24
Gen

Divagazione due punto zero

Pubblicato sabato 24 Gennaio 2009 alle 21:45 da Francesco

I media tradizionali si sono accorti del successo di Facebook con gli stessi tempi biblici che talvolta intercorrono tra un’operazione chirurgica e la successiva scoperta di una garza o di altro materiale estraneo all’interno di un paziente operato. Anch’io faccio parte di qualche social network, ma non ne sfrutto pienamente le funzioni per conoscere gente nuova. Dedico un po’ di tempo soltanto a MySpace perché mi ha dato e continua a darmi la possibilità di scoprire musicisti emergenti o veterani dell’underground, ma devo ammettere che mi piace collezionare i contatti ufficiali dei miei artisti preferiti a mo’ di album della Panini e di conseguenza condivido l’impressione di chi ha usato prima di me questo paragone per definire l’investimeno di Rupert Murdoch. Certi siti sembrano dei mezzi di schedatura volontaria, ma personalmente non mi preoccupo di questo aspetto dato che sono a favore di un controllo maggiore della società. Anch’io ho un account su Facebook, ma finora l’ho usato solamente per rifiutare amicizie virtuali. Concordo con l’opinione di Livia Iacolare secondo la quale buona parte dell’ UGC (i contenuti generati dagli utenti) è scadente perché le masse tendono a creare più che altro mediocrità e in questa mediocrità ovviamente annovero anche le mie cose, tranne quelle che riguardano l’introspezione poiché mi hanno dato molto a livello personale. Sono parecchi anni che percorro le strade impervie di Internet (web e Usenet in particolare) come un lurker e penso di avere acquisto più spunti di quanti ne avrei mai potuti ottenere con interventi inutili. Anch’io ho utilizzato Facebook per scoprire come sono diventate alcune persone che hanno lambito il mio passato e la mia curiosità mi ha confermato ulteriormente quanto io sia stato lungimirante a non concedere mai troppa confidenza. Forse non è giusto giudicare un libro da una copertina, ma cosa pensare quando sotto quest’ultima pare che non ci sia nient’altro? Non voglio mettermi su un piedistallo, ma non sono neanche disposto a scendere in un sottoscala, per Diana! Talvolta penso che anche la solitudine sia diventata due punto zero come il web e suppongo che i portali da me citati (oltre a molti altri di natura analoga o completamente diversa) riescano a dare l’illusione di ridimensionare l’isolamento che mette a disagio un numero indefinito di persone. Non vedo nulla di nuovo in tutto questo, dato che in Italia a suo tempo la SIP forniva un servizio analogo (con i limiti dell’epoca) attraverso il suo Videotel alla velocità “stellare” di milleduecento baud e già allora lungo le reti telefoniche spopolava la ricerca di un contatto con il prossimo che probabilmente è insita nell’animo umano, ma anche questa breve parentesi ha avuto i suoi lati oscuri e uno dei più eclatanti vive ancora nell’enigma del delitto di Via Poma. Personalmente dubito che possano nascere legami solidi in una rete virtuale, ma non lo escludo a priori. Per fortuna non devo creare un profilo alla mia mano sinistra per contattarla ogniqualvolta decida di spendere un paio di minuti con lei. Credo che da qualche anno a questa parte Internet rifletta la società molto più fedelmente di quanto sappiano fare i vecchi media e un esempio può essere rappresentato da un forum o da un newsgroup che se seguiti per un po’ di tempo consentono di capire molte cose sui loro frequentatori, a mo’ di antropologia de’ noantri. Devo ammettere che la mia introspezione è stata aiutata in minima parte anche dalla lettura delle discussioni di alcune comunità virtuali che ho seguito per diverso tempo senza mai partecipare.

