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Mar

The Aristocrats a Roma e Wishbone Ash a Grosseto

Pubblicato martedì 1 Marzo 2016 alle 23:58 da Francesco

Febbraio per me è stato un mese ricco di musica, infatti ho assistito a due concerti fantastici e mi sono preparato il terreno per prendere parte a un festival leggendario di cui, a tempo debito, conto di scrivere impressioni fantastiche.
Il diciotto febbraio mi sono recato a Roma presso il Planet (una volta Alpheus) per rivedere uno dei migliori chitarristi in circolazione, ovvero Guthrie Govan. Questa volta il virtuoso inglese non era solo, bensì col suo trio che risponde al nome di The Aristocrats: gli altri due membri sono Marco Minnemann, uno dei batteristi più rinomati degli ultimi anni, e il bassista Bryan Beller. Questi tre signori spaziano da un genere all'altro con una facilità disarmante anche se io credo che la loro base di partenza sia sempre la fusion: da lì irradiano il proprio sound verso i territori più disparati con cambi repentini che tuttavia suonano sempre naturali, pienamente spontanei.
Lo spettacolo che propongono costoro non è un'asettica esibizione di talento cristallino con un'equa ripartizione del protagonismo solistico, ma è inframmezzato da siparietti comici che coinvolgono il pubblico e da un atteggiamento con cui i tre non si prendono mai troppo sul serio: per me si tratta di un valore aggiunto in una performance che già di per sé è straordinaria a causa dell’altissimo tasso tecnico dei musicisti coinvolti…

Non pensavo che avrei mai assistito a un concerto importante nella mia provincia, o almeno non in un locale dei dintorni, e invece il ventisei febbraio, in quel di Grosseto al FAQ Live Music Club (a cui va il mio grande plauso), ho avuto modo di vedere una parte della storia del rock.
Sul palco suddetto sono saliti nientemeno che i Wishbone Ash! Il quartetto è un po' avanti con gli anni, tuttavia malgrado l'età veneranda vi ho riscontrato una vitalità maggiore rispetto ad altri gruppi che potrebbero essere i loro nipoti (sia in termini anagrafici che stilistici). È stato un concerto fantastico che mi sono goduto in prima fila ed è stato davvero bello vedere i bending di Andy Powell a quaranta centimetri dal mio muso! Nella musica trovo ciò che mi manca altrove.

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1
Gen

Esordio gregoriano

Pubblicato venerdì 1 Gennaio 2016 alle 20:31 da Francesco

Quasi sempre durante i momenti di passaggio (che siano effettivi o simbolici) mi piace ricordare il titolo di un libro di Tiziano Terzani, ovvero La fine è il mio inizio.
Ieri sera mi sono recato da solo a Tivoli, laddove un tempo Adriano celebrò la bellezza del suo Antinoo e dove io, invece, senza lasciare traccia alcuna ho festeggiato l’ultimo giorno dell’anno.
In Piazza Garibaldi ho preso parte al concerto della Premiata Forneria Marconi: per la terza volta ho assistito a un loro live e credo che tra le tre quella di ieri sia stata la performance migliore.
Un capodanno all’insegna del rock progressivo non l’avevo mai trascorso ed è stato stupendo!
Ho respirato un’atmosfera fantastica e ho salutato con allegria i dodici mesi che si sono succeduti senza soluzione di continuità. Se fossi stato uno incapace di starsene per i fatti suoi forse avrei accettato uno dei vari inviti che avevo ricevuto per delle festicciole in cui difficilmente mi sarei divertito. Purtroppo con le altre persone rischio sempre di apparire scostante e sfuggente, certe volte addirittura snob, ma in realtà non sono affatto così o forse lo sono in una misura inferiore a quella che talora può trasparire dal mio comportamento.
Ho capito da prima che iniziasse il concerto quanto fosse stata saggia la mia scelta, ma quando Patrick Djivas ha attaccato l’intro di basso di Maestro Della Voce, celebre pezzo della PFM dedicato a Demetrio Stratos, non ho avuto più il benché minimo dubbio! Dovevo essere là, in prima fila!
In questo periodo l’anno scorso ero dall’altra parte del mondo e stavo bene: quest’anno sono sul suolo natio e sto bene lo stesso. Memorie piacevoli mi attraversano rapide e fugaci perché io non sono tipo d’albergarle troppo a lungo, però sono contento che ogni tanto mi facciano visita.
Auguro a me stesso un anno di crescente consapevolezza e che le mie azioni possano essere in accordo con i miei pensieri. Ho ancora una lunga strada da percorrere da solo e intendo fare il possibile affinché le circostanze mi concedano il tempo necessario per il viaggio. Ad maiora.

