Per correre preferisco l’asfalto con buona pace di Greta Thunberg, ma quest’oggi ho deciso di cimentarmi su un terreno e un dislivello che frequento assai di radio. Una bella giornata di sole, tante facce conosciute, un clima disteso e un’ottima organizzazione.
Insomma, mi sono relazionato ancora una volta con quelle che il signor Kant soleva chiamare forme pure a priori della sensibilità, ossia lo spazio e il tempo.
Stamane ho partecipato al trail dell’Argentario e sono riuscito a vincerlo, ma ho rischiato di mancare la partenza giacché un’immensa cacata mi ha trattenuto a lungo sul più salvifico dei troni in ceramica. Tutto trafelato e col cirro negletto (as usual) alla fine ho preso il mio pettorale e mi sono unito ai circa trecento partenti.
La mia è stata una gara tattica e all’inizio ho lasciato ad altri l’onere di dettare il passo. A un certo punto sono arretrato in terza posizione e su uno degli stretti sentieri in discesa ho rischiato una brutta caduta, ma ho avuto la prontezza di spingere ambo le mani contro un albero del limitare e così ho recuperato l’equilibrio senza arrestare la corsa: in quel momento mi sono sentito un po’ come Ed Warner in Holly & Benji, quand’egli spingeva con le gambe contro un palo della porta e si dava lo slancio per raggiungere il pallone dalla parte opposta. Grande squadra la Muppet.
Se non vado errato il sorpasso decisivo l’ho eseguito attorno al sedicesimo chilometro e poi ho effettuato un ulteriore allungo che mi ha consentito di arrivare in prossimità del traguardo con un buon vantaggio. Sono stati ventidue chilometri molto duri ma altrettanto belli. Non mi abituo mai agli scorci dell’Argentario.
Non conoscevo benissimo il tracciato. Ne ricordavo alcune strade perché in passato ci ho corso e su altre in plurime occasioni mi ci ha portato come passeggero un amico a bordo de “La Trattora”, la sua vecchia e gloriosa moto sulla quale mi sono sempre sentito al sicuro anche sulle strade più dissestate. Questo successo lo dedico a tal Draghetto, perché oltre a essere una gran persona e un grande atleta si è speso tanto per la pulizia del percorso e la buona riuscita dell’evento. La stupenda foto è di Marco Solari (www.marcosolari.it).
Settima edizione dell’Argentario Trail: vittoria
Pubblicato domenica 21 Novembre 2021 alle 19:24 da FrancescoMaratona di Ravenna 2021, un’ottima prestazione
Pubblicato lunedì 15 Novembre 2021 alle 13:49 da FrancescoIeri mattina sono stato accolto dalle brume romagnole per correre la maratona di Ravenna. Prima della gara ho incontrato qualche podista di mia conoscenza e ho stretto amicizia con un ragazzo al debutto sulla distanza regina a cui ho fatto un sincero augurio e con il quale ho scambiato un reciproco incitamento quando ci siamo rivisti sul percorso mentre transitavamo in direzioni opposte: spero che il suo esordio sia andato bene!
Dopo il rito dei bagni chimici, il quale come sempre sottende l’attesa della liberazione vescicale, ho raggiunto la griglia di partenza con l’idea di aggredire il mio record personale, perciò ho osato fin dall’inizio con un’andatura media che ha oscillato tra i 3’39” e i 3’40” al chilometro.
I primi undicimila metri sono stati un po’ ostici a causa dei plurimi cambi di direzione e della pavimentazione cittadina, ma una volta fuori Ravenna il vento si è dimostrato abbastanza clemente, difatti per me proprio quest’ultimo costituiva la variabile più importante. Ho corso quasi tutta la gara in solitaria e poco prima del ventunesimo chilometro ho superato la seconda donna, una top runner rumena che ha poi chiuso in 2 ore e 43 minuti, molto distaccata dalla vincitrice keniana che invece ha tagliato il traguardo in 2 ore e 29 minuti.
Il mio passaggio ai dieci chilometri è stato di 37 minuti netti, quello alla mezza di 1 ora, 18 minuti e 9 secondi e ho raggiunto il trentesimo chilometro in 1 ora e 51 minuti.
