Mi sembra che la tepidezza di questa domenica sia l’acconto di una primavera prematura. La finestra della mia stanza è aperta e all’esterno vige un silenzio crepuscolare. Adoro la percezione del cambiamento stagionale che collega l’inverno alla primavera e vorrei che questo mutamento climatico durasse di più. Sono passati otto anni dall’inizio del secondo millennio e sono trascorse più di due decadi dal giorno del mio concepimento. La mia nascita mi appare remota, ma in realtà ho ancora molti anni da vivere a meno che la mia salute non venga minata improvvisamente da un male incurabile o da un incidente. Vivo un periodo aureo nel mio individualismo, ma allo stesso tempo non dimentico la mia incompletezza emotiva e non le nego la sua importanza fondamentale anche se il mio benessere attuale mi consentirebbe di farlo. Apprezzo e lodo lo splendore della mia esistenza, ma allo stesso tempo mi premuro di non dimenticare quanto si trova al di là dei suoi confini. Le coincidenze mi hanno messo alla prova più di una volta e ho risposto bene alle loro verifiche. Mi sono sottratto all’invito fallace di una relazione afrodisiaca e ho dimostrato a me stesso la saldezza delle mie necessità reali. Ho placato un impulso carnale che mi voleva costringere a scoccare il mio primo bacio e in questo modo ho celebrato la forza della mia volontà . Le mie volizioni non scaturiscono da una dottrina idolatrica, ma appartengono a una lettura della realtà che è scevra di qualsiasi credenza.