lungo e spesso otterrai soltanto la sua negazione multiforme. I fiumi di parole non debelleranno l’aridità dei tuoi giorni e soltanto una pioggia di dubbi ragionevoli potrà garantirti la continuazione delle tue attese. Lungo la strada e a ridosso di essa incontrerai malfattori e mendicanti altrettanto disonesti, ma dovrai fare attenzione anche agli epigoni per evitare che la loro brama emulatrice ti contagi. Ti fermerai e farai passare le colonne delle ingiurie se la tua integrità ti sarà cara. Non ti lancerai all’inseguimento delle lodi se anteporrai la ragione alla vanità. Le tue azioni non avranno mai la certezza di una ricompensa congrua e l’anonimato, l’oblio e la dimenticanza ti vesseranno per istruirti, tuttavia se sarai all’altezza della tua felicità riuscirai a vedere la natura benevola di questi maltrattamenti apparenti. Dovrai accettare il tuo modo di evolverti e qualche evento ti ricorderà che non esiste una sola via per raggiungere un nuovo punto di partenza. Alcuni sforzi ti sembreranno inutili ed eccessivi, ma in realtà saranno soltanto il preambolo di un supplizio edificante. La tua volontà non ti potrà mai assicurare nulla né potranno le parole dei proselitisti. Esiterai soltanto tu al cospetto dei tuoi fallimenti e fino al termine di un cambiamento radicale avrai sempre il diritto di proclamarti miserabile. Arriverai a mettere in discussione la tua esistenza e quando avrai il coraggio per annientarla allora inizierai ad appropriartene completamente, ma i tuoi sforzi saranno vani se la porrai su un patibolo invece di educarla fino al suo termine naturale. Non dovrai credere a nulla e talvolta neanche a te stesso né alla tue capacità.
La mia vita interiore merita tutti gli elogi con i quali la investo regolarmente. Io non ho riferimenti sentimentali né spirituali, tuttavia la mia esistenza procede bene. Non ho ambizioni e allo stesso tempo non appassisco nell’indolenza. Per un capriccio filantropico vorrei inebriare i miei simili con le sensazioni positive che mi accompagnano quotidianamente, ma se ci provassi probabilmente la mia vanità assopita si sveglierebbe di soprassalto e prevaricherebbe sulla genuinità della mia armonia. Non reprimo totalmente le espressioni negative della mia personalità e lascio a questi elementi lo stesso spazio che un pastore può concedere alle sue pecore. Le mie descrizioni introspettive sono caratterizzate da una forte monotonia, ma quest’ultima è una prova della loro validità. Ogni tanto cerco di ignorare ciò che sono per affacciarmi sulla mia vita da un’altra prospettiva. Qualche volta mi sembra che la mia disinvoltura strida con la mia inclinazione solitaria, ma in realtà la prima è la figlia della seconda. È la solitudine che mi ha insegnato a non temere le parole ed è grazie a lei che posso affrontare qualsiasi discorso senza provare imbarazzo. Per me è importante avere le capacità di compiere determinate azioni, ma ai fini del mio equilibrio non è fondamentale che io le applichi per ottenere ciò che desidero. Talvolta la noia penetra la pace nella quale vivo abitualmente, ma le sue infiltrazioni sono brevi e spesso avvengono con la complicità della stanchezza. Sono più pragmatico di quanto appaia dai miei appunti prolissi e mi rivedo ancora nel passaggio di un pezzo acustico che ho ascoltato spesso durante l’adolescenza: “I‘m a small town white boy, just tryin’ to make ends meet, don’t need your religion, don’t watch that much TV, just makin’ my livin’ baby well that’s enough for me“.
