2
Dic

Hey Doc!

Pubblicato sabato 2 Dicembre 2006 alle 18:15 da Francesco

Mi trovo alle prese con emozioni estranee. Una schiera di vortici metafisici mi impedisce di scardinare le porte del regno dei cieli. Lo scetticismo guida opliti sadici verso le mie aspirazioni sentimentali. Vado incontro a pericoli illusori. Talvolta la somma di due esistenze sottrae serenità e provoca dolore, ma credo che gli effetti negativi di una relazione fallimentare siano solamente allucinazioni malcelate. Non conosco le meccaniche dell’amore, ma non penso che occorra un apprendistato dal sosia machiavellico di Cupido per imparare a mettere in conto i pericoli di una giornata di sole. Uso le parole e lo sforzo fisico per alleggerire un po’ il peso delle previsioni catastrofiche che accompagnano le ombre dei miei giorni speranzosi. Ho studiato a lungo le formule della tristezza artificiale e non lascerò che le delusioni traggano in errore la mia serenità. Mi sento pronto a varcare il confine che mi separa dalla forza che mi ha generato. Abbandonerò i miei desideri romantici se non riuscirò a concretizzarli entro alcuni anni e farò concorrenza a Maria Goretti in termini di castità. Non ho intenzione di iniziare a vivere certe emozioni a trent’anni e tanto meno avverto il bisogno di perdere la verginità solo per trascorrere un giorno anomalo. Mi sento come quando a Marty McFly, in “Ritorno Al Futuro II”, rimane poco tempo per tornare nella sua epoca a bordo della DeLorean. Se riuscirò a dare una forma tangibile ai miei desideri raggiungerò la pace dei sensi, altrimenti continuerò a scandire oziosamente il conto alla rovescia insito in ogni cosa. Credo che questa volta la mia valchiria si allontanerà e non mi porterà nel Walhalla.

Categorie: Intimità, Parole |

1
Dic

Quaranta chilometri dicembrini

Pubblicato venerdì 1 Dicembre 2006 alle 14:43 da Francesco

Stamane sono andato di nuovo a Magliano in bicicletta per fare una sorpresa a J. e per godermi ancora una volta la pace agreste della zona. Non sono molto bravo ad attirare le pulzelle e ho più possibilità di diventare un grande cosmonauta che un seduttore di provincia. In realtà non me ne frega un cazzo della seduzione né dei suoi risultati carnali. Stamattina ho visto uno sguardo splendido dietro due lenti nere, ma ho anche inalato un’indifferenza rarefatta. L’incontro di questa mattina mi ha ricordato la breve passeggiata che ho fatto circa un anno fa insieme a V. da via Bianciardi fino al centro di Grosseto. Sembra che tutto tenda a ripetersi all’interno del minuscolo spazio occupato dalla mia sfera affettiva: lo stesso anelito parossistico, le stesse aspirazioni eccezionali e l’immancabile spada di Damocle. Ho dei cattivi presagi e temo che J. assecondi un po’ le mie iniziative adolescenziali per compassione, ma non ho intenzione di lasciare i miei sentimenti in mano alle ipotesi negative che agiscono per conto della mia paura di essere rifiutato. Ho imparato a spezzare il mio Ego e non credo che J. possa lesionarlo permanentemente, tuttavia penso che sia capace di sferrarmi un fendente con il quale levarmi il respiro per un arco di tempo che non sono in grado di determinare. Probabilmente resterò solo ancora per parecchi decenni perché sono l’uomo giusto e le donne, per loro stessa ammissione, scelgono sempre l’uomo sbagliato. Non credo alle ultime parole che ho scritto, ma mi piacciono e non voglio che restino a prendere polvere in uno dei tanti sgabuzzini senza chiave che si trovano nella memoria a breve termine.