Categorie: Parole |

23
Gen

Ritorsione a domicilio

Pubblicato venerdì 23 Gennaio 2009 alle 19:49 da Francesco

Una sera invernale il signor Tommasini perse improvvisamente ogni motivo per vivere. Si trovava nell’abitazione che aveva acquistato quindici anni prima grazie a un mutuo trentennale, ma ormai non aveva più intenzione di onorare il suo impegno con la banca ed era in procinto di pagare un prezzo più alto per qualcosa di intangibile. La sua esistenza non era stata scossa da un avvenimento particolare, ma durante un pomeriggio assolato si era fermato a riflettere sulla sua vita e allo stesso tempo aveva finto di prestare attenzione ai progetti per le vacanze che un suo collega gli aveva esposto con entusiasmo; in quel momento di distensione apparente egli aveva iniziato ad approfondire la conoscenza dei suoi fantasmi. Il protagonista di questa breve storia era uno stronzo qualunque, uno di quei tipi che cercano una moglie insofferente per calarsi nei panni del martire sposato. Non era mai salito agli onori della cronaca e durante tutta la sua vita non aveva mai mostrato doti straordinarie in qualsivoglia campo, ma sfoggiava sempre banconote di grosso taglio quando voleva abbassare i pantaloni ai figli dei suoi vicini indigenti e le famiglie dei prostituti imberbi chiudevano sempre un occhio per aprire la mano a quel compenso torbido. Ormai anche le peggiori nefandezze non riuscivano più ad appagare la coscienza arida dell’uomo succitato. Il signor Tommasini si sentiva stanco e non riusciva più a placare i sensi di colpa che battevano forte contro le barriere omertose della sua interiorità, perciò era intenzionato a porre fine alla sua vita prima che il peso morale lo schiacciasse. La forza derivante dalla spinta suicida aveva indotto l’uomo a regolare i conti con alcune persone. Prima di togliersi la vita egli voleva uccidere coloro verso cui nutriva un odio profondo e ponderava la strage mentre affettava una mela davanti a un televisore spento. Non aveva bisogno di un’arma poiché possedeva già una pistola di piccolo calibro con la quale di tanto in tanto si dilettava a sparare presso un appezzamento di terra che uno zio gli aveva lasciato in eredità. La notte si era quasi esaurita nella sua oscurità e per il signor Tommasini stavano sorgendo le ultime luci. Nei piani dell’aspirante omicida era prevista una prima tappa a una scuola elementare in cui avrebbe ucciso i figli dei suoi nemici e poi si sarebbe introdotto negli uffici del comune per ferire i veri bersagli del suo risentimento e instillare traumi insanabili nelle loro menti. Costui sapeva bene come agire, ma aveva trascorso tutta la notte ad appuntare più volte le sue intenzioni sopra un vecchio quaderno a quadretti e ormai la punta della sua matita si era consumata come l’ultimo baluardo del suo raziocinio. Tutti i preparativi erano stati fatti e mancavano poche ore prima che un nuovo fatto di cronaca nera sconvolgesse per qualche giorno l’opinione pubblica e rimpinguasse i giornali. Tommasini uscì di casa con la pistola in tasca e la chiave dell’auto in mano, ma sul pianerottolo venne fermato da un giovane carabiniere dall’accento meridionale che gli chiese se si ricordasse di lui. Prima che Tommasini potesse rispondere il ragazzo del sud estrasse una nove millimetri che aveva sequestrato a un pregiudicato e sparò nell’orbita destra all’uomo che era andato a cercare. Il pubblico ufficiale gettò la pistola sul corpo esanime del suo obiettivo e poi si tolse il guanto in lattice con cui aveva impugnato l’arma, infine si voltò e uscì tranquillamente dal condominio come se non fosse accaduto nulla. Nelle settimane seguenti le indagini degli inquirenti non portarono a nulla e dopo alcuni anni il caso venne archiviato. Il carabiniere che aveva commesso l’omicidio era stato vittima degli abusi di Tommasini e senza saperlo, oltre a vendicarsi, aveva impedito che quest’ultimo compisse una strage, tuttavia era ugualmente in pace con sé stesso e quel gesto non gli pesava affatto.

