27
Ago

La stanza degli specchi

Pubblicato domenica 27 Agosto 2006 alle 01:29 da Francesco

Ci sono ventidue specchi e ognuno di essi riflette un anno della mia vita. Qualche volta durante la notte mi alzo per cercare qualcosa da mangiare e quando ho voglia di un po’ di avventura evito di accendere le luci della cucina. Sono bravo a camminare nel buio e la custode della notte lo sa. Certe volte sto da solo e altre volte sto per i fatti miei, non c’è molta differenza tra le due condizioni così come la vita non presenta molte diversità dalla morte per chi smette di respirare prima di aprire gli occhi. Faccio incetta di parole e le apparecchio su un tavolo di vetro con la stessa armonia caotica dell’attività psichica che sovrasta le pareti rocciose del mio cerebro. Non ho nulla da scrivere e tento di scriverlo nel modo più semplice. Le rotte che permettono di collidere con due guance complementari non sono in vendita e chi le mercanteggia non è altro che un manigoldo della peggiore risma. Persone comuni si fingono maestri di vita, persone apparentemnente sopra la media sfoggiano falsa modestia e io spesso mi trovo a lanciare sassi contro questa polarità del cazzo per evitare che mi corrompa. Il mio cranio è un grande bazar, ma al suo interno non si trova nemmeno un progetto o un’aspirazione. In questo periodo non anelo a nulla e questa mancanza di brama non è altro che un retaggio costante. Deep night nella stanza degli specchi. Mi vedo un po’ invecchiato e allo stesso tempo nel pieno della fioritura. Mi permetto di pisciare su questa antitesi.

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18
Ago

A spada tratta sotto le nubi

Pubblicato venerdì 18 Agosto 2006 alle 10:59 da Francesco

Flagello schiere di inibizioni con tattiche di guerriglia composte dai miei pensieri e della mie azioni. Un esercito di scheletri mercenari combatte al soldo del malessere e spesso s’ingegna per disseminare trappole lungo il mio cammino. Non pratico il kendo, ma seguo ugualmente la via della spada. La mia lucidità mi permette di schivare i fendenti delle forme conturbanti e delle tentazioni cancerose. Duello frequentemente con la mia coscienza e talvolta riporto ferite profonde. Dilanio ogni aspettativa che cavalca verso la mia ombra e dopo ogni scontro mi abbevero alle fonti della memoria per impedire che la rimembranza dei miei errori perda lucentezza. Mi mancano ancora centinaia di fasciature, di agguati, di movenze marziali e di teste decapitate per raggiungere il primo gradino dell’ultima scalinata. Metto a ferro e fuoco ogni cosa che mi lascio alle spalle per evitare che l’arretramento seduca il mio passo. Sul dorso di animali da soma attraverso deserti biblici, strade di montagna, colline in fiore e campi di grano. Né le tormente né le tempeste di sabbia costituiscono la parte più difficile dello spostamento da un emisfero all’altro, infatti le avversità maggiori provengono dai momenti di silenzio illuminati da lune sadiche. Ho solo una katana e un po’ di esperienza per difendere i miei organi e la mia interiorità dalle lame avvelenate e dall’inquinamento morale. Presto orecchio alle profezie dei monaci anziani, ma non lascio che il folclore della loro arte divinatoria condizioni la mia ragione. Le mie forze si rigenerano sotto lo scroscio gelido di piccole cascate che echeggiano tra la flora di valli lontanissime.

Jizo

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12
Ago

Sonnolenza verbale

Pubblicato sabato 12 Agosto 2006 alle 14:56 da Francesco

Alcune volte distorco il significato di certi avvenimenti e in questi casi mi trovo costretto a schivare i dardi avvelenati della interiorizzazione deviata di turno. Davanti a me vedo ancora delle barriere inibitorie da buttare giù con calci e urli. Voglio recidere la gigulare a uno sparuto gruppo di ostacoli tentacolari che tentano di attentare alla serenità assidua della mia esistenza alienante. Qualche mese fa pensavo che J. sarebbe entrata nella mia vita con la stessa grazia della bomba atomica su Hiroshima, ma alla fine è rimasta fuori dalla mia esistenza. Ogni tanto qualche comparsa appare brevemente sul mio palcoscenico. Per alcune persone gli anni cosidetti “d’oro” pesano come gli anni di piombo e mi piacerebbe essere in grado di elargire a costoro il mio modus operandi per alleggerire il carico esistenziale. Credo che ognuno debba trovare un modo personale per smaltire la propria zavorra. La mia fortuna mi inquieta e spero che io l’abbia già pagata in eventuali vite posteriori. Devo ancora andare a dormire, ma le mie parole sono lucide e non sono frutto della stanchezza che domina il mio cranio. Credo che il sonno sia una manna per le menti e i corpi agitati dalle scosse telluriche degli avvenimenti plumbei. Non riesco più a scrivere: il mio corpo reclama il suo diritto al riposo. Spero che il mio cuore non si fermi prima del dovuto. Saluto il giorno con il gesto di un veterano e mi avvio senza elmetto verso la mia alcova vuota. Tra dieci ore tornerò nella mia trincea in fiore.