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29
Ott

Il Bacio della Medusa a Perugia

Pubblicato giovedì 29 Ottobre 2015 alle 02:31 da Francesco

Ci sono state delle volte nella vita in cui mi sono sentito al posto giusto nel momento giusto e quattro giorni fa mi è capitato proprio questo. Ho guidato per duecento chilometri fino a Perugia in compagnia di me stesso e mi sono fermato vicino al teatro Bertolt Brecht nel quale sono poi entrato per assistere al concerto de Il Bacio della Medusa, un gruppo che io (e non solo) reputo di levatura mondiale nella scena del rock progressivo; attendevo da molto tempo un loro live e non mi sono fatto sfuggire la prima buona occasione di prendervi parte: per fortuna, aggiungo! Di costoro possedevo già i dischi in vinile, ma al termine dell’esibizione ho preso gli equivalenti in CD poiché credo che certa creatività vada supportata. Sul palco è stata eseguita per la prima volta Deus lo vult, un pezzo impegnativo, specialmente per la voce di Simone Cecchini che ha sottolineato questo particolare prima di toccare delle note piuttosto alte: performance superba, davvero esaltante! La proposta di questi alfieri della musica immaginifica è stata tratta dai loro tre dischi nella cornice di un’atmosfera incantata e, per quanto io ne sia stato coinvolto per tutto il tempo, devo ammettere che i momenti apicali per me sono stati i brani provenienti da Discesa agl’inferi d’un giovane amante. In alcuni momenti il flauto e il sax di Eva Morelli sono stati davvero ipnotici, come il piffero in una celebre favola tradotta dai fratelli Grimm! Grandiosa la sezione ritmica, con Diego Pietrini alla batteria (e non solo..) e Federico Caprai al basso; si è dimostrata coriacea nell’accompagnamento e incisiva negli assoli anche la Gibson di Simone Brozzetti! Spero di rivedere presto un altro concerto de Il Bacio della Medusa perché mi ha dato molto e credo che in quel teatro ne sia rimasto un segno.
Il concerto si è concluso con Amico di ieri, un pezzo de Le Orme che Il Bacio della Medusa ha suonato assieme ad Aldo Tagliapietra (quest’ultimo aveva prima eseguito dei brani da solo): mi sono goduto e ho filmato quell’inedita condivisione dello stage, lo stupendo finale di una serata magica le cui buone vibrazioni in me, ne sono certo, non si estingueranno a breve…