Categorie: Intimità, Parole |

25
Nov

As usual

Pubblicato sabato 25 Novembre 2006 alle 12:05 da Francesco

Mi sento bene e sono contento. Ho agguantato di nuovo la mia serenità immotivata. Il mio stato d’animo ha oscillato sopra delle pagine oscure per alcuni giorni. Il malessere non riesce più a ingannarmi come una volta e ogni suo tentativo di turbare la mia quiete si esaurisce velocemente. Credo che mi attendano altri duelli con gli aspetti negativi delle mie percezioni erronee, ma grazie all’esperienza che ho accumulato non temo di subire ferite profonde. Mi curo da solo ogni volta che la mestizia riesce a infettarmi. Credo che sia un errore madornale affidare la propria stabilità agli altri. Penso che sia pericoloso vivere in funzione dell’amicizia, dell’amore, degli ideali e delle soddisfazioni materiali senza avere una via di fuga in sé stessi da usare nel caso tutti i valori sopraccitati vengano meno. La solitudine è uno strumento potentissimo e può essere utilizzata positivamente o negativamente. Durante il preludio dell’adolescenza ho utilizzato la solitudine in modo distruttivo, ma se non lo avessi fatto non ne avrei mai scorto le capacità costruttive. Le lacune affettive e la mancanza di obbiettivi primari non mi impediscono di vivere in pace con me stesso. La mia esistenza non è condizionata dai difetti che non mi hanno permesso di fabbricare degli affetti e non è consolata dalla consapevolezza che tutto può essere riparato all’interno di una personalità. La mia esistenza è splendida e le mancanze che la compongono sono solo i capricci doverosi dell’indole umana. Credo che le ramificazioni dell’amore e dell’odio siano fondamentali, e suppongo che in loro si annidi il motivo di una scalata verso una forma di energia che è puramente materiale nonostante non appaia come tale. I miei pensieri, almeno a livello conscio, non sono condizionati da dottrine esoteriche né da discipline affini, ma sono solamente il frutto di osservazioni silenziosamente spensierate e parzialmente disinteressate.

Categorie: Intimità, Parole |

24
Nov

635 metri sopra il livello del mare

Pubblicato venerdì 24 Novembre 2006 alle 07:42 da Francesco

Ieri mattina sono uscito di casa verso le otto con la voglia di portare me e la mia bicicletta sulla sommità del Monte Argentario. Prima di partire ho gonfiato un po’ le ruote della mia mountain bike e ho incastonato due auricolari nelle mie orecchie. Appena terminati i preparativi sono sceso in strada e ho iniziato il mio tragitto in compagnia dei battiti per minuto dei Dionysus. Ho pedalato attraverso l’indifferenza dei gabbiani per circa un chilometro e poi mi sono immesso sulla strada che giunge fino a Porto Santo Stefano. Accanto a me sono passate molte automobili frettolose e dalla corsia opposta sono piovuti gli sguardi di alcuni conducenti incuriositi dal mio ruolo di pedalatore novembrino. Dopo alcuni minuti ho raggiunto la strada che deflora la macchia mediterranea e ho cambiato il rapporto della bicicletta per sostenere le numerose salite. In alcuni tratti ho pedalato molto lentamente, ma la soddisfazione dei miei movimenti e la bellezza appartata della vegetazione autunnale hanno lenito la fatica. Quando sono passato davanti al Convento dei Padri Passionisti ho avvertito per l’ennesima volta una sgradevole sensazione di misticismo urbanizzato che, per fortuna, non è durata molto. Dopo alcuni tornanti in salita la mia percezione del sublime è aumentata. Pedalata dopo pedalata mi sono avvicinato a un attimo di gioia ancestrale. Ho continuato ad accarezzare il crinale del Monte Argentario con le ruote e dopo alcuni chilometri, per lo più in salita, ho raggiunto il telegrafo e di conseguenza la fine della strada. Ho lasciato la sommità del monte dopo alcuni minuti e ho incominciato a godermi la discesa. Sulla via del ritorno mi sono fermato per un po’ in un grande spazio aperto. Ho lasciato la bicicletta vicino a un cespuglio e sono salito sopra un masso amorfo. Ho ammirato le acque del Tirreno e sono rimasto estasiato dalla proporzione tra la loro apparente vastità e la piccolezza del mio corpo. Prima di tornare in sella ho simulato movimenti ridicoli con le braccia per dare un tono ascetico alla mia breve permanenza in quel momento di entusiasmo incondizionato. Dopo l’orgasmo asessuato ho ripreso la strada verso casa. Ho affrontato le discese con un po’ di imprudenza per aggiungere gli stupendi brividi della velocità alla mia somma euforica. Ho dato le spalle al Monte Argentario dopo due ore di amplesso platonico. Ieri sono stato un grave felice.