Apprezzo molto i Behemoth e la mia stima nei confronti della band polacca è cresciuta ulteriormente dopo il Tuska Open Air Metal Festival. Per un paio di anni mi sono allontanato sia dal death metal che dal balck metal e questo periodo di rottura ha combaciato con l’ascesa di alcuni gruppi che tutt’ora non mi piacciono. Per quanto riguarda il death metal mi ricordo l’esplosione melodica che diede un po’ di successo agli In Flames (che non apprezzo) e ai loro cloni grazie a dei pionieri come gli At The Gates (che adoro). Più o meno nello stesso periodo emerse un black metal molto edulcorato nelle sonorità e mi riferisco a certe uscite dei Cradle of Filth e dei Dimmu Borgir che ebbero un riscontro molto positivo anche in una fetta di pubblico poco avvezza al genere. Adoro i Behemoth perché offrono pezzi tecnici e privi di compromessi. Non sono un batterista, tuttavia mi chiedo se Inferno si appresti a dettare un nuovo standard nel suo genere e mi domando per quanti anni riuscirà a sostenere i ritmi a cui suona. Dave Lombardo ha tredici anni più del suo collega polacco e mi pare che non abbia ancora iniziato a perdere colpi, perciò nutro parecchie speranze per la longevità di alcuni rappresentanti del metal estremo. Voglio appuntare un’ultima cosa. Mi piace il black metal sinfonico e adoro i suoi padri, ma non gradisco le degenerazioni melodiche che sono venute in seguito per adattare certi dischi alle esigenze di mercato. Credo che talvolta per me sia indispensabile sottolineare qualcosa che non mi piace per delineare in modo più netto ciò che preferisco, ma affinché questo atteggiamento critico sia costruttivo ritengo che debba essere estraneo a qualsiasi forma di fanatismo. A mio avviso la musica non deve essere trasformata nell’ennesimo luna park dell’Ego ed è per questo motivo che snobbo le discussioni che tendono a un’oggettività fallace. Per me vige una regola fondamentale: ognuno ascolti ciò che vuole e apprezzi ciò che più lo aggrada.
Appunti ulteriori sul tema della serenità
Pubblicato venerdì 25 Luglio 2008 alle 06:16 da FrancescoRecentemente ho speso alcune parole sulla mia serenità e mi accingo a spenderne altre per fornire alle mie letture future una descrizione più dettagliata del mio equilibrio interiore. Nel corso degli anni la mia introspezione è stata piuttosto laboriosa e attraverso la scrittura ho fatto emergere i travagli dei miei pensieri. In questo arco di tempo ho vissuto dei momenti estatici e ho superato i periodi cupi, ma questa alternanza emotiva si è verificata sempre in seno alla solitudine ed è grazie a quest’ultima che ho compiuto progressi importanti per me stesso. Passo dopo passo ho stabilito una sorta di autarchia interiore e ho imparato a fare meno di tutte quelle forme di appagamento che derivano dall’approvazione altrui, ma allo stesso tempo ho evitato accuratamente qualsiasi forma di misantropia per non denigrare i miei simili. Faccio parte di una società e mi avvalgo di alcuni dei suoi mezzi, perciò non la critico ossessivamente per sentirmi estraneo alle sue regole e se mi comportassi diversamente aumenterei a dismisura la quota della mia incoerenza. Mantengo le distanze da alcuni aspetti del mondo che mi circonda e riesco a compiere facilmente alcune rinunce per salvaguardare me stesso. Credo che nel migliore dei casi una pioggia di accuse continua e gratuita a verso i propri simili possa essere una valvola di sfogo, ma dubito che quest’ultima sia in grado di favorire l’evoluzione personale. Oggi la mia serenità è solida e i suoi momenti deboli sono meno intensi, inoltre si verificano a intervalli di tempo sempre più grandi e dunque posso ritenermi soddisfatto del lavoro che ho svolto finora su me stesso. In passato ho trascorso dei giorni tremendi per fronteggiare la discrepanza che vigeva tra le mie intenzioni e i risultati insoddisfacenti che conseguivo. In certe occasioni ho criticato me stesso oltre il dovuto