Categorie: Parole |

21
Gen

Ramen a pranzo

Pubblicato mercoledì 21 Gennaio 2009 alle 19:27 da Francesco

Qualche settimana fa ho ripreso in mano degli appunti di giapponese che non toccavo da un anno e mezzo. Nel giro di sei giorni ho rimparato a memoria l’hiragana e il katakana. Da circa due settimane sono nuovamente alle prese con i kanji: per ora ne so scrivere circa quaranta e ne conosco sia il significato che le pronunce on e kun. I kanji mi piacciono e da quando ne ho rincominciato lo studio mi sono reso conto della logica (a tratti un po’ contorta) che accomuna certi ideogrammi. Ovviamente non sarò in grado di sostenere una conversazione per il mio secondo viaggio nel Sol Levante, ma almeno questa volta le insegne e i cartelli non mi risulteranno del tutto sconosciuti. Per un italiano è semplice la pronuncia giapponese e, al contrario, non oso immaginare quanto possa essere difficile per un anglofono. Adesso il mio interesse per la lingua giapponese è più vivo e spero di mantenerlo tale poiché mi sono reso conto che le sue difficoltà non sono insormontabili, inoltre credo che lo studio dei kanji sia un ottimo esercizio per la memoria. Ovviamente affronto la lingua da autodidatta e mi avvalgo del materiale italiano e inglese che trovo e seleziono in giro per il web. Non sono un appassionato di manga (gli unici fumetti che abbia mai letto e seguito seriamente appartengono alla serie di Jiraishin), non seguo gli anime né gli hentai sebbene come molti della mia età io sia cresciuto con i cartoni animati made in Japan che un tempo andavano in onda sulle emittenti regionali, inoltre anche la mia passione adolescenziale per i videogiochi nipponici è scemata con l’età. Non sono neanche uno di quegli occidentali che idealizza il Giappone e non credo affatto che sia un’isola felice benché io non possa negare che sotto molti aspetti sia migliore della mia nazione. Sono già stato due settimane a Tokyo e credo che non mi piacerebbe viverci tutto l’anno, ma le sue strade mi entusiasmano e mi riferisco tanto a quelle trafficate quanto alle vie più silenziose che si trovano alle porte della città. Non voglio appropriarmi di una cultura che non mi appartiene e per questo non sono mai stato contagiato dall’entusiasmo che infiamma chiunque veda (a mio avviso erroneamente) nel Giappone una società da imitare. Nel bene e specialmente nel male io sono un italiano.

Categorie: Parole |

20
Gen

Trompe-l’oeil

Pubblicato martedì 20 Gennaio 2009 alle 00:36 da Francesco

Nei giorni di maggiore entusiasmo sento pulsare nella mia ghiandola pineale le sensazioni di vicende che non ho mai vissuto e di età che non ho ancora raggiunto. Cosa potrà mai provare un marito innocente che trovi le braccia del suo migliore amico attorno al corpo condiscendente della moglie? Forse se quest’uomo amasse più l’ironia di se stesso potrebbe dire qualcosa del genere: “Ed è nel vostro atto fedifrago che finalmente comprendo come possano fondersi amore e amicizia”. Chi può giustificare un cadavere maleducato che nel giorno della sepoltura si rifiuti di rispondere agli ultimi saluti dei suoi conoscenti? Le barriere emotive veicolano echi mesti e deprimenti perché la tristezza produce rumore mentre la gioia si manifesta attraverso un silenzio solenne. Quanto tempo può restare inginocchiato un uomo anziano sulla tomba del figlio? A quale velocità viaggiano le pulsioni che concedono una parvenza di eternità alla giovinezza? Non è condannabile chiunque agisca contro la propria lingua madre per strappare quel cordone logico che spesso viene usato come indice della sanità mentale. Esiste un’unità di misura con cui quantificare il sollievo di un paziente che riceva un responso favorevole da un esame istologico? Mi piace il suono delle domande, ma non cerco risposte né in terra né in cielo così come non cerco l’oro nei fiumi. Il momento presente non si riferisce all’atto del mio scrivere né al tempo verbale che potrei utilizzare per indicarlo, ma si ripete a ogni lettura di queste parole e ha un carattere totalmente diverso dal concetto di finitezza temporale che occorre per renderlo meno astruso. Apprezzo le cavalcate lessicali che lasciano tracce criptiche o arzigogolate perché non avverto il bisogno di farmi capire: è la musica pop che deve essere accessibile per vendere e io non ne sono certo un detrattore, almeno non completamente. Le date di scadenza sono attendibili quanto i pentimenti di criminali recidivi? Non penso che sia grave scambiare il giorno per la notte, d’altronde non è raro che accada altrettanto con il bianco e il nero, il maschile e il femminile, il bene e il male e qualunque altra cosa che ruoti o venga gettata impropriamente nella circonferenza taoista.