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

20
Nov

Scombussolamento

Pubblicato lunedì 20 Novembre 2006 alle 11:23 da Francesco

Ieri mattina ho appoggiato il culo sopra la mia bicicletta e mi sono diretto verso Porto Ercole. Avevo intenzione di fare il giro del Monte Argentario, ma a un certo punto ho trovato la strada interrotta e sono stato costretto a tornare indietro. Tra una pedalata e l’altra ho pensato molto e alla fine della giornata mi sono ritrovato con un po’ di amarezza in più nel corpo. Sono più sereno rispetto a ieri, ma non sprizzo gioia da tutti i pori. Le biciclettate mi sfiancano, ma almeno mi tengono occupato. Sono ancora in preda a una forte stanchezza. Mi sono addormentato alle tre di ieri pomeriggio e mi sono alzato verso mezzanotte, poi mi sono riaddormentato un paio di ore dopo e mi sono risvegliato alle dieci di stamani. Devo darmi una regolata e devo tentare di cambiare i miei ritmi. L’ultima settimana per me è trascorsa molto velocemente e mi sembra che il tempo transiti rapidamente attraverso la mia esistenza. Non ho ancora capito come abbia fatto ad arrivare così presto a ventidue anni e non ho intenzione di scoprirlo. Il mio tempo è uno scattista. Ultimamente arranco tra patimenti e disagi, ma penso che a breve riuscirò a venirne fuori. Novembre non è mai stato un mese favorevole per la mia psiche, ma non lo abolirei dal calendario. Credo che oggi mi dedicherò totalmente al riposo per riprendermi dalle fatiche e dalle tribolazioni degli ultimi giorni, anche se la tentazione di pedalare è forte. Non prevedo nulla di buono per l’inverno, ma voglio ugualmente buttarmi a capofitto nel nuovo anno. Prima o poi vedrò di nuovo l’altra faccia della medaglia.

Categorie: Intimità, Parole |

19
Nov

Parossismo su due ruote

Pubblicato domenica 19 Novembre 2006 alle 06:22 da Francesco

In queste ore battaglio contro i calcoli errati e le coincidenze maledette. Sono stanco. I lunghi giri in bicicletta degli ultimi giorni hanno unito in matrimonio il mio corpo e la spossatezza. Non riesco a dormire e la mia vista è un po’ affaticata. Le mie condizioni fisiche e morali non sono delle migliori, ma ho affrontato momenti peggiori. Durante questi periodi nefasti mi faccio più seghe del solito e mangio qualche barretta di cioccolato al latte. Lo stress tiene sotto pressione le mie tempie, tuttavia non temo per il mio equilibrio psicofisico. Devo scalare ancora qualche giornata sinistra prima di iniziare a recuperare le forze. La mia serenità non ha fondamenta solide e spesso devo ingegnarmi per evitare che crolli su se stessa. Non ho a disposizione le sensazioni di cui abbisogno e cerco continuamente di farne a meno. Quando gli eventi offuscano le ventiquattrore ricorro alle riserve del mio orgoglio per rivendicare la mia anonima appartenenza alla vita. Ho imparato a prevenire gli spasmi emotivi grazie alla casuale osservazione di alcuni afflitti cronici. Sono lucido anche in mezzo ai periodi parossistici e non ricorro ai palliativi per edulcorare la realtà. Non ho un posacenere da riempire per stabilizzare il mio sistema nervoso né voglio averlo, non ho polveri magiche da inalare né voglio riceverle sotto forma di campione gratuito da un pusher controcorrente. Sul mio cellulare non c’è il numero di qualche confessore estemporaneo. Riesco a farmi capire solo dal mio lato razionale e trovo molto conforto nei miei monologhi parzialmente insensati. Ho bisogno di macinare chilometri per seminare le angosce che mi stanno alle calcagna. Tra qualche minuto uscirò con la mia mountain bike e vagherò per ore lungo le strade della mia zona con le cuffie incastrate nelle orecchie, il volume a palla, o quasi, e tanta voglia di prendere a calci nel culo l’inquietudine.