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1
Ott

PFM a Radda In Chianti, Osanna e Metamorfosi a Roma

Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015 alle 17:49 da Francesco

Nella mia esistenza la musica ricopre un ruolo centrale e talvolta è l’unica entità a cui concedo di rompere la sacralità di certi silenzi o di seguirne la fine naturale, perciò non mi faccio mai alcun problema a recarmi da solo in ogni dove quando senta forte il richiamo di certe cose: è sempre un’avventura personale e solitaria di cui sono unico protagonista e depositario. Da alcuni anni a questa parte ho trovato la mia dimensione ideale nel mondo prog, un genere magico a cui ero destinato ad approdare con tutto me stesso, ma i miei ascolti spaziano ancora moltissimo. 
Nelle ultime settimane ho assistito a tre concerti grandiosi, tutti all’insegna del rock progressivo made in Italy. Il quattordici settembre mi sono recato a Radda In Chianti, nel senese, e ho visto per la seconda volta la Premiata Forneria Marconi: è stata davvero un’esibizione coinvolgente in cui la PFM ha proposto un piacevole sunto della propria discografia in una cornice meravigliosa. Franz Di Cioccio ha sempre una carica strepitosa, la trasuda da tutti i pori, e nonostante la sua veneranda età riesce ancora a trasmetterla al pubblico; il basso di Patrick Djivas è quello che tutti conoscono e Marco Sfogli sostituisce degnamente Franco Mussida alla chitarra.
Tre giorni dopo mi sono recato a Roma per il festival Progressivamente che si è tenuto al Planet, un celebre locale capitolino che fino a qualche tempo fa si chiamava Alpheus. Dei quattro giorni in programma io ho partecipato a due serate, perciò in tutto ho guidato da solo per circa seicento chilometri in quarantotto ore. Il diciassette settembre ho avuto il piacere di sentire e di vedere per la seconda volta i mitici Osanna di Lino Vairetti: mi piace la nuova formazione e pure il nuovo album, Palepolitana di cui ho acquistato una copia originale in CD proprio al termine del concerto. Gli Osanna sono un mondo da scoprire e da riscoprire: fantastici. Il giorno seguente, il diciotto, ho rivisto la Nuova Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, con alla voce lo straordinario Luciano Regoli che di recente ho apprezzato anche nell’unico disco firmato dai Samadhi, appena quarantuno anni fa. E poi fu il sesto giorno… Qui mi sono permesso un gioco di parole col nome del primo album dei Metamorfosi, band che sono finalmente riuscito a vedere dal vivo: ci tenevo! Avevo già avuto modo di ascoltare la voce tuonante di Jimmy Spitaleri in occasione della sua collaborazione con Le Orme per quel bell’album (che possiedo in vinile) che è La via della seta e anche su un suo disco da solista (a nome Davide Spitaleri) che s’intitola Uomo irregolare.
Durante il concerto succitato i Metamorfosi hanno presentato Purgatorio, il nuovo album che dopo Inferno (di quarantatré anni fa) e Paradiso (di undici anni or sono) conclude la triade dantesca di questa straordinaria formazione di cui io mi professo grande fan.

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27
Ago

Vinili e dischi ottici

Pubblicato giovedì 27 Agosto 2015 alle 13:35 da Francesco

Alcuni giorni or sono mi sono recato nella ridente Follonica per la Fiera del Disco: in occasioni del genere trovo sempre qualcosa che non ha prezzo, ovvero le conoscenze musicali di chi scelga di condividerle e dalle quali traggo quasi sempre degli ottimi spunti. Forse l’acquisto di vinili e CD può sembrare anacronistico agli occhi di taluni, tuttavia ancora compro e vendo questi supporti perché mi piace ascoltare attentamente i dischi, tanto in analogico quanto in digitale, inoltre mi diverto a raffinare la mia esigua collezione con gli scambi anzidetti.