Dal trentacinquesimo chilometro in poi non sono più riuscito a mantenere il passo sotto i 3’50” e ho così visto sfumare il mio record personale, ma sono riuscito comunque a correre per la terza volta sotto il muro psicologico delle 2 ore e 40 minuti, esattamente 2 ore, 39 minuti e 47 secondi: decimo assoluto, terzo di categoria e quinto italiano su oltre un migliaio di partecipanti.
Malgrado il calo nel finale sono rimasto molto soddisfatto della mia prestazione, mi è piaciuto il modo in cui ho corso e la costanza con cui ho mantenuto una buona meccanica per quasi tutta la gara. È stata la mia trentottesima maratona su trentotto sotto le tre ore, la ventiseiesima sotto le 2 ore e 50 minuti, la sedicesima sotto le 2 ore e 45 minuti e, come già scritto, la terza sotto le 2 ore e 40 minuti.
Sono contento anche come allenatore di me stesso perché finalmente ho trovato la quadratura del cerchio e un giusto equilibrio tra volume e intensità. Devo lavorare un po’ sulla velocità di punta e intendo farlo con ripetute lunghe.
Qui la traccia Strava: https://www.strava.com/activities/6256574097
Qui la classifica: https://tds.sport/it/race/12024
Non amo molto le strade capitoline perché ivi respiro un senso d’imminente decadenza che stride con l’alone d’eterno splendore di cui l’Urbe si fregia e questo contrasto non manca mai di suscitare in me una sorta di repulsione. È una giungla metropolitana e a ogni angolo si possono avere problemi perché lo Stato è spettrale benché vi risiedano le sue più alte istituzioni, perciò quando ci metto piede mantengo sempre alta l’attenzione.
Insomma, l’altro ieri nella Mogadiscio d’Italia, ossia Roma, ho corso la mia trentaseiesima maratona, la ventiquattresima sotto le 2 ore e 50 minuti. Credo che l’orario anomalo, il periodo quasi equinoziale e la possibilità di un caldo settembrino abbiano scoraggiato le iscrizioni, perciò con il tempo finale di 2 ore, 49 minuti e 31 secondi sono riuscito a classificarmi ventiquattresimo assoluto, ottavo italiano e secondo di categoria: l’altro SM35 ha corso in… 2 ore e 8 minuti.
Puntavo a fare almeno 2 ore e 45 minuti, perciò sono transitato alla mezza in 1 ora e 23 minuti con l’idea di provare il negative split, ma al venticinquesimo chilometro ho capito che non era la giornata giusta e così l’ho portata in fondo senza distruggermi. Alla partenza ho confabulato un po’ con Re Giorgio che sette giorni prima aveva corso una cento chilometri in Olanda… Quando nella prima griglia sono entrati gli atleti africani ho avuto la decenza di mettermi dietro di loro invece di restare davanti.
Oltre che su strada, continuo a correre sulla sottile linea che separa Lino Banfi da Che Guevara. Il suono della rivoluzione passa dalle orecchiette. Ieri ho corso una piccola gara a Castel Del Piano e l’ho chiusa al quarto posto con un approccio tattico: il podio era fuori dalla mia portata così come il nous anassagoreo lo è dalla mia comprensione. Per la prima volta ho dovuto rimediare il salvacondotto verde, perciò mi sono fatto mettere un tampone nel naso (a mio avviso sempre meglio di altro, altrove) e poi ho interagito con un sito governativo che è stato chiaramente programmato con FrontPage. Ovviamente parteciperò a meno gare del previsto, giacché l’esborso di quindici euro per volta mi sembra un obolo assonante con gabola.
Non sento minata la mia libertà, anche perché la forma più autentica di quest’ultima la considero espressa dall’incoraggiante ottimismo di Emil Cioran:
Mezza maratona del lago di Vico 2021
Pubblicato domenica 16 Maggio 2021 alle 05:59 da FrancescoQuel ramo del lago di… Vico.
Domenica 9 maggio, a Ronciglione, ho corso la mia prima gara del 2021, ma non vi avrei partecipato se trentasei anni fa non avessi aderito mio malgrado al consorzio umano, quest’associazione a delinquere di stampo ontologico: è eterogenesi dei fini.
Sono riuscito a chiudere al quinto posto in 1 ora, 17 minuti e 29 secondi, quindi a un ritmo di 3’40″/km su un percorso piuttosto ostico, ma con la testa e le gambe già orientate a quel bagno di sangue che sarà la cento chilometri.