e altre volte sono stato troppo indulgente, ma suppongo che questi siano gli errori di chiunque interpreti male lo zelo dell’autodisciplina. Penso che qualunque cosa sia criticabile e trovo che molte critiche siano opinabili, ma io ho sempre aspirato ad avvicinarmi il più possibile a un giudizio oggettivo e ritengo che quest’ultimo sia più semplice da applicare sulla propria esistenza qualora non si abbia paura di versare dei tributi spaventosi che talvolta sono richiesti dall’imparzialità. Ogni tanto formulo qualche opinione su temi di rilevanza sociale, ma spesso accompagno queste esternazioni con un aggettivo: “trascurabili”. I meccanismi che regolano l’umanità sono più complessi di quanto possa emergere da un discorso qualunquista che si innalzi verso le nubi dai tavoli di un bar, perciò mi dedico con attenzione a questi argomenti ogniqualvolta convergano con la mia introspezione e in tutti gli altri casi non mi cruccio su analisi di questo genere perché non sono un politico né ricopro un ruolo che mi obblighi a prendere delle scelte responsabili per altri gruppi di esseri umani. Per raggiungere un certo distacco da alcune cose ho ridimensionato il mio Ego in un modo abbastanza truce e l’ho fatto tramite la derisione del mio pene. Il fallo non è importante a meno che qualcuno non aspiri a diventare una grande testa di cazzo, perciò l’ho ridicolizzato in privato e in pubblico per negargli qualsiasi valenza. Ovviamente la mia serenità non è qualcosa di astratto né è il frutto dell’autosuggestione altrimenti avrebbe avuto una durata molto breve e le sue carenze si sarebbero già manifestate alle mia attenzione, bensì si tratta di un risultato che ho raggiunto a seguito dell’iter che ho sintetizzato parzialmente in queste righe. Sebbene io sia sereno ciò non vuol dire che dove io metta piede nascano le margherite né tantomento ciò significa che la mia serenità corrisponda a un atteggiamento accondiscendente e buonista nei confronti del mio prossimo. Mi sento bene quando sono calmo e mi sento allo stesso modo quando gli eventi mi portano a incazzarmi, ma in quest’ultimo caso sembra che la mia serenità sparisca temporaneamente perché in tali circostanze non si palesa all’esterno. Credo che alcune persone non riescano a comprendere che il concetto di serenità non è soltanto quello che loro hanno in mente e forse ignorano che ne esistano altre varianti, perciò non mi stupisco che ogni equilibrio interiore possa essere messo in discussione dalle parole e fortunatamente so che su qualsiasi espressione autentica della personalità non può incidere verbo alcuno. Non riesco a capire come taluni pretendano d’insegnare a qualcun altro ciò che quest’ultimo può apprendere soltanto da se stesso. Io ammiro le persone che costruiscono da sole ciò da cui poi vengono animate e sono consapevole della loro esistenza anche se non sono in grado di riconoscerle, perciò a costoro tributo la mia stima. Penso che la vita sia stupenda e la mia affermazione non ha bisogno di soddisfare l’esigenza naif che secondo taluni dovrebbe legittimarla. Non è facile sentirsi completamente appagati e l’indole umana cerca sempre qualcosa di nuovo per fuggire dall’ombra della morte, ma io non voglio nulla di ciò ed è per questo motivo che riesco a muovermi nel vuoto con la familiarità con cui certi mammiferi attraversano gli oceani.
Ho finito di montare il video che ho girato durante il mio viaggio in Finlandia e l’ho caricato sul web per appuntarlo sopra queste pagine. Ho camminato a lungo dentro Helsinki e nei suoi dintorni. Questo filmato provoca un effetto a catena sulla mia mente perché ogni immagine mi induce a rievocarne molte altre. Ho trascorso delle giornate meravigliose e sono stato in luoghi fantastici. I momenti che ho passato in quella terra del nord non possono essere trafugati, tuttavia ne sono ugualmente geloso. Chissà cosa penserò quando riguarderò questo video tra qualche anno.