Categorie: Parole |

17
Gen

Linearità

Pubblicato sabato 17 Gennaio 2009 alle 19:22 da Francesco

In questo periodo ritengo che le parole siano più superflue del solito e non le considero adatte per omaggiare la quiete delle mie giornate. Tendo a ripetermi perché la mia vita è abbastanza lineare, tuttavia non mi lascio mai stringere dalla morsa apatica della noia e trovo sempre un modo per eluderla. Sono contento di vivere e non ho bisogno di qualcosa in più sebbene la mia esistenza possa sembrare piuttosto spoglia. Non riesco a trovare un motivo per rattristarmi seriamente, tuttavia sono ancora in grado di incazzarmi ogniqualvolta io lo reputi necessario. Non posso ringraziare le coincidenze perché dubito che la natura delle loro manifestazioni sia intenzionale, ma devo molto a una serie di circostanze casuali che mi hanno permesso di risparmiare tempo al cospetto di problemi comuni e illusori. Ho iniziato a provare sensazioni meravigliose nel momento in cui la mia solitudine è diventata una condizione fantastica. Non oso immaginare in quali condizioni psicofisiche verserei oggi se l’isolamento non mi avesse preso sotto la sua ala. Per me l’equilibrio non è una questione meditativa e riesco a trasporla meglio nei palleggi che eseguo spesso durante il pomeriggio. Non mi piacciono le discussioni profonde, non mi interessano le ricerche collettive, non mi occorrono le pratiche ascetiche e disprezzo ogni atteggiamento intellettuale che pretenda di diventare paradigmatico per trovare una conferma delle sue premesse. Non penso che il valore di una persona sia quantificabile attraverso la sua collezione di consensi e suppongo che in qualsiasi contesto la popolarità non coincida necessariamente con qualcosa di positivo, tuttavia sono molti i comportamenti che hanno come fine l’ottenimento della considerazione altrui e di conseguenza la mia estraneità a questa corsa di cavallette impazzite mi fa sentire fortunato. Non riuscirò mai a levare etichette asociali e misantropiche dalla mia nomea, ma non voglio nemmeno provarci perché non ne sono infastidito e poi sono ben altri gli errori di valutazione che mi preoccupano.