Dall’inizio dell’anno ho incamerato 2025 chilometri in 142 ore e 12 minuti, ossia a una media di 4’13″/km, tuttavia mi chiedo quanti ne manchino ancora fino all’ultima apoptosi.
Classifica: https://www.nextrace.net/timing/schedaclassifica.php
Gli eventi mi stanno offrendo la possibilità di mettermi alla prova su una distanza che avevo smesso di prendere in considerazione e per la quale al momento non mi sento davvero pronto, ovvero i cento chilometri su strada. Nelle prossime settimane dovrò improvvisare una preparazione che possa aiutarmi a fare una buona prova sui centomila metri, difatti punto a migliorare il mio record personale che risale al 2018, in quel di Seregno, quando conclusi la gara in otto ore e trentacinque minuti.
Mi affascina questa prova perché in larga parte è un salto nel buio. È una sfida che lancio a me stesso e alle mie attuali capacità, di certo superiori a quelle con cui affrontai la manifestazione di cui sopra, ma l’ultima parola spetta alla strada e solo lei può dare un giusto responso, o meglio, in questo caso l’asfalto dell’autodromo di Imola sul quale si disputeranno i campionati italiani di cento chilometri e per la cui partecipazione sono previsti dei requisiti che io soddisfo in ragione delle mie prestazioni pregresse.
Mi eccita l’idea di non avere il controllo della situazione, di rischiare il ritiro e la sua amarezza o di conseguire i loro celestiali opposti, perciò farò tutto quanto è nelle mie possibilità psicofisiche per arrivare pronto alla partenza. Quello è il mio posto al momento, devo recarmici, al di là dello sport e del mero agonismo, per me si tratta del richiamo di un ricorso storico e può costituire una sorta di anno zero sotto tanti punti di vista. Ci metterò tutto me stesso.
In questo periodo mi sento pronto soltanto per una buona maratona, perciò dovrò modulare i ritmi e i carichi dei chilometri in funzione di una distanza più che duplice. Non sono un neofita e ho molto margine per affrontare bene le settimane venture. Credo tantissimo in me stesso, anche perché se non lo facessi io il posto resterebbe pericolosamente vacante.
Negli ultimi tre giorni ho corso 84 chilometri suddivisi in due maratone con ventiquattro ore di riposo tra l’una e l’altra: entrambe da solo ed entrambe a stomaco vuoto. La prima l’ho fatta il 19 febbraio in 2 ore e 55 minuti, ma non mi sono piaciuto e ho accusato l’invadenza dello scirocco, presente anche oggi seppur in tono minore. Qui la traccia Strava: https://www.strava.com/activities/4813520157
La seconda l’ho provata questo pomeriggio ed è andata meglio, difatti l’ho conclusa in 2 ore e 49 minuti faticando di meno e sentendomi più padrone del mio passo. Di seguito la traccia Strava: https://www.strava.com/activities/4826746218
Se lo avessi voluto davvero avrei potuto asservire queste energie per una vendetta di sangue in ossequio allo ius naturale, ma la mia è un’indole costruttiva e sovente ricorro alla cosiddetta sublimazione perché ciò prevede la mia via solipsistica.Febbraio mi ha regalato delle belle soddisfazioni. Le ultime due settimane ho messo in cascina rispettivamente 129,3 e 126,8 chilometri. Il carico mensile per adesso si attesta sui 370 chilometri a una media 4’08” al chilometro, probabilmente il mio mese migliore di sempre.
In questi ventuno giorni ho fatto anche altri test, sempre da solo.
5K: 16’58”
10K: 35’17”
15K: 53’03” (il test migliore secondo me)
Due mezze, una in 1h18’38” e un’altra in 1h19’24”
Mi diverto come il puer che de facto sono ancora e, a scanso d’equivoci, della maggior parte delle cose non me ne fotte proprio un cazzo.
Rischio di risultare ripetitivo come i migliaia di passi che quasi ogni giorno alterno sull’asfalto, ma oltre ai chilometri corro anche l’alea di un approccio monotematico perché, in ultima analisi, non ho lettori a cui rendere conto e io non mi annoio mai con me stesso. In Oriente per taluni l’unica cosa che non cambia mai è il cambiamento stesso: condivido e per adesso non mi sento incline a dedicare sguardi attenti ai tanti e apparenti fatti del pianeta sul quale risiedo.
