Persone troppo giovani muoiono e persone troppo anziane governano. Non mi importa nulla della gerontocrazia, ma non ho voglia di elaborare un altro esordio sconnesso per le mie parole quotidiane. Non ho idea di dove si trovi il mio presunto padre né di cosa faccia, ma spero che il suo decesso causi una pioggia di banconote di grosso taglio sopra la mia testa. Non sono piacente e penso che solo il cattivo gusto e le opinioni faziose possano scorgere un po’ di avvenenza in me. Può sembrare un paradosso, ma a volte mi piace non essere apprezzato e immagino che questo dipenda da un masochismo inconscio che girovaga nei sotterranei del mio carattere. Sono consapevole dell’importanza dei legami affettivi e credo che sia un errore trascorrere la propria vita senza perdersi tra i sentimenti stilnovistici, ma allo stesso tempo non mi sento adatto a queste bellissime emozioni che stimo nella loro forma più sincera e longeva. Alle volte mi sento pronto per dare il via a una sinergia passionale, ma di solito questo impeto dura alcuni giorni e poi si spegne senza che io me ne accorga. Più cresco e più mi vedo fuori lugo in un focolare domestico. Vorrei che la mia memoria fosse in grado di raggiungere la mia vita passata per trarre qualche spunto da quel tempo così lontano. In realtà non credo ciecamente a una vita passata, ma mi piacerebbe immergermi in una regressione psicoanalitica. La notte ingravida le mie riflessioni, ma questa copulazione orgiastica e saffica spesso è più sterile del mio apparato riproduttivo. In alcuni punti può sembrare che io sia depresso, ma non è così. A me piace prendermi in giro pesantemente per fare qualche risata in compagnia di me stesso. Sono ripetitivo come un rubinetto che perde da anni, ma penso che sia inevitabile a causa del mio amore platonico con la noia.
Non ci sono grandi novità. Un’altra azienda italiana coinvolta in uno scandalo, l’ennesimo golpe in uno dei quei paesi dove il turismo sessuale rappresenta una delle maggiori entrate, la sempiterna intolleranza religiosa e le solite zoccole incapaci che durano qualche stagione. Qualcuno a Bologna possiede un pezzo di carta che vale sessantuno milioni di euro, io ho un pezzo di carta che mi qualifica come conoscitore di tre lingue e qualcun altro si trova tra le mani un pezzo di carta che lo intima di abbandonare il suolo italiano: che grande spreco di cellulosa. Le mie ore di veglia sembrano dipinte da un minimalista. Sono sereno. Qualche volta mi duole la testa e ogni tanto i miei coglioni compiono moti vorticosi, ma in linea di massima il mio benessere è costante. Quando penso ai ai miei ventidue anni qualche amarcord tenta di insinuarsi nelle mie viscere per infettarmi con un po’ di inquietudine. I dubbi esistenziali per me sono una tappa obbligatoria nella vita di tutti i giorni. Il grande ammasso di tempo che ho a disposizione può essere paragonato a un transatlantico che necessita continuamente di manutenzione. Mi piacerebbe vendere un po’ del mio tempo: quei minuti che non finiscono mai, quelle ore di attesa che consumano il corpo e la psiche, e certi giorni difettosi. Voglio aprire una bottega del tempo. Le occorre una pausa dal lavoro? Ecco qua una clessidra da trenta minuti! Le occorre un po’ di tempo per pensare? Quella che vede è una clessidra da un giorno, costa un po’ ma l’aiuterà sicuramente a prendere una decisione. Già immagino le file alla mia bottega del tempo: malati terminali, fuggitivi, casalinghe e amministratori di ogni risma.
Le effigi dei crociati bruciano sotto la mezzaluna, le voci colleriche si propagano in mondovisione e le mie giornate rubano grandi pause da un mobile rococò. Il potere decisionale degli automi è sull’off e bombe a orologeria incartate in abiti da sera si preparano per il botto. Amici e amichetti scambiano opinioni e congiunti in un giro vizioso che adorna vite programmate dalle tradizioni. Campagne pubblicitarie messe in piedi con due lire suggeriscono di seguire i propri sogni, ma i pedinamenti sono costosi, richiedono molto tempo e non tutti sono pronti a investire così tanto per qualcosa di così ineffabile. Un paio di occhi leggono le notizie dell’ultimora sul televideo, mentre in un’altra stanza la mano di una madre lascia cadere il telecomando sul pavimento. Voglio nascondermi dietro una tenda magenta per depistare uno spirito tormentato che non ho mai visto e che probabilmente non esiste. Incollo pezzi di parole sopra i pezzi della mia alienazione e faccio da mediatore tra me e la mia prossima sega. Ci sono tante immagini che pungono ininterrottamente la mia psiche e ognuna di esse mi sembra una vespa corazzata. Ci sono delusioni che mi attendono alla porta e non posso farle aspettare a lungo sull’uscio. Accarezzo il mio cranio glabro da solo per rispettare la mia autarchia affettiva. Non sono in grado di definire la felicità, ma mi sento felice. Sono simile a un vecchiardo che ama la sua casa nonostante sia priva del riscaldamento. La mia serenità è fredda e vuota, ma almeno non è in affitto. Stop.