Categorie: Intimità, Parole |

17
Nov

Proposizioni confusionarie

Pubblicato venerdì 17 Novembre 2006 alle 19:31 da Francesco

L’industria del male esporta acqua di Colonia nelle terre conquistate dagli stati democratici e conclude trattative in narcodollari con le organizzazioni capeggiate dai bucanieri moderni. Un uomo senza scrupoli si lava i denti prima di mentire sulla sua sieropositività e presenta il suo inganno all’ingenuità di una pulzella. Sul fronte opposto alcune frangette celano piani architettati a pennello per eludere il raziocinio maschile. I sistemi immunitari alzano le barricate contro le somatizzazioni e attendono con timore il passaggio della stanchezza. A volte sembra che giornate estremamente cupe e sensazioni glaciali si diano appuntamento per ottenebrare l’esistenza di un essere umano. Le incertezze sono delle bagasce armate e ogni tanto serve il polso di un soldato di ventura per evitare che si moltiplichino più del necessario. Conosco le trappole che provengono dalle fabbriche del malessere e ho imparato a renderle inoffensive, ma provo un po’ di compassione per chi non ne è ancora venuto a capo. La zona intracerebrale a volte diventa uno spaventoso campo di battaglia dove convinzioni opposte cadono morenti. Forse nella bellicosità platonica si trova la chiave del divenire umano. Ogni tanto mi sembra che le mie parole pecchino di pragmatismo e si perdano nei meandri di elucubrazioni insulse, mentre a tratti mi sembra che io sia troppo duro nei confronti dei miei pensieri. Credo che la realtà sia la bilancia per i propri giudizi, ma penso che la sua precisione dipenda dalla capacità di interpretarla. L’inizio di questo breve scritto differisce molto dalla sua conclusione e questa diversità mette in luce il simpatico disordine che si trova sotto la mia scatola cranica.

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

11
Nov

Il consueto cardine della mia introspezione

Pubblicato sabato 11 Novembre 2006 alle 20:50 da Francesco

Tra qualche anno riderò della mia forma attuale e forse proverò un po’ di imbarazzo nostalgico per la mia età. Francesco: stupido, borioso ed eccessivamente individualista. Conosco alcuni dei miei difetti e cerco di correggerli con un impegno di intensità variabile, ma non posso fare nulla per le pecche che il mio occhio clinico non riesce a cogliere. Si impiegano nove mesi per nascere e dodici all’anno per studiare come vivere. Sono felice del lungo lavoro di introspezione che ho incominciato circa dieci mesi fa su queste pagine e sono altrettanto contento della costanza con la quale lo porto avanti giorno dopo giorno nei miei attimi di quiete. Continuo a chiedermi quali segreti nascondano le mutue sensazioni di cui non so nulla, ma i miei quesiti provengono da un’attrazione naturale e non sono il frutto degli assilli della mia interiorità né pendono dalle ansie che talvolta accompagnano l’indifferente avanzata del tempo. Ogni tanto si verificano delle brevi schermaglie tra me e alcune sensazioni parossistiche, ma sono le ultime lotte di una guerriglia adolescenziale che non ha lasciato vincitori né vinti. Uso un’autoironia cattiva come terapia d’urto contro la ridicola propensione a prendermi sul serio e la mia è una presa di coscienza che non ha a che fare con l’umiltà né con la modestia che talvolta rappresentano una masturbazione intellettuale. In queste righe ho accennato concetti che ho espresso altre volte e come altre volte sottolineo l’insistenza con la quale tendo a ripetermi per incidere sulla mia coscienza.

