Una calma quasi irreale mi circonda sotto ogni singolo aspetto e l’imponenza dei suoi silenzi marcia gloriosamente tra i crescenti domini delle mie giornate. Mi trovo a distanza di sicurezza dalle insicurezze altrui e non sono in grado di prosciugare gli oceani per salvare chi vi ci naufraga di proposito. Talora certe suggestioni assumono sembianze molto convincenti e trovano facile asilo in chiunque vi si arrenda per sfinimento. Non di rado vaglio molteplici opzioni solo per constatarne la pericolosità . Quasi mai mi ritrovo al cospetto di scelte obbligate. I miei vuoti vivono soprattutto di vita propria e ogni tanto attingono dalla mia, ma sono formazioni temporali ed esistenziali che non mi recano danno alcuno.
Il mio equilibrio emotivo è soggetto a lievi oscillazioni in quanto non posso affrancarmi del tutto dalla mia natura umana, ma in linea di massima risulta stabile ed è il sottoprodotto di un processo introspettivo; posso metterne a rischio l’integrità e assistere perfino alla sua totale distruzione poiché la conferma della sua autenticità passa anche attraverso ogni sua rinascita, almeno fino al limite che sancisce la morte organica. Non scorgo all’orizzonte il rischio di grandi sconvolgimenti e al momento i miei strumenti non prevedono traiettorie d’impatto. In questo campo le parole affondano e si sedimentano nella propria inutilità , comprese quelle che pretendono di celebrare un requiem alle altre, ossia le presenti. Non v’è doxa che tenga e anche la prassi si fa comunque forte dei suoi limiti. L’anno che verrà invero proviene da più lontano dell’arbitrario concetto a cui si riferisce.