Categorie: Parole |

14
Gen

L’entusiasmo allarmistico

Pubblicato mercoledì 14 Gennaio 2009 alle 14:36 da Francesco

Ho letto le opinioni colme di livore che accompagnano puntualmente ogni edizione della versione italiana di “Big Brother”. Credo che il format in questione ormai puzzi di vecchio, ma se dirigessi qualche emittente anch’io continuerei a proporlo per ottenere audience senza compiere troppi sforzi. Non estirperei mai il lato trash della televisione, ma lo ridimensionerei per non appiattire l’offerta dei palinsesti. Soltanto la contestazione esagerata e ridondante di un reality show può risultare più noiosa di quest’ultimo. In Italia è presente uno star system abbastanza provinciale, ma non scorgo ragioni valide per stigmatizzarlo. Spesso ho l’impressione che una certa pochezza accomuni le “qualità” di qualche personaggio pubblico e le critiche che queste ricevono da una parte della gente comune, tuttavia nel caso di un vip (o presunto tale) perlomeno vi è un tornaconto tangibile mentre a molti altri resta soltanto una soddisfazione intellettuale che non può essere convertita in moneta corrente. Dubito che in questa epoca i media siano così potenti da deviare le menti delle persone, ma capisco che taluni sfruttino ogni occasione per citare il big brother di Orwell e sentirsi il Winston Smith della situazione. Mi rendo conto che il catastrofismo, la dietrologia e il complottismo hanno la medesima radice, inoltre mi chiedo se l’insistenza di queste interpretazioni possa edulcorare alcune questioni insolute che in un clima più disteso potrebbero prestarsi a letture del genere senza risultare grottesche. In altre parole credo che la ricerca ossessiva di trame machiavelliche talvolta rischi di rendere alcune vicende simili a leggende o favole. Non nego che esistano macchinazioni e segreti, ma trovo risibile chiunque cerchi di portare alla luce determinati eventi con il semplice ausilio dell’immaginazione. La storia recente dell’Italia è maculata perché presenta macchie scure, tuttavia so che molti misteri della mia patria rimarranno tali per molto tempo e continueranno a dare da vivere a chiunque ne ripercorrerà le tappe durante qualche programma in seconda serata.

Categorie: Parole |

9
Gen

Sakura

Pubblicato venerdì 9 Gennaio 2009 alle 16:39 da Francesco

Mi sento bene in tutte le stagioni. Il mio umore non viene influenzato delle condizioni climatiche e trovo che le giornate invernali siano un ottimo sfondo per il silenzio rurale in cui vivo attualmente. Il freddo non mi punge, ma quando vado a correre indosso i guanti perché la natura mi ha donato mani piccole e delicate che forse starebbero meglio sul corpo di un pianista. Ogni volta che i media parlano della striscia di Gaza mi viene in mente la tossicodipendenza di Paul Gascoigne. La Palestina è uno scannatoio e la sua situazione smuove le coscienze quando per il conteggio dei morti occorre un abaco. Seguo sempre le vicende internazionali tramite testate e fonti diverse, ma non mi lascio coinvolgere dagli accadimenti del globo perché non ho la facoltà di incidere sul loro (de)corso. Cerco di non esprimere opinioni politiche perché le reputo inutili. L’unico parere che conta è quello di chi detiene il potere e il resto per me è soltanto rumore che serve per sostenere la confusione delle democrazie. In certi momenti mi sembra che la libertà di parola sia un male necessario. Non voglio insistere su questo punto e preferisco proseguire con i preparativi per la mia partenza. Ho impiegato un po’ a comprare il mio biglietto aereo per Tokyo, ma ne è valsa la pena e puntualmente la mia pazienza è stata ripagata. Come al solito ho acquistato il mio titolo di viaggio via Internet. Ho trovato un volo che coinvolge Finnair e British Airways per cinquecentosettanta euro (c’è chi paga il doppio per raggiungere il Sol Levante!). All’andata dovrò fare uno scalo di un paio d’ore a Helsinki mentre durante il ritorno atterrerò prima a Londra e poi dovrò raggiungere un altro aeroporto della capitale britannica per rimpatriare. Non cerco le comodità in viaggio e mi piace salire su più aerei, perciò sono contento della soluzione che ho trovato. Amo la stanchezza cosmopolita. Ho trovato un alloggio conveniente in quel di Ueno e si trova abbastanza vicino al luogo in cui ho soggiornato la prima volta che mi sono recato in Giappone. Partirò alcuni giorni dopo l’avvento della primavera nell’emisfero nord e probabilmente vedrò i ciliegi in fiore lungo le strade di Tokyo. Spero di vivere abbastanza per ripetere questo viaggio in futuro.