Ogni tanto massaggio i miei arti con piccoli pezzi di ghiaccio. J. is far away. In questo periodo le mie giornate sono scandite da ritmi irregolari. Appena il mio ginocchio starà meglio riprenderò le mie lunghe corse dalla meta incerta. Voglio sublimare con la fatica. Mi sento un piccolo intoccabile perché non sono circondato dai moschetti delle responsabilità armate. Credo di essere nel pieno del mio climax e non mi aspetto più nulla dalla fabbrica del nulla. Posso fare ancora molte aggiunte alla mia vita, ma non so quali saranno i componenti emozionali con cui eseguirò il mio tuning esistenziale. Sono al top della condizione e ormai mi sento perfettamente a mio agio nella parte di me stesso. Mi diverto a osservare coloro che credono che il mondo vada a puttane senza curarsi della sua impotenza. Sono felice e un po’ alienato. Mi annoio nei locali ed è per questo motivo che spesso evito il loro ingresso, ma potrei rimanere per ore seduto al tavolo di una bella birreria a bere litri d’acqua con qualche fetta di limone. Rispetto tutte le persone che mi stanno vicino, infatti non rispetto nessuno. Ho appena deciso di andare a Firenze, ma sono ancora indeciso su quale treno prendere: quello delle 05:58 o quello delle 06:53? Mi porterò dietro qualche soldo, la chiave di casa e il mio lettore MP3. Durante il viaggio ascolterò qualche album hip hop made in USA. Se sul treno potessi prenotare un posto in un vagone insonorizzato ascolterei Miles Davis e Marcus Miller. Raggiungerò la culla del Rinascimento con queste caratteristiche: maglia di Miyamoto addosso, abbronzatura da albino e uno sguardo simile a quello di un ripetente annoiato durante l’ora di religione. Ho appena caricato il lettore MP3 con questi album: “Die Rugged Man Die” di R.A. the Rugged Man, “You Already Know” di Agallah e “Jihad” di Medine. Firenze, brutta troia antiquata, aspettami.
Il sorriso della mia serenità inviolabile
Pubblicato domenica 10 Settembre 2006 alle 01:59 da FrancescoSono felice e non c’è nulla che mi preoccupi. Penso che il mio stato di grazia sia una fortezza inespugnabile. Se domani un cancro venisse a trovarmi lo abbraccerei e trascorrerei con lui gli ultimi giorni della mia vita. La malinconia è uno stato d’animo simpatico, ma credo che alla lunga diventi stucchevole. Molte persone parlano della solitudine, ma da come la descrivono credo che non la conoscano. Ho vissuto la solitudine fisicamente e moralmente, e ho imparato molto da lei. Non ringrazierò mai abbastanza la mia adolescenza atipica e le casualità che mi hanno portato nell’ateneo del silenzio. Se oggi sono giovane e sereno lo devo a me stesso e all’incontro fortuito con l’isolamento. Conosco le dinamiche della mia società e talvolta vado alla ricerca di un po’ di dolore per mescolare con un dosaggio corretto le sensazioni che si trovano nel calderone della mia vita. Penso che certi individui attribuiscano alla solitudine i loro errori per consolarsi e sfruttare gli analgesici del vittimismo. Ogni tanto mi piace immergere il calamaio nella tristezza, ma per me si tratta di una semplice questione di stile. Ovviamente la mia serenità oscilla, ma per fortuna si attesta sempre su livelli sufficienti per mantenersi intatta. Non mi piace chi abusa degli aforismi per comunicare con se stesso e credo che un’abbondanza di citazioni metta in evidenza la pochezza di chi ritiene di avere qualcosa da dire. Adoro la mia felicità individuale e sono pronto a farla accoppiare. Alle volte sento la necessità impellente di un connubio, ma non è così urgente come credo. Il mio stato di grazia è solido ed è per questo motivo che adesso mi sento in grado di stare con una mia simile, ma questo non vuol dire che io debba unirmi al più presto con qualcuno. Anche se io trascorressi tutta la mia vita da solo finirei per salutare questo mondo con un sorriso. Credo che la serenità individuale sia fondamentale per prendere parte a una serenità collettiva. Dietro l’angolo compaiono spesso avversità e coincidenze maledette, ma penso che nulla di quelle dinamiche negative vada preso troppo sul serio. Ovviamente non si possono usare due pesi e due misure, perciò ritengo che anche l’eventuale serietà della serenità vada ridimensionata. Per me è tutto un gioco: sentimenti nobili, efferatezze, scene di commozione, malattie incurabili, responsabilità e burocrazia. Mi piace vivere e spero che il mio turno sulla giostra duri il più a lungo possibile.