Nell’immagine il primo disco in alto a sinistra è “Déjà vu”, opera di un ensemble di tutto rispetto che comprende David Crosby, Neil Young, Stephen Stills e Graham Nash: un classico che mi è sfuggito per lungo tempo! Accanto a quest’ultimo v’è un disco delizioso, “Ashes Are Burning” dei Renaissance, rock progressivo che la voce di Annie Haslam ammanta di magia. In alto a destra invece campeggia una ristampa de “L’era Del Cinghiale Bianco”, un album che conosco e ascolto da quindici anni nonché uno dei miei punti preferiti nell’intera discografia di Franco Battiato.
Il primo a sinistra della fila centrale è un disco di David Crosby piuttosto famoso e anch’esso è rimasto ignoto alla mia attenzione fino a pochi giorni fa benché si tratti di un classico: il titolo è “If I Could Only Remember My Name”. Accanto al debutto solista di Crosby si trova il vinile della colonna sonora di Milano Calibro 9, uno di quei film degli anni settanta che erano (e ancor oggi sono) definiti “poliziotteschi” per distinguerli da altri classici polizieschi; insomma, delle musiche si occuparono gli Osanna di Lino Vairetti, uno dei pilastri partenopei del prog italiano e ne uscì qualcosa di meraviglioso! Sotto “L’era Del Cinghiale Bianco” c’è un album di portata mostruosa, uno dei capitoli più belli dei Camel e per quanto mi riguarda dell’intero prog mondiale, ovvero “Moonmadness” di cui inserisco a piè di pagina il video di “Lunar Sea”, ultima traccia del platter. La fila in basso comincia a sinistra con i Fuzzy Duck e il loro album omonimo, ideale per tutti gli amanti del moog; è un lavoro che si situa a cavallo tra l’epoca psichedelica e quella progressiva. Sotto il vinile degli Osanna si trova una serie di CD: Gli Alluminogeni con “Scolopendra”, album di rock progressivo del settantadue che non è registrato nel migliore dei modi ma che a me offre lo stesso belle sensazioni; Brian Eno con “Apollo: Atmospheres and Soundtracks”, un lavoro che si ispira alla missione Apollo della Nasa con un ambient di ottima fattura; Sotto “Scolopendra” si trova “In Praise Of Dreams” di Jan Garbarek, in cui il sax di quest’ultimo esalta tutto il resto; poi v’è un disco di Keith Jarrett del settantasei, “El Juicio (The Judgement)” sul quale credo che sia inutile scrivere alcunché; infine vi sono due dischi di prog italiano che io reputo imprescindibili nel genere, ovvero Quella Vecchia Locanda con l’album omonimo e “Contaminazione” ad opera de Il Rovescio della Medaglia. Last but not least (cioè ultimo ma non meno importante) in fondo a destra c’è un disco straordinario di psichedelia, “Forever Changes” dei Love; quest’ultimo me lo sono fatto consigliare da chi me lo ha venduto, difatti non trovavo nulla che m’interessasse al suo banco ma volevo prendergli qualcosa e così gli ho dato carta bianca: diamine, per dargliene ancora sarei pronto a cancellare i papiri di Ossirinco!

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29
Mar

Una settimana di concerti

Pubblicato domenica 29 Marzo 2015 alle 15:09 da Francesco

Nell’arco di sei giorni ho assistito a tre concerti piuttosto diversi tra loro, tutti a Roma e con la piacevole compagnia di me stesso. Trentasei ore dopo la maratona capitolina ho fatto ritorno nella Città Eterna per vedere Alice dal vivo: una rara occasione che ho còlto senza indugi.
Nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, dove regna un’acustica eccezionale, sono stato estasiato dalla voce e dal carisma della signora Bissi, nonché dalla scaletta proposta.
Per me i momenti migliori del live sono stati l’esordio con “Nel resto del tempo”, eseguita solo con voce e tastiera; alcuni brani dell’ultimo album: “Veleni”, che ascolto spesso, “Tante belle cose”, ovvero un’intensa cover di Françoise Hardy, la sua interpretazione de “La realtà non esiste” di Claudio Rocchi; poi pezzi meno recenti ma non troppo datati, quali “Il contatto”, “Orientamento”, “Morire d’amore” (che malgrado il titolo è tutto fuorché una canzone melensa), “Nomadi” e “L’era del mito”.  Ho apprezzato anche il lato pop, comunque sempre ricercato.
Per me non ci sono mai stati momenti bassi, solo picchi altissimi, e alcuni inconvenienti tecnici non hanno inficiato per nulla quella che ho vissuto come un’esibizione superba.
Il ventisette marzo mi sono recato al Jailbreak per vedere i grandi Vision Divine e pure questo live è stato eccezionale! Sono rimasto tutto il tempo sotto il palco e mi sono goduto quasi due ore di power metal che ormai conosco a menadito. Questo è davvero un grande gruppo che sa come coinvolgere il pubblico e secondo me meriterebbe platee molto più ampie. Alla voce c’era Fabio Lione, che tecnicamente non è all’altezza di Michele Luppi ma io lo preferisco in quanto ad interpretazione. I duelli tra tastiere e chitarre si sono sprecati, sfoggiati come se fossero facili da comporre ed eseguire, ma pure le parti ritmiche (o forse soprattutto queste) hanno fatto le cosiddette buche per terra. La scaletta è stata corposa e se la memoria non mi fa difetto credo che abbia chiamato in causa quasi tutta la discografia della band.
Ieri, infine, ho ripreso la mia auto e  mi sono fermato un po’ prima di Roma (sebbene sempre nel suo territorio) per raggiungere il Crossroads. È stato il turno di Neil Zaza, un chitarrista che ha parecchio gusto e asservisce la sua immensa tecnica a quest’ultimo. Mi sono seduto al tavolo per uno che avevo prenotato e ho mangiato qualcosa durante il live. Anche in quest’occasione è andato tutto bene e ho passato una bella serata: sapevo cosa aspettarmi da Zaza e ne sono rimasto soddisfatto, inoltre ha suonato due pezzi nuovi che mi sono piaciuti parecchio.

