Cosa manca alla tua vita? Hai mai compiuto un’analisi approfondita per conoscere i veri desideri della tua esistenza? Credo che tu debba insinuarti nella tua intimità per ottenere qualche risposta. La speleologia della propria interiorità può far emergere elementi importanti per la ricerca dell’appagamento personale, ma questa pratica spesso non è indolore e può richiedere molta pazienza. Ci sono numerosi fattori esterni che hanno la facoltà di infastidire lo studio di sé stessi: frasi fallaci di persone affette da problemi invisibili, modelli imposti dai burattinai del marketing, coincidenze negative e piani architettati per rendere instabili certezze già traballanti. Non devi lasciarti ingannare dalle parole e nemmeno dalle vesti scure che talvolta ricoprono gli eventi. Talvolta le persone pongono accenti neri sulle tragedie altrui per proiettare verso l’esterno i propri drammi ed è importante che tu riconosca questi accenti per evitarli e per pronunciare correttamente le tue azioni. Non affidarti spesso alle previsioni degli altri, perché spesso non possono avere un livello di empatia così elevato da comprendere il tuo modo di porti nei confronti delle situazioni più disparate. Le parole sono solo il rivestimento della grande struttura esistenziale che poggia sui fatti. Le nozioni sono importanti, ma la capacità di metterle in pratica è molto più rilevante. I ragionamenti a scopo speculativo hanno solo una funzione ludica per il narcisismo intellettuale, ma non riescono a compenetrare la realtà se non sono seguiti dai fatti. È tutto molto più semplice di quanto tu creda, e forse dovresti proprio smettere di credere per attenerti ai moti concreti del mondo e non ai venti verbali che spirano con ambiguità.
Ho addobbato la mia stanza con due bandiere: una dell’Arabia Saudita, l’altra della Corea del Sud. Voglio coprire le pareti della mia stanza con i colori di paesi lontani. Giugno non è stato un mese prolifico per la mia vita, non ho fatto praticamente nulla in questi ventisette giorni e non ho progetti per i mesi a venire. Il mio milgiore amico in questo periodo è un pallone sgonfio con il quale trascorro ore di palleggi e scatti. Tra qualche giorno inizierò nuovamente scuola guida, ma la voglia di mettermi al volante è poca. J. è lontana, penso che ormai sia evaporata dalla mia esistenza, io sono altrettanto distante da me stesso e non mi rendo conto del tempo che passa. Alle volte mi vedo come un equilibrista che salta sul nulla. Sembra che io non abbia molte ragioni per essere sereno, tuttavia la mia zappetta esistenziale continua a coltivare una tranquillità amorfa e ineffabile. Non ho nulla di cui preoccuparmi e nessuno a cui rendere conto delle mie azioni. Il blues del defunto Roy Buchanan accompagna lo strambo gaudio legato alla mia assenza di impegni e relazioni. Talvolta è tremendamente piacevole non avere un cazzo da fare. Alle vote credo che la mia inerzia mi infastidisca a causa della salutaria necessità di cambiamenti che caratterizza molti esseri umani. Trovo molto inquietante la ripetizione perenne e quotidiana delle azioni di una persona lungo tutto l’arco della sua vita.
Cerco sempre di stare alla larga dai pregiudizi e dalla seriosità. Mi sento ridicolo quando leggo i melodrammi delle persone e ogni volta mi riprometto di non lasciarmi andare a comportamenti depressivi nei quali sovente scorgo una comicità pusillanime. Credo che uno dei miei difetti maggiori sia la propensione a pensare al futuro. Devo sradicare le mie aspirazioni chiaroveggenti. Mi stanco inutilmente quando penso all’avvenire e rimango con poche forze per apprezzare la bellezza concreta e costante del presente. Gli assoli fusion di Frank Gambale accompagnano le mie parole mattutine. Penso che spesso i comportamenti saccenti e arroganti degli altri nascano dalle insicurezze e dalle delusioni. Sono accondiscendente con chi reputo immeritevole di uno scambio verbale, in altre parole assecondo le persone grette come se avessero dei disturbi psichici. Quando l’idiota di turno cerca di convincermi, con una dialettica scialba e ragionamenti capziosi, dell’inferiorità della donna, io so che egli argomenta la sua pochezza a causa di una delusione sentimentale, perciò assecondo il succitato minchione con l’unico scopo di deriderlo. Alle volte la mia derisione è esplicita, altre volte no. Le persone più umili non dovrebbero farsi ingannare da quelle dialetticamente più intraprendenti. Ho notato che spesso chi ostenta presunte conoscenze in realtà ha grosse lacune e poche cose da dire. Vorrei che nessuno si facesse gabbare dai sofismi: la cultura non è sinonimo di intelligenza, così come la ragione non sta necessariamente dalla parte di chi esercita una buona retorica.