Alla fine Morfeo è riuscito a sequestrarmi. Ho voglia di correre per sfogarmi, ma il mio ginocchio non è ancora pronto. La fatica è una delle poche strade che posso percorrere per raggiungere la sublimazione. Ho bisogno di portare il mio corpo al limite e di sentirmi esplodere. Ho così tanto dentro che se fossi un demiurgo potrei creare un mio gemello con il surplus delle mie energie fisiche ed emozionali. Vivo la mia età in modo inconsueto e cerco di tenere lontano lo spettro del pentimento futuro. La mia vita è malleabile, ma devo essere abile a crearmi un’occasione che mi permetta di dare una nuova forma alla mia esistenza. Credo che sia un errore vivere sempre allo stesso modo e penso che solo mutamenti continui possano dare nuova linfa al tempo di un individuo. I cambiamenti portano incertezza, ma i dubbi che si legano inevitabilmente all’approccio con nuove dinamiche non devono incutere paura. In me giace un pregevole desiderio di cambiamento. Devo modificare alcuni dei miei atteggiamenti perché ormai non mi appartengono più. Per me è giunto il periodo della muta. Ho bisogno di rinnovarmi per evitare che la mietitrice mi stringa la mano prima del mio ultimo respiro. Il mio pensiero può essere sintetizzato con una sorta di sincretismo formato dall’aspetto più superficiale dalla tradizione simbolica di alcuni culti politeisti e dalla selezione naturale di sir Darwin.
Non riesco a prendere sonno, ho la barba incolta e non faccio altro che mimare sbadigli. Il sole è già uscito dalla passera della notte e i suoi sussurri irradiano la mia camera. Ho chiuso la finestra della mia stanza per impedire che un odore nauseante uccida involontariamente il mio olfatto. Devo radermi e devo tentare di assopirmi. Non voglio prendere nuovamente dei ritmi assurdi, ma credo che per oggi non abbia altra scelta. Attendo un pacco da Singapore che probabilmente non arriverà e aspetto una chiamata che non riceverò mai. Sono abile nelle attese futili, ma non credo che sia il caso di vantarmene. “Brothers” di Brett Garsed continua ad accompagnarmi in questi minuti di alienazione. Sulla parete che ho di fronte campeggia ancora una scritta che feci qualche anno fa: “Knowledge is power”. Già, la conoscenza è potere e io vorrei avere il potere di addormentarmi in questo istante. Adesso ci sono molte cose di cui non mi preoccupo e di cui continuerò a non preoccuparmi dopo un eventuale risveglio. Sono un po’ intontito e non vedo l’ora che il riposo sciacqui i miei pensieri sporchi. È una giornata stupenda e ho la certezza che una sua sosia farà da sfondo a un evento del mio futuro. Stamane non ho voglia di accogliere la folla di tematiche incerte che popola frequentemente i miei monolghi mentali. Voglio vestire i panni di un narcolettico in preda a un attacco di sonno.