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12
Feb

Secondo natura

Pubblicato giovedì 12 Febbraio 2015 alle 14:31 da Francesco

È una stupenda giornata di febbraio. Ho la sensazione che la primavera si aggiri in incognito ed è come se qualcosa nell’aria trami per rendermi felice. C’è un sensazione piacevole da cui sono pervaso e ho il sospetto che sia destinata a crescere: io comunque me lo auguro di cuore.
Alcuni strascichi interiori sono in piena evanescenza, ma immagino che ci voglia ancora un po’ di tempo affinché la loro estinzione sia completa. La mancanza di un attracco sicuro per me non si fa sentire quando il mare è piatto o, per saltare fuori dall’allegoria come se fossi un pesce fuor d’acqua, certi stati d’animo non hanno presa su di me quando la mia esistenza si snoda in una certa linearità. Non ho il controllo completo degli eventi e non posso darmi un buffetto la cuore per risolvere magicamente certe cose come se fossi Fonzie alle prese con un jukebox, però mi è dato di cogliere il momento giusto per accompagnare cambiamenti spontanei: kairos!
Conosco a menadito i miei desideri coscienti, i loro limiti forse invalicabili e gli argini con i quali prevenirne le esondazioni: non affogo né navigo su fondali troppi bassi e di tanto in tanto vedo qualche cadavere che il fiume trascina chissà dove.
Quest’oggi è il soul di Charles Bradley che mi accompagna in faccende trascurabili, di cui forse rimarrà soltanto una flebile traccia nei dettagli secondari di qualche sogno da interpretare.

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5
Mag

Andy Timmons a Roma

Pubblicato domenica 5 Maggio 2013 alle 14:03 da Francesco

Ieri sera mi sono recato a Roma per assistere ad un concerto di Andy Timmons all’ex Palacisalfa. È stata una grande serata: ingresso gratuito e ottime vibrazioni. Prima dello statunitense si è esibito il trio di Ciro Manna che avevo già visto dal vivo in un concerto di Kiko Loureiro e anche questa volta ne ho applaudito la performance, in particolare nei pezzi marcatamente più fusion. Timmons ha suonato quasi due ore e ha iniziato con il proprio repertorio prima di riproporre a suo modo i pezzi di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, pezzi verso i quali nutrivo un certo scetticismo in quanto a me non è mai piaciuto il quartetto di Liverpool, ma alla fine ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Per me è stato un live davvero coinvolgente, al punto da indurmi a considerare Timmons come il chitarrista che mi ha esaltato più d’ogni altro suo collega. La conclusione è avvenuta con Crossroads, suonata con Ciro Manna e con Alessandro Benvenuti in una pioggia di assoli piacevolissimi.