Sono vivo e assonnato. La giornata per me non si prospetta particolarmente diversa dalle altre. Cammino per la stanza, non mi va di stare seduto e quando mi viene in mente qualcosa da scrivere mi avvicino alla tastiera e lascio che le dita eseguano gli ordini del cervelletto. La mia vita è scandita da un ritmo nichilista e inconcludente, ma fortunatamente essa non è schiava dei vizi deleteri che demoralizzano molti dei miei simili. A distanza di anni non ho ancora incontrato un’ambizione, un’aspirazione, un obiettivo, una meta. Non penso che la vita debba essere preparata a tavolino, ma credo che sia costruttivo prefiggersi dei traguardi da raggiungere. Non voglio lavorare solo per dare una parvenza di normalità alla mia vita o per guadagnare denaro che non mi occorre, non voglio studiare cose che non mi ispirano e verso le quali non nutro interesse, non voglio stare con una donna solo per i miei bisogni fisiologici. Non cerco una ragione per vivere, ma solo esperienze positive che mi permettano di abbandonare queste elucubrazioni. Di tanto in tanto la pantofobia invade la mia psiche, ma il suo passaggio saltuario non lascia mai conseguenze. Sotto la mia finestra un vecchio ha appena terminato di dare indicazioni a una cameriera su come votare per il referendum costituzionale. Non me ne fotte un cazzo del federalismo, delle minacce d’insurrezione della Lega Nord o dell’appello dei sostenitori del no. Sono un qualunquista, perciò non raccoglierò l’invito di Giorgio Napolitano: fa troppo caldo per chiudersi in una cabina elettorale.
Il mio corpo è sotto stress a causa delle poche ore di sonno e degli esercizi fisici. È comparsa un’afta sulla mia gengiva che credo sia la prova più evidente della mia prostrazione. Mi sono alzato alle undici di sera e penso che resterò in piedi almeno fino alle sei di pomeriggio. Sono sereno nonostante la spossatezza si sia impadronita delle mie articolazioni. Tra circa dodici ore andrò a scuola guida per prendere il mio nuovo foglio rosa, sempre che sia arrivato. J. è ancora nella mia mente, ma accanto a lei ci sono alcuni punti interrogativi. J. è una persona buona, una ragazza sensibile che non disprezza l’autoironia, ma non mi sento molto emozionato quando penso a lei. Mi chiedo se le mie emozioni si siano atrofizzate o se siano semplicemente in ferie. Non mi avvicinerò a J. fino a quando non avrò decriptato i segnali della mia sfera affettiva. Alle volte la cupidigia velocizza il cronometro delle scelte, ma l’accelerazione delle lancette è solo un’illusione che può portare a decisioni avventate. Non voglio infatuarmi o provocare illusioni e per questo motivo desidero che la ragione e il sentimento vadano di pari passo. Credo che in certi casi della vita si possano compiere scelte dettate solo dal cuore o costruite unicamente dal senno, ma ritengo che nel caso di un rapporto d’amore occorra sia l’approvazione del raziocinio che della passione per salvaguardare l’integrità mentale e l’autenticità dei sentimenti. Non sono così ingenuo da credere che si possano sempre armonizzare gli impeti delle emozioni con i risultati dei ragionamenti, ma sono abbastanza narcisista da apprezzare ciò che ho scritto finora.
