24
Apr

Rimasugli notturni

Pubblicato lunedì 24 Aprile 2006 alle 03:52 da Francesco

Sono le tre di notte e il mio sonno è ancora latitante. Sto ascoltando Franco Battiato, uno dei pochi musicanti italiani che le mie orecchie riescono ad apprezzare. Mi ritrovo perfettamente in questo passaggio: “Si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni”. Il tempo ha fatto sbiadire le mie aspirazioni verso J. e credo che sia giusto così. Ora non ho più nessuno a cui pensare prima di addormentarmi, perciò ricorrerò alla mia fantasia per addolcire la fioritura del sonno. Mi ritengo molto fortunato per la mia capacità di alleviare le mie mancanze con la fantasia senza perdere il contatto con la realtà. Talvolta utilizzare eccessivamente la fantasia può portare a uno stato di estraniazione dalla realtà, ma questo non è il mio caso. Le fantasie sono solo palliativi e la vera cura per la realtà risiede nella concretezza. Quando mi sento particolarmente solo provo un grande senso di affetto per l’intera umanità. Mi piacerebbe sorvolare i cieli del globo terrestre con un B-52 per bombardare ogni nazione con capsule di felicità. Vorrei tagliare la corda di ogni aspirante suicida, vorrei essere la terapia per ogni male, vorrei essere il candeggio per ogni panno sporco e vorrei assumere la forma di una banconota da cinquecento euro per un padre di famiglia cassintegrato. Credo che alla mia esistenza manchi ancora molta strada per raggiungere l’orizzonte rarefatto della gioia e in parte ne sono contento perché mi piace camminare accanto a lei. Penso che la vita sia una cosa stupenda, anche quando sembra un lungo rettilineo senza svolte. Ogni giorno può avvenire una grande rivoluzione personale. Per me la società è come un grande campo di battaglia dove ogni individuo cerca di sconfiggere i suoi limiti per raggiungere uno stato di appagamento corrispondente alla propria sensibilità. Come in ogni guerra molti non ce la fanno e questo purtroppo è inevitabile. Morirò al fronte o tornerò a casa? Sono quasi le quattro e sono pronto ad addormentarmi con un sorriso.

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22
Apr

La siesta nell’Eden

Pubblicato sabato 22 Aprile 2006 alle 13:39 da Francesco

Oggi non sono solo, Bogdan è venuto da Roma per oziare un po’ davanti all’altro PC. Tra poco prepareremo degli spaghetti al dente e poi inizieremo a imprecare in rumeno. Lui sta scrivendo una e-mail alla sua ragazza, mentre io sto componendo queste frasi asettiche per me stesso. La giornata di oggi è meravigliosa, ma come al solito non riuscirò ad apprezzarla in pieno. Mi piacerebbe cenare con J. ma anche stasera apparecchierò la mia tavola con un piatto solo. Non ho un curriculum vitae, non ho un piano di studi, possiedo solo un paio di gambe con le quali mi muovo lungo giornate brevi e appartate. In questi giorni mi pongo una domanda: anche J. finirà nell’ossario del mio passato, insieme ai resti dei ricordi di tutte le altre persone che ho conosciuto? Il mio primo bacio è ancora lontano, mentre il momento di pranzare è prossimo. La mia mente è sgombra da qualsiasi preoccupazione, sono paziente e sono consapevole di rischiare la sconfitta contro il vuoto perenne che minaccia i miei sentimenti. Uso delle tinte epiche per descrivere la mia vita e ciò mi fa ridere un po’. Un giorno spero di raffigurare la mia esistenza con colori semplici, vivi e genuini. Voglio che sullo schermo del mio futuro sia proiettata una pellicola di duplice serenità: un giardino con l’erba tagliata perfettamente, due occhi chiari che sorridono, un pastore maremmano che prende il sole e il rumore delle labbra impegnate nei baci. Desidero una siesta duratura nel perimetro dell’Eden.