Fotografia di y-cart
Categorie: Parole |

3
Gen

Requie e Thaumazein

Pubblicato sabato 3 Gennaio 2009 alle 12:42 da Francesco

Ogni tanto provo a stendere un testo su qualunque base sconosciuta che mi piaccia parecchio, ma spesso il risultato mi delude e di conseguenza cancello i miei tentativi. Ho già fatto qualche video di questo genere e taluni hanno persino apprezzato, ma io preferirei avere le capacità per suonare power metal e lanciare acuti fino alla troposfera. La qualità del video non è delle migliori e il missaggio della traccia audio sarebbe venuto meglio in mezzo al traffico di Ho Chi Minh City, perciò trovo opportuno affermare che uno fa quello che può. Come sempre mi sono divertito ad abbinare suoni e immagini, ma la musica è un’altra cosa e dato che non c’è bisogno di precisarlo quest’ultima frase è solo il frutto della mia pedanteria.

Requie e Thaumazein

Ricordi recenti di mattine invernali
Lontano da scuola lungo strade provinciali
Cercavo la rivincita e due guanciali
Fantasie ideali che sono rimaste tali
Incontri surreali e ore solitarie
Frasi banali e situazioni ordinarie
Effetti collaterali della collera
Pensieri stretti da una mente che non li tollera
Talvolta i giorni sono incomprensibili
Privi di perdono o di scuse plausibili
Parole mai udite
Notti mai accudite
Accuse che si alzano come una stalagmite
È inutile che il limite sia raggiungibile
Gioia e sofferenza superano lo scibile
Tutto è distorto dalle percezioni
Credo che Cristo sia risorto contro le sue intenzioni
I tramonti cremisi
I passi lungo i Campi Elisi
Corpi in simbiosi che risultano divisi
I respiri intrecciati di cosa sono intrisi?
Lo chiesi a un cane randagio imitando Francesco D’Assisi
Non corro pericoli come Tiblisi
Significati impliciti dentro ogni crisi
I riflessi di un prisma
Non conosco l’unione né lo scisma
Impero su me stesso come Bismarck
Così il tempo e la polvere avvolgono i mobili
Le colpe conducono verso una necropoli
Non ho proposte
Non occorre che io protesti
Non ho risposte
Mi mancano i pretesti
Digressioni di ordine filosofico
Un quesito cosmogonico è un male cronico
Entusiasmo e delirio
Pena e martirio
Ho finito le parole e mi ritiro

Categorie: Parole, Video |

1
Gen

Japan once again

Pubblicato giovedì 1 Gennaio 2009 alle 15:37 da Francesco

Ieri sera sono andato a letto alle dieci e stamane mi sono svegliato presto dinanzi alle prime luci del nuovo anno. Ho deciso di tornare in Giappone e probabilmente partirò in primavera. Non dispongo di un grande budget, ma come sempre riuscirò a farmelo bastare. Per fortuna non ho vizi né una vita sociale dispendiosa, altrimenti dubito che potrei viaggiare di tanto in tanto. Ho un ottimo ricordo di Tokyo e anche se ci sono stato soltanto una volta la reputo una megalopoli a me familiare perché durante la mia prima permanenza l’ho sviscerata a piedi. Le mie camminate interminabili si ripetono in ogni viaggio. A me non interessa il relax, altrimenti opterei per mete tropicali. Per la terza volta nella mia vita mi recherò in Estremo Oriente e come sempre sarò accompagnato da una solitudine meravigliosa. In un primo tempo avevo pensato di visitare il teocratico Iran, ma la richiesta per il visto è un po’ macchinosa e il clima internazionale non è favorevole, comunque mi auguro di poter atterrare a Teheran prima che Ahmadinejad cancelli Israele dal planisfero. Un’altra delle mie idee prevedeva che io raggiungessi Vladivostok per poi proseguire in traghetto verso il Giappone o la Corea del Sud, ma il denaro a mia disposizione non è sufficiente e non ho intenzione di attraversare la Russia aggrappandomi al semiasse di un camion. Un’altra meta interessante è la Corea del Nord, ma è molto difficile entrare nel paese ed è anche piuttosto dispendioso poiché i turisti devono essere sempre accompagnati da una guida, inoltre suppongo che il timbro della Corea del Sud sul mio passaporto non passerebbe inosservato. Non ci sono molti luoghi nel mondo che mi attirano, inoltre eliminando i paesi che sono martoriati dalle guerre, dall’instabilità interna o dalle dittature non rimane granché, ma preferirei un soggiorno in Darfur con l’inedia in omaggio piuttosto che recarmi a Ibiza. Forse mi procurerò un biglietto dell’ANA per un volo interno al Giappone o metterò piede su uno Shinkansen dato che la prima volta me lo ero ripromesso e poi avevo lasciato stare. Prima di partire pubblicherò “La Masturbazione Salvifica: Diario Agiografico Di Un Onanista” tramite un servizio economico di print on demand.