Un’altra giornata si sta eclissando. Oggi mi sono alzato alle tre di pomeriggio e non ho fatto praticamente nulla. Il mio tempo continua la sua corsa lungo un rettilineo apparentemente infinito in attesa che una mano ossea sventoli la bandiera a scacchi. Sono moderatamente felice, ma allo stesso tempo mi sento abbastanza incompleto: questo dualismo emozionale provoca forti alterazioni nel mio stato d’animo. Provo sentimenti lunatici: a volte sfioro l’estasi, altre volte la depressione. In certi momenti avverto il fiato sul collo di una clessidra parlante che mi sussurra con enfasi: “Sei in ritardo, svegliati, fai presto o non farai in tempo”. La mia crescita è stata anomala e prevalentemente isolata, non ho mai dovuto preoccuparmi del futuro e forse è per questo motivo che non sono mai entrato appieno negli ingranaggi sociali. Ogni tanto un po’ di nostalgia arrugginita fa palpitare gli anfratti più reconditi della mia interiorità. Non ho ricordi positivi o negativi che possano giustificare le dimensioni della mia nostalgia, perciò ritengo che quest’ultima riesca a insinuarsi nel mio io a causa del suo legame con il passato, in altre parole la nostalgia riesce a penetrare al mio interno perché appartiene a quella dimensione temporale che talvolta associo a un grande numero di possibilità decisionali ormai perse. Ogni tanto penso che l’origine del mio profondo dualismo emozionale sia dovuta a una mia ipotetica incapacità di apprezzare completamente ciò che sono e quello che possiedo. Francesco, il desiderio di qualcosa che ti completi è un atto di avidità o un vero bisogno? Sono le otto di sera ed è meglio che io abbandoni le lande della mia psiche per paracadutare rifornimenti sul mio stomaco.
Ieri sera sono uscito per cercare qualche partita di calcio nella quale infiltrarmi, ma non ho trovato nessuno nei campetti e poco dopo sono tornato a casa e mi sono messo a palleggiare in salotto. La monotonia accompagna le mie giornate mentre io tento di escogitare un modo per renderle più piacevoli. Sono a corto di idee, ma non mi dispero; prima o poi mi verrà qualcosa in mente. Potrei prendere un po’ di denaro per recarmi in Normandia senza un motivo preciso, oppure potrei andare a Fiumicino a prendere il primo volo per la Germania e assistere a qualche partita del mondiale di calcio. Probabilmente non farò un cazzo e resterò a casa a elaborare improbabili modi per vivacizzare le mie lunghe giornate d’ozio. L’estate è bella e utile, ma non so come utilizzarla. Spero di riuscire a sfruttare il mio tempo prima di raggiungere la terza età. Forse non devo crucciarmi sul modo di passare il mio tempo, forse devo lasciare che tutto scorra in modo naturale e forse devo apporre un punto dopo questa frase; forse. Le persone che conosco sono tutte impegnate con la loro vita da giovani adulti e hanno poco in comune con me, per questo motivo le frequento occasionalmente e solo per brevi periodi. Tra qualche mese J. andrà in una grande città italiana e mi chiedo se il futuro abbia in serbo qualcosa di bello prima della sua partenza. Quando gli eventi mi sembrano una roulette russa io mi sento un croupier del KGB. Che cazzo c’entra la roulette russa? Lo ammetto: è solo un’immagine fuori contesto per riempire qualche spazio vuoto.
Anche questa notte ho passeggiato per i vicoli della mia cittadina. Le mie Asics hanno calpestato il selciato e le immagini di una televisione esposta in vetrina hanno attraversato i miei globi oculari. Ho sfilato sotto una fila di lampioni bianchi e ho accompagnato i miei passi con il suono di un album di Big L: “Lifestylez Ov Da Poor And Dangerous”. Non sono nato ad Harlem, non sono povero e nemmeno pericoloso. In questi giorni è sorto in me il desiderio di nuotare: dalla prossima settimana farò qualche vascata in mezzo a dell’acqua depurata con il cloro. Non vedo l’ora che sia lunedì per utilizzare a sbafo una piccola piscina situata in mezzo alla campagna limitrofa. Ho ricevuto alcune notizie da Roma: Bogdan, il mio compare rumeno, tra pochi giorni tornerà in Romania a seguito dell’ennesima delusione lavorativa. Bodo ha lavorato circa undici ore al giorno per un mese, domeniche comprese, e il suo datore di lavoro gli ha dato cinquecentocinquanta euro. Mi dispiace che questo ennesimo figlio di Ceausescu debba tornare in patria, ma penso che girerò ancora qualche scena con lui sul set della mia vita. Queste ultime parole mi fanno pensare a J. e alla sua tesina. J. è stupenda, paziente e sveglia, mi fa delirare il suo spirito da crocerossina, ma devo conoscerla meglio per capire se le mie impressioni sono corrette. Voglio vivere a lungo, molto a lungo. Il pensiero della mia morte ricorre spesso in me, ma credo che sia inevitabile a causa dell’abbondanza di tempo di cui dispongo.