Categorie: Intimità, Parole |

8
Nov

Banalità articolate

Pubblicato mercoledì 8 Novembre 2006 alle 14:06 da Francesco

Dall’esito di certe vite può sembrare che ogni uomo prima di nascere venga condannato in contumacia al proprio destino da un tribunale demiurgico. Non sono un fatalista e credo che il libero arbitrio sia l’arma più potente a disposizione della felicità umana. Alcuni individui mettono in atto ricerche lunghissime per trovare giustificazioni convincenti con le quali lenire le loro esistenze e trovo che ogni loro sforzo in questo senso sia tanto buffo quanto inquietante. Tallono il futuro senza troppe speranze e dirotto brevi sorrisi verso la possibilità che esista un passato precedente al passato che si trova dietro al presente. In certi luoghi e in certi tempi si può stare bene con un basco in testa e un fucile tra le mani. In questo momento vorrei conoscere la storia di chi azzarda passi solitari lungo scogliere immerse in acque freddissime. I fuochi accesi nei camini sospingono atomi nostalgici attraverso i miei condotti sanguigni e producono effetti sgradevoli per il mio umore. Una sensazione di déjà-vu accompagna le mie serate e lascia briciole di noia sopra il pavimento della mia stanza. L’unica forma di attrazione che provo è quella verso il centro della Terra e un po’ mi dispiace. Ho bisogno di coltivare dei desideri per dare un po’ di brio alla mia esistenza, ma per adesso non ne ho nemmeno uno che possa germogliare nel reticolo della realtà. Ogni giorno mi potenzio e lascio che pezzi di malessere scivolino addosso alla mia indifferenza. I tentacoli di un’angoscia ingiustificata provano inutilmente a frenare il mio slancio vitale. C’è una constatazione veritiera che devo fare per me stesso: ho ventidue anni e sono nel mezzo di una fase di transizione.

Categorie: Intimità, Parole |

1
Nov

Status quo

Pubblicato mercoledì 1 Novembre 2006 alle 15:17 da Francesco

Come al solito corro con euforia lungo giornate estremamente vuote e talvolta mi sento un naufrago sereno sopra un atollo deserto. Per adesso sono felice che il mio ozio solitario continui a cavalcare accanto alla mia vita e non posso fare a meno di benedire la sua presenza con un gesto onanista. Il mio modus vivendi è sempre lo stesso, ma adesso la mia forma mentis lo osserva diversamente e mi dà la possibilità di apprezzarlo di più rispetto al passato. Penso molto di meno al mio rigor mortis e tento di vivere ogni momento della mia esistenza con un disinteresse goliardico e costruttivo. Le mie parole sono contraddittorie per necessità. Probabilmente nei prossimi mesi nessuna novità si arenerà sulle mie spiagge e io continuerò a pisciare in bocca all’età adulta e alle responsabilità che sono le sue dame di compagnia. Non sono un grande stratega e provo un affetto fraterno per la mia masturbazione notturna. Sto raccogliendo le sensazioni stupende che cadono dalla parte armoniosa della mia capacità di stare da solo. Non sono un misantropo e non ho problemi nei rapporti interpersonali, ma preferisco l’effetto benefico del mio cazzeggio solitario alle bocche parlanti. Certe persone mi scambiano per un ragazzo profondo, ma se curassero la loro miopia si accorgerebbero della mia vera natura. Mi considero una persona superficiale e mi rendo conto che a volte la mia superficialità possa apparire atipica a causa delle contaminazioni metafisiche che la popolano. Mi sciacquo le palle con gli aforismi e non ho grandi verità da elargire, non sono un picchiatore e non ho mai fatto a botte nella mia vita. Non sono acritico e riconosco che alcune parti della mia personalità sono stupide e bieche. Uso i vortici di parole che estrapolo dal mio secondo culo per approfondire le mie mancanze affettive e cerco di non sostare troppo sulle inevitabili banalità dell’argomento per evitare di compromettere la mia introspezione. Un giorno sborrerò sopra ‘sto cazzo di velo di Maya che copre ogni cosa e poi lo getterò tra le fauci di un cassonetto.

Categorie: Intimità, Parole |