10
Mag

Riprese nipponiche

Pubblicato domenica 10 Maggio 2009 alle 20:57 da Francesco

Finalmente mi sono deciso a spendere qualche minuto per montare le immagini che ho ripreso durante il mio ultimo soggiorno nel Sol Levante. Riguardo sempre con piacere i video dei miei viaggi, ma non vengo mai colto dalla nostalgia. Ho selezionato diciassette minuti da appuntare su queste pagine: adoro il secondo spezzone! Questa volta il materiale filmato è risultato più breve poiché parecchie cose le avevo già immortalate nel corso della mia prima esperienza nipponica.

Prima parte 

 

Seconda parte 

Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Parole |

13
Apr

Verso occidente

Pubblicato lunedì 13 Aprile 2009 alle 16:13 da Francesco

Ormai il giorno del mio ritorno in Italia è vicino, ma resterei da queste parti un altro po’ se ne avessi la possibilità. Il Giappone non è un’isola felice come ritengono certe persone ed è pieno di contraddizioni, tuttavia mantiene ancora un fascino che va di pari passo con il suo continuo sviluppo e trovo che questa armonia tra sacro e profano sia eccezionale. Ieri ho giocato di nuovo a calcio assieme al trio francese e ad alcuni giapponesi; bei momenti che non dimenticherò mai. Tra qualche mese spero di servire la bandiera sotto la quale sono nato. Nonostante la mia decisione di propormi volontario nell’esercito italiano per un anno, io mi sento ancora un apolide. Adoro la zona in cui sono nato e nella quale vivo tutt’ora: eremo stagionale che forse non abbandonerò mai definitivamente. Io non so come descrivere il benessere interiore che impera dentro di me da parecchio tempo. Non ho bisogno di nulla perché il mio vuoto interiore è meraviglioso, ma ancora una volta le parole non possono rendere giustizia al piacere di vivere che mi pervade di continuo. Il tempo passa e la bellezza della mia esistenza aumenta in modo esponenziale. Mi sento un eroe di fronte alla mia felicità solitaria, ma questo status positivo non ha toni epici benché allo stesso tempo risulti monumentale. Anche le immagini sanno parlare.

Hitachi, di fronte al Pacifico: questa ci ttadina ha un lungomare meraviglioso.

Due tratti caratteristici del Sol Levante: un ciliegio in fiore e un torii si compenetrano in perfetta armonia.

La fotocamera è puntata su di me con l’autoscatto mentre il mio sguardo è rivolto altrove.

La presenza rosea dei ciliegi si rinnova spesso lungo le strade e continua ad attrarre la mia attenzione.
Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Immagini, Parole |

9
Apr

La polizia, il pappone e Juju

Pubblicato giovedì 9 Aprile 2009 alle 02:17 da Francesco

Ieri ho rimediato una bicicletta economica e ho pedalato tutto il giorno per le vie di Tokyo, ma precedentemente, nel corso della mattina, ho fatto un giro a piedi dalle parti di Asakusa per vedere alcuni templi. Mi piace la fede pacata e discreta con la quale i giapponesi omaggiano i simulacri buddisti e scintoisti; trovo che sia una religiosità molto lontana da quella del peccato originale e dai sensi di colpa che caratterizzano alcune correnti cristiane di cui ritengo che il cattolicesimo sia l’esponente principale per quanto concerne questi aspetti. Nei pressi di Iidabashi sono stato fermato da due poliziotti per un controllo dei documenti. La coppia di agenti è stata molto gentile e alla fine mi sono messo in posa con uno dei due mentre l’altro ha effettuato lo scatto: incredibile. Penso che una cosa del genere non potrebbe mai accadere in Italia. Tra l’altro uno dei due poliziotti ha notato la maglia della nazionale giapponese che indossavo e mi ha detto per due volte: “Soccer!”. Prima di andarmene gli agenti si sono scusati per il controllo e poi mi hanno salutato: “Have a nice day and be careful”. Io a questo premuroso avvertimento ho alimentato la brutta fama dell’Italia: “Thank you but I think Tokyo is much safer than my country”.

Qualche giorno fa ho conosciuto Juju, un chitarrista di strada che ho incontrato dalle parti di Shinjuku e al quale ho anche comprato un disco. Costui ha pure una home page: http://fweb.midi.co.jp/~juju/. Mi sono avvicinato a lui seguendo il suono del suo grandioso tapping!