La notte mi ha sempre regalato ore di dolcezza riflessiva e per questo motivo le sono molto grato. Credo che i migliori momenti della mia vita abbiano fatto la loro comparsa durante la notte: camminate senza compagnia, musica senza musicanti, monologhi ad alta voce e pisciate con le braccia allargate. Ho esplorato cabine telefoniche maleodoranti, ho inalato gli odori dei panifici, ho contemplato il pessimo writing sui muri, ho deposto trifogli di fronte a lavatrici arrugginite ricoperte dall’intonaco, ho ascoltato i lamenti di alcune persiane e ho frugato negli occhi di chi è passato accanto alla mia ombra. In certi momenti ho avuto paura senza motivo. Alle volte ho camminato con gli occhi chiusi, lentamente, senza temere gli ostacoli urbani. Penso che la notte abbia molto da offrire. Nel mio immaginario ci sono coperte invernali riscaldate dall’intimità, occhiate minacciose a causa del sonno, scambi di parole e parole scambiate per altre, frasi di circostanza che non vengono pronunciate e il desiderio di tornare a casa. Durante le mie camminate notturne ho letto molti manifesti funebri e ogni volta, dopo la lettura di uno di quei comunicati così macabri, sono stato assalito da un po’ di malinconia. La notte ha messo in luce la mia empatia, ha acuito i miei riflessi e mi ha dato ripetizioni esistenziali. Le ore buie che ho trascorso a camminare, in realtà sono state ore spese a studiare me stesso davanti a un tecnigrafo invisibile. I miei sono vaneggiamenti a tarda ora, ma contengono un briciolo di senso che mi fa commuovere un po’. Ho bisogno di una piccola rivoluzione personale, devo insorgere contro l’inerzia, ma a tempo debito. Mi sento bene, ma ho sonno: laverò i miei denti, mi avvolgerò nella coperta che si trova sopra il mio letto e adagerò il mio cranio sopra il capezzale.
Il sax frenetico di Bob Berg accompagna il mio ozio domenicale. Sono annoiato e contento. Muovo le dita sulla tastiera, sbadiglio senza coprire la bocca e scoreggio con veemenza. Mi sono alzato alle undici e trenta, eppure ho già sonno. Come posso ingannare le prossime ore? Alle volte mi piacerebbe mandare avanti il tempo come facevo da piccolo con le VHS della Disney. So che non dovrei trovarmi nella mia stanza, ma da qualche altra parte a fare qualcos’altro. Non sono atteso da persone speciali, non ho nomi da pronunciare con entusiasmo e per me non ci sono grandi eventi da attendere con impazienza. Ogni tanto trovo che sia davvero deprimente trascorrere intere giornate senza fare un cazzo, mentre altre volte l’astinenza da qualsiasi attività provoca in me una sensazione piacevole. Vorrei essere in grado di restare a letto per interi giorni, senza fare nulla, tranne fissare le travi del soffitto e ascoltare le battute indecenti sussurrate dal mio intelletto. Anche gli anfratti della mia intimità sembrano avvolti dall’ozio, infatti non sento più quel bisogno di affetto venereo e platonico che non ho mai toccato. Sono curioso di sapere come sarà il mio futuro: sarà brillante e simpatico o schivo e musone? Il mio presente è un po’ indifferente, ma in fondo gli voglio bene. Trovo che il mio passato sia tremendamente lunatico e un po’ taccagno: i ricordi che mi ha regalato non sono brutti, tuttavia non mi piacciono.