Ieri pomeriggio ho corso una maratona in allenamento in 2 ore, 56 minuti e 25 secondi, ossia a un passo di 4’11” al chilometro, perciò alla fine non è uscita neanche così veloce, ma l’ho portata a termine in una cornice di trenta giorni in cui ho mantenuto un chilometraggio settimanale superiore ai 130 chilometri e un’andatura media di 4’18” al chilometro.
Non ho assunto acqua né ingerito gel, come faccio quasi sempre in gara; non ho ricevuto alcuna assistenza e sono stato parzialmente accarezzato da un leggero grecale: queste le condizioni, invero nient’affatto avverse.
Si è trattato di uno sforzo abbastanza controllato e ho fatto in modo che il chilometro più veloce fosse l’ultimo. Sotto il profilo mentale ho retto bene, ma quello è l’unico aspetto che non devo allenare ed è una meritata fortuna. Quando sto così tanto sulle gambe penso alle cose più disparate, dal grottesco al metafisico: di solito mi faccio un film a metà tra Nuovo Cinema Paradiso e Il commissario Lo Gatto.
Per almeno tre settimane non farò sessioni superiori ai venti chilometri e mi concentrerò su qualche frazione da spingere in soglia.
A me questo mese ricorda sempre i fedayin di Settembre Nero, ma le mode cambiano e le organizzazioni terroristiche si avvicendano sulla cresta dell’onda o sulla mezzaluna. Sto convivendo con un po’ di sciatalgia, ma almeno non rischio una condanna per uxoricidio a differenza di quanti scelgano con troppa fretta il ruolo di family man. In ventinove giorni ho corso 433 chilometri a una media di 4’20” con un dislivello totale di appena 1200 metri. Da luglio mi sono lasciato alle spalle 1488 chilometri, perciò qualche fastidio rientra nell’ordine delle cose come i danni collaterali in guerra e le vincite nella ludopatia. Domenica, dopo sette mesi, sono tornato a gareggiare in occasione del giro del lago di Chiusi, un percorso in parte sterrato e in parte asfaltato con salite impegnative, inoltre quest’anno ai suoi canonici diciotto chilometri si sono aggiunti quattrocento metri per una deviazione obbligatoria. Ho fatto il mio passo, non ho seguito nessuno, mi sono gestito bene e sul finale ho ripreso vari atleti.
Il quindicesimo chilometro in discesa sono riuscito a correrlo addirittura in 3’14” e quando sono tornato in pianura ho compiuto altri sorpassi. Stavo bene e ho vinto anche uno scatto finale sul rettilineo del traguardo. La media è stata di 3’43” al chilometro (benché Icron riporti 3’48” poiché lo calcola su 18 chilometri). Per me questo significa che su una mezza maratona piatta devo provare a tenere un’andatura di almeno 3’39” al chilometro, tuttavia mi faciliterei le cose se cominciassi a stringere amicizia con il signor Tapering: chissà, prima o poi.
Il turno dell’estate si approssima alla conclusione e io la sto salutando con gli ultimi bagni nelle acque cristalline della mia zona, ma certi anni, con il permesso delle condizioni atmosferiche, prolungo il refrigerio salmastro fino a novembre.
A parte i congedi stagionali v’è altro di cui intendo scrivere. Mi sto allenando con regolarità dal primo di giugno e sto raccogliendo i frutti della mia costanza. A luglio ho corso 448 chilometri, ad agosto 607 e proprio in quest’ultimo mese ho battuto il mio record personale di uscite consecutive: sono arrivato a farne ventisette. Mi serve ancora un po’ di tempo per riprendere e persino migliorare la velocità di punta, ma sono nella direzione giusta, qualunque essa sia. Guardo con ottimismo alle mie statistiche in ragione di un test che ho svolto da solo un paio di giorni fa, ovvero 18,5 chilometri a una media di 3’50” al chilometro, con seimila metri di strada bianca dovuti al passaggio in pineta.
Mi piace allenarmi e non mi pesa l’assenza della competizione, ma a tempo debito cercherò di capitalizzare in gara i piacevoli sforzi a cui mi sottopongo per i fatti miei. Non ho ancora espresso il mio massimo e conto di farlo negli anni venturi.