Categorie: Parole |

30
Dic

L’anno finisce e la musica continua

Pubblicato martedì 30 Dicembre 2008 alle 13:51 da Francesco

Devo ringraziare il grande B. perché mi ha fatto conoscere i Cydonia e il loro secondo album, “The Dark Flower”. Il gruppo in questione è italiano e suona un ottimo power metal che mutatis mutandis ricorda i migliori Helloween. In ambito fusion devo segnalare il disco “A.D.D.” di Hugh Ferguson il cui stile evoca le sonorità di Allan Holdsworth senza imitarle in modo pedissequo: per me si tratta di un classico che rimarrà di nicchia a causa degli scarsi mezzi di promozione. “Chinese Democracy” continua a essere on air sul mio Creative Zen e su Amarok, perciò non posso che confermare le ottime impressioni dei primi ascolti: chapeau mr. Rose. Per quanto riguarda il metal estremo non ho fatto scoperte degne di note, tuttavia in questi giorni ho intenzione di riascoltare alcuni dei capolavori di cui già dispongo e mi sento particolarmente in vena per una carrellata del genere: Darkthrone, Marduk, Obituary e Impaled Nazarene. In questo periodo non ci sono concerti che mi interessano e per restare in una dimensione live la sera prima di addormentarmi mi riguardo qualche performance. Ieri sera ho rivisto un celebre concerto dei Weather Report al Montreux Jazz Festival del 1976 e durante un’inquadratura a Jaco Pastorius ho ravvisato delle somiglianze fisiche tra quest’ultimo e Zlatan Ibrahimovic. Oltre al live di Joe Zawinul e soci ho guardato nuovamente “Concert With Class” di Frank Gambale. Per correre ormai mi avvalgo esclusivamente dei dischi di Alice di cui finalmente sono riuscito a rimediare delle copie rimasterizzate e originali a cinque euro l’una: è il migliore rapporto tra qualità e prezzo in cui mi sia mai imbattuto. Ho già osannato “Azimut”, ma “Park Hotel” non è da meno e per me Alice ha raggiunto il top con “Il Sole Nella Pioggia”, un album in cui le sonorità quasi new age si sposano perfettamente con i testi di Juri Camisasca: condivido pienamente un commento che ho letto per caso e anch’io considero questo disco una delle vette della musica italiana. A costo di sembrare ossessivo devo incensare nuovamente Alice e il suo magnetismo vocale perché ha degli effetti evidenti su di me. Mi va di citare un passaggio della title track de “Il Sole Nella Pioggia” il cui testo appartiene a Juri Camisasca:

“Le litanie delle donne dei villaggi dell’Indonesia davanti ai simboli di pietra invocano la fertilità, ma intanto l’universo geme nelle doglie del parto, quelli che sanno le cose non parlano”

Salto di palo in frasca per concludere questo appunto musicale con un tono leggero. C’è una band giovane in Italia che a mio avviso merita molto perché suona bene e non si prende sul serio: i Trick or Treat. Ho scoperto il gruppo grazie alla cover power metal di un famoso pezzo di Cyndi Lauper, ovvero “Girls Just Wanna Have Fun” il cui video si trova a piè di pagina. Adoro le grandi estensioni vocali; cazzo se la adoro.

Categorie: Musica, Parole, Video |