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6
Ago

Il sentiero dell’Uroboro

Pubblicato domenica 6 Agosto 2006 alle 19:34 da Francesco

Ieri ho visto la prima parte di “Near Death”, un documentario girato nel 1989 in un ospedale di Boston. Il film affronta le problematiche dei malati terminali documentando i dialoghi dei medici e delle famiglie. Ricorre spesso il tema dell’ineluttabilità della morte e porta con sé tutte le difficoltà della sua accettazione. In alcune sequenze “Near Death” mi è sembrato agghiacciante e mi ha portato a riflettere per l’ennesima volta sulla finitezza dell’uomo. Penso che sia importante pensare alla fine della vita senza intristire il presente. Credo che la religione abbia distorto il ruolo naturale della morte e le abbia conferito una sacralità terrificante e allo stesso tempo consolatoria. A volte mi vedo vecchio e intubato nel reparto di terapia intensiva, e immagino di contemplare la mia vicinanza all’ultimo respiro. Tutto questo può sembrare triste, ma in realtà è una presa di coscienza della ciclicità della vita. Ogni tanto mi confronto con questo tema per smantellare senza fretta le paure della morte, in modo che il decorso verso l’epitaffio non mi sorprenda all’improvviso. Non ho rassicurazioni mistiche con le quali sedare le mie paure e per me vi è solo una via naturalista per rapportarmi serenamente con il crepuscolo esistenziale. Il mio scopo precipuo è vivere bene, ma ogni tanto non nego di rammentare a me stesso l’avvento della mia morte che mi auguro sia lontano e indolore. Penso che il modo migliore per concludere questo post sia con una toccata di palle per esorcizzare popolarmente quanto ho scritto.

Uroboro
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31
Lug

Arance e stilemi

Pubblicato lunedì 31 Luglio 2006 alle 20:24 da Francesco

Di solito non uso il bicchiere per bere, ma stasera ho deciso di utilizzarlo per godermi con calma la mia spremuta biologica di arance rosse. Oggi non ho fatto granché: ho ascoltato musica per buona parte del giorno, sono andato a fare la spesa, ho fatto qualche esercizio fisico e ho letto un po’ di cose sul web. In questo momento il suono di “Chello Ca Veco” dei Co’sang avvolge la mia stanza. Credo che non ci sia nulla che possa turbarmi in questo ultimo giorno di luglio. Questi sono i miei glory days e devo fare in modo che non si concludano prima della mia fine. Ho la capacità di restare in equilibrio senza subire l’azione corrosiva delle pressioni esistenziali e per questo motivo mi sento molto fortunato. Non pretendo di capire gli altri e non pretendo che gli altri mi comprendano; mi basta un’intesa di gesti e di sguardi per coordinarmi con i miei simili. Spesso le parole sono superflue e talvolta sono addirittura pregiudizievoli. Ho ancora molto tempo a disposizione e posso fare quello che voglio, ma nulla mi impone di fare qualcosa. Non ho sensi di colpa per la mia inerzia, non mi sento a disagio nel mio ruolo di nullafacente e non risparmio mai una risata nei confronti di chi mi sollazza con le proprie paternali patetiche e retoriche. Resto calmo mentre tanti altri si agitano e non mi lascio ingannare dalle tentazioni che possono alterare la mia percezione della realtà. Ci sarà sempre un pusher disposto a vendermi dei narcotici e ci sarà sempre un prete disposto a evangelizzarmi, ma in entrambi i casi io sarò sempre pronto a declinare il loro invito ad abbandonare la lucidità.