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20
Apr

Crociata interiore

Pubblicato giovedì 20 Aprile 2006 alle 13:05 da Francesco

Mi piacciono questi giorni d’aprile perché sono sudditi del mio relax. Spesso sono sereno. Ogni tanto qualche nube offusca le mie retine e io lascio che l’aerofagia del tempo la porti via, mentre, supino sulle praterie infernali con le mani dietro la nuca, mi godo i movimenti atmosferici. Ho ucciso l’importanza legata al ricordo di alcune persone, successivamente mi sono armato di pala e l’ho seppellita sopra una collina, vicino a una quercia morente. Durante le esequie ho recitato una preghiera universale, priva di legami con le religioni umane, in onore della mia vittima, poi ho voltato le spalle al sepolcro improvvisato e mi sono messo in cammino verso nuove contrade. Sono trascorsi mesi da quando ho decapitato l’importanza che avevo dato ad altri esseri umani e in tutto questo tempo non ho fatto altro che macinare chilometri chimerici e pulire con cura certosina la lama della mia katana. Non trovo gaudio negli addii romantici, non sono un fautore della banalità dell’idealizzazione e non mi accodo al sentimentalismo fine a sé stesso. Occorre riprendersi ciò che viene proiettato negli altri, quando gli altri vogliono impadronirsene. I rimpianti sono cavalieri neri armati di scure che devono essere abbattuti con fendenti decisi. La paura del passato tenta di regnare sui feudi delle emozioni e cerca di imprigionare la parte più profonda di ogni individuo all’interno delle segrete dei segreti più intimi. Alcune volte è indispensabile colpirsi per ferire la propria volontà vittimista e impedire che le legioni dell’orgoglio nocivo conquistino le roccaforti dell’empatia. I ricordi devono restare nella memoria, ma i loro effetti, pericolosi per il futuro, devono bruciare come streghe additate da Torquemada.

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16
Apr

Voluttà latitante

Pubblicato domenica 16 Aprile 2006 alle 17:30 da Francesco

In questo periodo il mio desiderio sessuale è al minimo storico, invece il mio desiderio di affetto è stabile. Ormai sono anni che non riesco a masturbarmi per diletto e credo che questo dipenda dall’abbandono dell’età adolescenziale. Oggi per me la masturbazione è un bisogno fisiologico identico alla defecazione e nulla di più. Mi fa piacere che la mia concupiscenza sia esaurita e mi auguro che non torni tanto presto. Ho scritto molte volte che per me la sessualità è una cosa splendida quando fa parte di un rapporto d’amore e sono ancora di questa idea perché credo che il coito sia un ingrediente indispensabile per rendere impermeabile il collante sentimentale. Mi disgustano i rapporti puramente platonici e i rapporti puramente carnali. Già da tempo ho preso in considerazione l’evenienza della continuazione del mio vuoto sentimentale e carnale vita natural durante. Alle volte per me è inquietante pensare che la mia astinenza dall’eros in tutte le sue sfaccettature possa protrarsi per il resto dei miei anni, ma sto imparando ad accettare anche questa eventualità. Davanti a me, malattie e incidenti permettendo, vedo ancora molto tempo, ma già da questo mio ventiduesimo anno di vita terrena, e terra terra, mi accorgo di aver perso alcune occasioni per concretizzare quello che io chiamo il bene. In me risiede ancora la voglia di guance femminili, di mani candide, di penetrazioni vaginali e di lacrime gioiose. Mi sento come un soldato al fronte che osserva la foto invisibile dell’unica compagna che vorrebbe con sé nella trincea. Riprendo la baionetta e cerco di sopravvivere alle cannonate.

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8
Apr

Dopo il vespro

Pubblicato sabato 8 Aprile 2006 alle 20:55 da Francesco

È una sera tranquilla. Le luci dei locali sono accese e non hanno intenzione di spegnersi presto. Dalla mia finestra riesco a sentire le voci delle persone e il rumore dei loro passi. Talvolta sento il suono provocante di un tacco, altre volte odo il passo pesante di un anfibio. Mi piace chi cammina lentamente. Spesso vedo delle persone con le ali ai piedi e una croce al collo, ma raramente riesco a scorgere dei cherubini tra loro. Probabilmente mi addormenterò prima di mezzanotte. Sono già insonnolito, ma non voglio mettermi subito sotto il lenzuolo, preferisco rimanere sveglio a non fare nulla. Mia madre si sta preparando per uscire: evidentemente i nostri ruoli sono stati invertiti nella notte dei tempi. Non mi attende una notte brava né una notte in bianco. Ho un po’ di h2o e tanta stanchezza ingiustificata. Farò zapping, leggerò, mi farò una sega o mi getterò a letto con l’intento di addormentarmi il più presto possibile? La risposta si trova nell’arco delle prossime due ore. Mi piacerebbe avere accanto a me centosettanta centimetri femminili con i quali guardare un film tra effusioni tenere e semplici. L’ozio è un amico maldestro, ogni tanto fa cadere le mie giornate nell’inerzia più totale. Oggi ho trascorso due ore a radermi il cranio. A qualcuno sembrerò un membro degli Hare Krishna, a qualcun altro un naziskin. Tra qualche giorno farò una fotografia del mio nuovo look cranico.