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12
Apr

Pain of Salvation a Ciampino

Pubblicato venerdì 12 Aprile 2013 alle 11:59 da Francesco

Ieri mi sono recato a Ciampino per assistere ad un concerto acustico dei Pain of Salvation benché invero non ne fossi granché convinto. Quando ho varcato la soglia dell’Orion gli Arstidir avevano appena cominciato a suonare e dopo un paio di pezzi la band islandese ha catturato il mio interesse con sonorità molto delicate, talvolta soltanto corali, perciò ho deciso che prima o poi ne approfondirò l’ascolto. Già presentatasi in un pezzo con i summenzionati, Anneke van Giersbergen è poi rimasta sul palco con la sua voce e una chitarra acustica. Il suo vibrato mi ha ipnotizzato per tutta la performance e avrei ascoltato volentieri qualche pezzo in più del suo repertorio: mi è piaciuta moltissimo la sua versione di “Time After Time” di Cyndi Lauper.
Ho trovato simpatica la scenografia, la quale ha offerto una cornice domestica e retrò con cui Gildenlöw e soci hanno interagito durante l’esibizione, inoltre ha dato all’intero concerto una dimensione ancor più intima di quanto già non fosse per la presenza di un pubblico esiguo.

Non sapevo se dal vivo mi sarebbe piaciuta la proposta acustica dei Pain of Salvation, gruppo che avevo già visto in un leggendario concerto a settembre dello scorso anno in quel di Veruno. Ne sono rimasto soddisfatto oltre ogni più rosea aspettativa e l’unico pezzo che non ho gradito è stato un duetto jazzato e melenso con Anneke, ovvero  la cover di “ Help Me Make It Through The Night“ di Kris Kristofferson: avrei preferito udire la voce dell’ex cantante dei The Gathering in un pezzo più potente. Ho trovato assai migliori la cover di “Dust In The Wind” dei Kansas e quella sanguigna di “Perfect Day” di Lou Reed. La band è rimasta sul palco per circa due ore e ha alternato parti più datate della propria discografia a tracce più recenti come “1979” che in veste acustica mi ha davvero stregato. Insomma, è stato un bel live, il primo in quest’anno così avaro di concerti interessanti e alla portata del mio nomadismo solitario.

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26
Ott

Heidenfest 2012 a Bologna

Pubblicato venerdì 26 Ottobre 2012 alle 18:16 da Francesco

Mercoledì mi sono recato a Bologna per godermi l’Heidenfest. Purtroppo sono giunto con un’ora di ritardo, di conseguenza mi sono perso l’apertura dei Krampus e una parte dell’esibizione dei Trollfest, ma tanto non m’importava granché né dei primi né dei secondi. Ho rivisto i Varg che avevo già avuto modo di apprezzare quattro anni prima al Paganfest e mi hanno convinto ancora una volta nonostante i loro dischi non mi facciano impazzire. Anche i Korpiklaani mi sono piaciuti parecchio e ho gradito il loro folk metal assai festoso, trascinato da parti di violino efficacissime. Quando sono saliti sul palco i Wintersun ho iniziato davvero a gasarmi e non so che elogi fare a questi finlandesi senza cadere nella banalità. Il nuovo album a mio avviso supera il primo, quel debutto omonimo uscito ormai otto anni fa, ma durante il live non ho sentito manco un attimo di calo e ho assistito ad un continuo susseguirsi di pezzi epici che m’hanno trascinato. Non ho potuto filmare Jari e soci perché mi trovavo in prima fila, attaccato alla transenna, perciò troppo vicino al palco per eludere una registrazione eccessivamente distorta: in compenso ho preso qualche ricordino filmato dei Varg (ottimi organizzatori di moshpit) e dei Korpiklaani.
Mi sono goduto un gran bel concerto, in un’ottima atmosfera, con un pubblico partecipe e gruppi validi: ancora una volta posso affermare che è valsa la pena di fare quasi settecento chilometri.

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