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26
Lug

Tra ieri e domani

Pubblicato mercoledì 26 Luglio 2006 alle 14:40 da Francesco

Guess what? Frank intravede un altro sunny day dalla finestra. Israele e Libano continuano a maciullarsi con i soldatini di piombo e sembra che non abbiano intenzione di placare le ostilità. Ieri ho rasato il mio cranio e adesso assomiglio di nuovo a un naziskin con i denti storti. Devo partire per ritrovare me stesso, sento il bisogno, quasi fisiologico, di allontanarmi per un po’. Ho già accennato la mia necessità di andarmene per un certo lasso di tempo e mi auguro che le mie parole presto si trasformino in fatti. La noia infesta ancora le mie giornate, ma riesce a scalfire raramente la mia strana serenità senza fondamenta. Tra due ore andrò da un dermatologo per una breve visita, poi farò un po’ di spesa e infine tornerò a casa. Mi attende un pomeriggio davvero avvincente e pieno di avvenimenti fantastici. Riesco già ad assaporare l’ebbrezza di inserire un euro nel carrello della spesa: wow! Spero che il dermatologo non trovi né un meningioma né un melanoma sul mio corpo. Il nevo blu che ho sulla parte sinistra del mento è uno dei pochi nei che in futuro potrebbe darmi dei problemi, ma per adesso non presenta nessun pericolo e credo che nel peggiore dei casi possa essere rimosso facilmente. Penso che avere un tumore e riuscire sconfiggerlo possa permettere a una persona di osservare la vita da un’altra prospettiva, ma non sono ancora così folle da sperare di incorrere in una neoplasia per tentare di dare un significato alla mia esistenza.

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20
Lug

Riassunto aperiodico

Pubblicato giovedì 20 Luglio 2006 alle 08:25 da Francesco

Continuo ad aggirarmi nei vicoli stretti di luglio. L’ozio padroneggia ancora il mio tempo, ma ultimamente ha allentato un po’ la sua presa. Le mie giornate si assomigliano molto fra loro e per lo più sono differenziate dalla velocità con cui lasciano il mondo: alcune volte scorrono rapidamente, altre volte raggiungono la fine con un’andatura pachidermica. Quando bocche audaci lanciano parole di cui non mi fido la mia indifferenza sta sul chi vive per impedire che frasi pleonastiche disturbino la mia attenzione. La mancanza di stimoli è ancora una costante della mia quotidianità e per adesso non vedo svolte imminenti a questo vuoto di spunti. Non ho interessi in comune con le persone che ogni tanto si trovano nell’orbita della mia vita e per questo motivo la noia domina l’esiguo numero delle mie relazioni sociali. In questo periodo il mio scroto puzza più del solito, ma spero che lo shampoo e il balsamo possano aiutarmi a combattere i suoi cattivi odori, oppure sarò costretto a potare la peluria che ricopre la mia zona pubica. J. occupa ancora una buona porzione dei miei pensieri estivi, nonostante le nostre occasioni per parlare siano sempre più rare. Se leggessi queste parole e non mi conoscessi potrei pensare che la mia estate sia una fogna a cielo aperto, ma in realtà è meglio di quanto traspaia da queste righe. Tra meno di due settimane ho in programma un’allegra gita pomeridiana con il mio istruttore di guida e con un esaminatore sconosciuto. Nel caso dovessi incorrere anche questa volta in una bocciatura andrò a fare in culo senza pensarci troppo.

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14
Lug

Il primo ricordo

Pubblicato venerdì 14 Luglio 2006 alle 16:37 da Francesco

Repubblica.it ha invitato i suoi lettori a raccontare il primo ricordo della loro vita e io non mi sono sottratto a questa simpatica iniziativa con cui ieri sera sono riuscito a ingannare un po’ di tempo. Ho deciso di annotare anche su queste pagine virtuali il racconto del mio primo ricordo che si trova già in questa pagina al numero 384. “Non ho idea di quale sia il primo ricordo della mia vita, ma sul fondo delle mie memorie intravedo una reminiscenza un po’ oscura legata alla presa di coscienza della finitezza dell’uomo. Avevo cinque anni: mi ricordo le scenografie rudimentali delle trasmissioni televisive, la grande macchia sulla testa di Gorbaciov, certe merendine ormai scomparse dai peggiori scaffali dei discount di provincia e, in particolare, ricordo i primi timori legati alla morte. Ogni tanto osservavo mia madre e pensavo al giorno in cui avrei indossato una cravatta e un completo nero per regalarle un ultimo crisantemo; tutto questo mi spaventava e iniettava inquietudine e malessere nel primo lustro della mia vita. L’ansia del futuro e l’ombra della morte impregnavano di lacrime le mie notti e la consolazione religiosa propinata dagli adulti non riusciva ad attenuare le mie paure. Ricordo le mie manine sul cuscino, la mia testa sulle manine e un groppo alla gola che puntualmente premeva sul mio fragile Io”.