Sempre a Shinjuku ho conosciuto un personaggio davvero grottesco, un individuo che sembrava uscito da uno di quei film polizieschi degli anni ottanta che guardavo da ragazzino. Questo tizio è un pappone australiano che cerca clienti stranieri lungo le strade di Shinjuku e si fa chiamare Charlie; io a lui mi sono presentato con la stessa sincerità e gli ho detto di chiamarmi Raffaele. Charlie ha capito subito che non avrebbe rimediato uno yen bucato da me, ma evidentemente gli sono risultato simpatico poiché ha risposto a ruota libera ad alcune delle mie domande. Gli ho chiesto quale fosse oggigiorno l’attività principale della Yakuza e lui mi ha detto che l’organizzazione si dedica principalmente al traffico di droga e al gioco d’azzardo via Internet. A suo dire lui conosce qualche membro della Yakuza e prova rispetto per loro mentre nutre un odio immenso per i nigeriani che a suo avviso sono rei di essere dei “motherfuckers”. Alla fine ho fatto credere a Charlie di essere in Giappone per tastare il terreno in modo da capire se sia una terra fertile per cominciare un’attività poco legale e così mi ha detto quanto segue, a grandi linee e per quanto io ricordi: “I can sell everything for you in this area, if you can import ecstasy from overseas, that’s the best, here the police is weak, no experience”. Penso che prima o poi questo gioco del finto narcotrafficante finirà con il mettermi nei casini, ma lo trovo divertente, educativo e interessante. Quando mi sono congedato da Charlie sono stato fermato nuovamente da un negro che mi ha chiesto se volessi entrare in un locale, ma io gli ho risposto: “I’m from Italy, I know how it works”. Questo tizio ha sorriso e poi mi ha dato la mano: “Okay man, take care”. In realtà la mia nazionalità non c’entra nulla, la street knowledge ormai la si può ricavare estrapolando le parti autentiche da determinate forme di intrattenimento che si occupano di temi del genere e dalla cronaca nera sia nazionale che internazionale di cui sono sempre stato un po’ appassionato; questo è il caso di dire che tutto il mondo è paese. A parte le storie di qualche gangster della domenica, ogni giorno che passa trovo Tokyo sempre più bella e piacevole da vivere.

Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Immagini, Parole |

7
Apr

Malavita e scosse telluriche

Pubblicato martedì 7 Aprile 2009 alle 02:34 da Francesco

Ieri mattina ho camminato per diverse ore da Ueno fino a Shibuya e al mio ritorno in hotel mi sono unito nuovamente al trio francese. Abbiamo cenato dalle parti di Shinjuku e poi siamo andati a Roppongi, una zona di Tokyo sulla quale vale sempre la pena di spendere due parole. Lungo le strade di Roppongi è facile incontrare ragazzi africani che cerchino di attrarre clienti in determinati locali, ma per fortuna i miei compagni di avventura non sono stati così stupidi da lasciarsi spennare in qualche strip club. Ho avuto modo di parlare con un ragazzo originario di Città del Capo mentre i francesi provavano a ottenere alcuni “vegetables” a un prezzo ragionevole per soddisfare il loro vizio oppiaceo. A un tratto ho chiesto a uno di questi sgherri dalla pelle scura se fosse possibile incontrare dei membri della Yakuza e uno di loro mi ha risposto seriamente con un sorriso forzato, inoltre conoscendo le mia nazionalità ha adoperato nella sua risposta una parola della mia lingua che è famosa in tutto il mondo: “Before you need to bring a ‘lupara’ then I can introduce you”. A me sarebbe piaciuto davvero incontrare qualche membro di basso profilo di questa organizzazione criminale, d’altronde credo che la criminalità organizzata (e non i semplice teppisti che si possono trovare in ogni dove) per certi versi rappresenti un tratto caratteristico di alcune nazioni e dunque non vedo per quale motivo non possa essere equiparata ad altre mete turistiche. Anche i ragazzi francesi mi hanno preso sul serio e, quando lo sgherro succitato mi ha risposto senza scherzare, loro un po’ spiazzati mi hanno detto: “If you wish then go but we want just weed”. Quando abbiamo lasciato Roppongi io e il trio maghrebino ci siamo pisciati addosso dalle risate su questo episodio e abbiamo trascorso il resto della notte a cazzeggiare con il pallone tra le vie deserte di Ueno. Al calar del sole Tokyo si trasforma e alcuni giapponesi perdono la loro apparente imperturbabilità nei fumi dell’alcol con tutte le conseguenze comiche che ciò comporta. Durante le ore notturne la capitale nipponica non ha nulla da offrirmi e soltanto la piacevole compagnia del trio francese mi spinge a stare in piedi fino a tardi; ormai io e loro siamo il quartetto europeo che gira per le strade con un pallone arancione. Ieri pomeriggio ho appreso quanto è accaduto in Italia, ma le notizie non mi hanno scosso; è una battuta infelice, ma non potevo resistere. Spero che tutto si sistemi per gli sfollati, ma si tratta di una storia già vista a cui temo che anche questa volta non seguirà un lieto fine. Dovrei chiamare mia madre per sapere se anche in Toscana sia stato avvertito il terremoto, ma ogni volta che viaggio non chiamo mai lei né nessun altro e non intendo interrompere questa buona abitudine. Mi trovo in un paese ad alto rischio sismico, ma da questa parti esistono già da tempo le giuste contromisure; mais bon, c’est la vie.

Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Parole |

5
Apr

Mes amis

Pubblicato domenica 5 Aprile 2009 alle 15:04 da Francesco

Sarei molto grato al signor Kim Jong-il se evitasse di giocare con i missili in prossimità della nazione in cui mi trovo dato che uno dei suoi balocchi difettosi è finito al largo del Giappone. Oggi pomeriggio ho conosciuto tre francesi di origini magrebine che soggiornano nel mio stesso hotel e mi sono unito a loro per qualche ora; che il titolo dell’appunto con il quale mi sono congedato dall’Italia sia stato premonitore? Il trio transalpino è composto da due fratelli e da un loro amico. Tutti e tre amano il calcio, perciò abbiamo acquistato un pallone e ci siamo fatti indicare un luogo dove calciarlo liberamente. Durante la nostra ricerca abbiamo parlato molto del nostro sport e i miei compagni d’avventura sono rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto che io tifi per la nazionale francese nonostante sia italiano; per loro ho pure indossato la maglia di Ribery che ovviamente non può mai mancare nel mio bagaglio. Alla fine abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini giapponesi e abbiamo giocato contro sei di loro. I giovani figli del Sol Levante si sono dimostrati all’altezza dei loro coetanei europei e durante la partitella hanno sfoggiato una buona disciplina.L’educazione giapponese non smetterà mai di sorprendermi. I ragazzini hanno fatto un gioco di squadra preciso mentre io e miei compagni ci siamo dilettati in azioni individuali per mostrare il nostro bagaglio tecnico agli occhi dei passanti; qualche telecronista ci avrebbe definiti leziosi, ma il risultato finale è stato a favore del vecchio continente. Ho parlato un po’ di tutto con i ragazzi francesi e mi hanno detto una cosa che non mi aspettavo: nonostante siano magrebini vedono di buon occhio Jean Marie Le Pen e lo preferiscono a politici quali Segolene Royal in quanto lo reputano un uomo diretto. Alle superiori ho studiato francese per cinque anni e sono in grado di leggerlo correttamente, ma non lo comprendo e soltanto di rado riesco a indovinare il significato di qualche frase grazie alle assonanze con l’italiano: English leads the way. In viaggio socializzo sempre con qualcuno. Non vado molto d’accordo con i miei connazionali e credo che il problema sia legato alla lingua italiana che io reputo bella e allo stesso tempo molto incline alle ambiguità. Dovrei relazionarmi sempre in inglese per non generare fraintendimenti ed evitare tutte quelle situazioni che difficilmente potrebbero verificasi con una comunicazione più essenziale. La lingua italiana è bella e affascinante come una mantide religiosa. Appena avrò tempo e voglia appunterò qua sopra le mie impressioni sulla giornata che ho trascorso a Hitachi. Finora sono stato molto bene, ma per me questa non è affatto una sorpresa e lo scrivo con una punta di orgoglio. Il mio umore spesso è alto e in questi giorni viene elevato ulteriormente dalle condizioni meravigliose in cui mi trovo.

Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Parole |

3
Apr

Ciliegi in fiore

Pubblicato venerdì 3 Aprile 2009 alle 22:42 da Francesco

Sono atterrato a Tokyo la mattina del primo aprile, ma per adesso le ho dedicato soltanto un giorno e ho trascorso il resto del tempo a Kashima e a Hitachi. Appena sono uscito dalla stazione di Ueno ho avuto la sensazione di non essermene mai andato da Tokyo e mi sono trovato subito a mio agio. Durante la prima tratta del viaggio ho stretto amicizia con un signore italiano di cinquantasette anni che da un trentennio pratica Aikido e Shiatsu. Quest’uomo era al suo terzo viaggio in Giappone e si apprestava a trascorrere la maggior parte del tempo con il suo maestro di Aikido; la nostra conversazione è stata molto piacevole e ci ha quasi fatto perdere il volo che da Helsinki ci ha portato a Tokyo ove ci siamo separati poiché egli doveva proseguire per Osaka. Il giorno seguente al mio arrivo sono andato alla Tokyo Station e dall’uscita sud di Yaesu ho preso un bus per Kashima, una cittadina che si trova a circa centocinquanta chilometri dalla capitale nipponica. Kashima non è una meta turistica ed è piuttosto piccola, tuttavia l’ho trovata gradevole e ho camminato per un bel po’ lungo le sue vie deserte. Alla stazione di questa cittadina, prima del viaggio di ritorno, ho conosciuto Cristiana, una ragazza australiana di origini danesi che doveva andare a Tokyo per prendere uno Shinkansen con il quale raggiungere Kyoto. Costei si era recata a Kashima per salutare una sua amica d’infanzia, Rebecca, che si è trasferita in Giappone per insegnare inglese e con la quale anch’io ho scambiato qualche parola prima di ripartire alla volta di Tokyo. Quando le due mi hanno visto a Kashima mi hanno salutato subito e poi spinte dalla curiosità mi hanno domandato cosa facessi da quelle parti poiché è insolito che degli stranieri vi si rechino. A proposito di Kashima Rebecca mi ha detto: “This is the real Japan”. Per ora sono riuscito a riconoscere il significato di qualche insegna, perciò la mia conoscenza di ottanta kanji (a fronte dei quasi duemila canonici) non si è rivelata vana. In questo periodo i ciliegi si mostrano in tutta la loro bellezza e riescono persino a incantare lo spirito stacanovista del Sol Levante. In passato ho scritto che non potrei mai vivere in Giappone e specialmente a Tokyo, ma adesso non ne sono più così certo. Se riuscissi a imparare seriamente il giapponese potrei valutare la possibilità di trasferirmi qua per un determinato periodo e decidere in seguito se abbandonare definitivamente la mia patria natia. Forse resterò in Italia per sempre e tornerò saltuariamente in Giappone o forse quest’ultimo ospiterà la mia futura dimora, ma in ogni caso non perderò il contatto con l’arcipelago nipponico. Al momento sono contento di non avere vincoli né legami che mi trattengano da qualche parte. Penso che la mia giovinezza non possa avere una compagna migliore della solitudine: saggia consigliera e dispensatrice di gioia. Mi sento completo e se morissi in questo momento non potrei proprio lamentarmi. Spero che al mio ritorno in Italia io possa prestare servizio nell’esercito per un anno e poi decidere come adoperarmi per il mio futuro. Ho trovato la mia definizione di libertà e mi auguro di non doverla mai correggere. Sono quasi le sei e mezza di mattina ed è ora che io scorra per le arterie urbane come un globulo senza meta.

Categorie: Diario di viaggio, Giappone 2009, Immagini, Parole |

22
Lug

Helsinki: Giugno 2008

Pubblicato martedì 22 Luglio 2008 alle 03:30 da Francesco

Ho finito di montare il video che ho girato durante il mio viaggio in Finlandia e l’ho caricato sul web per appuntarlo sopra queste pagine. Ho camminato a lungo dentro Helsinki e nei suoi dintorni. Questo filmato provoca un effetto a catena sulla mia mente perché ogni immagine mi induce a rievocarne molte altre. Ho trascorso delle giornate meravigliose e sono stato in luoghi fantastici. I momenti che ho passato in quella terra del nord non possono essere trafugati, tuttavia ne sono ugualmente geloso. Chissà cosa penserò quando riguarderò questo video tra qualche anno.