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7
Apr

Cambio di programma

Pubblicato venerdì 7 Aprile 2006 alle 21:42 da Francesco

Questa sera ho deciso di non addormentarmi presto. Sono solo e un po’ assonnato. Sto ascoltando “Bad Reputation”, un pezzo dei Thin Lizzy datato 1977: “You got a bad reputation, that’s the word out on the town, it gives a certain fascination, but it can only bring you down”. Così cantava Phil Lynott nove anni prima di crepare per una overdose di eroina. Non ho nulla da fare stasera, ma questa non è una novità. Ogni tanto lancio una pallina da tennis contro il muro per ingannare il tempo. In questo momento due ventenni si stanno baciando, altri due si stanno lasciando e altri due si stanno ritrovando. In questo momento qualcuno sta in un angolo buio a recriminare sulle proprie decisioni, qualcun altro invece sta gustando la sua laurea sempre più vicina. In questo momento mi chiamo Francesco, ho ventun’anni e tanto tempo libero. Il mio benessere alienante mi è sempre vicino, più fedele di una donna che accetta di portare il burka. Sto bene, nonostante il mio culo continui a galleggiare sul vuoto esistenziale. Sono un bambino che non riesce a giocare con la propria vita né con quella degli altri. Ogni tanto il mio viso testimonia uno spleen passeggero, ma alla fine è sempre uno strano sorriso che ha la meglio sui miei muscoli facciali. Ho cambiato traccia: adesso è “We Only Say Goodbye” dei Fates Warning a fare da sfondo alla mia serata inerte. Trovo abbastanza banale il ritornello di ‘sto pezzo, ma credo che rappresenti l’incapacità comunicativa di molti: “Always somewhere, we only say goodbye, going nowhere, we only say goodbye, there’s never time to say, all the things we need to say, when it’s too late, we can only say goodbye”. Più o meno: “Sempre da qualche parte, diciamo solo addio, senza dirigerci in nessun posto, diciamo solo addio, non c’è mai tempo per dire, tutte le cose che abbiamo bisogno di dire, quando è troppo tardi, diciamo solo addio”. Stasera non mi mastuberò.

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7
Apr

La tazza del cesso

Pubblicato venerdì 7 Aprile 2006 alle 18:49 da Francesco

Ogni volta che mi trovo seduto sulla tazza del cesso mi diverto a pensare. Per me il bagno è un piccolo monastero. Adoro spingere fuori lo stronzo di turno che pende dal mio culo e ponderare gli eventi del mio passato. Mi piace accompagnare la carta igienica sul mio sfintere e lanciare occhiate alle ipotesi che formulo riguardo al mio futuro. Tutte le volte che l’acqua calda del bidet accarezza il mio scroto rimango estasiato dal suo effetto corroborante. A seguito di ogni riunione di gabinetto lascio che il borotalco imbianchi i miei glutei. Ogni tanto mi affaccio allo specchio del bagno e inizio a parlare con un tipo che si chiama Francesco. In alcuni luoghi si chiama toilette, in altri WC, ma per me rimane semplicemente il reame della merda e del pensiero. Non ho parole da aggiungere, possiedo solo litri di urina che stanno nella mia vescia come in uno shaker e che attendono di evadere dal mio organismo.