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13
Lug

Conflitti interiori e internazionali

Pubblicato giovedì 13 Luglio 2006 alle 11:38 da Francesco

Ho dormito solo tre ore, ho la gola secca, mi girano un po’ le palle e mi sento intontito. Stamane avrei dovuto cominciare di nuovo scuola guida, ma il mio istruttore ha preferito farmi attendere mezz’ora e rimandare le mie lezioni alla prossima settimana. Vorrei dare una sterzata alla mia vita, ma sono ancora alle prese con piccoli tentativi fallimentari. Il tempo mi sta sfuggendo di mano e sta inghiottendo lentamente la freschezza della mia età. Devo fare qualcosa per mutare il corso della mia esistenza, devo muovermi, ma non so in quale direzione né in che modo e non penso che qualcun altro possa darmi queste indicazioni. Forse devo attendere un colpo di genio, un colpo di coda o un colpo al cuore. Se fossi tremendamente cattivo direi a me stesso: “Francesco, devi attendere solo un colpo alla nuca”. Per mia fortuna sono un bravo ragazzo e mi risparmio certe uscite. La mia mente è già proiettata verso l’autunno e l’inverno: ho bisogno di guardare verso il futuro per alimentare la pochezza del mio presente. Sembra che d’estate gli israeliani e i libanesi non abbiamo di meglio da fare che colpirsi a vicenda con bombe e razzi Katyusha. I recenti bombardamenti sull’aeroporto di Beirut mi hanno ricordato un vecchio pezzo dei C.C.C.P. chiamato “Emilia Paranoica”. Le tensioni mediorientali durano da molti decenni e forse con il tempo le grandi manovre degli esereciti regolari e delle formazioni paramilitari diventeranno un’attrazione turistica. A proposito di atteggiamenti belligeranti: pare che in questo periodo anche la Corea del Nord soffra d’isterismo.

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30
Giu

Dinamismo interiore

Pubblicato venerdì 30 Giugno 2006 alle 12:58 da Francesco

Chi abiura le certezze oppiacee compie un primo passo verso la nuova costruzione di se stesso. Penso che sia indispensabile mettere sempre in discussione i convincimenti creati dalla propria interazione con la realtà e non solo i dogmi atavici che imperversano, a volte inconsciamente, nella morale individuale. Credo che sia fondamentale ammainare l’orgoglio per lavorare con attenzione e precisione sulle nuove fondamenta esistenziali. Alle volte è difficile ammettere gli errori del proprio vissuto e la difficoltà dell’autocritica risiede nel rischio della confisca di qualsiasi punto di appoggio. Ritengo che l’immaginazione sia uno strumento eccellente per simulare le crisi d’identità, a patto che ci si attenga a dei semplici passi senza ingannare sé stessi. Prima di tutto è indispensabile raccogliere le convinzioni che caratterizzano la propria vita, in seguito occorre concentrarsi e immaginare sé stessi senza l’ausilio delle convinzioni raccolte poc’anzi e infine è fondamentale, o almeno io ritengo che lo sia, prolungare il più a lungo possibile l’immagine inquietante e deforme della propria instabilità. Un esempio semplice: se per una persona il pilastro portante della sua vita è un affetto, essa doverebbe iniziare a immaginarne la morte. Queste non sono perle di saggezza né insegnamenti mistici, ma semplici accorgimenti che coadiuvano la tranquillità della mia esistenza. Le parole sono malleabili e non è detto che questi astrattismi funzionino per tutti. Penso che il dolore abbia il suo punto di forza nella sua comparsa improvvisa, brusca, inaspettata, ed è per questo motivo che allenare la mente con pensieri oscuri può aiutare ad accorciare i tempi di permanenza del male. La preparazione della mente al dolore non deve essere una via crucis, ma, forse paradossalmente, deve avvenire in grembo a una serenità interiore non dettata dalle consolazioni religiose o dalle relazioni più o meno sentimentali. La paura del vuoto esistenziale è enorme e può portare al male oscuro, ma essa è solo una fobia ingannevole contro cui scagliarsi a occhi chiusi.

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