Categorie: Diario di viaggio, Finlandia, Parole, Video |

4
Lug

Ricordi recenti

Pubblicato venerdì 4 Luglio 2008 alle 03:16 da Francesco

Sono tornato a casa da meno di due giorni, ma sento già il bisogno di rivistare qualche frammento della mia breve permanenza a Helsinki e la musica dei KYPCK mi consente di ripensare più facilmente ai giorni piacevoli che ho speso nella capitale finlandese.

A sinistra c’è Matti e a destra un suo amico altrettanto serio con cui ho trascorso la prima parte del secondo giorno del Tuska. Ho conosciuto Matti su una panchina e dopo qualche minuto dal nostro incontro si è unito a noi un ubriaco che si lamentava perché aveva passato la notte in galera. Mi sono sembrati due ragazzi in gamba e con una mentalità molto aperta: abbiamo scherzato e discusso di musica per parecchie ore.

Matti

Questa bellissima ragazza aveva un costume stupendo e si muoveva in modo grandioso sulle note dei Dimmu Borgir. La sua figura ha richiamato gli obiettivi di molte persone e anche io ho avuto la possibilità di immortalarla. Non le ho chiesto il suo nome, ma tali fattezze credo che siano innominabili.

I Behemoth hanno fatto un grande live e Nergal ha scherzato con il pubblico tra un pezzo e l’altro. Spero di rivedere questa formazione, ma per ora me la continuo a godere su CD. Ad un certo punto sul palco è rimasto solo Inferno che si è lanciato in assoli di batteria devastanti. Insomma, un’esibizione immensa.

Matti mi ha portato in questo piccolo paradiso terrestre. Il negozio è gestito da persone appassionate e offre molti dischi a prezzi accessibili! Ogni volta che varcavo l’ingresso del locale gli occhi dei proprietari si illuminavano. Se fossi ancora a Helsinki probabilmente chiederei le elemosina per acquistare “Last Day In Paradise” del trio di Alex Skolnick che non ho potuto comprare. Un pomeriggio, all’esterno del negozio, ho incontrato tre ragazze italiane che si dirigevano a Turku per vedere un altro festival più incentrato sull’hard rock, ma non mi sono intrattenuto molto con loro e ci ho scambiato solo qualche parola.

Categorie: Diario di viaggio, Finlandia, Immagini, Musica, Parole |

1
Lug

Tuska: secondo round

Pubblicato martedì 1 Luglio 2008 alle 14:57 da Francesco

Tre giorni fa ho vissuto la seconda data del Tuska Open Air Metal Festival. Prima di superare la soglia dell’ingresso ho incontrato un amico di Matti che avevo conosciuto il giorno precedente e assieme a costui ho visto le esibizioni dei Kalmah e dei Kiuas, ma mi sono allontanato da lui quando hanno iniziato a suonare i Behemoth. Il quartetto polacco è stato devastante e quest’oggi ho acquistato una copia originale di un loro grande album: “Satanica”. A un certo punto Nergal ha tirato fuori una Bibbia e ha detto in inglese: “Stamattina ho trovato una Bibbia nella stanza del mio albergo, ma è tutta in finlandese, potete dirmi cosa cazzo contiene?”. Poco dopo il testo sacro è stato strappato con noncuranza e i resti sono stati dati in pasto alle prime file del pubblico che ne hanno ultimato la distruzione. Ormai mi sono rimasti soltanto cinquanta euro, ma in compenso ho quasi quaranta dischi in più che adoro. Dopo i Behemoth hanno suonato i Fields of Nephilm, ma ho trovato un po’ soporifero tanto il loro live quanto la loro musica: that´s not my cup of tea at all. Successivamente ho visto Dream Evil e la loro prestazione mi è sembrata ottima, tuttavia non acquisterei mai un loro album. I pezzi da novanta hanno cominciato a salire sul palco principale attorno alle sette di sera. Il pubblico è andato in delirio appena sono apparsi Kreator. Petrozza ha fomentato un primo moshpit al quale ne sono seguiti altri: “Are you ready to kill? And are you ready to kill each other? C’mon motherfuckers, show me a big mosh pit right now”. Dopo l´esibizione della band teutonica mi sono spostato vicino a uno dei due palchi laterali e ho assistito al live dei Primordial che prima d’allora non avevo mai visto né sentito, tuttavia il gruppo mi ha fatto una buona impressione e mi sono ripromesso di approfondirne l’ascolto. Mi sono allontanato dai Primordial abbastanza presto per ottenere un posto nelle prime file per l´esibizione dei Morbid Angel. Mi sono sgolato per sostenere Trey Azagthoth, David Vincent e Pete Sandoval, ma ne è valsa la pena e anche se di solito mi focalizzo sulla musica questa volta non mi sono negato a nessun mosh pit e ho sostenuto ogni crowd surfing che è passato sopra la mia testa. I Morbid Angel hanno aperto il loro live con “Maze of Torment” e “Pain Divine”, perciò è facile immaginare quanto il pubblico (me compreso) si sia esaltato e la pioggia che è comparsa in seguito ha alimentato ulteriormente la follia collettiva. È stato fantastico. Persone ubriache, contuse e urlanti: tutte sotto la stessa acqua e sopra lo stesso fango per la stessa musica.