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6
Apr

Oltreoceano

Pubblicato giovedì 6 Aprile 2006 alle 20:11 da Francesco

Alcune persone vedono comparire immagini demoniache nelle loro menti. Queste immagini, questi affreschi del terrore, rastrellano le ultime foglie autunnali di tutte quelle vite che siedono di fronte al proprio crepuscolo. Il tramonto del respiro, il calare del sipario. Non credo che la fine della vita sia legata all’età anagrafica. Ci sono molti morti che camminano. Ogni giorno miliardi di cadaveri mettono a tacere il suono delle sveglie. Sono morto o sono vivo? La mia vita su questa terra non ha un significato. Nel mio quotidiano non ci sono le sfumature della rovina né il suono delle trombe del successo, ma solo l’ozio che mi accompagna con la sua cetra. Ho bisogno di un clima diverso, almeno per un po’. Forse dovrei comprare un biglietto per gli Stati Uniti e lasciare la mia magione per un mese. Potrei visitare le zone meno blasonate degli USA, come i grandi territori rurali dell’Idaho. Vorrei sedermi su un autobus delle linee Greyhound e guardare i paesaggi naturali e urbani presenti ai lati delle grandi strade del Nord America. Mi piacerebbe fare amicizia con un vecchio nero dedito all’alcol a cui offrire il mio desiderio di ascoltare storie e il mio piacere nel compiacere il suo alcolismo. Potrei fare una capatina in California e passeggiare tra i boulevard di Los Angeles. Per fare tutto ciò dovrei rinnovare il mio passaporto ed estorcere denaro a mia madre. Tuttavia ho un buon motivo per non lasciare i confini italiani; un motivo quasi scandinavo. Queste parole hanno qualcosa di comico; sono passato da riflessioni banali sulla morte alla descrizione di un mio ipotetico tour nel territorio yankee.

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3
Apr

Il tempo che fu

Pubblicato lunedì 3 Aprile 2006 alle 15:36 da Francesco

Quindici anni fa vivevo in campagna e durante l’estate giocavo con i figli dei vicini. Ricordo le partite a calcio e i fiori decapitati a pallonate. Ho provato paura durante quelle sere estive perché temevo che una stella cadesse sulla Terra e la distruggesse. Immaginavo scenari apocalittici con la fantasia di un bambino e passavo i pomeriggi davanti alla televisione a guardare i cartoni animati e i telefilm su Canale 5 e su Rete 37. Ricordo con piacere Ken Il Guerriero, Holly & Benjy, i Transformers, GI Joe, He-man e i Cinque Samurai. Mi piacevano i soldatini e svolgevo regolarmente dei raid aerei sopra i formicai del mio giardino. Erano momenti colmi di spensieratezza. Oggi ho inevitabilmente più consapevolezza del mondo che mi circonda, ma ogni tanto riesco ancora a comportarmi e ad assimilare i fatti come quel bambino dedito alle grandi manovre con bombardieri e soldatini di plastica. Credo che sia importante mantenere un contatto con la propria infanzia per tutta la vita. Ho notato che il tempo e l’acculturazione, di qualsiasi livello sia quest’ultima, tendono a ridurre drasticamente il numero di occasioni nelle quali le persone riescono a sorprendersi. Per me è fondamentale la capacità di meravigliarmi senza ingenuità e per farlo a quasi ventidue anni ho bisogno di restare connesso con la prima fase della mia vita, senza che il collegamento con l’infanzia mi porti a comportamenti infantili tipici di tanti adulti. Concludo e mi dedico alla bevuta di un po’ d’acqua.

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3
Apr

Attività onirica

Pubblicato lunedì 3 Aprile 2006 alle 07:05 da Francesco

Non sono in grado di interpretare i miei sogni, ma talvolta tento di farlo ugualmente. Alcune volte ho degli incubi, altre volte dei sogni erotici che spesso fanno da preludio alle polluzioni notturne. È da molto tempo che nei miei sogni non appaiono più le persone con le quali ho rotto i ponti e credo che ciò indichi la loro scomparsa dalla mia interiorità. Adoro immergermi nel mare onirico del mio stato di incoscienza senza preoccuparmi degli effetti collaterali: piacere o angoscia, dolcezza o terrore. Vorrei essere in grado di sognare ogni volta che cado dormiente. Se fossi nato negli anni sessanta avrei trascorso i pomeriggi ad ascoltare la voce rauca di Janis Joplin e avrei usato molta mescalina per procurarmi allucinazioni. Purtroppo vivo nel secondo millennio, il peyote non è più di moda e io non faccio uso di droghe. Se fossi un chimico mi dedicherei all’invenzione di una droga priva di controindicazioni. Non credo che la tossicodipendenza possa essere sconfitta, pertanto penso che l’industria farmaceutica debba iniziare una ricerca su un tipo di droga in grado di non compromettere le funzioni vitali dell’organismo umano. Gli introiti derivati da questo ipotetico narcotraffico legale potrebbero prosciugare le tasche della criminalità organizzata, potrebbero permettere investimenti maggiori nella ricerca per la cura delle malattie più gravi e potrebbero incrementare lo stato di salute della popolazione terrestre. Mi rendo conto che le ultime righe sono pura fantascienza, ma le trovo coerenti con l’aspetto onirico di questo breve scritto.

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