Sono distante dalle parole e dagli atteggiamenti che mi circondano. Vivo come un asceta perché non ho ancora trovato un bagliore di ragione in mezzo al delirio collettivo. A volte sento la mancanza di qualcosa che non ho mai provato. Non posso ottenere da solo quello che desidero, perché credo che certi avvenimenti debbano vedere la luce spontaneamente. Spesso sono annoiato dalle parole degli altri e non conosco nessuno con cui comunicare. La mia esistenza può sembrare un macigno enorme e il preludio a un grande stato depressivo, ma per me non è così difficile vivere al di fuori dei tanti microcosmi che popolano la società nella quale vivo. Alle volte sono stanco e un po’ affranto, ma sono momenti che il riposo cancella e la riflessione riscrive. Non ho difficoltà nelle relazioni sociali, ma non ho mai instaurato legami solidi. Non faccio parte di un gruppo di persone, non ho la cosiddetta compagnia e non ne ho mai voluta una. Non ci sono persone a cui sono legato e riesco a malapena a provare un po’ di affetto per mia madre. Il quadro della mia vita può sembrare triste e opaco, ma per me non è così. Riesco a vivere serenamente nonostante la mancanza di una interazione profonda con una ragazza. Sono consapevole dell’esistenza di uno stato di serenità maggiore di quello che mi ha accompagnato negli ultimi anni e la mia interiorità mi ha spiegato che per raggiungere tale stato di grazia ho bisogno di una compagna. Per “compagna” non intendo una ninfomane senza nome, ma un corpo femminile che sia sulla mia stessa lunghezza d’onda. Queste parole possono sembrare un po’ banali e smaccate, ma credo che non saranno mai abbastanza dolci per lenire il gusto acre di certe situazioni. Alle volte osservo le vite altrui e mi sento molto fortunato per non essere nei panni di qualche malcapitato. Cazzo, per me vivere non è difficile, è solo un po’ ripetitivo. Ho i mezzi per raggiungere i piani alti della serenità, ma devo stare attento a non fottermi con l’inerzia o con movimenti sbagliati. Non sono sotto pressione, non mi sento in pericolo e non provo ansia per il futuro nonostante al momento io non abbia in serbo progetti per il tempo a venire.
Settembre. Per alcune persone la pronuncia di questo mese rappresenta il battesimo di una nuova routine e la chiusura del relax estivo. L’autunno non ha progetti per me e io non ne ho per lui. Continuo a chiedermi cosa abbia in serbo per me il futuro, ma in realtà non sono un fatalista e non credo al destino. Qualche giorno fa una donna un po’ attempata ha fatto un’osservazione simpatica sul mio stato di nullafacente: “Voglio vedere cosa farai quando avrai una moglie e sette figli”. Non riesco a immaginare una moglie nel mio futuro e tantomeno una cucciolata di esseri umani. Mi piacerebbe cadere per la prima volta in un vortice sentimentale e non escludo che questo possa accadere. Non mi infastidice la mia grande ignoranza in campo affettivo e vivo questa mia lacuna senza problemi. Non attribuisco un grande peso alle parole, ma le adoro perché mi permettono di esplicarmi con me stesso. Scrivere mi allieta, anche se devo stare molto attento a non lasciare che le mie dita costruiscano locuzioni sofistiche per giustificare i miei errori. Adoro la consapevolezza e mi rendo conto della sua importanza quando non capisco un cazzo. Prevedo un autunno masturbatorio per me e il mio piccolo membro. Non è vero, continuerò a farmi la solita sega ogni tot giorni per evitare che le mie palle portino troppo peso sopra le loro spalle. Mancano venti minuti alle nove e mi ritrovo con due opzioni: cucinare qualcosa o digiunare. Sono combattuto perché in entrambi i casi il mio organismo ne risentirà per qualche ora.
È una giornata pacifica cullata dagli schiamazzi eufonici del creato. Un giorno qualunque descritto dal mio solito mood in una dimensione qualunque. Atomi di serenità attraversano le mie vie respiratorie e innumerevoli espressioni di piacere si avvicendano sul mio viso. Mi basta un po’ d’acqua zuccherata per cancellare le macchie di pece che ogni tanto si affacciano sulla mia esistenza. Non uso i liquori per contrastare i livori, ma possiedo molte bevande ad alta gradazione alcolica che servo senza chiedere compenso a chi vuole perdere temporaneamente la lucidità per disinfettare le proprie pene. La percezione cristallina della realtà è la struttura portante del mio stato di requie e quando occorre deglutisco piccole quantità di glucosio per ripararla. Mi piace il presente. Blocco le aspettative che si introducono clandestinamente nella mia interiorità e le rimpatrio sopra aerei di carta sospinti da correnti ascensionali. Voglio fare un salto nel passato e stendermi sopra una nube per assistere alla repressione di piazza Tiananmen dalla galleria del teatro celeste. Voglio diventare invisibile e correre lungo le strade vuote di Pyongyang senza che le lunghe mani del regime nordcoreano possano bloccarmi. Desidero violare i luoghi di culto con la mia presenza impercettibile. Sono prigioniero del mio arbitrio sulla carta, ma di fatto le mie catene eteree si adattano alla lunghezza dei miei movimenti.