Non ho mai sborsato una lira per il giorno di San Valentino. La mia verginità mi ha esentato da molte spese e devo ammettere ironicamente che è sempre stato un bel vantaggio sotto il profilo economico. Esattamente un anno fa mi trovavo per le strade di Tokyo e mi ricordo che andai ad Akihabara per regalare a me stesso una scatola di cioccolatini. Se nella mia vita avessi avuto una ragazza non avrei mai avuto il coraggio kitsch di regalarle dei fiori o dei dolciumi, ma le avrei donato qualcos’altro e probabilmente le avrei comprato anche un vibratore sul quale sarebbe apparso un biglietto: “Per quando la tua beltà rifulgerà così tanto da impedirmi finanche l’erezione e per quelle notti in cui la medesima resterà un utopia”. Mi piacciono le persone che si amano e, al di là dell’orientamento sessuale e di qualsiasi altra etichetta, auguro a ogni copia, a ogni triade consenziente e a ogni harem libero che i loro rapporti trabocchino di momenti estatici per molto tempo. Per quanto mi riguarda continuo a vivere serenamente tanto la mia verginità sessuale quanto quella emotiva, ma sarei un ipocrita se negassi la mia voglia d’amare e una menzogna di questo genere potrebbe servirmi solo per ottenere un tipo di protezione che non voglio. Sono ancora giovane, ma nel corso di questi anni ho imparato a trovare un mio equilibrio e non ho paura del passaggio del tempo. Il giorno di San Valentino è soltanto un evento consumistico, ma è anche un giorno come un altro e come i suoi simili può essere sfruttato per esternare i propri sentimenti senza banalità né forzature.