Categorie: Diario di viaggio, Finlandia, Musica, Parole |

28
Giu

Pure fucking metal

Pubblicato sabato 28 Giugno 2008 alle 11:13 da Francesco

La giornata di ieri è stata eccezionale. Prima di recarmi all’ingresso del Tuska ho conosciuto Matti, un mio coetaneo con cui ho condiviso il resto della giornata. I concerti sono stati devastanti e ogni gruppo ha fatto egregiamente il suo dovere sul palco, ma a mio avviso con l’esibizione dei Carcass è stato raggiunto il punto più alto del primo giorno del festival. Ho apprezzato anche le apparizioni degli Amon Amarth, dei Mokoma, dei Dimmu Borgir e sebbene quest´ultima band non mi abbia mai esaltato in modo particolare devo ammettere che il loro live è stato coinvolgente, tra l’altro Shagrath è un grande intrattenitore e sa come esaltare il pubblico. Sono riuscito a filmare soltanto qualche minuto dell´esibizione dei Mokoma dato che l´uso delle videocamere è proibito dall´organizzazione del Tuska e poi ho nascosto la mia Canon per evitare che qualche addetto del servizio d’ordine la notasse, tuttavia ho scattato diverse fotografie e ho raccolto abbatanza materiale per rinfrescare la mia memoria futura. Ieri mattina Matti mi ha presentato i suoi amici, ma prima mi ha portato in un negozio di musica nel quale stamani ho speso buona parte dei miei soldi. Ho preso altri dischi fondamentali per la mia collezione, ma gli acquisti di oggi hanno riguardato il death metal, il power metal e l’heavy metal mentre tra le compere musicali di qualche giorno fa ho dato più spazio al jazz. Finalmente sono riuscito a rimediare una copia originale di “House of God”, un album di King Diamond che amo molto e che ha una delle copertine più belle che io abbia mai visto. Ho acquistato alcuni classici che da parecchi anni a questa parte mi ero ripromesso di ottenere su cd: “Operation: Mind Crime” dei Queensrÿche, “The Chemical Wedding” di Bruce Dickinson, “Reign In Blood” degli Slayer, “Vulgar Display of Power” dei Pantera, “Uprising” degli Entombed e “Tomb of The Mutilated” dei Cannibal Corpse, ma ho comprato anche gli ultimi tre album che mi occorrevano per completare la serie dei dischi rimasterizzati degli Iron Maiden e ho finito di dilapidare una fetta consistente dei miei fondi con l´edizione speciale dell´ultimo album dei Sabbaton: “The Art of War”. Tra gli acquisti di alcuni giorni fa invece figurano alcuni album dei Weather Report e “Giant Steps” di John Coltrane. Tra meno di un’ora mi attende la seconda ondata di concerti del Tuska e non vedo l’ora di assistere all’esibizione dei Morbid Angel e dei Behemoth. Ieri non sono riuscito a salutare Matti perché ci siamo persi nella confusione, tuttavia spero di incontrarlo nuvoamente quest’oggi e quando tornerò in Italia ascolterò con attenzione i pezzi della band death metal nella quale egli milita come cantante: i Carnafex. Un’ultima nota di colore credo che la meriti un tipo che ho visto ieri sera durante il Tuska. Costui era completamente ubriaco mentre raccoglieva da un secchio della spazzatura le vaschette di cibo che le persone gettavano in continuazione e poi ne mangiava gli avanzi con una tale disinvoltura che non ho potuto fare a meno di provare una grande ammirazione per lui. Stay metal.

Categorie: Diario di viaggio, Finlandia, Parole |